Fiore di cera

Hoya_carnosa

Fu nel 1809 che il botanico inglese Robert Brown, volendo ricordare il famoso giardi­niere del duca di Northumberland al ca­stello di Sion, un certo Thomas Hoy, pensò di chiamare Hoya un genere di piante pro­venienti dalla Cina e dalle isole del Pacifico, assai apprezzate per i fiori profumatissimi e di delicato colore.

Un’altra particolarità delle corolle delle Hoya è quella di sembrare modellate nella cera, tanto da aver meritato il nome volgare di «fiori di cera». Questa denominazione è riservata soprattutto alla Hoya carnosa, una specie portata in Europa nel 1802 ed attual­mente assai diffusa in tutte le serre della Costa Azzurra e della nostra Riviera.

Nel Borneo e alle Molucche, presso le tribù indigene, è tuttora in atto una gentile suetudine: nel giorno in cui le fanciulle diventano donne ed ottengono il diritto a partecipare a determinate cerimonie e di indossare particolari costumi, vengono in­coronate con ghirlande di rami di Hoya in­trecciati a mazzolini di fiori. Questa «con­sacrazione» celebra l’ingresso delle giovani donne nel gruppo delle «anziane» della tribù.

Alberi da frutto: il pero

Pero

Il pyrus communis, ovvero l’albero del pero è una pianta molto antica che proviene dall’Asia, appartenente alla famiglia delle Rosaceae, presente in varie specie. Nonostante le sue origini orientali, il pero vive bene nei climi temperati, e in Italia è presente in tutte le regioni anche se quelle più adatte sono quelle più calde.

Il pero è un albero da frutto che non ha particolari esigenze dal punto di vista del terreno, tuttavia teme la siccità e i terreni poco drenati che possono causare la formazione di ristagni d’acqua. Il pero è una pianta estremamente grande: se lasciato crescere naturalmente può raggiungere i 15 metri d’altezza con un’imponente chioma tondeggiante oppure conica.

Le foglie dell’albero del pero sono ovali e di colore verde brillante, i fiori bianchi e a cinque petali; il frutto di questa pianta è ovviamente la pera, che può avere una forma allungata o tondeggiante a seconda della varietà; anche il colore dei frutti varia in base alla specie dell’albero: possono essere rossi, gialli, verdi, oppure color ruggine.

Zamia, bella con poca luce

Zamioculcas_zamiifolia_2

Appena qualche giorno fa una cara amica mi chiedeva se conoscessi qualche pianta da appartamento adatta ad essere coltivata anche in condizioni di luminosità non ottimali; in quella occasione le ho promesso che dopo una breve ricerca le avrei dato una risposta qui su Pollicegreen. Ed ecco che mi accingo a mantenere l’impegno preso.

Se è vero che tutte le piante crescono bene in posizioni luminose, esiste più di una specie che si adatta bene anche in ambienti che di luce non ne offrono tantissima; fra queste la Zamia (Zamioculcas zamiifolia) una pianta succulenta sempreverde, originaria delle regioni sub-tropicali, molto diffusa come pianta ornamentale per via della sua grande versatilità e resistenza alle condizioni ambientali più diverse.

Pioppo nero, l’abero dei viali

pioppo nero

“… è il più sfortunato, senza né pregi, né salute. Non serve per il fuoco, né per la scultura. Viene consolato dalle liane che sono le suore del bosco…”. Con queste parole lo scrittore Mauro Corona descrive il Pioppo nero, albero dalla scarsa importanza a livello industriale, ma largamente utilizzato per ornare giardini e viali.

Il nome botanico, Populus nigra, deriva all’abitudine dei romani di piantarlo nei luoghi pubblici, trasformandolo così in un albero abbastanza popolare. Secondo alcune fonti la stessa Piazza del Popolo a Roma prenderebbe il nome da un boschetto di Pioppi neri piantati nelle vicinanze.

Ma veniamo alle caratteristiche del Populus nigra, pianta dalla vita relativamente breve (100-150 anni), appartenente alla famiglia delle Salicacee ed originaria dell’Europa e dell’Asia occidentale.

Edgevorzia, per i documenti importanti e per le colonie costose

Edgevorzia

Il nome scientifico di questo interessante ge­nere botanico, ricorda lo studioso inglese M. P. Edgeworth, e la scelta di tale denomina­zione si deve allo svizzero Meissner, un na­turalista che compì molti viaggi alla ricerca di nuove piante. Fu appunto durante una spedizione in Cina che Meissner scoprì l’ edgevorzia e la portò in Europa.

Dalle fibre del legno di questi esotici arbu­sti in Oriente si ricava una speciale carta, che si lavora a mano e che anticamente ve­niva usata per la fabbricazione di cartamo­neta e attualmente impiegata solo per im­portanti documenti ufficiali.

Oggi l’edgevorzia si sfrutta soprattutto per la raccolta dei fiori, dal delicatissimo profu­mo, da cui si estrae un’essenza molto ap­prezzata e che entra come «base» nella composizione delle colonie più costose.

