Nuovi studi sugli eventi meteorologici violenti e inattesi

Se l’impressione che le estati stiano diventando più burrascose non è più solo una sensazione. Una nuova ricerca condotta dall’Università di Berna e dall’ETH di Zurigo conferma che l’incremento di eventi meteorologici violenti e inattesi è una conseguenza diretta del cambiamento climatico. Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista “Science Advances”, rivela come l’aumento delle temperature globali stia alimentando le supercelle, le più intense e distruttive tipologie di temporali in Europa.

eventi meteorologici violenti
eventi meteorologici violenti

Analizziamo gli ultimi studi sugli eventi meteorologici violenti e inattesi

Le supercelle sono temporali caratterizzati da una colonna d’aria calda e umida in rotazione, un meccanismo che le rende estremamente potenti. Sebbene rari, sono responsabili della maggior parte dei danni causati da eventi meteorologici estremi, generando venti impetuosi, grandine di grandi dimensioni e piogge torrenziali. L’impatto di questi fenomeni è devastante per l’agricoltura, le infrastrutture e i trasporti, oltre a rappresentare un grave pericolo per l’incolumità delle persone.

Finora, lo studio di queste tempeste era ostacolato dalle differenze tra le reti radar dei vari Paesi. Per la prima volta, la ricerca ha superato questo limite utilizzando un modello climatico innovativo e ad altissima risoluzione, capace di simulare i temporali con una precisione di 2,2 chilometri. Questo strumento all’avanguardia ha permesso agli scienziati di superare gli ostacoli tradizionali e di ottenere una rappresentazione dettagliata delle singole celle temporalesche.

Gli esperti hanno eseguito una simulazione complessa che ha coperto un periodo di undici anni, confrontando i risultati con i dati reali delle tempeste che si sono verificate tra il 2016 e il 2021. Sebbene il modello non rilevi gli eventi di minore entità, la sua capacità di riprodurre la realtà si è dimostrata estremamente affidabile, rendendo questo studio un punto di svolta fondamentale per la previsione e la gestione dei rischi legati ai fenomeni meteorologici estremi.

L’analisi ha confermato che la regione alpina rappresenta un vero e proprio punto caldo, o “hotspot”, per la formazione delle supercelle. Le simulazioni mostrano che attualmente si verificano circa 38 supercelle per stagione sul versante nord delle Alpi e ben 61 su quello sud. Le proiezioni sono allarmanti: con un aumento della temperatura globale di 3 gradi Celsius rispetto ai livelli pre-industriali, l’incremento di questi fenomeni è previsto in crescita rispettivamente del 52% per il nord e del 36% per il sud delle Alpi.

Interessanti sono le differenze regionali: mentre le aree alpine vedranno un aumento sia della frequenza che dell’intensità delle supercelle, altre zone come la penisola iberica e il sud-ovest della Francia potrebbero invece registrare una diminuzione. Nonostante la rarità di questi fenomeni, il loro potenziale distruttivo li rende un fattore cruciale da includere nelle future strategie di gestione del rischio e delle emergenze, in un contesto di riscaldamento globale dove l’estremo sta diventando la normalità.

Lascia un commento