Eremoro, ovvero la candela del deserto

eremoro

Se siete alla ricerca di una pianta fiorita in grado di riempire e rallegrare un angolo vuoto nel vostro giardino senza che sia necessario dedicarle troppe cure e attenzioni, l’eremoro fa sicuramente al caso vostro. Si tratta infatti di una pianta dal portamento maestoso, dotata di vistose inforescenze che, unita ad altre bulbose, si presta benissimo anche alla creazione di deliziose macchie di colore. Vediamone le carattersitiche e le necessità colturali:

L’eremoro (Eremurus), noto anche con il nome comune di candela del deserto, è un genere di pianta bulbosa appartenente alla Famiglia botanica delle Liliaceae; produce fiori molto piccoli, di colore rosso, rosa, arancione, giallo o cremisi, che crescono riuniti in una grande infiorescenze a forma di spiga appuntita e presenta foglie verde chiaro. Nel suo complesso la pianta è piuttosto grande e può raggiungere anche dimensioni ragguardevoli: la sua altezza può variare da uno a due metri e i fiori possono raggiungere i 60 cm di lunghezza. I fiori, privi di profumazione, fanno la propria comparsa in estate.

Il genere eremoro conta una trentina di specie, fra le più diffuse troviamo:

  • Eremurus bungei;
  • Eremurus himalaicus;
  • Eremurus robustus;
  • Eremurus stenophyllus;
  • Eremurus cleopatra;
  • Eremurus fuscus;
  • Eremurus comosus;
  • Eremurus hybrida.

Piante bulbose: la Fritillaria

fritillaria

Stanchi delle solite coltivazioni monocolore nel vostro giardino? E allora è il momento di ravvivare bordure ed aiuole con una bulbosa che vi regalerà grosse soddisfazioni dal punto di vista estetico, sia per la varietà delle specie che per i diversi colori assunti da ogni singola pianticella.

Stiamo parlando della Fritillaria, il cui nome prende origine dal latino fritillus (ovvero bossolo per dadi), per la conformazione dei fiori e la colorazione a scacchiera. Appartiene alla famiglia delle Liliacee ed è originaria del Sudafrica, da dove poi ha trovato ampia diffusione in tutte le zone temperate dell’emisfero settentrionale.

Può raggiungere i 120 centimetri di altezza, presentando fiori che vanno dal bianco al blu, dal giallo all’arancio, fino al rosso scarlatto, screziati a mo’ di scacchiera, appunto, o in tinta unica. Gli stessi fiori non sono molto gradevoli per l’olfatto, ma offrono uno spettacolo di rara bellezza sia in vaso che in piena terra.

Tecniche di moltiplicazione: “innesto a gemma” e “innesto a marza”

innesto

Come abbiamo gia visto nell’articolo  “Tcniche di moltiplicazione: l’innesto” l’innesto può essere costituito da una semplice gemma comple­tata da una porzione di corteccia o di legno, oppure da un rametto provvisto di varie gemme, secondo la tecnica impiegata per eseguire l’operazione. Si possono così rea­lizzare vari tipi di innesti, oggi vedremo nella fattispecie, l’innesto a gemma e l’innesto a marza.

Negli innesti a gemma: si utilizzano gemme prele­vate dai rami di un anno. Gli innesti a gem­ma si eseguono in primavera e in questo caso si dicono «a gemma vegetante», per­ché dal punto di innesto si sviluppa subito un germoglio.

Quando l‘innesto si esegue in agosto, viene detto a «gemma dormiente», perché la na­scita della vegetazione dotata dei caratteri della pianta da cui l’innesto è stato tolto, av­verrà soltanto nella successiva primavera. L‘innesto a gemma può essere eseguito se­condo varie tecniche:

Piante aromatiche: il finocchio selvatico

finocchio selvatico

Il finocchio selvatico è una pianta erbacea perenne, appartenente alla famiglia delle Ombrelliferae, che cresce spontanea nelle regioni mediterranee e che in Italia è diffusa nelle zone costiere; questo arbusto, il cui nome botanico è Foeniculum vulgare si sviluppa nei luoghi soleggiati, incolti e secchi anche se è possibile trovarlo nelle zone erbose.

Il finocchio selvatico si presenta con il fusto ramificato alto fino 150 centimetri, i fiori piccoli e gialli raccolti in grandi ombrelle con 5 o 6 raggi, in cima ai quali si formano i frutti, generalmente chiamati semi, che possiedono il caratteristico aroma dolce e piccante allo stesso tempo.

Per coltivare il finocchio selvatico è necessario seminarlo in piena terra e non in vaso, in quanto ha bisogno di molto spazio, in un terreno fertile e senza ristagni idrici; in primavera può essere moltiplicato anche per divisione de cespi. Per quanto riguarda la raccolta, bisogna tagliare le ombrelle quando i frutti sono quasi giunti a maturazione e poi batterle per raccogliere i semi; anche le foglie del finocchio selvatico vengono utilizzate, e per poterlo fare al meglio bisogna coglierle in primavere e usate fresche.

