Araucaria: Pino del Cile o Albero della Scimmia

araucana

II nome scientifico di queste particolari piante rivela una storia abbastanza strana, che si riferisce al viaggio compiuto dal naturalista A. Menzies, nel 1792, in Cile. Durante questa spedizione, a Menzies, vennero offerti al naturalista e alla sua equipe, dei semi come frutta secca ed il loro sapore parve tanto insolito al botanico da indurlo a voler conoscere la pianta che produceva gli insoliti frutti. Fu così che Menzies, conquistato dall’esotica forma dell’albero, decise di portarne qualche seme in Europa, ed esattamente a Kew, nei floridi giardini reali inglesi dove nacque la prima araucaria del nostro continente. Il nome del­la nuova pianta fu scelto in ricordo della pro­vincia cilena Arauco, dove Menzies aveva fatto la conoscenza della bella conifera.

Le araucarie si prestano a decorare: spazi esigui, come i piccoli giardini, dato che la crescita di queste piante è piuttosto lenta e prima che gli esemplari assumano proporzioni rispet­tabili debbono passare molti anni dall’e­poca della piantagione. Di conseguenza, vo­lendo piantare una araucaria in uno spazio molto ampio, è consigliabile scegliere esem­plari già ben sviluppati.

Tecniche di moltiplicazione: la divisione dei cespi

divisione dei cespi

La divisione dei cespi è una tecnica di moltiplicazione molto semplice che viene attuata sulle piante erbacee perenni, per dividerle quando sono diventate molto alte, e ovviamente ogni nuova pianta che si forma è uguale alla pianta madre. Con la divisione dei cespi è possibile ottenere molti nuovi esemplari e farli fiorire più abbondantemente.

La divisione dei cespi va fatta in autunno, quando la pianta è a riposo, oppure a inizio primavera, quando inizierà riprendersi e, quindi, a permettere alla nuove piantine di riprodursi con facilità; la divisione dei cespi è una tecnica che può essere eseguita sia sui grandi cespugli a terra, come ad esempio il finocchio selvatico, sia sulle piante da appartamento che tendono a raggiungere notevoli dimensioni.

Chionodoxa, ideale per i giardini rocciosi

chionodoxa

Sotto il genere Chionodoxa troviamo riunite 8-10 specie di piante bulbose appartenenti alla famiglia delle Liliaceae e originarie della Turchia; sono caratterizzate da piccoli fiori stellati, di colore blu o rosa, con centro bianco, o semplicemente bianchi, che sbocciano in gruppi all’inizio della primavera su fusti sottili, alti 10-15 cm. Ogni bulbo sviluppa due foglie nastriformi di colore verde scuro.

Quanto alle cure colturali, le chionodoxa tollerano bene qualunque condizione di luce e riescono quindi a prosperare sia in pieno sole che all’ombra; l’esposizione ideale resta però quella a mezz’ombra, meglio se in un luogo della casa o del giardino in cui riceva il sole diretto per almeno 3-4 ore al giorno.

Le innaffiature non sono necessarie durante il periodo di riposo della pianta (che va dalla dalla fine dell’estate all’inizio della primavera), mentre durante il periodo vegetativo le chionodoxa vanno annaffiate con regolarità in modo che il terreno resti sempre umido.

Beaucarnea, la pianta mangiafumo

Beaucarnea

E’ piuttosto raro trovare delle piante che riescano a sopportare senza danni il fumo o i gas nocivi, ma la natura ci ha abituati a grosse sorprese, prevedendo anche la presenza di generi adatti alla coltivazione in zone particolarmente inquinate. Stiamo parlando ad esempio della Beaucarnea, meglio conosciuta come “pianta mangiafumo”, proprio per la capacità di assorbire il fumo da sigaretta, nel caso venga coltivata in casa, ed i gas dannosi per l’ambiente, se coltivata in piena terra.

