Piante aromatiche: l’angelica

angelica

L’angelica (Angelica Archangelica) appartiene alla famiglia delle Ombrellifere ed è una pianta molto profumata in ogni sua parte: dalle radici alle foglie, passando per i frutti; non per niente viene ampiamente impiegata in cucina per aromatizzare i cibi e in erboristeria per la salute e la bellezza. Le radici e i frutti vengono usati per fare i liquori, le foglie servono per aromatizzare zuppe e salse, i fusti e i piccioli delle foglie sono adatti ad esser canditi per i dolci, e le foglie in infusione possiedono proprietà stimolanti, tonificanti e aiutano a espellere i gas intestinali.

L’angelica può raggiungere anche i 2 metri d’altezza, possiede il fusto eretto, le foglie pennate e i fiori piccoli, di colore bianco e verdastro riuniti in ombrelle, che danno origine a semi di forma allungata. L’angelica deve essere seminata a marzo o a settembre in una posizione soleggiata e in un terreno ricco di sostanza organica; è opportuno stimolare la produzione delle foglie togliendo le infiorescenze via via che si formano, in modo da far vivere la pianta anche per alcuni anni, altrimenti si comporterà da biennale, cioè il primo anno si svilupperà, mentre il secondo, dopo essere fiorita, morirà.

Per quanto riguarda la raccolta e la conservazione, le radici vanno selezionate all’inizio dell’autunno, i frutti si raccolgono in autunno, i fusti tra maggio e giugno, come anche le foglie da essiccare che vanno raccolte quando sono di colore verde chiaro.

La Vaniglia, ovvero l’orchidea dai frutti commestibili

vaniglia

La vaniglia è un genere che riunisce circa 50 specie di orchidee rampicanti, originarie dell’America Centrale e coltivate in molte isole del Pacifico e nelle zone tropicali, dalle quali viene estratto il noto aroma di vaniglia. La vaniglia è una pianta robusta, dal fusto verde scuro e piuttosto ramificato, che può raggiungere una lunghezza di 15 metri; i fiori hanno la classica forma a trombetta che hanno le orchidee e sono di colore giallo, bianco o verdastro.

Il frutto è composto da baccelli lunghi circa 30 centimetri riuniti in grappoli che contengono molti semi piccoli e di colore nero brillante. La vaniglia ha un profumo molto forte, determinato dalla sua molecola aromatica principale che è la vanillina, che si ottiene esponendo al sole i baccelli non maturi per circa 20 giorni e poi facendoli seccare lentamente per molti mesi.

Se desiderate coltivare la vaniglia dovete tenere presente che ha bisogno di un’esposizione molto luminosa, anche d’inverno, quando va tenta in casa, magari vicino alla finestra, mentre d’estate si può tenere all’esterno, avendo cura di non esporla ai raggi diretti del sole.

Piante aromatiche: il finocchio selvatico

finocchio selvatico

Il finocchio selvatico è una pianta erbacea perenne, appartenente alla famiglia delle Ombrelliferae, che cresce spontanea nelle regioni mediterranee e che in Italia è diffusa nelle zone costiere; questo arbusto, il cui nome botanico è Foeniculum vulgare si sviluppa nei luoghi soleggiati, incolti e secchi anche se è possibile trovarlo nelle zone erbose.

Il finocchio selvatico si presenta con il fusto ramificato alto fino 150 centimetri, i fiori piccoli e gialli raccolti in grandi ombrelle con 5 o 6 raggi, in cima ai quali si formano i frutti, generalmente chiamati semi, che possiedono il caratteristico aroma dolce e piccante allo stesso tempo.

Per coltivare il finocchio selvatico è necessario seminarlo in piena terra e non in vaso, in quanto ha bisogno di molto spazio, in un terreno fertile e senza ristagni idrici; in primavera può essere moltiplicato anche per divisione de cespi. Per quanto riguarda la raccolta, bisogna tagliare le ombrelle quando i frutti sono quasi giunti a maturazione e poi batterle per raccogliere i semi; anche le foglie del finocchio selvatico vengono utilizzate, e per poterlo fare al meglio bisogna coglierle in primavere e usate fresche.

