Impiego della zeolite nell’agricoltura biologica: cosa c’è da sapere

L’uso della zeolite in agricoltura biologica è piuttosto comune e consente di implementare quello che potremmo definire “il sistema immunitario” delle specie vegetali, rendendo le piante più forti e resistenti. Ma quali sono le caratteristiche di questo trattamento? In quali ambiti, per l’esattezza, viene adottato? Scopriamo insieme qualcosa di più.

zeolite in agricoltura

Cos’è la zeolite?

Quando si parla di zeolite, anche se sarebbe più preciso utilizzare il termine zeoliti, vista la varietà di formulazioni, si fa riferimento a una specie minerale di origine vulcanica impiegata sia nell’agricoltura tradizionale che in quella biologica principalmente per implementare il benessere delle piante nonché la qualità del suolo.

Complice una struttura di matrice porosa, la zeolite è capace di assorbire e allo stesso tempo rilasciare acqua e sostanze nutritive, rivelandosi un corroborante tra i più efficaci. È infatti in grado di stimolare le difese naturali delle specie vegetali legate ad agenti biotici (virus, insetti, funghi, ecc.) e abiotici (fattori come siccità, carenze nutrizionali, ecc.).

Per quanto concerne il miglioramento della qualità del suolo, invece, questa sostanza si distingue per la peculiarità di trattenere l’umidità e i nutrienti nel terreno, favorendo una crescita più vigorosa e proficua delle colture.

Nota storica sulla zeolite e sul suo significato

Per comprendere la popolarità dell’uso della zeolite in agricoltura biologica si rivela interessante conoscere qualcosa di più sulla sua storia e il suo significato.

Partiamo da quest’ultimo aspetto. Il termine zeolite vuol dire “pietra che bolle” – questa la traduzione letterale – ed è stato ideato da un mineralogista svedese: Axel Fredrik Cronstedt.

Correva l’anno 1756 quando Cronstedt constatò la presenza di una specie minerale all’interno di alcune cavità di rocce vulcaniche. Scelse il nome zeolite poiché si accorse che sottoponendo la sostanza al calore, si assisteva a un rilascio d’acqua considerevole e a un suo rigonfiamento a livello superficiale: un tratto, quest’ultimo, che ha aperto la strada verso una commercializzazione della zeolite come pietra preziosa.

L’adozione all’interno dell’agricoltura è invece relativamente recente, ma non per questo meno degna di nota. Ecco perché.

Come funziona la zeolite: l’uso in agricoltura biologica

L’uso della zeolite in agricoltura biologica – ma anche in quella tradizionale – è dovuto, come abbiamo avuto modo di vedere poc’anzi, alla sua capacità di agire su molteplici fronti in contemporanea.

Utilizzata moltissimo in viticoltura, in quanto funziona ottimamente su foglie e tessuti, crea una barriera di tipo meccanico che ostacola l’insediamento di agenti patogeni e insetti. Allo stesso tempo, contiene alla radice il rischio di stress da calore e scottature nelle colture più sensibili: questo grazie alla sua abilità di riflettere una parte dei raggi solari.

La zeolite, inoltre, emerge per la proprietà di aiutare a veicolare meglio i principi attivi presenti in trattamenti naturali d’uso comune in agricoltura biologica, come il rame ad esempio, favorendone una distribuzione più durevole e uniforme, potenziandone così l’efficacia e riducendone gli sprechi.

Infine, nel caso di ferite provocate da agenti abiotici e biotici stimola la cicatrizzazione dei tessuti, trattenendo elementi nutritivi come ammonio, potassio e calcio, che riesce a rilasciare in maniera graduale in relazione alle esigenze specifiche della singola specie vegetale. Nutre in maniera ottimale sia il suolo che la stessa pianta, minimizzando l’impatto ambientale e massimizzando la qualità delle colture.

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