Anemone blanda

anemone blanda

L’anemone blanda è una pianta appartenente al genere anemone della famiglia delle Ranunculaceae; rientra, come anemone nemorosa e anemone apennina, nel gruppo delle cosiddette anemoni a fiore di margherita ed è quindi una bulbosa che fiorisce tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera ricoprendosi per alcune settimane di numerosissimi fiori di colore bianco, rosa, lilla o blu, con centro giallo; presenta foglie sono di colore verde scuro, profondamente lobate. Le anemoni blande hanno portamento tappezzante, e crescono circa 15-20 cm in altezza e 7-10 cm in larghezza.

Quanto alle cure colturali, gli anemoni crescono bene in tutte le condizioni di luce, ma, pur non temendo il freddo, preferiscono le posizioni soleggiate o semiombreggiate; non necessitano di grandi quantità d’acqua e sopportano senza problemi brevi periodi di siccità, anche se nel periodo vegetativo è bene annaffiarli con regolarità, soprattutto durante la fioritura. Il terreno ideale deve essere profondo, ben drenato e ricco di materia organica; in primavera è possibile aggiungervi del concime specifico per bulbose.

Adonide, la pianta che aiuta il cuore

adonide

Tra le piante di maggior interesse dal punto di vista officinale merita una particolare menzione l’Adonide, appartenente alla famiglia delle Ranuncolacee ed originaria dell’area mediterranea.

E’ una pianta che può raggiungere i 40 centimetri di altezza, con il suo fusto eretto e le foglie peduncolate. I fiori generalmente sono di color giallo-lucido, ma in alcune varietà possono assumere anche colorazioni differenti (rosso scuro, ad esempio).

L’Adonide è molto diffusa allo stato spontaneo, ma non è raro trovarla in bordure ed aiuole, dove rallegra la vista con i suoi magici colori. Come coltivarla dunque, affinché cresca forte e rigogliosa, dando il meglio di sé?

Piante carnivore, Drosera intermedia

drosera intermedia

La Drosera intermedia è una pianta carnivora appartenente, come la dionea muscipula, il drosophyllum lusitanicum e la drosera capensis dei quali vi abbiamo già parlato, al genere Drosera della famiglia delle Droseraceae; si tratta di una pianta erbacea perenne diffusa in Europa, Nord e Sud America America. Può raggiungere un’altezza di 10 cm e presenta foglie disposte a rosetta ricoperte all’estremità di ghiandole mucillaginose che secernono una sostanza zuccherina atta ad attirare gli insetti che vi rimangono invischiati e vengono digeriti una volta morti.

Nelle zone temperate la drosera intermedia va in riposo vegetativo e durante questo periodo forma una sorta di gemma compatta chiamata hibernaculum grazie alla cui formazione riesce a passare indenne l’inverno; quindi la pianta  si “risveglia” in primavera e continua a svilupparsi fino a formare, da giugno fino a settembre, fiori bianchi raccolti in gruppi, alti fino a 15 cm.

Ixora coccinea, caratteristiche e coltivazione

Ixora

L’Ixora coccinea è un piccolo arbusto originario dell’India appartenente alla famiglia delle Rubiaceae; questa pianta in natura può arrivare ai 150 centimetri di altezza, ma in vaso riesce a mantenersi entro il metro. L’Ixora possiede fusti sottili e legnosi, foglie ovali e lucidi e piccoli fiori a quattro petali generalmente di colore rosso, anche se esistono varietà in giallo, bianco, rosa e arancione. Per ottenere una vegetazione più omogenea è consigliato potare la pianta in autunno, ovvero quando i rami resteranno spogli.

L’Ixora è una pianta che predilige le posizioni luminose, e l’esposizione ai raggi diretti del sole per alcune ore al giorno, infatti teme il freddo e il gelo, e per questo in inverno va accolta in casa, in una zona luminosa e lontano dalle fonti di calore. Nei mesi caldi ha bisogno di essere annaffiata regolarmente, avendo cura di mantenere il terreno sempre umido ma mai con ristagni d’acqua. Ogni 20 giorni circa e opportuno irrorare del concime per piante da fiore unitamente all’acqua di annaffiatura.

Brocchinia reducta, unica carnivora del suo genere

Brocchinia_reducta

La Brocchinia reducta è una specie di pianta del genere Brocchinia appartenente alla famiglia delle Bromeliacaee; come tutte le altre Bromeliacaee le sue foglie sovrapposte formano delle urne capaci di raccogliere l’acqua piovana, ma a differenza di quasi tutte le altre piante del suo genere, fatta eccezione per la Brocchinia hectiodes, è una carnivora. Sono proprio le foglie disposte a rosetta intorno all’urna centrale che, ricoperte da piccole squame lisce, riflettono i raggi ultravioletti attirando gli insetti.

A fungere da esca per le malcapitate prede però è anche l’acqua raccolta all’interno di questa che emette un odore dolciastro; proprio nell’acqua gli insetti finiscono per annegare dopo essere scivolati in fondo alla foglia, trascinati dal suo rivestimento liscio e ceroso.

In realtà l’inclusione della brocchinia reducta nel novero delle piante carnivore è stata a lungo controversa; questo fino al 2005 quando è stato dimostrato che la pianta produce effettivamente un enzima, la fosfatasi, in grado di digerire gli insetti rimasti intrappolati.