L’albero di Natale bonsai

albero di natale bonsai

Il classico abete che viene utilizzato per l’albero di Natale è il Picea abies, una conifera sempreverde diffusa in Europa e in nord America che in piena terra può raggiungere i 40 metri d’altezza; chi abita in appartamento e non può coltivare un albero con queste dimensioni non deve per forza rinunciare all’autentico albero di Natale: basterà che lo scelga nella versione bonsai.

Il Picea abies, infatti, se coltivato con le tecniche bonsai raggiunge massimo i 40 o 50 centimetri d’altezza; le conifere bonsai, infatti, non presentano particolari problemi di coltivazione in casa, e se sono ben curate possono vivere per diversi anni.

Il bonsai è una particolare tecnica, nata in Cina e perfezionata in Giappone, usata per creare miniature di alberi coltivandoli in piccoli vasi; gli alberi coltivati hanno le stesse caratteristiche di quelli normali, ma ne viene impedita la crescita attraverso la potatura delle radici e dei rami e il rinvaso periodico, che rendono la pianta adatta a sopravvivere in piccoli spazi.

Il cactus a palla, ovvero il cuscino della suocera

cactus a palla

I cactus sferici a palla sono molto noti anche con il nome di cuscini della suocera (Echinocactus grusonii), non dobbiamo certamente spiegarvi il perchè…aldilà di annosi stereotipi tutti, incluse nuore e suocere, li amano molto. Questo avviene perchè oltre ad essere piante molto facili da coltivare, come la gran parte delle piante grasse, sono anche di grande effetto e possederne un esemplare ben sviluppato è certamente motivo di grande orgoglio; la loro crescita infatti è molto, molto lenta, dettaglio questo che può renderle molto costose al momento dell’acquisto.

Quanto alle cure colturali, come accennato, i cactus sferici hanno ben poche necessità: la posizione deve essere non solo luminosa, ma addirittura ben soleggiata purchè questo non significhi porle troppo vicine a una finestra (l’effetto lente dei vetri li danneggerebbe); queste piante infatti prosperano solo con la luce intensa. Un accorgimento utile per evitare incidenti con le spine è poi quello di tenerle sempre su un ripiano piuttosto alto sia in casa che in giardino. Il terriccio migliore è povero e sabbioso.

Vischio, il portafortuna del Natale

vischio

Dicembre avanza a grandi passi ed il Natale si fa sempre più prossimo, tra le corse al regalo più adatto ed i preparativi per le mega abbuffate. Ma in tutto questo daffare non bisogna assolutamente dimenticare di procurarsi qualche rametto delle tipiche piante di natale, che oltre a creare la giusta atmosfera all’interno della nostra casa, hanno anche poteri “magici” legati ad antiche tradizioni.

Dell’Agrifoglio e del Pungitopo abbiamo già trattato in capitoli precedenti, ma nel nostro PolliceGreen non poteva certo mancare una pagina dedicata al Vischio, considerato una pianta portafortuna in diverse tradizioni.

Si tratta di un arbusto semiparassita di ridotte dimensioni (30-50 centimetri), che cresce e prolifica sfruttando l’acqua ed i sali minerali di grandi alberi, come il tiglio, il pioppo, la quercia e l’olmo. E’ possibile ammirare il Vischio in tutta la sua bellezza soprattutto nel periodo invernale, quando le piante che lo ospitano si spogliano, lasciando intravedere una cascata di foglie verdi ed un’esplosione di bacche ora bianche ora giallastre.

Fioriture di Dicembre

fiori a dicembre

È evidente che a Dicembre non sono mol­tissime le specie che entrano in fioritura e, soprattutto al Nord, il loro numero è davve­ro esiguo. Piuttosto, sono abbastanza nume­rosi gli arbusti che si coprono di bacche colorate o che conservano una smagliante decorazione di piccoli frutti di colore viva­cissimo, molto ornamentali, che spiccano con straordinario rilievo sul bianco della neve.
Ricorderemo tra le piante da pien’aria in fio­re, le stupende «rose di Natale» (da non confondere con la «stella di Natale» o poinsezia).
Le «rose di Natale» sono note, botanica­mente, come Helleborus e sin dall’antichità venivano impiegate per la preparazione di medicine e di filtri magici. Il loro uso, tutta­via, è assai pericoloso in quanto gli ellebori contengono un temibile veleno. Meglio la­sciar stare.

Fra le specie apprezzate per la bellezza delle bacche si ricordano: l’agrifoglio (tipica deco­razione natalizia insieme al pungitopo), il pittosporo, il vischio, la callicarpa, l’edera, alcuni viburni, l’aucuba e il ponciro dalle lunghe spine e dai frutti simili a piccole aran­ce, dalla buccia profumatissima.

Sempre in questo periodo dell’anno fiorisco­no in serra molte specie da fiore per appar­tamento;

Anthurium per decorare il vostro Natale

fiore di anthurium

L’Anthurium è una pianta altamente decorativa originaria delle foreste equatoriali dell’America del Sud, che deve il suo nome alla parole greche ánthos cioè fiore, e ourá che significa coda. In effetti, la caratteristica principale dell’Anthurium sono è la larghezza delle sue spate dai colori brillanti soprattutto il rosso. Il genere Anthutium comprende circa 800 specie, ma quelle più coltivate in appartamento sono l’Anthurium andreanum e l’Anthurium scherzerianum. Un’altra caratteristica importante di questa pianta è la longevità e la resistenza alle condizioni avverse.