Adonide, la pianta che aiuta il cuore

adonide

Tra le piante di maggior interesse dal punto di vista officinale merita una particolare menzione l’Adonide, appartenente alla famiglia delle Ranuncolacee ed originaria dell’area mediterranea.

E’ una pianta che può raggiungere i 40 centimetri di altezza, con il suo fusto eretto e le foglie peduncolate. I fiori generalmente sono di color giallo-lucido, ma in alcune varietà possono assumere anche colorazioni differenti (rosso scuro, ad esempio).

L’Adonide è molto diffusa allo stato spontaneo, ma non è raro trovarla in bordure ed aiuole, dove rallegra la vista con i suoi magici colori. Come coltivarla dunque, affinché cresca forte e rigogliosa, dando il meglio di sé?

Piante carnivore, Drosera intermedia

drosera intermedia

La Drosera intermedia è una pianta carnivora appartenente, come la dionea muscipula, il drosophyllum lusitanicum e la drosera capensis dei quali vi abbiamo già parlato, al genere Drosera della famiglia delle Droseraceae; si tratta di una pianta erbacea perenne diffusa in Europa, Nord e Sud America America. Può raggiungere un’altezza di 10 cm e presenta foglie disposte a rosetta ricoperte all’estremità di ghiandole mucillaginose che secernono una sostanza zuccherina atta ad attirare gli insetti che vi rimangono invischiati e vengono digeriti una volta morti.

Nelle zone temperate la drosera intermedia va in riposo vegetativo e durante questo periodo forma una sorta di gemma compatta chiamata hibernaculum grazie alla cui formazione riesce a passare indenne l’inverno; quindi la pianta  si “risveglia” in primavera e continua a svilupparsi fino a formare, da giugno fino a settembre, fiori bianchi raccolti in gruppi, alti fino a 15 cm.

Brocchinia reducta, unica carnivora del suo genere

Brocchinia_reducta

La Brocchinia reducta è una specie di pianta del genere Brocchinia appartenente alla famiglia delle Bromeliacaee; come tutte le altre Bromeliacaee le sue foglie sovrapposte formano delle urne capaci di raccogliere l’acqua piovana, ma a differenza di quasi tutte le altre piante del suo genere, fatta eccezione per la Brocchinia hectiodes, è una carnivora. Sono proprio le foglie disposte a rosetta intorno all’urna centrale che, ricoperte da piccole squame lisce, riflettono i raggi ultravioletti attirando gli insetti.

A fungere da esca per le malcapitate prede però è anche l’acqua raccolta all’interno di questa che emette un odore dolciastro; proprio nell’acqua gli insetti finiscono per annegare dopo essere scivolati in fondo alla foglia, trascinati dal suo rivestimento liscio e ceroso.

In realtà l’inclusione della brocchinia reducta nel novero delle piante carnivore è stata a lungo controversa; questo fino al 2005 quando è stato dimostrato che la pianta produce effettivamente un enzima, la fosfatasi, in grado di digerire gli insetti rimasti intrappolati.

Piante carnivore, Heliamphora

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Heliamphora è un genere di pianta carnivora appartenente alla famiglia Sarraceniaceae originario di Brasile e Venezuela. Attualmente ne sono state scoperte e descritte circa sedici specie caratterizzate da foglie piuttosto singolari; queste infatti appaiono fuse e formano una sorta di anfora completamente piena di acqua, da cui la pianta prende il nome (dal greco helos, palude, e amphoreus, anfora). Le dimensioni delle foglie variano da pochi centimetri (è il caso delle specie di Heliamphora minor ed Heliamphora pulcher) al metro o poco più (Heliamphora ionasii).

Proprio le foglie vengono utilizzate dalla pianta per intrappolare e digerire gli insetti grazie alla presenza al loro interno di batteri simbionti. Infatti, a differenza delle altre piante insettivore finora descritte, le Heliamphora non producono enzimi digestivi, fatta eccezione per la specie denominata Heliamphora tatei. Inoltre al contrario di quanto accade nelle altre piante ad ascidio, le Heliamphora non sono dotate di opercoli che chiudono le trappole ma presentano all’apice della foglia delle strutture che secernono una sostanza dolciastra che attira le prede le quali, una volta cadute in trappola, vengono trascinate all’interno dell’ascidio dalla folta peluria che ne ricopre le pareti interne.