Lobelia, varietà e cure

lobelia

Volete ravvivare il vostro giardino con un bel tocco di colore? E allora preparatevi a riempire bordure, aiuole e vasi sospesi con qualche piantina di Lobelia, estremamente decorativa e di facile coltivazione anche per i meno esperti nell’arte del giardinaggio.

Si tratta di una pianta appartenente alla famiglia delle Campanulacee, originaria dell’Oceania, dell’America e del Sudafrica, da dove poi si è diffusa nel resto del globo. Conta la bellezza di 200 specie, caratterizzate da foglie alterne di colore verde scuro e da fiori tubolari con colori che vanno dal blu al rosso, dal bianco al giallo, a seconda della varietà, che rallegrano la vista dal primo tepore della primavera fino al manifestarsi dei primi freddi.

Come detto, può essere coltivata con estrema facilità anche alle nostre latitudini, purché se ne rispettino le esigenze primarie. Qualche consiglio per una corretta e soddisfacente coltivazione?

Il marciume radicale

marciume radicale

Il marciume radicale è provocato da un fungo chiamato armillaria mellea, che attacca soprattutto le piante arboree ed è riconoscibile dalla comparsa sotto la corteccia di placche dalla forma a ventaglio di colore bianco crema; anche le piante ornamentali ne possono essere colpite soprattutto se non sono coltivate correttamente.

Se una pianta è stata colpita da marciume radicale, presenta rami deboli, foglie clorotiche e un crescita faticosa. Il marciume radicale può colpire in ogni periodo dell’anno, soprattutto le piante debilitate o che hanno delle lacerazioni sul tronco, e si manifesta in caso di terreni poco drenati oppure in presenza di acqua stagnante.

Piante carnivore, Heliamphora

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Heliamphora è un genere di pianta carnivora appartenente alla famiglia Sarraceniaceae originario di Brasile e Venezuela. Attualmente ne sono state scoperte e descritte circa sedici specie caratterizzate da foglie piuttosto singolari; queste infatti appaiono fuse e formano una sorta di anfora completamente piena di acqua, da cui la pianta prende il nome (dal greco helos, palude, e amphoreus, anfora). Le dimensioni delle foglie variano da pochi centimetri (è il caso delle specie di Heliamphora minor ed Heliamphora pulcher) al metro o poco più (Heliamphora ionasii).

Proprio le foglie vengono utilizzate dalla pianta per intrappolare e digerire gli insetti grazie alla presenza al loro interno di batteri simbionti. Infatti, a differenza delle altre piante insettivore finora descritte, le Heliamphora non producono enzimi digestivi, fatta eccezione per la specie denominata Heliamphora tatei. Inoltre al contrario di quanto accade nelle altre piante ad ascidio, le Heliamphora non sono dotate di opercoli che chiudono le trappole ma presentano all’apice della foglia delle strutture che secernono una sostanza dolciastra che attira le prede le quali, una volta cadute in trappola, vengono trascinate all’interno dell’ascidio dalla folta peluria che ne ricopre le pareti interne.

Iperico, per combattere la depressione

iperico

Avete mai sentito parlare dell’erba di San Giovanni o dell’erba scacciadiavoli? Ebbene, queste due denominazioni fanno riferimento ad una bellissima pianta da giardino, molto utilizzata nell’arredamento di bordure ed aiuole ed utilissima dal punto di vista officinale.

Il suo nome botanico è Iperico (Hypericum), appartenente alla famiglia delle Hypericacee ed originario dell’Europa, dell’Asia e dell’America Settentrionale. Può raggiungere i 70 centimetri di altezza ed è caratterizzato da una bellissima fioritura gialla che rallegra l’ambiente circostante, grazie ai fiori con 5 petali e numerosi stami, circondati da un gran numero di foglie dalla forma oblunga e dal colore verde brillante.

Fiorisce da maggio a settembre, ma raggiunge il massimo della bellezza il 24 giugno ed è per questo che viene associato alla ricorrenza di San Giovanni. Generalmente cresce allo stato spontaneo, specie nelle zone soleggiate e secche, ma può essere coltivato anche in giardino, purché se ne rispettino le necessità. Come fare?

Il Carrubo

carrubo

Il carrubo è un albero originario del bacino meridionale del Mediterraneo, presente in Italia nelle isole maggiori e sul promontorio dell’Argentario; il suo nome botanico è Ceratonia siliqua. Questa pianta può raggiungere un’altezza di 10 metri, è molto longeva, basti pensare che può arrivare a 500 anni, ed è caratterizzata da un tronco robusto dalla corteccia liscia, dai fiori piccoli e riuniti in grappoli dal colore verde o rossastro, e dai frutti che si chiamano carrube.

La carruba possiede un sapore dolciastro che ricorda quello del cioccolato; questo frutto richiede una lunga masticazione, ma bisogna stare attenti ai semi che, essendo molto duri, possono danneggiare i denti. Le carrube possono essere conservate per diverse settimane all’interno di sacchetti di plastica chiusi sistemati in luoghi freschi e asciutti.