Significato dei fiori: la cannella

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Oggi parliamo di una pianta davvero speciale, di una spezia molto apprezzata attualmente in cucina ma destinata a diverso uso in passato. Un vegetale il cui utilizzo in qualche modo, come spesso accade, ne ha sancito il significato. Si tratta della cannella.

Si tratta di una spezia che possiamo trovare in molti prodotti creati industrialmente e in moltissimi usi quotidiani. Ma non molti sono a conoscenza del fatto che nel linguaggio dei fiori questa pianta esprima sacralità al pari dell’incenso e della mirra. Eppure per millenni al pari di questi altri due elementi è stata utilizzata da sacerdoti di culti diversi e dalla popolazione come un elemento sacro, da utilizzare per accontentare la divinità e celebrarla. Soprattutto nella zona mediorientale si riteneva che la pianta di cannella fosse originaria direttamente dal giardino dell’Eden.

Gli antichi, e molte mitologie lo dimostrano, l’hanno spesso collegato la pianta di cannella alla fenice. Sembrerebbe infatti che prima di morire, nel momento in cui sentiva che la lunga vita la stava abbandonando, la fenice raccogliesse ramoscelli di mirto, incenso sandalo e per l’appunto cannella, per intrecciare il proprio nido di morte. E grazie alla cannella ed alla mirra, il suo decesso sarebbe sempre stato accompagnato da un gradevole profumo. A livello storico si hanno cenni del suo utilizzo fin dal 2700 a.C. e dal 2000 a.C. si ha certezza che venisse usata in Egitto, principalmente per le virtù curative che ancora oggi le vengono attribuite dalla medicina moderna. Essa viene infatti utilizzata dalla medicina naturale come antibatterico, antidolorifico in caso di dolori mestruali, contro la dissenteria e come spezia in grado di favorire la riduzione del colesterolo.

Non bisogna infatti dimenticare che per molti secoli, in passato, cucina e medicina scorrevano sullo stesso binario “scientifico”, rendendo spezie come la cannella ritrovati di “lusso” da utilizzare secondo dei particolari rituali che le donne si tramandavano di generazione in generazione. Nel medioevo veniva considerato un dono degno di un re per la sua preziosità.

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