Superato anche il settimo tra i limiti planetari per la Terra

La Terra si trova in una situazione critica, avendo superato il settimo dei nove “limiti planetari” definiti dalla comunità scientifica per mantenere l’equilibrio complessivo e l’abitabilità del nostro Pianeta. Questi limiti sono soglie oltre le quali il rischio di cambiamenti ambientali irreversibili e dannosi diventa inaccettabilmente alto.

limiti planetari
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Cosa sappiamo sui limiti planetari

Il più recente allarme riguarda l’acidificazione degli oceani, che si aggiunge a una lista preoccupante che include: i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, lo sfruttamento del suolo, la modificazione dei cicli biogeochimici di azoto e fosforo, l’uso e l’inquinamento dell’acqua dolce, la dispersione di nuovi agenti inquinanti chimici.

Il nuovo rapporto Planetary Health Check, pubblicato il 24 settembre scorso dall’Istituto Potsdam, ha confermato il superamento del limite relativo all’acidificazione oceanica, un fenomeno direttamente collegato all’assorbimento dell’anidride carbonica (CO2) in eccesso dall’atmosfera. Il documento rivela che, rispetto al periodo preindustriale (metà dell’Ottocento), il pH superficiale degli oceani è diminuito di circa 0,1 unità. Questo calo apparentemente modesto si traduce in un aumento dell’acidità del 30-40 per cento.

Tale cambiamento chimico è deleterio per gli ecosistemi marini, mettendo a rischio in particolare le barriere coralline, la cui distruzione comporterebbe la scomparsa di un’enorme quantità di biodiversità marina. Sono minacciate anche la flora e la fauna presenti in regioni vulnerabili come l’Artico. Gli scienziati stanno già osservando gli effetti su specie specifiche, come gli pteropodi.

Questi piccoli molluschi con conchiglia, fondamentali nel ciclo del carbonio marino, mostrano segni di deterioramento nella loro struttura calcarea a causa del pH alterato. Poiché gli pteropodi sono una fonte alimentare cruciale per numerose altre specie, il loro declino può sconvolgere l’intera catena alimentare, con potenziali gravi impatti anche sulla pesca e, di conseguenza, sugli esseri umani.

L’acidificazione innesca anche un pericoloso circolo vizioso per il riscaldamento globale. Gli oceani, da sempre garanti della stabilità climatica, assorbono gran parte della CO2 antropica in eccesso. Tuttavia, quanto più le acque diventano acide, tanto meno sono in grado di svolgere questa funzione vitale, lasciando una maggiore quantità di gas serra nell’atmosfera. Come ha spiegato l’oceanografa Sylvia Earle, questo è un vero e proprio “allarme rosso per il nostro Pianeta”.

Levke Caesar, scienziata del Potsdam Institute, ha avvertito che l’acidificazione, la riduzione dei livelli di ossigeno e il moltiplicarsi delle ondate di caldo marino stanno aumentando la pressione su un sistema fondamentale per stabilizzare le condizioni della Terra.

La dinamica è inequivocabilmente negativa. Per questo motivo, una mancata azione da parte dei governi equivale a una scelta consapevole che comprometterà il futuro del Pianeta, la cui responsabilità dipende interamente dalle decisioni che prendiamo oggi. Bisogna inevitabilmente cambiare rotta e agire con buon senso per evitare che la situazione peggiori.

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