Papiro, carta degli Egizi

papiro

II nome di questa antica, interessante e cu­riosa pianta, deriva da quello dell’isola di Cipro ed è curioso rilevare che, un tempo, Cyperus era la denominazione greca di una specie aromatica, non meglio identificata, con cui gli Sciti preparavano unguenti ed aromi che usavano durante l’imbalsamazio­ne dei loro re e del gran sacerdote.

È del tutto ignota la ragione per cui Linneo, il grande naturalista svedese considerato il padre della sistematica moderna, abbia scel­to proprio questo nome per indicare la pian­ta di cui ci stiamo occupando.

Il significato simbolico di questa pianta è «tutte le cose che non saprei mai dirti a voce».

Oltre a poter essere impiegata come pianta ornamentale, sia da pien’aria (purché in cli­ma molto caldo) come per appartamento, il papiro divenne celebre nell’antichità perché dalle fibre ricavate dai suoi lunghi steli, si intrecciava una speciale carta su cui gli Egi­zi scrissero gran parte dei loro messag­gi, lasciandoci una preziosa testimonianza della loro raffinata civiltà, di usi e costumi che sono tuttora fonte di ammirazione e stupore.

I papiri, nelle diverse specie (ovviamente prendendo in considerazione soltanto quel­li dotati di sicure doti ornamentali), vivono bene solo in terra molto umida o addirittu­ra piantati sul fondo di stagni o laghetti, op­pure anche messi in vaso e collocati sott’acqua nelle vasche dove si coltivano le ninfee e i nelumbi. In appartamento, oltre alla con­servazione in recipienti di terracotta immer­si in un vaso contenente acqua, i papiri pos­sono essere coltivati in idrocoltura. Il papi­ro ha inoltre bisogno di molta luce e di co­stante calore. Se la coltivazione avviene in idrocoltura non esistono problemi di conci­mazione; basta irrorare il fogliame una volta ogni 10 giorni con stimolante ormonico; sé invece la coltivazione avviene in terra biso­gna annaffiare ogni 15-20 giorni con estrat­to di alghe da alternare con fertilizzante mi­nerale completo.

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