L’allevamento intensivo crea danni anche all’ambiente

L’agricoltura e l’allevamento intensivo, noti per i gravi danni ambientali, presentano anche pesanti e dirette ripercussioni sulla salute umana. Due studi recenti, pubblicati in contemporanea e focalizzati su aspetti diversi, convergono su questa preoccupante conclusione. Il primo studio, condotto da ricercatori della Nanchang University in Cina e pubblicato su Biocontaminant, ha analizzato l’area del lago Poyang, dove sorgono numerosi allevamenti, in particolare di maiali e polli.

allevamento intensivo
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L’impatto dell’allevamento intensivo sull’ambiente

I ricercatori hanno esaminato il suolo per rilevare la presenza di metalli pesanti (soprattutto rame e zinco), geni di resistenza agli antibiotici (ARG) e elementi genetici mobili (MGE), che possono trasportare la resistenza tra ceppi batterici. L’arrivo dei suini ha portato a un rapido aumento della concentrazione di rame e zinco nel suolo, metalli spesso aggiunti ai mangimi.

L’insediamento di pollame ha fatto fiorire l’antibiotico-resistenza. Le deiezioni avicole, riutilizzate come fertilizzante, contengono un’alta quantità di ARG. Il rischio di resistenza in queste aree è risultato 941 volte più alto rispetto a prima dell’insediamento, e addirittura 16.000 volte superiore al terreno incontaminato. L’aumento di MGE, specifici per antibiotici comuni come tetracicline e sulfonammidi, è stato osservato in entrambi i casi, suggerendo che i metalli pesanti potrebbero favorirne la circolazione.

Questo dimostra che il sistema intensivo in sé genera rischi, anche quando le pratiche di riutilizzo (come l’uso di letame) sono considerate “circolari”. Il secondo studio, pubblicato dall’Università della Pennsylvania sul Journal of Clinical Oncology – Clinical Cancer Informatics, ha esplorato un possibile legame tra l’impiego massiccio di pesticidi e l’incidenza del melanoma.

Confrontando i registri tumori del melanoma con l’uso di pesticidi ed erbicidi in 15 contee ad alta vocazione agricola tra il 2017 e il 2021, i risultati sono stati allarmanti. L’incidenza del melanoma nelle zone studiate è risultata del 57% più alta rispetto ad altre aree meno esposte ai fitofarmaci. Il fenomeno non riguarda solo i lavoratori agricoli, ma anche gli abitanti dei centri urbani, poiché i pesticidi si diffondono attraverso suolo, acqua e aria.

Questo ridimensiona il ruolo dell’esposizione solare (fattore di rischio noto per i lavoratori) come causa unica. Bisogna dire come sia stata riscontrata una correlazione diretta: per ogni 10% in più di terra coltivata si registra un aumento del 14% dei casi di melanoma, e per ogni 9% in più di uso di pesticidi un incremento del 13%. Gli scienziati ipotizzano che i pesticidi aumentino la fotosensibilità (suscettibilità ai danni dei raggi UV) o disturbino gli equilibri del sistema immunitario.

Entrambi gli studi sottolineano come le conseguenze dirette e indirette dell’agricoltura e dell’allevamento intensivi sulla salute umana siano state finora insufficientemente considerate. Gli autori concludono che questi effetti devono essere un fattore chiave nella programmazione della produzione alimentare e nelle decisioni dei legislatori.

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