Cephalotus follicularis

Cephalotus_follicularis

Il Cephalotus follicularis è una pianta carnivora; unico rappresentate della  famiglia delle Cephalotaceae cresce spontaneo solo nel sud-ovest dell’Australia. Presenta foglie laminari carnose, di colore verde, talvolta con sfumature rosso/violacee; le sue vistose trappole sono ascidi bombati percorsi in senso longitudinale da due costole pelose e sormontati da un coperchio la cui colorazione varia in base all’esposizione della pianta al sole e va dal verde brillante al rosso acceso.

La pianta si sviluppa in larghezza (non supera quasi mai i 5 centimetri di altezza) e appare come una sorta di cuscino fatto di foglie e ascidi profumati; dopo il periodo di riposo invernale la pianta si risveglia all’inizio di Marzo, mentre per la formazione di nuovi ascidi bisogna aspettare il mese di Aprile, quindi cresce e si sviluppa fino all’inizio dell’autunno. Nei mesi di Luglio-Agosto faranno invece la propria comparsa i fiori.

Drosophyllum lusitanicum

Drosophyllum

Drosophyllum è un genere di piante carnivore appartenente, come la Dionea, alla famiglia delle Droseraceae; il genere conta una sola specie vivente, la Drosophyllum lusitanicum, presente in alcune regioni del Portogallo, Spagna e Marocco. Questa pianta presenta foglie lunghe 20-40 cm che si dipartono da una rosetta centrale; analogamente alle piante insettivore del genere Pinguicula, anche le foglie di Drosophyllum lusitanicum sono dotate in superficie di ghiandole che secernono una sostanza appiccicosa raccolta in gocce piuttosto evidenti e utile alla cattura delle prede, mentre, a differenza delle specie di Drosera, queste non sono dotate di un movimento attivo per intrappolare i malcapitati insetti.

Le Drosophyllum producono dei piccoli fiori (5-7 per stelo) che sbocciano per due-tre volte durante il  periodo vegetativo e seccano dopo non più di un giorno; questi producono delle capsule che contengono ciascuna dai 5 ai 15 semi che possono essere piantati singolarmente per ottenere la moltiplicazione della pianta.

Pinguicula, ovvero l’erba unta

Pinguicula

La Pinguicula, nota anche con il nome comune di erba unta, è un genere di piante carnivore appartenente alla famiglia delle Lentibulariaceae; se ne contano 80 specie diffuse in Europa, Nord America, Asia settentrionale, America centrale e meridionale, la maggior parte delle quali sono perenni. Queste piante sono dotate di foglie di un bel colore verde brillante disposte a rosetta e ricoperte da una peluria appiccicosa utile per attirare, catturare e digerire non solo zanzare e moscerini, ma anche insetti di grandi dimensioni. A differenza di altre insettivore, come la Dionea, le Pinguicole hanno un aspetto del tutto innocuo e appaiono simili a comuni piante grasse.

In base alla zona climatica di origine le pinguicule possono essere suddivise in due gruppi:

Pinguicole tropicali

Alcune Pinguicole tropicali formano durante l’inverno rosette compatte, succulente e non-carnivore, mentre altre mantengono intatte le foglie carnivore per tutto l’anno.

Pinguicole temperate

Le Pinguicole temperate crescono spontaneamente anche nelle nostre Alpi (P. vulgaris e P. alpina); con l’arrivo dell’inverno le loro foglie si chiudono fino a formare delle piccole palline, dette ibernacoli, che servono a proteggere la pianta dal freddo fino all’arrivo della primavera quando alla schiusa delle foglie segue un’abbondante produzione di fiori.

