Ciliegio, la coltivazione

Come abbiamo visto, novembre è il mese giusto per procedere all’impianto del ciliegio. Vi abbiamo anche detto a quale distanza è opportuno piantare i diversi esemplari, a seconda che si tratti di alberi di ciliegio dolce o di ciliegio acido, e quali sono le varietà autofertili di ciliegio dolce (Prunus avium), ovvero quelle in grado di fruttificare anche se coltivate come esemplari singoli.

Oggi vedremo invece come si coltiva il ciliegio, ovvero di quali cure necessita per crescere forte e rigoglioso. Cominciamo dalla concimazione: il ciliegio va concimato ogni anno a fine inverno irrorando il terreno con concime minerale complesso. L’irrigazione è fondamentale soprattutto durante i periodi siccitosi, soprattutto appena prima della raccolta. La potatura del ciliegio dolce deve invece essere eseguita il meno possibile, anche quando l’albero è ormai adulto.

Ciliegio, l’impianto

Abbiamo già visto come sia possibile distinguere due specie di ciliegio: il ciliegio dolce (Prunus avium) e il ciliegio acido (Prunus cerasus). Il primo, di grosse dimensioni, viene coltivato soprattutto per il consumo dei deliziosi frutti, il secondo invece, di grandezza più contenuta, è maggiormente diffuso come albero da frutto ornamentale.

Il ciliegio è un albero piuttosto resistente e si adatta bene tanto ai climi rigidi quanto a quelli siccitosi. Il ciliegio dolce in particolare, ha bisogno di terreni profondi, ben drenati, mentre quello acido è meno esigente e prospera anche su terreni poco fertili anche argillosi e calcarei. Quest’ultimo è più facile da coltivare anche per le proporzioni della chioma che è più facilmente domabile. I primi frutti in ogni caso si potranno raccogliere solo dopo qualche anno.

Alberi da frutto, il ciliegio

Esistono due specie di ciliegio distinte in base al frutto: il Prunus avium, dal frutto dolce e il Prunus cerasus dal frutto acido. Il primo viene ampiamente coltivato per la produzione di frutta da portare in tavola, il secondo invece è più facilmente rinvenibile in giardini e piccoli frutteti, dove viene coltivato sia a scopo ornamentale che per la raccolta di frutti anche se questi ultimi trovano impiego nell’industria alimentare per la produzione di confetture e sciroppi (si tratta infatti delle ben note amarene).

Per quanto riguarda la loro coltivazione in giardino bisogna tenere conto, al momento della scelta, che il Prunus avium occupa molto più spazio del Prunus cerasus potendo raggiungere anche gli otto metri di altezza e sviluppando una fitta chioma; inoltre molte cultivar sono autosterili, non possono cioè produrre frutti se sono coltivati come alberi isolati necessitando della vicinanza di un altro albero impollinatore che fiorisca in contemporanea (chiedete consiglio al giardiniere). Il Prunus cerasus è invece autofertile ed è quindi in grado di fruttificare anchese coltivato come esemplare singolo.

Mandarini, le varietà principali

Il mandarino (Citrus reticulata) è un albero da frutto appartenente al genere citrus della famiglia delle Rutaceae. Con lo stesso nome si indicano i suoi frutti, definiti in botanica “esperidio”. Questi sono dotati di una buccia sottile, di colore arancione, e vengono largamente impiegati a scopi alimentari grazie al loro sapore dolce, solo leggermente acidulo, che li rende particolarmente apprezzati soprattutto consumati freschi. 

In realtà, sotto il nome di mandarini vanno sia i mandarini “comuni” che gli ibridi da questi derivati quali i mandaranci, noti anche con il nome di clementine, i tangeli (derivati dall’incrocio tra mandarini e pompelmi), i satsuma, i tangerini e così via. La varietà di mandarino maggiormente diffusa in Italia è l’avana (o mandarino comune) che da i suoi piccoli frutti, ricchi di semi, da novembre a gennaio ma risulta molto apprezzato anche il cosiddetto tardivo di Ciaculli (la località del palermitano ove si concentra la sua produzione), varietà dal gusto particolarmente dolce che da i propri frutti da febbraio ad aprile inoltrato.

Agrumi, le specie più strane

Tra i tanti agrumi che possiamo trovare in questa stagione sui banchi del mercato, ve ne sono alcuni molto particolari che potrebbero finire nella nostra busta della spesa, dei quali non conosciamo neanche il nome. In queste poche righe vi proporremo le varietà più strane degli agrumi di stagione, con tanto di gallery finale, in modo che possiate apprezzare anche a livello visivo la bontà di tali frutti.

Cominciamo da quello che vedete nell’immagine in alto, il Pummelo (detto anche Pomelo, Citrus grandis, Osbeck e Citrus maxima), coltivato per lo più nelle regioni meridionali della Cina, ma presente anche in Italia nelle zone a clima temperato. Può raggiungere i sei metri di altezza e presenta una forma per lo più disordinata, con foglie ovali di colore verde scuro e grandi fiori bianchi, che fanno la propria comparsa nella tarda primavera. I frutti sono di colore giallo, molto grandi rispetto agli altri agrumi, di sapore aspro o acidulo.

Piselli, coltivazione

I piselli (Pisum sativum) sono delle leguminose non facilissime da coltivare; questo per diversi motivi: necessitano di molte cure, vengono facilmente attaccati da parassiti e malattie, danno un raccolto relativamente scarso se si pensa allo spazio occupato dalle piante e che in un piccolo orto è consigliabile coltivare non più di una o due file (meglio se di varietà precoci). Tuttavia, coltivare i piselli può dare enormi soddisfazioni tenuto conto che il prodotto fresco del proprio orto presenta delle qualità impareggiabili rispetto a quello acquistato. Vediamo quindi di saperne di più:

Cominciamo col dire che esistono due tipi di piante di piselli:

  • resistenti al freddo a seme rotondo da seminare in autunno o in primavera (raccolta alla fine di aprile o in maggio);
  • piselli rugosi da seminare solo tra marzo e luglio (raccolta da giugno in poi).

Quale che sia il tipo che decidete di piantare, il terreno va lavorato almeno 3 o 4 settimane prima della semina con l’aggiunta di terriccio organico o letame ben maturo (2 secchi per metro quadrato). Quanto allo spazio necessario, tenete conto che 20 grammi di semi saranno sufficienti per formare una fila lunga 4-5 metri e  che tra una fila e l’altra dovrete lasciare uno spazio variabile tra 60 cm e oltre 1 m a seconda dell’altezza delle piante.