Drosera capensis

drosera capensis

La Drosera capensis è una specie di pianta carnivora appartenente, come la Dionea, al genere Drosera; originaria del sud Africa, è una pianta robusta che raggiunge un’altezza di circa 30 centimetri. Possiede foglie lunghe e sottili che crescono a rosetta  e presentano nella parte terminale piccoli tentacoli appiccicosi di colore rosso; è proprio il colore dei tentacoli ad attrarre la preda che, una volta caduta in trappola, viene avvolta lentamente dalla foglia e digerita. Tuttavia, la foglia si srotlola in seguito al processo digestivo solo se la vittima è di piccole dimensioni, diversamente si seccherà  per essere sostituita da nuove foglie.

Si tratta di una pianta molto facile da coltivare in quanto, come molte altre carnivore, la drosera capensis necessita semplicemente di pochi centimetri di acqua piovana o distillata nel sottovaso e di un’esposizione soleggiata. Unico accorgimento necessario, oltre all’evitare accuratamente l’acqua del rubinetto, è il riposo invernale: la pianta può essere posta al riparo in un ambiente a temperatura compresa tra 5 e 10°C oppure tenuta all’aperto tutto l’inverno mantenendo umido il terreno.

Arnica montana contro le contusioni

Arnica Montana

L’arnica montana è un’erba medicinale perenne appartenente alla famiglia delle Asteraceae, alta dai 20 a i 60 centimetri, caratterizzata dai grandi fiori gialli dall’odore aromatico, che sono la parte più usata in fitoterapia. L’arnica montana è nota alle popolazioni europee e ai nativi americani da secoli, anche se è stata descritta per la prima volta nel XVI secolo dal naturalista Tabernae Montanus, che le diede il nome attuale.

L’arnica montana è diffusa nella parte europea che va dalla Penisola iberica alla Scandinavia passando per i Carpazi, mentre è assente in Gran Bretagna e piuttosto rara in Italia; cresce soprattutto nei terreni poveri e dai substrati aridi, comunque sempre nelle zone montane e, infatti, è assente nelle pianure. A causa delle coltivazioni intensive questa pianta sta diventando sempre più rara e infatti appartiene alla flora protetta.

Piante tappezzanti: l’Artiglio del diavolo

artiglio del diavolo

Il nome sembrerebbe fuori luogo per un sito di giardinaggio, ma c’è una ragione ben precisa dietro il curioso appellativo dell’Harpagophytum procumbens, comunemente conosciuto come Artiglio del diavolo.

Secondo alcune fonti, tale denominazione deriverebbe dalla capacità delle radici (fatte ad uncino) di pungere le zampe degli animali che vi si avvicinano, provocando poi un dolore tale da farli saltare come indemoniati. Secondo un’altra tesi, invece, gli animali resterebbero impigliati e, non riuscendo a liberarsi, sarebbero condannati a morire di fame.

Qualunque sia la sorte delle povere bestie, comunque, è chiaro che ci troviamo di fronte ad una pianta che produce radici molto pericolose, capaci di intrappolare e colpire con delle punture micidiali. Tuttavia, non bisogna lasciarsi spaventare dalla pericolosità della pianta ed è opportuno invece considerarne l’aspetto ornamentale ed officinale.

Tecniche di moltiplicazione: l’innesto

innesto

L’innesto è una tecnica di moltiplicazione delle piante che si realizza con la fusione di due parti di esse, ovvero quella basale chiamata portinnesto o soggetto, e quella aerea denominata nesto o oggetto; a volte l’innesto può essere realizzato con l’aiuto di una terza parte definita intermediario. In pratica l’innesto consiste nel saldare sul portinnesto una parte del nesto, cioè una porzione di ramo o una gemma, ottenendo, così, un’unica pianta formata da due parti diverse, la cui fusione avviene grazie al callo che si compone tra le due superfici tagliate.

L’innesto è molto usato in floricoltura, in frutticoltura e nel giardinaggio soprattutto per la moltiplicazione delle piante legnose, sporadicamente per quelle erbacee. Per far riuscire bene l’innesto è necessario creare dei tagli il più possibile coincidenti e nel periodo più propizio ovvero in primavera e alla fine dell’estate.

Tarassaco, ovvero il dente di leone

Tarassaco

Il tarassaco è il classico fiore giallo che si trova nei prati, meglio conosciuto come “dente di leone” e “piscialletto”; il suo nome botanico è Taraxacum officinale, e si caratterizza per i suoi fiori dal colore giallo brillante che appaiono nei prati tra aprile e ottobre, e per la sfera lanuginosa che si forma al termine della fioritura, comunemente chiamata “soffione”, perché di solito i bambini si divertono a soffiarne gli acheni che si disperdono nell’aria, diffondendone i semi.

