Piante da appartamento: le Codonanthe

Codonanthe

Il genere Codonanthe comprende una decina di piante sempreverdi appartenenti alla famiglia delle Gesneriaceae, originarie dell’America centro-meridionale. Queste piante sono caratterizzate dai fusti sottili e poco ramificati, lunghi circa 40 o 50 centimetri, le foglie sono ovali di colore verde scuro e lievemente carnose; durante tutto l’anno producono dei piccoli fiori dalla forma di una trombetta allungata di colore bianco o crema che vengono seguite da bacche dalla forma di una piccola oliva di colore rosso o arancio quando raggiungono la maturazione.

Le Codonanthe sono perfette come piante da appartamento soprattutto se vengono sistemate nei cesti appesi, perché i fusti ricadono in maniera elegante. Tra le varietà più diffuse ci sono la Codonanthe carnosa e la Codonanthe crassifolia, che presenta i fusti sfumati di colore rosso che diventano legnosi.

Drosophyllum lusitanicum

Drosophyllum

Drosophyllum è un genere di piante carnivore appartenente, come la Dionea, alla famiglia delle Droseraceae; il genere conta una sola specie vivente, la Drosophyllum lusitanicum, presente in alcune regioni del Portogallo, Spagna e Marocco. Questa pianta presenta foglie lunghe 20-40 cm che si dipartono da una rosetta centrale; analogamente alle piante insettivore del genere Pinguicula, anche le foglie di Drosophyllum lusitanicum sono dotate in superficie di ghiandole che secernono una sostanza appiccicosa raccolta in gocce piuttosto evidenti e utile alla cattura delle prede, mentre, a differenza delle specie di Drosera, queste non sono dotate di un movimento attivo per intrappolare i malcapitati insetti.

Le Drosophyllum producono dei piccoli fiori (5-7 per stelo) che sbocciano per due-tre volte durante il  periodo vegetativo e seccano dopo non più di un giorno; questi producono delle capsule che contengono ciascuna dai 5 ai 15 semi che possono essere piantati singolarmente per ottenere la moltiplicazione della pianta.

Piante grasse: la Stapelia

stapelia

Nessuna delle piante grasse finora presentate su PolliceGreen riesce ad eguagliare la bellezza estetica della Stapelia, con la sua particolarissima fioritura dagli splendidi colori. Si tratta di una pianta appartenente alla famiglia delle Asclepidacee ed originaria dell’Africa Meridionale, che trova la collocazione ideale anche nei luoghi riparati delle nostre latitudini.

Presenta un fusto carnoso a quattro coste, che può crescere sia in posizione eretta che strisciante. Generalmente la pianta è di colore verde, ma in particolari condizioni ambientali può assumere sfumature rossicce. I fiori invece assumono diverse colorazioni, a seconda della varietà, pur mantenendo una base di rosso scuro.

La forma dei fiori ricorda quella di una stella. con le punte leggermente curvate, regalando uno spettacolo di rara bellezza. Non molto gradevole è invece l’odore, ma tale caratteristica ha una sua utilità, poiché serve ad attirare alcuni insetti responsabili dell’impollinazione.

Pinguicula, ovvero l’erba unta

Pinguicula

La Pinguicula, nota anche con il nome comune di erba unta, è un genere di piante carnivore appartenente alla famiglia delle Lentibulariaceae; se ne contano 80 specie diffuse in Europa, Nord America, Asia settentrionale, America centrale e meridionale, la maggior parte delle quali sono perenni. Queste piante sono dotate di foglie di un bel colore verde brillante disposte a rosetta e ricoperte da una peluria appiccicosa utile per attirare, catturare e digerire non solo zanzare e moscerini, ma anche insetti di grandi dimensioni. A differenza di altre insettivore, come la Dionea, le Pinguicole hanno un aspetto del tutto innocuo e appaiono simili a comuni piante grasse.

In base alla zona climatica di origine le pinguicule possono essere suddivise in due gruppi:

Pinguicole tropicali

Alcune Pinguicole tropicali formano durante l’inverno rosette compatte, succulente e non-carnivore, mentre altre mantengono intatte le foglie carnivore per tutto l’anno.

Pinguicole temperate

Le Pinguicole temperate crescono spontaneamente anche nelle nostre Alpi (P. vulgaris e P. alpina); con l’arrivo dell’inverno le loro foglie si chiudono fino a formare delle piccole palline, dette ibernacoli, che servono a proteggere la pianta dal freddo fino all’arrivo della primavera quando alla schiusa delle foglie segue un’abbondante produzione di fiori.

