Aumentano i rischi connessi sui cambiamenti climatici secondo recenti studi

Oltre 80 scienziati esperti hanno redatto un documento di 400 pagine per confutare e criticare in modo approfondito un rapporto sui cambiamenti climatici pubblicato dall’amministrazione Trump il 29 luglio. La loro disamina ha messo in luce una serie di gravi carenze e difetti all’interno del documento, che era stato supervisionato dal Dipartimento dell’Energia durante la presidenza di Donald Trump, noto per le sue posizioni scettiche sul riscaldamento globale.

cambiamenti climatici
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Approfondimenti sul cambiamenti climatici

La critica principale si concentra sulla mancanza di rigore scientifico, denunciando difetti metodologici, l’uso di ricerche non affidabili e l’applicazione di criteri non scientifici. Gli esperti sostengono che il rapporto di Trump minasse il consenso scientifico internazionale, soprattutto per quanto riguarda la correlazione tra cambiamenti climatici e l’aumento degli eventi meteorologici estremi. Andrew Dessler, professore di scienze atmosferiche presso la Texas A&M University, ha descritto il rapporto come una “parodia della scienza”.

Per questo motivo, lui e altri colleghi hanno intrapreso un’analisi dettagliata del metodo e del contenuto del documento, arrivando a respingerne le conclusioni. La loro indagine ha evidenziato come gli autori del rapporto abbiano utilizzato “tattiche simili a quelle impiegate dall’industria del tabacco”.

Questa analogia è particolarmente significativa perché allude a una strategia ben nota: quella di creare dubbi e confusione sulla validità delle scoperte scientifiche, esattamente come le aziende del tabacco hanno fatto per decenni per minimizzare gli effetti nocivi del fumo sulla salute umana. Secondo Dessler, il rapporto climatico dell’amministrazione Trump si fonda su idee scientifiche già smentite da tempo e si avvale di interpretazioni errate delle conoscenze scientifiche consolidate.

Le accuse non si fermano qui: il documento sarebbe viziato da omissioni di fatti importanti e da un marcato “pregiudizio di conferma”, un fenomeno cognitivo in cui si tende a selezionare solo le informazioni che confermano le proprie convinzioni preesistenti, ignorando quelle che le contraddicono. L’impegno di questi scienziati, come riportato dalla CNN, ha coinvolto decine di esperti e ha richiesto un lavoro di revisione intensivo.

Una delle maggiori sfide è stata il termine di soli 30 giorni per la presentazione dei commenti pubblici, che ha costretto i ricercatori a lavorare a ritmi serrati per produrre la loro dettagliata confutazione. Nonostante l’enorme sforzo profuso dagli scienziati, l’esito finale rimane incerto. Attualmente non è chiaro quale processo seguirà il Dipartimento dell’Energia per esaminare i commenti ricevuti, né se questi verranno effettivamente integrati in un rapporto finale.

Questa incertezza solleva interrogativi sulla reale volontà dell’amministrazione di prendere in considerazione le critiche scientifiche e di correggere il tiro rispetto alle conclusioni iniziali, che, secondo gli esperti, non hanno alcun fondamento scientifico solido. La vicenda evidenzia il profondo divario tra la comunità scientifica e le posizioni politiche di chi ha negato, o minimizzato, l’emergenza climatica.

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