Piante grasse: la Leuchtenbergia principis

leuchtenbergia

Il nostro viaggio virtuale alla scoperta delle più belle piante grasse esistenti in natura si ferma oggi davanti ad un vaso di Leuchtenbergia principis, appartenente alla famiglia delle Cactacee ed originaria del Messico.

E’ caratterizzata da una grande radice dalla quale partono dei tubercoli dalla forma triangolare, lunghi fino a 12 centimetri, rigidi e vagamente somiglianti a quelli dell’Agave. Tali tubercoli sono di colore azzurrognolo, ad eccezione della parte terminale che invece è rossastra e presenta un’aureola dalla quale partono diverse spine appiattite e contorte.

I fiori sono gialli, imbutiformi e leggermente profumati e spuntano dalle aureole dei giovani tubercoli centrali, donando alla pianta una spettacolare bellezza.

Per una coltivazione ottimale, è preferibile piantare la Leuchtenbergia principis in un vaso piuttosto profondo per via delle lunghe radici. Può anche essere azzardata la coltivazione in piena terra, a patto che gli inverni non siano particolarmente freddi.

La posizione ideale è quella in pieno sole, in modo che la pianta possa godere della luce per diverse ore nel corso della giornata. Il terriccio è l’elemento più importante ai fini di una buona coltivazione e deve essere composto da un miscuglio di sabbia, ghiaia e terra concimata.

Le irrigazioni devono essere regolari ma mai abbondanti, evitando – come per tutte le piante grasse, del resto – il ristagno dell’acqua, che potrebbe creare dei danni irreparabili all’apparato radicale. Nel periodo invernale, poi, sarà opportuno interrompere qualunque operazione di innaffiatura e lasciare che la pianta viva il suo momento di riposo vegetativo.

La concimazione si rende necessaria nel periodo primaverile e autunnale, aggiungendo del fertilizzante liquido all’acqua delle innaffiature un paio di volte al mese. In seguito, quando la pianta sarà adulta, basterà un’unica concimazione all’anno, preferibilmente in primavera.

La Leuchtenbergia principis si moltiplica per seme e generalmente lo fa in modo autonomo, lasciando cadere i semi che daranno vita a nuove pianticelle. Si può tentare anche una talea di tubercolo, ma non sempre l’operazione va a buon fine.

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