Potatura: le specie che vanno potate e i modi per farlo

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Non tutte le specie reagiscono allo stesso modo a potature molto energiche; vi sono piante che tagliate drasticamente acquistano nuovo vigore e bellezza e ve ne sono altre che non sopportano l’operazione e possono anche essiccare se potate troppo o male.

In genere, si avvalgono di una potatura di ringiovanimento, eseguita senza risparmio eliminando quasi tutto il legno vecchio, le seguenti piante: oleandro, alloro, bosso, tas­so, biancospino, gelso, fico, acero, pioppo, platano, lagerstroemia, rosa, glicine, passi­flora, vite del Canada ecc.

Non possono, invece, essere potate drasti­camente le seguenti piante: magnolia, ca­melia, pittosporo, azalea, rododendro e le conifere in genere.

Esistono delle specie da fiore che si potano semplicemente racco­gliendone i rami fioriti; tipico esempio in questo senso sono la mimosa e la gaggia, la forsizia, i ciliegi e i peschi da fiore.

Un particolare tipo di potatura è quello che riguarda le rose, che debbono essere tagliate secondo una tecnica particolare alla fine del­l’inverno, prima che appaia la nuova vege­tazione, e anche una seconda volta, in ago­sto, per provocare un’artificiale fase di «ri­poso».

Non molto tempo fa abbiamo già visto qualche esempio di tipi di potatura nell’articolo “La potautura, tecniche e consiglidi Gioia, oggi, ne vedremo altri:

la potatura corta, che consiste nell’aspor­tazione di una gran parte della chioma, la­ sciando solo brevi mozziconi di rami. Questo tipo di taglio provoca nella pianta un’immediata reazione, allo scopo di rico­struire il  legno asportato, dato che alberi e arbusti tendono a conservare un certo equi­librio fra la massa radicale e quella aerea; quindi le radici inviano verso i rami tagliati una gran quantità di sali minerali e soprattutto di azoto, sostanza che contribuisce al­la produzione di legno, mentre limita quelle delle gemme da fiore e da frutto;

la  potatura  lunga,  che consiste nell’eli­minazione della punta dei rami lasciando intatta la massa fogliare. Questo tipo di taglio fa sì che la sintesi clorofilliana si possa compiere in modo regolare e che anche la sintetizzazione degli zuccheri segua un an­damento elevato, con la conseguenza di una notevole  produzione  di gemme da fiore e da frutto.

Tanto per fare un esempio, è noto che po­tando «corto» le rose, ossia accorciando al massimo gli steli, si avrà la formazione di pochi rami, robusti e svettanti e quindi di pochi fiori, appariscenti e ricchi di petali.

La potatura lunga provoca invece nel rosaio un risultato del tutto diverso, con la nascita di molti rami di lunghezza limitata, su cui si formeranno molte rose, ma di media grandezza.

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