Il tarassaco è una pianta dalle grandi proprietà medicinali e nutritive, ad esempio le sue foglie sono ricche di vitamine e di sali minerali e possono essere mangiate crude in insalata, e i suoi frutti, ovvero delle piccole bacche, sono ricchi di vitamina C; in fitoterapia, oltre alle foglie vengono utilizzate soprattutto le radici, che sono raccolte in primavera, e che possono essere mangiate crude in insalata o anche cotte; molte ricerche hanno dimostrato che la radice di tarassaco favorisce a prevenzione dei calcoli e stimola le funzioni epatiche.

Vediamo adesso quali sono i principali impieghi del tarassaco in fitoterapia; il decotto di radici è utile per tonificare e calmare le irritazioni della pelle, l’infuso è adatto per chi soffre di stitichezza o di cattivo funzionamento del fegato, e inoltre è un buon diuretico; se il problema è una costante sensazione di stanchezza, l’ideale è una cura a base di steli fioriti da mangiare in insalata una volta staccato il fiore, perché servono a ridare vigore all’organismo.

Maggiociondolo, una macchia di giallo in giardino

maggiociondolo

Se avete l’esigenza di creare una macchia di colore nel vostro giardino, il Maggiociondolo può fare al vostro caso, con la sua splendida fioritura gialla e la straordinaria bellezza delle forme.

Il nome botanico è Laburnum anagyroides, mentre il nome comune deriva dalla caratteristica conformazione (somiglia ad un ciondolo, appunto) e dal periodo di fioritura. Fa parte della famiglia delle Fabacee ed è originario dell’Europa centro-meridionale, da dove si è diffuso nel resto del Vecchio Continente ed in Asia.

Può raggiungere i 6 metri di altezza, anche se spesso viene lasciato crescere in forma arbustiva per rallegrare aiuole e bordure. In Italia è molto diffuso allo stato spontaneo, specie nei boschi di latifoglie, dove trova la collocazione ideale accanto a Castagni, Carpini e Faggi.

Dionaea muscipula

dionaea_muscipula

La Dionaea muscipula, nota anche con il curioso nome comune di venere acchiappamosche, è una pianta carnivora appartenente alla famiglia delle Droseracee; si tratta di una piccola pianta erbacea perenne (da adulta misura fra 10 e 15 centimetri), le cui foglie, che appaiono simili a una bocca piena di denti aguzzi, sono disposte a rosetta attorno ad un punto centrale.

Queste appaiono rivolte verso il basso durante l’inverno, mentre in estate si ergono verso l’alto assumendo colorazioni vivaci nelle sfumature del rosso; tra maggio e giugno al centro della rosetta fa la propria comparsa uno stelo piuttosto lungo dotatao all’estremità di fiori bianchi a grappolo. All’interno della foglia sono disposti sei piccoli sensori, che se sfiorati la fanno chiudere di scatto rendendola una vera e propria trappola per i malcapitati insetti.

Camellia Japonica “Charles Cobb”: caratteristiche e cure

Camellia Japonica Charles Cobb

La Camellia japonica della varietà “Charles Cobb” è una bellissima pianta dal fiore doppio con petali che, una volta aperti, si presentano disposti in modo irregolare, di colore rosso intenso con delle piccole antenne gialle tra i petali; le foglie sono lucide, dalla forma ovale e dal margine seghettato. Questa pianta si trova fiorita già a partire da fine anno. 

Quando decidete di acquistare una Camellia Japonica “Charles Cobb” sceglietene una ad inizio fioritura per essere certi della corrispondenza fra cartellino e varietà indicata; questa pianta richiede un’ombreggiatura parziale nelle ore centrali, specie nelle regioni calde; durante la stagione estiva va innaffiata anche tutti giorni, usando acqua morbida. Il terreno deve essere soffice e leggero, ricco di sostanza organica e ben drenato, ovvero che trattiene l’umidità.

Darlingtonia californica

darlingtonia-californica

La Darlingtonia californica è una pianta carnivora ed è l’unica specie appartenente al genere Darlingtonia; originaria del Nord America, fu scoperta nel 1841 dal botanico William D. Brackenridge sul monte Shasta. Rientra nel novero delle piante utilizzate a scopi medicinali note come fiori californiani ed è conosciuta anche con il nome comune di pianta cobra per il portamento della foglia e per la “lingua nettarifera” simile a quella di un serpente.

Si distingue per le foglie coniche, alte da pochi cm fino a oltre un metro, di colore verde smeraldo con una caratteristica terminazione simile a una cupola (l’opercolo) che lascia aperto solo un piccolo spiraglio inferiore; durante la primavera produce fiori isolati, di colore variabile da giallo verdastro a bruno rossastro.

Sono le ghiandole nettarifere situate all’interno dell’opercolo che attirano gli insetti i quali cadono nella micidiale trappola della darlingtonia quando, nel tentativo di riprendere il volo, urtano contro la cupola e cadono in fondo all’ascidio dove vengono digeriti dalla pianta grazie agli enzimi secreti dalle pareti interne.

