Piante dell’India: consigli utili per coltivare il ginseng indiano

Nel caso in cui siate di ritorno da un bellissimo viaggio in India, chiaramente organizzato solo dopo aver ottenuto l’apposito visto, è molto facile che siate rimasti affascinati da tante piante ammirate in questo Paese, tra cui anche quella denominata ashwagandha, meglio conosciuta come ginseng indiano.

Piante dell'India
Piante dell’India

Si tratta di una pianta che non può vantare ancora una diffusione molto contenuta entro i confini italiani. Le cose sono notevolmente diverse in continenti come America e Africa, oltre che Asia, dove il ginseng indiano è già molto coltivato e, in alcune zone, cresce anche in via del tutto spontanea. Invece, entro i confini italiani, lo sviluppo spontaneo si verifica solamente in due regioni, ovvero la Sicilia e la Sardegna.

Visitare l’India: l’utilità del visto

Nel caso in cui, oltre ad apprezzare le piante indiane e, in modo particolare il ginseng, aveste intenzione di viaggiare direttamente in questo straordinario Paese per conoscerne non solo le piante più tipiche, ma anche cultura e tradizioni, è fondamentale mettere in evidenza come c’è la necessità di ottenere un visto. Sia i turisti che tutti coloro che viaggiano per affari in India hanno l’opportunità di sfruttare un visto elettronico in formato PDF, che si può richiedere direttamente online in modo pratico e semplice e ha un costo intorno ai 39.95 euro.

Richiedere il visto per l’India è davvero un gioco da ragazzi, seguendo le indicazioni di uno specifico video https://www.youtube.com/channel/UCQ4Z0k5Qy-w0uw9lWdEZ4vA/playlists, visto che si presenta la richiesta online tramite l’apposito modulo, si effettua il pagamento con uno dei tanti strumenti a disposizione al giorno d’oggi, tra cui ad esempio PayPal e PostePay, e poi si può stampare il visto che si riceve tramite mail, portandolo sempre con voi in viaggio nel Paese indiano. Detto questo, è necessario in ogni caso approfondire quelli che sono i requisiti per l’ottenimento del visto India, in maniera tale da evitare qualsiasi brutta sorpresa dietro l’angolo.

Una pianta erbacea perenne

Tra le principali caratteristiche dell’ashwagandha troviamo il fatto di essere una pianta erbacea perenne, che fa parte della famiglia delle Solanacee. Per quanto riguarda le dimensioni, di solito si sviluppa fino a toccare un’altezza e una lunghezza intorno ai 120 centimetri, con delle foglie dalla forma oblunga e i fiori piuttosto piccoli, caratterizzati da una tonalità gialla, tendente al verdognolo.

La coltivazione dell’ashwagandha

Coltivare questa pianta non è certamente così semplice, ma potrebbe anche essere molto intrigante. In effetti, il fatto di appartenere alle piante adattogene permette di comprendere come il ginseng indiano sia in grado di adeguarsi alle più disparate condizioni ambientali. Non solo, visto che tali piante sono in grado di affrontare degli stress non di natura biologica. Come si può facilmente intuire, però, anche questa pianta può contare su delle condizioni di sviluppo ideali. Ovvero, il substrato deve avere un pH tra 7.5 e 8, non eccessivamente umido e decisamente sabbioso. La semina deve avvenire sempre all’interno di terreni sabbiosi, mentre il clima migliore per la crescita dell’ashwagandha è quello caldo e asciutto, con temperature piuttosto miti.

In fondo, il ginseng indiano è una vera e propria erba medicinale, che viene utilizzata spesso e volentieri nell’ambito della medicina ayurvedica. Non solo, dal momento che questa pianta viene sfruttata spesso e volentieri anche per la cura del viso e del corpo. Il motivo è legato al fatto di presentare al suo interno anche una serie di ben noti antiossidanti, in grado di contrastare in maniera efficace i radicali liberi, permettendo di svolgere un’azione benefica contro invecchiamento, sia della pelle che dei capelli. Non solo, dal momento che l’ashwagandha è in grado di garantire la stimolazione della produzione di melanina.

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