Piralide del mais, insetto parassita

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La piralide del mais è un insetto parassita tra i più pericolosi presenti sul territorio italiano. Appartenente all’ordine dei lepidotteri, ama cibarsi con particolare veemenza di mais e graminacee, di molti ortaggi e verdure a foglia e di piante ornamentali ed arboree.

Per questa suo “gusto alimentare” molto ampio, la piralide è uno degli insetti più combattuti dall’uomo. Questa farfalla di medie dimensioni dall’apertura alare pari a circa 3 cm, è diffusa soprattutto nel nord e nel centro dell’Italia. E’ possibile distinguere gli esemplari maschi perché più piccoli di quelli femminili. Le ali anteriori sono di colore giallastro, con sfumature più scure nel maschio, mentre le ali posteriori tendono al color crema e sono di colore più chiaro, specialmente nelle femmine.

La larva, lunga fino a 2,5 cm possiede una livrea di colore grigiastro o nocciola, con bande longitudinali, una mediana e due laterali, tendenti al verde, con file di tubercoli scuri. Anche il capo e il prototorace sono più scuri, di un deciso colore bruno. Come vi abbiamo anticipato, la piralide del mais è estremamente dannosa per le nostre colture e le nostre piante ornamentali. Ree di una attività trofica incredibile sono le larve, che attaccano le foglie, giovani e mature, i culmi e le cariossidi. Le profonde gallerie scavate dalla piralide indeboliscono la pianta a tal punto da portare alla rottura del culmo (sul quale si possono notare i fori di uscita ed entrata delle larve, N.d.R.) anche con la sola sollecitazione meteorologica. Quando presente, la seconda generazione “finisce il lavoro” attaccando le cariossidi e la spiga.

La piralide sverna da larva dentro ai tutoli, per poi incrisalidarsi nel corso della primavera. Gli adulti appaiono in estate ed allo sfarfallamento corrisponde sempre un’ovodeposizione massiccia. Fino al 1998 esisteva l’obbligo di lotta contro la piralide del mais, la quale avveniva con la distruzione della pianta. Ora questo insetto si combatte con interventi mirati per il controllo della popolazione. L’approccio è totale: chimico, biologico e agronomico.

Photo Credit | Wikipedia

 

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