Appartiene alla famiglia delle Agavacee ed è originaria delle zone secche dell’America meridionale, in particolare del Messico, sebbene la sua diffusione sia ormai estesa all’intero pianeta. Se coltivata all’aperto può raggiungere i nove metri di altezza, ma è molto più frequente trovarla all’interno delle abitazioni, dove non supererà i due metri.

L’aspetto della Beaucarnea è molto caratteristico, con il il suo fusto legnoso, rigonfio alla base, e le foglie nastriformi che tendono a ricurvarsi verso l’interno. Le infiorescenze, invece, si mostrano con una certa difficoltà e sono rappresentate da grappoli dal colore bianco, presenti per lo più sulla parte alta della pianta.

Tecniche di moltiplicazione: “innesto a incastro, a corona e per approssimazione

innesti

Abbiamo ormai chiaro che, l’innesto è un sistema di moltiplicazione che consiste nell’unione di due parti di specie diverse allo scopo di ottenere una nuova pianta; e che,  in base alle tecniche utilizzate per eseguire questa operazione, si può dar vita a vari tipi di innesti.

Ieri abbiamo visto gli “innesti a gemma” e gli “innesti a marza“, oggi vi illustrerò gli “innesti a incastro“, gli “innesti a corona” e gli “innesti per approssimazione“.

Gli innesti a incastro, si hanno quando nel «por­tinnesto» si pratica una cavità in cui si in­serisce, o meglio si incastra, la porzione di pianta che si desidera riprodurre;

L’innesto a corona invece, si attua inserendo le por­zioni di ramo recanti le gemme, fra la cor­teccia e il legno del portinnesto; questo tipo di innesto si esegue in primavera avanzata; e può essere:

La Vaniglia, ovvero l’orchidea dai frutti commestibili

vaniglia

La vaniglia è un genere che riunisce circa 50 specie di orchidee rampicanti, originarie dell’America Centrale e coltivate in molte isole del Pacifico e nelle zone tropicali, dalle quali viene estratto il noto aroma di vaniglia. La vaniglia è una pianta robusta, dal fusto verde scuro e piuttosto ramificato, che può raggiungere una lunghezza di 15 metri; i fiori hanno la classica forma a trombetta che hanno le orchidee e sono di colore giallo, bianco o verdastro.

Il frutto è composto da baccelli lunghi circa 30 centimetri riuniti in grappoli che contengono molti semi piccoli e di colore nero brillante. La vaniglia ha un profumo molto forte, determinato dalla sua molecola aromatica principale che è la vanillina, che si ottiene esponendo al sole i baccelli non maturi per circa 20 giorni e poi facendoli seccare lentamente per molti mesi.

Se desiderate coltivare la vaniglia dovete tenere presente che ha bisogno di un’esposizione molto luminosa, anche d’inverno, quando va tenta in casa, magari vicino alla finestra, mentre d’estate si può tenere all’esterno, avendo cura di non esporla ai raggi diretti del sole.

Eremoro, ovvero la candela del deserto

eremoro

Se siete alla ricerca di una pianta fiorita in grado di riempire e rallegrare un angolo vuoto nel vostro giardino senza che sia necessario dedicarle troppe cure e attenzioni, l’eremoro fa sicuramente al caso vostro. Si tratta infatti di una pianta dal portamento maestoso, dotata di vistose inforescenze che, unita ad altre bulbose, si presta benissimo anche alla creazione di deliziose macchie di colore. Vediamone le carattersitiche e le necessità colturali:

L’eremoro (Eremurus), noto anche con il nome comune di candela del deserto, è un genere di pianta bulbosa appartenente alla Famiglia botanica delle Liliaceae; produce fiori molto piccoli, di colore rosso, rosa, arancione, giallo o cremisi, che crescono riuniti in una grande infiorescenze a forma di spiga appuntita e presenta foglie verde chiaro. Nel suo complesso la pianta è piuttosto grande e può raggiungere anche dimensioni ragguardevoli: la sua altezza può variare da uno a due metri e i fiori possono raggiungere i 60 cm di lunghezza. I fiori, privi di profumazione, fanno la propria comparsa in estate.

