Ecco come le piante si “riprogrammano” geneticamente

come piante riprogrammano geneticamente

Grazie alla scienza l’uomo sta imparando a comprendere i molteplici linguaggi delle piante. L’ultimo in ordine di scoperta è quello attraverso il quale le stesse segnalando alle proprie cellule le loro condizioni (in particolari quelle nutrizionali, N.d.R.) invitandole a riprogrammarsi geneticamente.

Potrà sembrare una cosa difficile da comprendere, ma è in realtà un altro meccanismo straordinario di autoregolazione del quale fiori ed alberi sono dotati. La capacità di riprogrammazione “genica” è un processo fantastico e coinvolge le cellule sia per ciò che concerne la loro percezione sia la loro capacità di comunicare: è ciò che rende speciale la fisiologia vegetale ed al contempo rappresenta la sfida più importante per l’uomo. Comprendere a pieno il comportamento delle piante, anche a livello genetico ci consentirebbe di mettere a punto delle strategia di fortificazione delle piante in modo tale da ottenere migliori e più esemplari di tutte quelle colture adatte al fabbisogno umano.

Lo studio nel quale si è scoperta questa straordinaria capacità delle piante è stato  coordinato da Gianpiero Vigani e Graziano Zocchi del Dipartimento di Scienze Agrarie ed Ambientali dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con i colleghi Khurram Bashir (University of Tokyo, Giappone), Katrin Philippar (Ludwig-Maximilians-University, Monaco, Germania) e Jean Francois Briat (INRA Montepellier, Francia.

In particolare la ricerca in questione si è focalizzata sul ferro, nutriente sul quale le piante basano non solo il loro valore nutrizionale ma anche la loro sopravvivenza: esso è infatti coinvolto in molti processi, tra i quali figurano la respirazione cellulare mitocondriale e la fotosintesi clorofilliana. Pubblicato sulla rivista di settore Trends in Plant Science,  lo studio ha evidenziato come mitocondri e cloroplasti possano essere la sede del sistema che consente alle piante di comunicare con le cellule al fine di rispondere in modo adeguato allo stress che la pianta vive “riprogrammando” il suo funzionamento. Aver intrapreso la strada della comprensione di questi processi rappresenterà per l’uomo il primo passo verso una botanica ancora più coinvolgente ed utile.

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