Piante invernali: la Bergenia

bergenia

L’inverno è la stagione ideale per la Bergenia, che d’estate viene considerata quasi un’erbaccia, mentre nella stagione fredda vede sbocciare dei mazzetti di fiorellini campanulati dal colore che va dal bianco al porpora, che durano per diverse settimane. La Bergenia è una pianta sempreverde originaria dell’Asia centro-meridionale, appartenente alla famiglia delle Saxifragaceae e caratterizzata da una forte resistenza: si adatta bene a qualsiasi tipo di terreno, anche a quelli rocciosi e calcarei, e non necessita di grandi cure, se non la rimozione dello scapo al termine della fioritura.

Le Bergenie non hanno particolari esigenze per quanto riguarda l’esposizione, anche se preferiscono i luoghi ombreggiati per non rischiare che il sole bruci le foglie. La Bergenia ha bisogno di grandi quantità d’acqua durante il periodo che va da marzo a ottobre, mentre l’annaffiatura può esser sospesa nel periodo invernale; in ogni caso controllate che il terreno non sia troppo asciutto.

Piante da appartamento: l’Aphelandra squarrosa

aphelandra

Il freddo e la pioggia continuano a tormentare le nostre giornate e non c’è nulla di meglio che chiudersi in casa e dedicarsi alla cura delle nostre amiche piante, quelle che nella stagione invernale trovano riparo tra le pareti domestiche, allietando la vista con un concerto di verde.

Un prologo forse superfluo, ma che ci è utile per introdurre la descrizione dell’Alphelandra squarrosa, pianta dalla bellezza unica sia per il fogliame che per la fioritura. Si tratta di una pianta della famiglia delle Acantacee, originaria dell’America centro-meridionale.

In piena terra può avere uno sviluppo considerevole, raggiungendo i 2-3 metri di altezza, mentre se coltivata in vaso non crescerà oltre il mezzo metro. Ha foglie ovali di colore verde chiaro, attraversate da venature bianche o gialle a seconda della specie, mentre i fiori sono generalmente di colore giallo (a volte rosa, rossi o color arancio).

Miltoniopsis, ovvero l’orchidea pansè

Miltoniopsis

Le  miltoniopsis sono orchidee originarie delle foreste andine dell’America centro-meridionale; i loro magnifici fiori, dotati di petali molto grandi e di una vistosa macchia centrale, ricordano le viole del pensiero e a questa caratteristica la pianta deve la denominazione comune di orchidee pansè. I fiori sbocciano numerosi in primavera su un fusto lungo arricchito da foglie sottili.

Data la loro provenienza, le miltoniopsis, da non confondere con le miltonia cui sono state per lungo tempo associate,  necessitano di un clima fresco e prediligono posizioni non troppo luminose. In realtà non si tratta di piante facilissime da coltivare perchè mentre in estate possono essere posizionate in un luogo fresco e ben ventilato, in inverno necessitano di essere poste al riparo all’interno di una serra temperata. E’ pur vero però che presso vivai e garden center sono spesso disponibili ibridi più resistenti alla coltivazione in appartamento.

Piante da interni, la dracena

dracaena

Al genere Dracaena appartengono oltre 150 specie di piante sempreverdi, coltivate a scopo ornamentale, ognuna delle quali conta numerose varietà. Le dracaene presentano foglie lanceolate e coriacee raccolte in ciuffi, che le fanno sembrare simili a piccole palme, e producono fiori abbondanti ma poco vistosi cui segue, in alcune specie, la comparsa di bacche colorate.

Poichè originaria del continente africano la dracena non sopporta temperature rigide ed è ideale per essere coltivata in appartamento o in serra, pur potendo raggiungere un’altezza di diversi metri. Proprio a causa della sua scarsa tolleranza al freddo la dracena non deve mai essere posizionata in ambienti la cui temperatura possa scendere al di sotto dei 7-8°; per questo motivo può essere coltivata in giardino solo nelle zone a clima mite purchè al riparo dai venti e dal gelo e in posizione semi-ombreggiata.

Coriandolo, la pianta amica dello stomaco

coriandolo

Il nostro tour virtuale alla scoperta delle piante di interesse officinale si ferma oggi davanti al Coriandolo, appartenente alla famiglia delle Apiacee ed originario del lontano Oriente.

Il nome botanico è Coriandrum sativum, che trova la sua etimologia nel greco koros = cimice, a causa dell’odore poco gradevole del frutto nella fase precedente alla maturazione. Può raggiungere i 60 centimetri di altezza ed è facilmente riconoscibile per via dei fiori “ad ombrello” dal colore bianco che compaiono nella stagione più calda dell’anno, per lasciare poi il posto a numerosi semi sferici.

Generalmente il Coriandolo si trova allo stato spontaneo, ma è possibile coltivarlo sia come pianta medicinale che come pianta destinata all’uso culinario. Come coltivarlo, dunque, affinché sia utile in cucina e ci aiuti a curare i nostri piccoli grandi malanni?