Zamioculcas zamiifolia

Zamioculcas zamiifolia

La Zamioculcas zamiifolia è una pianta sempreverde succulenta nativa della Tanzania dalla crescita piuttosto lenta ma dalle dimensioni piuttosto imponenti, ideale per chi ha spazio in casa e poco tempo da dedicare alla cura delle piante. La Zamioculcas è costituita da grossi fusti carnosi nei quali crescono foglie cuoiose dall’aspetto lucido, e, se è coltivata bene, durante l’anno produce delle inflorescenze giallo-marrone. La Zamioculcas è la perfetta pianta da appartamento perché è molto resistente e si adatta a qualsiasi coltivazione.

La Zamioculcas ama le posizioni luminose ma lontane dai raggi del sole e d’inverno va ricoverata all’interno in modo da riparla da freddo e posizionarla vicino alla finestra; questa pianta va annaffiata ogni 7 o 10 giorni, facendo attenzione a non provocare ristagni idrici, e da marzo a ottobre le va fornito del concime per piante succulente sciolto nell’acqua di annaffiatura ogni 15 giorni.

Jacobinia, un’esplosione di colore

Jacobinia

Tra le piante più belle ed affascinanti da coltivare tra le pareti domestiche, merita particolare attenzione la Jacobinia, appartenente alla famiglia delle Acantacee ed originaria dell’America centrale e meridionale (il nome deriverebbe proprio da un città del Sudamerica).

E’ una pianta suffruticolsa con foglie opposte dal colore verde lucido e fiori riuniti in spighe o pannocchie, che possono assumere colorazioni diverse a seconda della specie (rosso, rosa o giallo).

Generalmente si coltiva in serra o in casa, ma alcune specie possono resistere anche ad un clima meno mite ed essere collocate in piena terra. In estate, poi, anche la Jacobinia da appartamento può essere spostata all’esterno, in modo che goda pienamente della luce e dell’aria.

Drosera capensis

drosera capensis

La Drosera capensis è una specie di pianta carnivora appartenente, come la Dionea, al genere Drosera; originaria del sud Africa, è una pianta robusta che raggiunge un’altezza di circa 30 centimetri. Possiede foglie lunghe e sottili che crescono a rosetta  e presentano nella parte terminale piccoli tentacoli appiccicosi di colore rosso; è proprio il colore dei tentacoli ad attrarre la preda che, una volta caduta in trappola, viene avvolta lentamente dalla foglia e digerita. Tuttavia, la foglia si srotlola in seguito al processo digestivo solo se la vittima è di piccole dimensioni, diversamente si seccherà  per essere sostituita da nuove foglie.

Si tratta di una pianta molto facile da coltivare in quanto, come molte altre carnivore, la drosera capensis necessita semplicemente di pochi centimetri di acqua piovana o distillata nel sottovaso e di un’esposizione soleggiata. Unico accorgimento necessario, oltre all’evitare accuratamente l’acqua del rubinetto, è il riposo invernale: la pianta può essere posta al riparo in un ambiente a temperatura compresa tra 5 e 10°C oppure tenuta all’aperto tutto l’inverno mantenendo umido il terreno.

Arnica montana contro le contusioni

Arnica Montana

L’arnica montana è un’erba medicinale perenne appartenente alla famiglia delle Asteraceae, alta dai 20 a i 60 centimetri, caratterizzata dai grandi fiori gialli dall’odore aromatico, che sono la parte più usata in fitoterapia. L’arnica montana è nota alle popolazioni europee e ai nativi americani da secoli, anche se è stata descritta per la prima volta nel XVI secolo dal naturalista Tabernae Montanus, che le diede il nome attuale.

L’arnica montana è diffusa nella parte europea che va dalla Penisola iberica alla Scandinavia passando per i Carpazi, mentre è assente in Gran Bretagna e piuttosto rara in Italia; cresce soprattutto nei terreni poveri e dai substrati aridi, comunque sempre nelle zone montane e, infatti, è assente nelle pianure. A causa delle coltivazioni intensive questa pianta sta diventando sempre più rara e infatti appartiene alla flora protetta.

Piante tappezzanti: l’Artiglio del diavolo

artiglio del diavolo

Il nome sembrerebbe fuori luogo per un sito di giardinaggio, ma c’è una ragione ben precisa dietro il curioso appellativo dell’Harpagophytum procumbens, comunemente conosciuto come Artiglio del diavolo.

Secondo alcune fonti, tale denominazione deriverebbe dalla capacità delle radici (fatte ad uncino) di pungere le zampe degli animali che vi si avvicinano, provocando poi un dolore tale da farli saltare come indemoniati. Secondo un’altra tesi, invece, gli animali resterebbero impigliati e, non riuscendo a liberarsi, sarebbero condannati a morire di fame.

