Afide ceroso del cavolfiore, insetto parassita

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Con l’avvicinarsi dell’autunno l’afide ceroso del cavolfiore inizia a far sentire maggiormente la sua presenza nei nostri campi, ovviamente sfruttando quella che è la naturale rotazione stagionale delle colture. Conosciamo meglio questo minuscolo ma pericoloso animaletto.

L’afide del cavolfiore è un omottero appartenente alla famiglia degli afididi e come il nome lascia facilmente intuire, è un insetto parassita che ama particolarmente il cavolo, le brassicacee e le crucifere, sia spontanee che coltivate. Questa particolare specie di afide è caratterizzato da un corpo di colore verdognolo coperto da una polverina cerosa bianca (da qui la definizione di ceroso, N.d.R.). I suoi esemplari sono lunghi dagli 1, 5 mm ai 2,5 mm , a seconda se la loro forma è attera o alata.

Con un pizzico di impegno è facile riconoscere le infestazioni causate dall’afide ceroso del cavolfiore. Le colonie si insediano sulle foglie, nella pagina inferiore delle stesse, dando sfogo a tutta la loro voracità: il danno è infatti creato dall’attività trofica di questi insetti. Le foglie colpite mostrano di solito deformazioni e ed ingiallimenti mentre quando sono quelle più giovani ad essere colpite a farne le spese è l’intera pianta, il cui arresto si sviluppa. Talvolta ad essere attaccate sono le silique, destinate in questo caso a soccombere ed a seccarsi. Questi attacchi, come se non bastasse, possono anche essere veicoli dei virus responsabili della maculatura anulare nera e del mosaico, due malattie.

Il ciclo vitale dell’afide ceroso del cavolfiore è essenzialmente una dannazione per qualsiasi coltivatore. Sebbene solitamente sveni come una femmina in attesa di ovodeposizione o come uovo, si adatta facilmente a qualsiasi temperatura e riesce a riprodursi anche per 25-30 generazioni l’anno, dando vita ad un numero incredibile di afidi. La lotta contro questo insetto è ovviamente di tipo chimico ed agronomico. Quest’ultima si effettua con la distruzione in seguito alla raccolta, del fusto per evitare la sua proliferazione,mentre quella chimica viene eseguita con estratti di piretro o dei piretroidi.

Photo Credit | Thinkstock

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