Mazza di tamburo, un gigante tra i funghi

Tra le varietà di funghi maggiormente apprezzate dai cercatori, occorre ricordare la Mazza di tamburo (Macrolepiota procera), considerata un vero e proprio “gigante” per via delle dimensioni. La Mazza di tamburo, infatti, può raggiungere i 30 centimetri di diametro ed i 35 di altezza, risultando difficilmente confondibile con altre varietà della stessa famiglia.

Si tratta di un fungo caratterizzato da un cappello di colore marroncino  grigiastro, la cui carne è bianca e tenera, dal profumo di nocciola. Il gambo può raggiungere i 30 centimetri di altezza, è di colore bianco-grigiastro e abbastanza duro, tanto che ne è sconsigliato il consumo. Al di sotto del cappello è presente un anello di colore bianco, elemento che caratterizza il fungo, distinguendolo da altre specie.

E’ facile riconoscere una Mazza di tamburo per via delle dimensioni ragguardevoli, ma quando il fungo è ancora in giovane età potrebbe essere confuso con specie velenose della stessa famiglia, come ad esempio la Macrolepiota venenata, che presenta caratteristiche simili, ma una carne che cambia colore una volta tagliata, passando dal bianco al rosa al grigio.

La Mazza di tamburo può crescere nei prati o nei boschi, difficilmente come esemplare isolato, anzi, spesso in “comunità” numerose, facilmente individuabili. Solitamente il consumo è limitato al solo cappello, essendo il gambo duro e tossico,

COME DI CUCINA LA MAZZA DI TAMBURO. Ci sono zone in cui la Mazza di tamburo si consuma cruda, tagliuzzata e condita a mo’ di insalata. Una pratica largamente utilizzata, ma sconsigliata, poiché potrebbe avere effetti nocivi per la salute umana. E’ preferibile dunque consumare la Mazza di tamburo previa cottura, magari impanando il cappello o tagliandolo a pezzetti e cucinandolo nel sugo.

La Mazza di tamburo può anche essere congelata, sia allo stato naturale che impanata, per poi essere consumata qualche settimana più tardi. Ricordiamo infine che i funghi rappresentano il godimento del palato, ma possono nascondere insidie inaspettate, quali intossicazioni o addirittura morte per avvelenamento.

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