Pandano, albero a vite

pandano

L’origine del nome di queste piante è assai antica e si riferisce direttamente al termine malese pandang che gli indigeni del grande arcipelago asiatico usano per indicare, ap­punto, le grandi distese di pandani, alti an­che 10-15 metri che affiorano dalle paludi o lungo i bordi delle lagune sorretti da alte ra­dici che sembrano vere e proprie zampe. Gli inglesi chiamano i pandani «albero a vite» o «pino a vite» per indicare la strana inser­zione a spirale delle foglie sul tronco. In In­dia, i germogli del «cavolo-palmizio» o Pandanus odoratissimus o P. utilis, costitui­scono una vera e propria leccornia e una provvida risorsa alimentare.

Dato che il pandano non emette corolle di particolare bellezza, la simbologia floreale lo ignora del tutto; viceversa è bene ricordare che nelle Filippine e in Malesia esso è con­siderato sacro, tanto è vero che fra le alte zampe delle sue radici non è raro vedere i resti di antiche pagode o di templi votivi.

L’utilizzazione del pandano è quella comu­ne a tutte le piante d’appartamento, senza dimenticare che i pandani, purché in clima favorevole, possono costituire un ottimo ele­mento decorativo anche per il giardino, so­prattutto se questo ha una impostazione di stile mediterraneo o addirittura esotico, con molte piante grasse, rocce e stagni con spe­cie acquatiche, papiri, fior di loto e così via. Per ovviare al colore polveroso che spesso assumono, si deve ricorrere a frequenti spruz­zature con un buon lucidante fogliare.

I pandani si coltivano come tutte le altre piante da appartamento, evitando cioè di esporli al sole e alle correnti d’aria, cercan­do di spostare il meno possibile i vasi e con­trollando scrupolosamente le annaffiature.

In particolare, hanno bisogno di molta umi­dità da aprile a novembre mentre durante l’inverno, periodo che coincide con il ripo­so di queste piante, le annaffiature devono essere quasi sospese e sostituite invece da qualche irrorazione settimanale alle foglie.

Per conservare alle piante la necessaria fre­schezza e turgidità, è bene spruzzarle anche in inverno, ogni dieci giorni, con acqua e stimolante ormonico.

Si consiglia inoltre di concimare ogni quindi­ci giorni per tutto l’anno, alternando estratto di alghe con fertilizzante minerale comple­to. Quando, crescendo, le piante si alzano dal terreno sostenute soltanto dalle radici avventizie, non è il caso di cambiare reci­piente per poter interrare nuovamente l’e­semplare fino al fusto. La bellezza di queste piante è infatti affidata in gran parte alla curiosa disposizione dell’apparato radicale.


Lascia un commento