Dicembre, in tutta la penisola, non dimenticate di:

inverno

Qualunque sia la zona in cui si abita, qua­lunque sia il clima della regione in cui si vive, ci sono lavori e precauzioni che non possono essere tralasciati o rimandati.

Ri­cordate quindi di:

controllare i rampicanti, sia per quanto ri­guarda la stabilità dei sostegni, sia per quan­to si riferisce allo stato dei legacci che assi­curano i rami ai supporti. Questo soprattut­to nelle zone in cui, durante l’inverno, nevi­chi e/o tiri vento. La neve fa aumentare in modo considerevole il peso dei tralci e quin­di è opportuno che la pianta sia fissata in modo ben saldo, tanto da resistere al grava­me del manto nevoso;

per legare o rinforzare i rampicanti esistono diversi sistemi, ma quello sempre raccoman­dabile consiste nell’uso della rafia, proceden­do in questo modo:

come prima operazione si lega il pezzo di rafia al supporto, facendo in modo che ri­mangano liberi ai lati della legatura due pezzi di legaccio di eguale misura. Quindi, si prende il ramo, lo si avvolge con i due capi girati in senso contrario e poi si fa un nodo, lasciando un certo agio tra il ramo e il supporto (traliccio, pergolato o inferriata che sia). Questo agio farà sì che il ramo, pur ingrossando con il passare del tempo, non debba essere «strozzato» dal legaccio. Una legatura eccessivamente stretta potrebbe ral­lentare o impedire il normale passaggio del­la linfa e pregiudicare la formazione della corteccia che, nel punto della strozzatura, finirebbe per presentare un tessuto cicatri­ziale, una specie di solco entro cui il ramo manterrebbe per sempre le dimensioni ini­ziali, senza più svilupparsi.

Il tutto determinerebbe un sensibile rallen­tamento nella crescita della vegetazione po­sta al di là della strozzatura stessa.

Oltre alla rafia, sono consigliabili anche gli speciali legacci in plastica, graduabili, op­pure quelli in metallo foderati con uno strato di gomma (il metallo potrebbe ferire la corteccia). Questi ultimi sono destinati, come è evidente, ai rampicanti di maggior mole che hanno bisogno di essere sorretti e fissati con materiali particolarmente robusti.

È anche possibile utilizzare del comune filo di ferro zincato purché si abbia l’accortezza di interporre fra il ramo e il filo di ferro un pezzo di gomma o di spugna sintetica. In ogni caso, si raccomanda di lasciare sempre piuttosto largo il legaccio, anche perché stringendolo troppo si corre il rischio di spezzare il ramo, soprattutto se la pianta è piuttosto giovane e quindi i suoi tessuti so­no ancora teneri;

provvedere con scrupolo al controllo dei canaletti di scolo che permettono all’acqua che proviene dallo scioglimento della neve o alla pioggia di defluire liberamente senza provocare pericolosi ristagni che potrebbero anche portare all’infiltrazione dell’umidità verso l’appartamento sottostante;

mantenere libera l’intercapedine sotto le cas­sette
per consentire la circolazione dell’aria e, naturalmente, il passaggio dell’acqua. In­fatti, non è improbabile che la caduta autun­nale delle foglie abbia contribuito ad occlu­dere questi spazi dove di solito si annida anche un po’ del terrìccio che inevitabilmen­te cade dai vasi e dalle cassette durante i normali lavori di manutenzione delle pian­te, in seguito alle annaffiature e alla caduta di pioggia soprattutto durante i temporali;

pulire bene il terrazzo per scongiurare il formarsi di muffe o di parassiti che nel tepo­re di primavera troveranno l’ambiente più favorevole negli angoli meno puliti, dove l’aria circola con difficoltà.

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