Croton, bellezza e maestosità

croton

Il croton (Codiaeum variegatum pictum) appartiene al genere di origini asiatiche Codiaeum che conta diverse specie di arbusti sempreverdi di piccole e medie dimensioni ed è, insieme al Pothos, una delle piante d’appartamento più diffusa nel nostro paese. A farne una delle piante ornamentali più amate sono senza dubbio le grandi foglie di colore verde scuro variegate di rosa, arancio, giallo o rosso che si presentano allungate, ovali o lobate e in estate si arricchiscono di piccoli fiori riuniti in pannocchie arcuate.

Nonostante l’aspetto solido e maestoso, il croton è in realtà  una pianta delicata che richiede particolari accorgimenti per prosperare in casa, primi fra tutti quelli relativi alla sua esposizione: questa infatti dovrà essere non solo luminosa ma anche tale da proteggerla da correnti d’aria e sbalzi di temperatura che potrebbero causare la caduta delle foglie; scegliete quindi un luogo riparato che abbia una temperatura costante sui 15°. Il terreno dovrà essere soffice, ben drenato, ricco di materiale organico.

Pothos, un tocco di eleganza in soggiorno

potos

Lo Scindapsus aureum, indicato con il nome comune di potos, appartiene al genere Scindapsus della famiglia delle Araceae. Il genere comprende una quarantina di specie rampicanti sempreverdi originarie dell’Asia sud-orientale caratterizzate da grandi foglie verdi molto decorative. Il pothos, in particolare, è molto diffuso come pianta d’appartamento per via del proprio aspetto elegante e maestoso cui si aggiunge una grande facilità di coltivazione: bastano pochi accorgimenti colturali infatti per farne un vero e proprio elemento di arredo.

Per cominciare scegliamo per il nostro pothos una posizione luminosa ma non soleggiata, quindi innaffiamo con molta moderazione e facendo asciugare il terreno tra una bagnatura e l’altra per evitare la formazione di marciumi radicali e l’attacco di parassiti. Se desideriamo che la pianta raggiunga dimensioni considerevoli (in natura può raggiungere i sei mtri di altezza) dovremo rinvasarla ogni due anni nei mesi di Marzo-Aprile e concimarla due volte al mese con concime liquido per piante verdi da Marzo a Settembre.

Fiori di cera, come si coltivano e le specie più belle

fiore di cera

Le Hoya (fiore di cera),  sono abbastanza facili da col­tivare ma desiderano intenso calore, luce chiara e diffusa e un giusto grado di umi­dità. In estate è opportuno annaffiare ab­bondantemente per evitare che il terreno si prosciughi troppo; se questo avvenisse le carnose foglie di queste piante reagirebbe­ro immediatamente perdendo freschezza e accartocciandosi.

Sia in serra che all’aperto, è indispensabile corredare il «fiore di cera» di opportuni supporti, meglio se in legno, su cui la pian­ta può arrampicarsi.

Ogni autunno è bene concimare con ferti­lizzante organico in polvere e da aprile a settembre somministrare una volta ogni 15 giorni un prodotto a base di alghe, oppure un concime minerale completo, diluendoli nell’acqua delle annaffiature. È importante tener presente che i peduncoli che reggono i singoli fiorellini delle om­brelle fiorali, non debbono essere tagliati quando le corolle appassiscono; infatti è pro­prio da questi peduncoli che, l’anno succes­sivo, nasceranno i nuovi fiori.

Piante invernali: il Limone Lunario

limone lunario

Un agrume molto diffuso nelle regioni dell’Italia centrale e vicino ai grandi laghi è il limone, che viene coltivato sia come albero da frutto che come pianta ornamentale; se si desidera una fioritura invernale, la varietà più indicata è il Limone Lunario.

Il limone è originario dell’India e dell’Indocina, ed è arrivato nelle regione mediterranee grazie agli arabi; fra le tante varietà di limone, in inverno quella più bella è il limone lunario, il cui nome botanico è Citrus limonlunario”, che si caratterizza per la sua decoratività. Il lunario ha la capacità di fiorire e fruttificare in tutti i mesi dell’anno, cioè tutte le lune, e proprio da questa sua caratteristica viene il suo nome. Il lunario riesce a fiorire splendidamente anche d’inverno, creando una bella macchia di colore all’interno del giardino, grazie al bianco dei fiori e al giallo dei frutti.

Pachysandra, la tappezzante per un inverno dorato

pachysandra

Se avete l’esigenza di ricoprire al meglio un angolo “morto” del vostro giardino o se magari volete proteggere un albero particolarmente delicato da un incontro ravvicinato e accidentale con il tosaerba, potete puntare sulla coltivazione della Pachysandra, splendida tappezzante che vi regalerà non poche soddisfazioni.

Si tratta di una pianta appartenente alla famiglia delle Buxacee, che trova la sua origine in Asia e nell’America del Nord. Cresce e prolifica in breve tempo, moltiplicandosi con grande facilità ed offrendo uno spettacolo fatto di foglie ovali ed appuntite, riunite in rosette, che nella stagione invernale assumono una colorazione dorata.

