Disinfestazione e disinfezione: quando e come

margherita africana

Può accadere che piante da appartamento 0 da piena aria, erbacee o arboree, coltivate in aiuola o in vaso, in pieno sole oppure in ombra avvizziscano da un  giorno all’altro, presentino fogliame deturpato o rosicchiato e, infine, mostrino chiaramente di essereprossime all’essiccazione.  La ragione di uncosì rapido deperimento dipende dalla presenza di parassiti animali o vegetali.

Vi sono, per esempio, dei parassiti che si nutrono di tessuti vegetali, altri che si servono delle foglie o degli steli delle piante per farne un comodo nido alle proprie uova e quindi alle larve che hanno bisogno di «mangiare» e traggono il proprio sostentamento dalla lamina fogliare oppure dal tenero midollo dei rami e dei germogli, togliendo vitalità alla pianta e non di rado causandone la morte.

A volte parassiti veri e propri non se ne vedono, eppure la pianta risulta ugualmente «ammalata». In questo caso si tratta di particolari microrganismi (funghi, muffe e batteri) che, nutrendosi a spese della pianta, provocano alterazioni più o meno gravi.

Ma, quando, allora disinfestare?

 

E’  il caso di fare una precisazione.

Si pratica una «disinfestazione» quando, come dice la parola stessa, si vuole distruggere i parassiti animali che «infestano» una pianta; 

si pratica invece una «disinfezione» quando si vuole eliminare da una pianta microrganismi  (così chiamati perché sono invisibili a occhio nudo) e, di conseguenza, l’ infezione che essi  hanno provocato.

Abbiamo visto dunque che la presenza dei parassiti provoca danni piuttosto seri e presuppone quindi un continuo controllo daparte di chi si occupa della coltivazione delle piante.

Tre sono le regole che aiutano a combattere i parassiti:

  1. intervenire con la massima tempestività;
  2. non trascurare le irrorazioni preventive che servono a diffondere nei tessuti vegetali sostanze nocive che, senza provocare alcundanno alla  pianta coltivata,  uccidono i parassiti al loro primo apparire;
  3. eseguire  sistematicamente la lotta antiparassitaria, impiegando i prodotti adatti per ogni tipo di parassita sia esso animale o vegetale.

Gli antiparassitari si suddividono in diversi gruppi:

  • anticrittogamici: usati per combattere batteri e funghi;
  • insetticidi: usati contro i parassiti animali;
  • nematocidi: usati per la difesa dai nematodi, microscopici vermi del terreno;
  • antivirali: impiegati contro i virus.

Entro questi gruppi vi sono ulteriori denominazioni che classificano chiaramente contro quali parassiti in particolare, agisce una determinata sostanza.

I primi antiparassitari a base di composti di rame, zolfo, arsenico, mercurio ecc. o di composti naturali hanno ceduto quasi completamente il campo agli antiparassitari composti chimicamente.

Gli studiosi si sono accorti che molti antiparassitari mettevano a repentaglio la stessa salute dell’uomo: infatti

la tossicità di alcuni antiparassitari causava notevoli pericoli durante la loro somministrazione e residui chimici rimanevano negli alimenti posti in commercio.

Inoltre, risultava alterato l’equilibrio biologico generale a causa della soppressione dei necessari predatori animali.

Gli organi responsabili, in seguito ad accordi di portata internazionale, controllano che industrie e centri di ricerca mettano sul mercato sostanze del tutto innocue per l’uomo.

È tornato così alla ribalta l’uso di estratti di piretro (una bella « margherita » sudafricana) estremamente efficace nella lotta contro gli insetti, ma che offre la massima sicurezza per l’uomo e gli animali a sangue caldo.

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