Le inflorescenze dell’Anthurium sono composte da una lunga pannocchia formata da piccoli fiori tondi che contengono i semi, sostenuta da una larga spata rigida e lucida di colore rosso, bianco o rosa; la pannocchia di fiorellini è in genere gialla o bianca, ma ne esistono anche di lilla e di rosate. La fioritura dell’Anthurium dura da giugno a settembre.

L’Anthurium è una pianta che deve essere coltivata in appartamento perché teme il freddo, gli sbalzi termici e le correnti, tanto che la temperatura minima consigliata è di 16°C, ma per ottenere una fioritura ottimale dovrebbe aggirarsi intorno ai 20°C. Ama l’esposizione alla luce ma non a quella diretta dei raggi solari. Il terreno ideale per l’Anthurium è soffice e ricco, costituito da corteccia sbriciolata, terriccio di foglie e torba; va annaffiata regolarmente con acqua dolce e non fredda, avendo cura di aspettare che il terreno sia ben asciutto tra un’innaffiatura e l’altra.

Fiori californiani, le essenze (T-Z)

Tanacetum vulgare

Termina oggi la nostra panoramica sui fiori californiani. Di seguito vedremo infatti l’elenco delle essenze dalla T alla Z.

Tansy (Tanacetum vulgare)

Il tanaceto appartiene alla famiglia delle Asteraceae; la sua essenza è adatta a che è pigro e indeciso, aiuta ad essere più volitivi e diretti.

Tiger lily (Lilium humboldtii)

Questa particolare specie di Lilium aiuta coloro che hanno difficoltà a lavorare in gruppo perchè troppo aggressive e competitive.

Trillium (Trillium chloropetalum)

E’ indicato per chi è troppo avido e crede che la crescita personale consista solo con l’accumulo di beni materiali.

Trumpet vine (Campis tagliabuana)

Noto anche come Madame Galen, questo fiore è utile per chi ha difficoltà a parlare in pubblico o è affetto da balbuzie.

Prato, a Dicembre, siamo ancora in tempo per rinnovarlo

pratro

Se avete la necessità di rinnovare una parte del vostro prato o di sistemare «ex novo» una zona del vostro giardino tenuta ad erba, non aspettate troppo ad occuparvene, soprattutto se avete la grande fortuna di vivere in una zona dove l’inver­no ha una relativa mitezza. Approfittate, dunque, di qualche bella gior­nata di sole per compiere queste prime due opera­zioni:

asportare l’attuale strato erboso, scortican­do il terreno in modo da eliminare anche tutto l’ammasso delle radici della vecchia erba e ripulire completamente il terreno dai sassi più grossi. Per operare questo scorticamento bisogna agire con il badile tenuto quasi piatto, inci­dendo terra e radici al di sotto del tappeto erboso con rapidi e ben piantati colpi di punta, quindi fa­cendo leva per scalzare tutta la zolla. In questo modo, nel terreno resteranno solo poche ra­dici che potranno essere eliminate a mano durante le successive fasi di zappatura, erpi­catura e rastrellatura;

Tecniche colturali: l’imbianchimento e il diradamento

diradamento

A proposito di tecniche colturali vi abbiamo già illustrato la sarchiatura, la rincalzatura, e la pacciamatura; oggi è il turno di imbianchimento e diradamento. L’imbianchimento serve ad impedire alla luce del sole di colpire alcuni ortaggi in modo da far diventare le foglie e i fusti di colore bianco e non verde; questo perché alcune verdure, se possiedono le foglie bianche, hanno un sapore migliore e sono più croccanti.

Togliendo la luce alle verdure non si formerà la clorofilla, cioè il pigmento che conferisce il colore verde agli ortaggi; un esempio di imbianchimento è quello di alcune specie di insalata come l’indivia che viene sottoposta ad a questo procedimento per migliorarne il sapore. Per effettuare l’imbianchimento bisogna coprire la pianta con un vaso di plastica, al quale andranno chiusi fori di scarico per non far entrare la luce; dopo poche settimane di oscurità, le foglie saranno di colore bianco.

Piante medicinali: l’Achillea

achillea

Il nostro viaggio virtuale alla scoperta delle piante più utilizzate dal punto di vista medicinale si ferma oggi davanti ad una piantina di Achillea, appartenente alla famiglia delle Asteracee e coltivata per lo più in zone montuose o comunque a clima fresco.

Il nome si deve a Linneo, che evidentemente era un appassionato di antiche leggende, se è vero che la chiamò in questo modo ritenendola responsabile delle guarigioni dei soldati di Achille durante l’assedio di Troia.

Leggende a parte, pare che l’Achillea sia particolarmente adatta alla cura di piccole ferite e per arrestare emorragie interne ed esterne, utilizzata sia come decotto che come infuso. Ha anche proprietà antispasmodiche, antiemorroidee e digestive ed è utilizzata più in generale nella cura delle malattie nervose.