Idrocoltura, le prime norme da seguire per praticarla con successo

idrocoltura

Tutte le specie da appartamento, in genere, si prestano alla coltura idroponica, comprese le «piante grasse» (anche se questo può sembrare un controsenso, poiché queste spe­cie desiderano poca acqua); coltivate in ac­qua, si «abituano» ad assorbire soltanto il liquido di cui hanno bisogno per vivere.

Tut­tavia, vi sono specie che offrono maggiori garanzie di successo: coleo, papiro, dieffenbachia, dracena, edera, felci, ficus, filoden­dro, peperomia, pilea, potos, sansevieria, singonio, spatifillo, tetrastigma, tradescanzia.

In genere, è consigliabile scegliere esemplari giovani per iniziare la coltura idroponica, perché è più facile che queste piante supe­rino, senza risentire danno, il necessario pe­riodo di adattamento.

Questa fase critica dura circa un mese, du­rante il quale si verifica la caduta delle nor­mali radici terrestri e la formazione di spe­ciali radici «acquatiche», bianche e carnose, che servono appunto al rapido assorbimento delle sostanze nutritive contenute nell’acqua del vaso.

Per praticare l’idrocoltura devono essere seguite con cura, se si vuole avere successo, delle norme che inizieremo a vedere in questo articolo e che continuerò ad illustrarvi negli articoli della prossima settimana.

 

Iniziamo con la stagione migliore: è meglio dare inizio al­l’idrocoltura in estate, quando il caldo favo­risce la ripresa vegetativa, la linfa scorre più veloce nei tessuti delle piante e l’aria è più ricca di ossigeno.

Volendo effettuare l’operazione in inverno, è necessario che l’ambiente in cui si trovano le piante abbia una temperatura costante di 18°-20° e sia molto luminoso. Non potendo disporre di un locale di que­sto tipo, è preferibile affidare le piante da trasferire dalla coltura in terra a quella in acqua a un floricoltore specializzato; 

soggetti più adatti: sono, come abbiamo già detto, gli esemplari piuttosto giovani;

l’estirpazione delle radici: è un’operazione da eseguire con ogni precauzione, togliendo l’esemplare dal vaso di terracotta senza dan­neggiare le radici. Per eseguire facilmente questa operazione è opportuno annaffiare il terreno con una certa abbondanza. Se la pianta stenta egualmente a uscire dal reci­piente è necessario spaccare il vaso con al­cuni colpi di martello;

il lavaggio delle radici: la massa delle radici deve essere lavata in acqua tiepida, sino a quando sarà scomparso anche l’ultimo resi­duo di terra;

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