I cambiamenti climatici registrati in Veneto negli ultimi tempi

I cambiamenti climatici rappresentano una minaccia sempre più pressante e visibile per il Veneto, dove, in un solo secolo, la temperatura media è aumentata di circa tre gradi. Questo profondo mutamento del clima sta ridefinendo il paesaggio e le condizioni di vita, con effetti tangibili come il progressivo innalzamento della quota neve, ormai un ricordo lontano nelle aree di pianura.

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Gli ultimi cambiamenti climatici registrati in Veneto

Un dato emblematico, citato da Marco Rabito, presidente di Meteo in Veneto, è l’assenza di nevicate a Vicenza da ben quattro anni. Questa preoccupante analisi è emersa durante l’incontro pubblico tenutosi al Teatro Modernissimo di Noventa Vicentina. L’evento, promosso da Coldiretti Vicenza e Confartigianato con il patrocinio del Comune, ha riunito esperti e rappresentanti delle categorie produttive per affrontare la sfida climatica.

Si è evidenziato un campanello d’allarme da non sottovalutare, con Rabito che ha sottolineato come l’incremento di eventi estremi, sempre più impetuosi e ravvicinati, stia mettendo a dura prova anche le misure di difesa idraulica esistenti. I bacini di laminazione, che finora hanno protetto efficacemente Vicenza e altre città da allagamenti, potrebbero non essere più sufficienti a fronteggiare l’eccezionale violenza delle piogge.

Questo scenario di rischio non riguarda solo il settore agricolo, ma minaccia direttamente le abitazioni e l’intero tessuto produttivo regionale. Un ulteriore elemento di criticità è stato sollevato da Silvio Parizzi, direttore di Anbi Veneto (l’associazione che coordina i consorzi di bonifica regionali), che ha evidenziato un pericoloso divario temporale.

A suo dire, la macchina amministrativa e burocratica non riesce a stare al passo con la rapidità del cambiamento climatico. Attualmente, sono necessari in media otto-dieci anni tra la progettazione, l’autorizzazione e la realizzazione di un’opera idraulica. Questa lentezza è insostenibile, soprattutto se si considera che i modelli climatici proiettano un aumento degli episodi estremi fino all’80% entro la fine del secolo.

Di fronte a questa emergenza, Parizzi ha proposto una ricetta chiara e urgente: una strategia che restituisca al territorio la sua capacità naturale di trattenere l’acqua. Ciò si traduce nella necessità di investire in nuovi bacini di contenimento e nel risezionamento dei corsi d’acqua, trasformandoli in invasi naturali. Questa azione di prevenzione, ha concluso il direttore di Anbi, dimostra l’essenzialità dei Consorzi di bonifica, la cui azione ha già evitato che Vicenza venisse sommersa in diverse occasioni grazie proprio alla gestione dei bacini di laminazione.

L’imperativo è agire guardando al futuro e adeguando i parametri di progettazione per fronteggiare scenari climatici sempre più severi. Bisogna trovare soluzioni alternative valide e nel minor tempo possibile, il cambiamento climatico sembra inarrestabile, ma lo si può contrastare con questi accorgimenti, purché la macchina burocratica venga accelerata.

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