Il genere eremoro conta una trentina di specie, fra le più diffuse troviamo:

  • Eremurus bungei;
  • Eremurus himalaicus;
  • Eremurus robustus;
  • Eremurus stenophyllus;
  • Eremurus cleopatra;
  • Eremurus fuscus;
  • Eremurus comosus;
  • Eremurus hybrida.

Piante bulbose: la Fritillaria

fritillaria

Stanchi delle solite coltivazioni monocolore nel vostro giardino? E allora è il momento di ravvivare bordure ed aiuole con una bulbosa che vi regalerà grosse soddisfazioni dal punto di vista estetico, sia per la varietà delle specie che per i diversi colori assunti da ogni singola pianticella.

Stiamo parlando della Fritillaria, il cui nome prende origine dal latino fritillus (ovvero bossolo per dadi), per la conformazione dei fiori e la colorazione a scacchiera. Appartiene alla famiglia delle Liliacee ed è originaria del Sudafrica, da dove poi ha trovato ampia diffusione in tutte le zone temperate dell’emisfero settentrionale.

Può raggiungere i 120 centimetri di altezza, presentando fiori che vanno dal bianco al blu, dal giallo all’arancio, fino al rosso scarlatto, screziati a mo’ di scacchiera, appunto, o in tinta unica. Gli stessi fiori non sono molto gradevoli per l’olfatto, ma offrono uno spettacolo di rara bellezza sia in vaso che in piena terra.

Tecniche di moltiplicazione: “innesto a gemma” e “innesto a marza”

innesto

Come abbiamo gia visto nell’articolo  “Tcniche di moltiplicazione: l’innesto” l’innesto può essere costituito da una semplice gemma comple­tata da una porzione di corteccia o di legno, oppure da un rametto provvisto di varie gemme, secondo la tecnica impiegata per eseguire l’operazione. Si possono così rea­lizzare vari tipi di innesti, oggi vedremo nella fattispecie, l’innesto a gemma e l’innesto a marza.

Negli innesti a gemma: si utilizzano gemme prele­vate dai rami di un anno. Gli innesti a gem­ma si eseguono in primavera e in questo caso si dicono «a gemma vegetante», per­ché dal punto di innesto si sviluppa subito un germoglio.

Quando l‘innesto si esegue in agosto, viene detto a «gemma dormiente», perché la na­scita della vegetazione dotata dei caratteri della pianta da cui l’innesto è stato tolto, av­verrà soltanto nella successiva primavera. L‘innesto a gemma può essere eseguito se­condo varie tecniche:

Piante aromatiche: il finocchio selvatico

finocchio selvatico

Il finocchio selvatico è una pianta erbacea perenne, appartenente alla famiglia delle Ombrelliferae, che cresce spontanea nelle regioni mediterranee e che in Italia è diffusa nelle zone costiere; questo arbusto, il cui nome botanico è Foeniculum vulgare si sviluppa nei luoghi soleggiati, incolti e secchi anche se è possibile trovarlo nelle zone erbose.

Il finocchio selvatico si presenta con il fusto ramificato alto fino 150 centimetri, i fiori piccoli e gialli raccolti in grandi ombrelle con 5 o 6 raggi, in cima ai quali si formano i frutti, generalmente chiamati semi, che possiedono il caratteristico aroma dolce e piccante allo stesso tempo.

Per coltivare il finocchio selvatico è necessario seminarlo in piena terra e non in vaso, in quanto ha bisogno di molto spazio, in un terreno fertile e senza ristagni idrici; in primavera può essere moltiplicato anche per divisione de cespi. Per quanto riguarda la raccolta, bisogna tagliare le ombrelle quando i frutti sono quasi giunti a maturazione e poi batterle per raccogliere i semi; anche le foglie del finocchio selvatico vengono utilizzate, e per poterlo fare al meglio bisogna coglierle in primavere e usate fresche.

