Significato dei fiori: la belladonna

La belladonna (Atropa belladonna) è una pianta molto particolare, legata strettamente alla tradizione italiana ed europea. Il suo significato all’interno del linguaggio dei fiori è molto particolare e cambia a seconda delle differenti locazioni geografiche. Nel nostro paese viene spesso associata alla morte ed a sentimenti negativi per via della sua “velenosità”, ma è spesso considerata in molti paesi simbolo di eleganza e fierezza.

Parliamo di una pianta erbacea appartenente alle Solanacee ( la stessa famiglia, tra le altre, della melanzana, n.d.r.)tipica dell’ambiente montano  molto diffusa anche ad altezze minori.  La sua fioritura, tipica dei mesi di maggio e giugno,  è accompagnata da bacche di colore nero molto belle ed invitanti, ma velenose.

Sono loro, a rappresentare più del fiore un ottimo soggetto ornamentale. Il loro colore nero e lucido è di forte impatto cromatico.  Chiamate “ciliegie del Diavolo”, questi frutti sono in realtà davvero tossici (come il resto della pianta, n.d.r.) e difficilmente questa fioritura viene coltivata.  Se utilizzata con le dovute cautele, è un ottimo rimedio fitoterapico come miorilassante. Si crede possa avere, a livello farmacologico, effetto anche sul morbo di Parkinson.

Anticamente, al tempo dei romani, le donne usavano instillare nei propri occhi alcune gocce del succo di questa pianta in modo tale da dilatare la pupilla e rendere l’occhio più vistoso. Quest’ultimo, in tale foggia, era sinonimo di disponibilità sessuale della dama, che in questa maniera faceva sapere con discrezione di essere propensa ad un certo tipo di divertimento.

In Germania il fatto che la belladonna  sia conosciuta sotto il nome di “ciliegia della pazzia” porta a pensare che il succo venisse utilizzato contro i nemici per costringerli ad arrendersi o a confessare. Il nome stesso “belladonna”, si pensa derivi proprio dall’utilizzo che ne facevano le donne romane prima e quelle veneziane del 1700 poi per apparire più belle attraverso la dilatazione oculare.

Il suo nome deriva da una scelta di Linneo, che classificando le specie vegetali dei suoi tempi la chiamò “Atropa” dedicandola ad una delle tre parche omeriche, Atropo, coleui che tagliava i fili della vita: un chiaro riferimento alla sua velenosità. Tra le leggende che caratterizzano questa pianta, anche quella che fosse una pianta di piena appartenenza diabolica.

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