Rose: Francia e Danimarca rafforzano il loro primato

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Di questi tempi, un anno fa vi parlavamo di come Francia e Danimarca, nonostante un impegno di caratura profuso dai nostri ibridatori, si piazzassero ai primi posti delle diverse competizioni internazionali florovivaistiche di rose del mese di maggio. Dodici mesi dopo, con nostro rammarico, nulla è cambiato. 

E’ come un deja-vu, sia nella tipologia di vittoria delle due nazioni, sia per i soggetti coinvolti.  I due concorsi internazionali di cui vi parliamo sono ovviamente, come molti appassionati floricoltori sapranno, quello di Roma e quello di Monza.  La giuria anche quest’anno ha avuto un bel da fare per decidere chi premiare tra i partecipanti:  in entrambi i casi sono state moltissime le nuove rose presentate da parte di molti paese. Ma come un film già scritto indovinate chi ha vinto? Lo scorso anno a Roma vinse una varietà francese di rose Adam, mentre a Monza  si impose la danese Naomi. Quest’anno nella capitale ha vinto una rosa “Eveparo” dell’ibridatore francese Eve, mentre a Monza il sempiterno Poulsen (che ammettiamolo, crea dei veri e propri gioielli floreali, N.d.R.) ha bissato con la Elaine Paige. Il colore predominante? Rosa chiaro.

Ora, fermo restando un’ovvia preparazione e bravura dei vincitori, quale è l’insegnamento da trarre da queste statistiche? Che con molta probabilità non puntiamo sulle giuste idee.  A Monza sempre, i francesi hanno conquistato anche le categorie di rose a mazzi, miglior rosa per l’arredo urbano e le rampicanti. Una caporetto per gli sfidanti insomma. E vogliamo parlare del premio profumo? La rosa vincitrice (anch’essa francese, N.d.R.) merita di essere nominata solo per la tipologia di odore che gli ibridatori sono stati in grado di creare, uno splendido bouquet floreale con una nota fruttata di kiwi, fragola ed ananas con tocchi di crema. Così è stata descritta da chi l’ha giudicata. E’ vero che l’Italia è in un periodo di crisi generalizzata, ma evidentemente è necessario cambiare qualcosa per tornare al top.

Photo Credit | Thinkstock

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