Zamioculcas zamiifolia

Zamioculcas zamiifolia

La Zamioculcas zamiifolia è una pianta sempreverde succulenta nativa della Tanzania dalla crescita piuttosto lenta ma dalle dimensioni piuttosto imponenti, ideale per chi ha spazio in casa e poco tempo da dedicare alla cura delle piante. La Zamioculcas è costituita da grossi fusti carnosi nei quali crescono foglie cuoiose dall’aspetto lucido, e, se è coltivata bene, durante l’anno produce delle inflorescenze giallo-marrone. La Zamioculcas è la perfetta pianta da appartamento perché è molto resistente e si adatta a qualsiasi coltivazione.

La Zamioculcas ama le posizioni luminose ma lontane dai raggi del sole e d’inverno va ricoverata all’interno in modo da riparla da freddo e posizionarla vicino alla finestra; questa pianta va annaffiata ogni 7 o 10 giorni, facendo attenzione a non provocare ristagni idrici, e da marzo a ottobre le va fornito del concime per piante succulente sciolto nell’acqua di annaffiatura ogni 15 giorni.

Drosera capensis

drosera capensis

La Drosera capensis è una specie di pianta carnivora appartenente, come la Dionea, al genere Drosera; originaria del sud Africa, è una pianta robusta che raggiunge un’altezza di circa 30 centimetri. Possiede foglie lunghe e sottili che crescono a rosetta  e presentano nella parte terminale piccoli tentacoli appiccicosi di colore rosso; è proprio il colore dei tentacoli ad attrarre la preda che, una volta caduta in trappola, viene avvolta lentamente dalla foglia e digerita. Tuttavia, la foglia si srotlola in seguito al processo digestivo solo se la vittima è di piccole dimensioni, diversamente si seccherà  per essere sostituita da nuove foglie.

Si tratta di una pianta molto facile da coltivare in quanto, come molte altre carnivore, la drosera capensis necessita semplicemente di pochi centimetri di acqua piovana o distillata nel sottovaso e di un’esposizione soleggiata. Unico accorgimento necessario, oltre all’evitare accuratamente l’acqua del rubinetto, è il riposo invernale: la pianta può essere posta al riparo in un ambiente a temperatura compresa tra 5 e 10°C oppure tenuta all’aperto tutto l’inverno mantenendo umido il terreno.

Piante tappezzanti: l’Artiglio del diavolo

artiglio del diavolo

Il nome sembrerebbe fuori luogo per un sito di giardinaggio, ma c’è una ragione ben precisa dietro il curioso appellativo dell’Harpagophytum procumbens, comunemente conosciuto come Artiglio del diavolo.

Secondo alcune fonti, tale denominazione deriverebbe dalla capacità delle radici (fatte ad uncino) di pungere le zampe degli animali che vi si avvicinano, provocando poi un dolore tale da farli saltare come indemoniati. Secondo un’altra tesi, invece, gli animali resterebbero impigliati e, non riuscendo a liberarsi, sarebbero condannati a morire di fame.

Qualunque sia la sorte delle povere bestie, comunque, è chiaro che ci troviamo di fronte ad una pianta che produce radici molto pericolose, capaci di intrappolare e colpire con delle punture micidiali. Tuttavia, non bisogna lasciarsi spaventare dalla pericolosità della pianta ed è opportuno invece considerarne l’aspetto ornamentale ed officinale.

Dionaea muscipula

dionaea_muscipula

La Dionaea muscipula, nota anche con il curioso nome comune di venere acchiappamosche, è una pianta carnivora appartenente alla famiglia delle Droseracee; si tratta di una piccola pianta erbacea perenne (da adulta misura fra 10 e 15 centimetri), le cui foglie, che appaiono simili a una bocca piena di denti aguzzi, sono disposte a rosetta attorno ad un punto centrale.

Queste appaiono rivolte verso il basso durante l’inverno, mentre in estate si ergono verso l’alto assumendo colorazioni vivaci nelle sfumature del rosso; tra maggio e giugno al centro della rosetta fa la propria comparsa uno stelo piuttosto lungo dotatao all’estremità di fiori bianchi a grappolo. All’interno della foglia sono disposti sei piccoli sensori, che se sfiorati la fanno chiudere di scatto rendendola una vera e propria trappola per i malcapitati insetti.