II caso di queste piante è abbastanza singolare, in quanto il loro nome scientifico vanta due probabili derivazioni: dal latino cal-ceolus, ossia pantofola, a indicare la curiosa forma delle corolle che sono fatte a foggia di una borsettina più che di una pantofola vera e propria, e anche dal nome del botanico italiano Calzolaris, un frate vissuto nel XVI secolo.
In Europa le calceolarie si coltivano dal 1774, almeno per quanto riguarda alcune specie, mentre altre vennero introdotte nel nostro continente assai più tardi.
Data la varietà delle specie che costituiscono il genere Calceolaria (erbacee, annuali o perenni, o arbusti) le cure subiscono notevoli varianti secondo il «gruppo» cui la coltura stessa si riferisce.
Le calceolarie arbustive, che possono vivere all’aperto anche in inverno soltanto nel Sud e nel Centro della Penisola, hanno bisogno di frequenti annaffiature nella stagione estiva (ogni due giorni nella misura di almeno tre litri d’acqua per arbusto) e di generose concimazioni autunnali con fertilizzante organico in polvere.
Le calceolarie erbacee perenni, che sono di aspetto molto vario secondo le specie (alcune sono alte solo 15 cm e altre superano il metro), vivono all’aperto d’inverno anche nel Nord Italia, purché ben protette con torba o foglie secche. Si tratta, in genere, di piante molto belle e interessanti, che meriterebbero di essere più conosciute.
Le calceolarie erbacee annuali, come abbiamo detto, sono utilizzate sia come piante di appartamento sia per la decorazione del giardino o del balcone.
Vengono coltivate soprattutto nelle forme ibride; desiderano annaffiature abbastanza frequenti (ogni due giorni in primavera e ogni giorno in estate), ma non in quantità eccessiva. Importante è che il terreno non diventi mai completamente arido, ma mantenga una costante freschezza. Durante il periodo vegetativo giovano due o tre concimazioni eseguite con fertilizzante minerale solubile nella dose indicata sulla confezione del prodotto.
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