Anemone blanda

anemone blanda

L’anemone blanda è una pianta appartenente al genere anemone della famiglia delle Ranunculaceae; rientra, come anemone nemorosa e anemone apennina, nel gruppo delle cosiddette anemoni a fiore di margherita ed è quindi una bulbosa che fiorisce tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera ricoprendosi per alcune settimane di numerosissimi fiori di colore bianco, rosa, lilla o blu, con centro giallo; presenta foglie sono di colore verde scuro, profondamente lobate. Le anemoni blande hanno portamento tappezzante, e crescono circa 15-20 cm in altezza e 7-10 cm in larghezza.

Quanto alle cure colturali, gli anemoni crescono bene in tutte le condizioni di luce, ma, pur non temendo il freddo, preferiscono le posizioni soleggiate o semiombreggiate; non necessitano di grandi quantità d’acqua e sopportano senza problemi brevi periodi di siccità, anche se nel periodo vegetativo è bene annaffiarli con regolarità, soprattutto durante la fioritura. Il terreno ideale deve essere profondo, ben drenato e ricco di materia organica; in primavera è possibile aggiungervi del concime specifico per bulbose.

Adonide, la pianta che aiuta il cuore

adonide

Tra le piante di maggior interesse dal punto di vista officinale merita una particolare menzione l’Adonide, appartenente alla famiglia delle Ranuncolacee ed originaria dell’area mediterranea.

E’ una pianta che può raggiungere i 40 centimetri di altezza, con il suo fusto eretto e le foglie peduncolate. I fiori generalmente sono di color giallo-lucido, ma in alcune varietà possono assumere anche colorazioni differenti (rosso scuro, ad esempio).

L’Adonide è molto diffusa allo stato spontaneo, ma non è raro trovarla in bordure ed aiuole, dove rallegra la vista con i suoi magici colori. Come coltivarla dunque, affinché cresca forte e rigogliosa, dando il meglio di sé?

Piante carnivore, Drosera intermedia

drosera intermedia

La Drosera intermedia è una pianta carnivora appartenente, come la dionea muscipula, il drosophyllum lusitanicum e la drosera capensis dei quali vi abbiamo già parlato, al genere Drosera della famiglia delle Droseraceae; si tratta di una pianta erbacea perenne diffusa in Europa, Nord e Sud America America. Può raggiungere un’altezza di 10 cm e presenta foglie disposte a rosetta ricoperte all’estremità di ghiandole mucillaginose che secernono una sostanza zuccherina atta ad attirare gli insetti che vi rimangono invischiati e vengono digeriti una volta morti.

Nelle zone temperate la drosera intermedia va in riposo vegetativo e durante questo periodo forma una sorta di gemma compatta chiamata hibernaculum grazie alla cui formazione riesce a passare indenne l’inverno; quindi la pianta  si “risveglia” in primavera e continua a svilupparsi fino a formare, da giugno fino a settembre, fiori bianchi raccolti in gruppi, alti fino a 15 cm.

Ixora coccinea, caratteristiche e coltivazione

Ixora

L’Ixora coccinea è un piccolo arbusto originario dell’India appartenente alla famiglia delle Rubiaceae; questa pianta in natura può arrivare ai 150 centimetri di altezza, ma in vaso riesce a mantenersi entro il metro. L’Ixora possiede fusti sottili e legnosi, foglie ovali e lucidi e piccoli fiori a quattro petali generalmente di colore rosso, anche se esistono varietà in giallo, bianco, rosa e arancione. Per ottenere una vegetazione più omogenea è consigliato potare la pianta in autunno, ovvero quando i rami resteranno spogli.

L’Ixora è una pianta che predilige le posizioni luminose, e l’esposizione ai raggi diretti del sole per alcune ore al giorno, infatti teme il freddo e il gelo, e per questo in inverno va accolta in casa, in una zona luminosa e lontano dalle fonti di calore. Nei mesi caldi ha bisogno di essere annaffiata regolarmente, avendo cura di mantenere il terreno sempre umido ma mai con ristagni d’acqua. Ogni 20 giorni circa e opportuno irrorare del concime per piante da fiore unitamente all’acqua di annaffiatura.