Ed è proprio il fogliame a costituire la particolarità della Pachysandra, visto che la fioritura bianca e poco vistosa, è piuttosto insignificante. Come coltivarla dunque per avere un effetto straordinario nel nostro giardino?

Fiore di cera

Hoya_carnosa

Fu nel 1809 che il botanico inglese Robert Brown, volendo ricordare il famoso giardi­niere del duca di Northumberland al ca­stello di Sion, un certo Thomas Hoy, pensò di chiamare Hoya un genere di piante pro­venienti dalla Cina e dalle isole del Pacifico, assai apprezzate per i fiori profumatissimi e di delicato colore.

Un’altra particolarità delle corolle delle Hoya è quella di sembrare modellate nella cera, tanto da aver meritato il nome volgare di «fiori di cera». Questa denominazione è riservata soprattutto alla Hoya carnosa, una specie portata in Europa nel 1802 ed attual­mente assai diffusa in tutte le serre della Costa Azzurra e della nostra Riviera.

Nel Borneo e alle Molucche, presso le tribù indigene, è tuttora in atto una gentile suetudine: nel giorno in cui le fanciulle diventano donne ed ottengono il diritto a partecipare a determinate cerimonie e di indossare particolari costumi, vengono in­coronate con ghirlande di rami di Hoya in­trecciati a mazzolini di fiori. Questa «con­sacrazione» celebra l’ingresso delle giovani donne nel gruppo delle «anziane» della tribù.

Alberi da frutto: il pero

Pero

Il pyrus communis, ovvero l’albero del pero è una pianta molto antica che proviene dall’Asia, appartenente alla famiglia delle Rosaceae, presente in varie specie. Nonostante le sue origini orientali, il pero vive bene nei climi temperati, e in Italia è presente in tutte le regioni anche se quelle più adatte sono quelle più calde.

Il pero è un albero da frutto che non ha particolari esigenze dal punto di vista del terreno, tuttavia teme la siccità e i terreni poco drenati che possono causare la formazione di ristagni d’acqua. Il pero è una pianta estremamente grande: se lasciato crescere naturalmente può raggiungere i 15 metri d’altezza con un’imponente chioma tondeggiante oppure conica.

Le foglie dell’albero del pero sono ovali e di colore verde brillante, i fiori bianchi e a cinque petali; il frutto di questa pianta è ovviamente la pera, che può avere una forma allungata o tondeggiante a seconda della varietà; anche il colore dei frutti varia in base alla specie dell’albero: possono essere rossi, gialli, verdi, oppure color ruggine.

Zamia, bella con poca luce

Zamioculcas_zamiifolia_2

Appena qualche giorno fa una cara amica mi chiedeva se conoscessi qualche pianta da appartamento adatta ad essere coltivata anche in condizioni di luminosità non ottimali; in quella occasione le ho promesso che dopo una breve ricerca le avrei dato una risposta qui su Pollicegreen. Ed ecco che mi accingo a mantenere l’impegno preso.

Se è vero che tutte le piante crescono bene in posizioni luminose, esiste più di una specie che si adatta bene anche in ambienti che di luce non ne offrono tantissima; fra queste la Zamia (Zamioculcas zamiifolia) una pianta succulenta sempreverde, originaria delle regioni sub-tropicali, molto diffusa come pianta ornamentale per via della sua grande versatilità e resistenza alle condizioni ambientali più diverse.

Pioppo nero, l’abero dei viali

pioppo nero

“… è il più sfortunato, senza né pregi, né salute. Non serve per il fuoco, né per la scultura. Viene consolato dalle liane che sono le suore del bosco…”. Con queste parole lo scrittore Mauro Corona descrive il Pioppo nero, albero dalla scarsa importanza a livello industriale, ma largamente utilizzato per ornare giardini e viali.

Il nome botanico, Populus nigra, deriva all’abitudine dei romani di piantarlo nei luoghi pubblici, trasformandolo così in un albero abbastanza popolare. Secondo alcune fonti la stessa Piazza del Popolo a Roma prenderebbe il nome da un boschetto di Pioppi neri piantati nelle vicinanze.

Ma veniamo alle caratteristiche del Populus nigra, pianta dalla vita relativamente breve (100-150 anni), appartenente alla famiglia delle Salicacee ed originaria dell’Europa e dell’Asia occidentale.

Edgevorzia, per i documenti importanti e per le colonie costose

Edgevorzia

Il nome scientifico di questo interessante ge­nere botanico, ricorda lo studioso inglese M. P. Edgeworth, e la scelta di tale denomina­zione si deve allo svizzero Meissner, un na­turalista che compì molti viaggi alla ricerca di nuove piante. Fu appunto durante una spedizione in Cina che Meissner scoprì l’ edgevorzia e la portò in Europa.

Dalle fibre del legno di questi esotici arbu­sti in Oriente si ricava una speciale carta, che si lavora a mano e che anticamente ve­niva usata per la fabbricazione di cartamo­neta e attualmente impiegata solo per im­portanti documenti ufficiali.

