Il linguaggio dei fiori, la lavanda

Con il nome di lavanda si indicano all’incirca una trentina di specie del genere Lavandula della famiglia botanica delle Laminaceae. Si tratta di piante molto rustiche, resitenti sia al gelo che al caldo torrido, caratterizzate da foglie argentee e fiori viola, rossi, bianchi o blu che crescono raccolti in spighe durante l’estate ed emanano un profumo intenso e inconfondibile. Chiunque ne abbia fatto esperienza sa infatti che è  impossibile passare accanto a una pianta di lavanda senza essere attratti dall’aroma che spande nell’aria.

Nel linguaggio dei fiori la lavanda ha un duplice significato: da un lato infatti questo fiore è segno di diffidenza, dall’altro è portatore di ricordi felici. Il primo, e più inquietante, significato si deve all’usanza, risalente all’antichità secondo la quale i fiori di lavanda messi a macerare e strofinati sulla parte lesa servivano a curare i morsi di serpente; allo stesso tempo però si riteneva che proprio tra le sue foglie si annidassero serpenti e aspidi, motivo per cui bisognava avvicinarsi ad essa con estrema cautela. Lo stesso significato sembra però ascrivibile alla frequente presenza intorno alla pianta di api e calabroni che renderebbero abbastanza difficoltoso, oltre che pericoloso, raccoglierne qualche ramoscello.

Questo però non le ha impedito di diventare un fiore amatissimo sia a scopi ornamentali per la creazione di siepi e cepsugli odorosi, sia per l’ampio utilizzo che ne viene fatto in cosmetica: da sempre profumi, creme e lozioni profumate alla lavanda si accompagnano in ogni dove ai tradizionali sacchetti per profumare la biancheria che vedono, appunto nel fiore di lavanda il proprio ingrediente principale.

Fra le varietà di lavanda più comuni troviamo: Lavandula officinalis, Lavandula angustifolia, nota anche con il nome comune di Lavanda inglese, Lavandula lanata e Lavandula dentata. Tutte possono essere agevolmente coltivate in vaso a patto però che questo sia abbastanza capiente.

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