Oggi l’edgevorzia si sfrutta soprattutto per la raccolta dei fiori, dal delicatissimo profu­mo, da cui si estrae un’essenza molto ap­prezzata e che entra come «base» nella composizione delle colonie più costose.

L’albero di Natale bonsai

albero di natale bonsai

Il classico abete che viene utilizzato per l’albero di Natale è il Picea abies, una conifera sempreverde diffusa in Europa e in nord America che in piena terra può raggiungere i 40 metri d’altezza; chi abita in appartamento e non può coltivare un albero con queste dimensioni non deve per forza rinunciare all’autentico albero di Natale: basterà che lo scelga nella versione bonsai.

Il Picea abies, infatti, se coltivato con le tecniche bonsai raggiunge massimo i 40 o 50 centimetri d’altezza; le conifere bonsai, infatti, non presentano particolari problemi di coltivazione in casa, e se sono ben curate possono vivere per diversi anni.

Il bonsai è una particolare tecnica, nata in Cina e perfezionata in Giappone, usata per creare miniature di alberi coltivandoli in piccoli vasi; gli alberi coltivati hanno le stesse caratteristiche di quelli normali, ma ne viene impedita la crescita attraverso la potatura delle radici e dei rami e il rinvaso periodico, che rendono la pianta adatta a sopravvivere in piccoli spazi.

Il cactus a palla, ovvero il cuscino della suocera

cactus a palla

I cactus sferici a palla sono molto noti anche con il nome di cuscini della suocera (Echinocactus grusonii), non dobbiamo certamente spiegarvi il perchè…aldilà di annosi stereotipi tutti, incluse nuore e suocere, li amano molto. Questo avviene perchè oltre ad essere piante molto facili da coltivare, come la gran parte delle piante grasse, sono anche di grande effetto e possederne un esemplare ben sviluppato è certamente motivo di grande orgoglio; la loro crescita infatti è molto, molto lenta, dettaglio questo che può renderle molto costose al momento dell’acquisto.

Quanto alle cure colturali, come accennato, i cactus sferici hanno ben poche necessità: la posizione deve essere non solo luminosa, ma addirittura ben soleggiata purchè questo non significhi porle troppo vicine a una finestra (l’effetto lente dei vetri li danneggerebbe); queste piante infatti prosperano solo con la luce intensa. Un accorgimento utile per evitare incidenti con le spine è poi quello di tenerle sempre su un ripiano piuttosto alto sia in casa che in giardino. Il terriccio migliore è povero e sabbioso.

Vischio, il portafortuna del Natale

vischio

Dicembre avanza a grandi passi ed il Natale si fa sempre più prossimo, tra le corse al regalo più adatto ed i preparativi per le mega abbuffate. Ma in tutto questo daffare non bisogna assolutamente dimenticare di procurarsi qualche rametto delle tipiche piante di natale, che oltre a creare la giusta atmosfera all’interno della nostra casa, hanno anche poteri “magici” legati ad antiche tradizioni.

Dell’Agrifoglio e del Pungitopo abbiamo già trattato in capitoli precedenti, ma nel nostro PolliceGreen non poteva certo mancare una pagina dedicata al Vischio, considerato una pianta portafortuna in diverse tradizioni.

Si tratta di un arbusto semiparassita di ridotte dimensioni (30-50 centimetri), che cresce e prolifica sfruttando l’acqua ed i sali minerali di grandi alberi, come il tiglio, il pioppo, la quercia e l’olmo. E’ possibile ammirare il Vischio in tutta la sua bellezza soprattutto nel periodo invernale, quando le piante che lo ospitano si spogliano, lasciando intravedere una cascata di foglie verdi ed un’esplosione di bacche ora bianche ora giallastre.

Fioriture di Dicembre

fiori a dicembre

È evidente che a Dicembre non sono mol­tissime le specie che entrano in fioritura e, soprattutto al Nord, il loro numero è davve­ro esiguo. Piuttosto, sono abbastanza nume­rosi gli arbusti che si coprono di bacche colorate o che conservano una smagliante decorazione di piccoli frutti di colore viva­cissimo, molto ornamentali, che spiccano con straordinario rilievo sul bianco della neve.
Ricorderemo tra le piante da pien’aria in fio­re, le stupende «rose di Natale» (da non confondere con la «stella di Natale» o poinsezia).
Le «rose di Natale» sono note, botanica­mente, come Helleborus e sin dall’antichità venivano impiegate per la preparazione di medicine e di filtri magici. Il loro uso, tutta­via, è assai pericoloso in quanto gli ellebori contengono un temibile veleno. Meglio la­sciar stare.

Fra le specie apprezzate per la bellezza delle bacche si ricordano: l’agrifoglio (tipica deco­razione natalizia insieme al pungitopo), il pittosporo, il vischio, la callicarpa, l’edera, alcuni viburni, l’aucuba e il ponciro dalle lunghe spine e dai frutti simili a piccole aran­ce, dalla buccia profumatissima.

Sempre in questo periodo dell’anno fiorisco­no in serra molte specie da fiore per appar­tamento;