Qualunque sia la sorte delle povere bestie, comunque, è chiaro che ci troviamo di fronte ad una pianta che produce radici molto pericolose, capaci di intrappolare e colpire con delle punture micidiali. Tuttavia, non bisogna lasciarsi spaventare dalla pericolosità della pianta ed è opportuno invece considerarne l’aspetto ornamentale ed officinale.

Tecniche di moltiplicazione: l’innesto

innesto

L’innesto è una tecnica di moltiplicazione delle piante che si realizza con la fusione di due parti di esse, ovvero quella basale chiamata portinnesto o soggetto, e quella aerea denominata nesto o oggetto; a volte l’innesto può essere realizzato con l’aiuto di una terza parte definita intermediario. In pratica l’innesto consiste nel saldare sul portinnesto una parte del nesto, cioè una porzione di ramo o una gemma, ottenendo, così, un’unica pianta formata da due parti diverse, la cui fusione avviene grazie al callo che si compone tra le due superfici tagliate.

L’innesto è molto usato in floricoltura, in frutticoltura e nel giardinaggio soprattutto per la moltiplicazione delle piante legnose, sporadicamente per quelle erbacee. Per far riuscire bene l’innesto è necessario creare dei tagli il più possibile coincidenti e nel periodo più propizio ovvero in primavera e alla fine dell’estate.

Tarassaco, ovvero il dente di leone

Tarassaco

Il tarassaco è il classico fiore giallo che si trova nei prati, meglio conosciuto come “dente di leone” e “piscialletto”; il suo nome botanico è Taraxacum officinale, e si caratterizza per i suoi fiori dal colore giallo brillante che appaiono nei prati tra aprile e ottobre, e per la sfera lanuginosa che si forma al termine della fioritura, comunemente chiamata “soffione”, perché di solito i bambini si divertono a soffiarne gli acheni che si disperdono nell’aria, diffondendone i semi.

Il tarassaco è una pianta dalle grandi proprietà medicinali e nutritive, ad esempio le sue foglie sono ricche di vitamine e di sali minerali e possono essere mangiate crude in insalata, e i suoi frutti, ovvero delle piccole bacche, sono ricchi di vitamina C; in fitoterapia, oltre alle foglie vengono utilizzate soprattutto le radici, che sono raccolte in primavera, e che possono essere mangiate crude in insalata o anche cotte; molte ricerche hanno dimostrato che la radice di tarassaco favorisce a prevenzione dei calcoli e stimola le funzioni epatiche.

Vediamo adesso quali sono i principali impieghi del tarassaco in fitoterapia; il decotto di radici è utile per tonificare e calmare le irritazioni della pelle, l’infuso è adatto per chi soffre di stitichezza o di cattivo funzionamento del fegato, e inoltre è un buon diuretico; se il problema è una costante sensazione di stanchezza, l’ideale è una cura a base di steli fioriti da mangiare in insalata una volta staccato il fiore, perché servono a ridare vigore all’organismo.

Maggiociondolo, una macchia di giallo in giardino

maggiociondolo

Se avete l’esigenza di creare una macchia di colore nel vostro giardino, il Maggiociondolo può fare al vostro caso, con la sua splendida fioritura gialla e la straordinaria bellezza delle forme.

Il nome botanico è Laburnum anagyroides, mentre il nome comune deriva dalla caratteristica conformazione (somiglia ad un ciondolo, appunto) e dal periodo di fioritura. Fa parte della famiglia delle Fabacee ed è originario dell’Europa centro-meridionale, da dove si è diffuso nel resto del Vecchio Continente ed in Asia.

Può raggiungere i 6 metri di altezza, anche se spesso viene lasciato crescere in forma arbustiva per rallegrare aiuole e bordure. In Italia è molto diffuso allo stato spontaneo, specie nei boschi di latifoglie, dove trova la collocazione ideale accanto a Castagni, Carpini e Faggi.

Dionaea muscipula

dionaea_muscipula

La Dionaea muscipula, nota anche con il curioso nome comune di venere acchiappamosche, è una pianta carnivora appartenente alla famiglia delle Droseracee; si tratta di una piccola pianta erbacea perenne (da adulta misura fra 10 e 15 centimetri), le cui foglie, che appaiono simili a una bocca piena di denti aguzzi, sono disposte a rosetta attorno ad un punto centrale.

Queste appaiono rivolte verso il basso durante l’inverno, mentre in estate si ergono verso l’alto assumendo colorazioni vivaci nelle sfumature del rosso; tra maggio e giugno al centro della rosetta fa la propria comparsa uno stelo piuttosto lungo dotatao all’estremità di fiori bianchi a grappolo. All’interno della foglia sono disposti sei piccoli sensori, che se sfiorati la fanno chiudere di scatto rendendola una vera e propria trappola per i malcapitati insetti.

Camellia Japonica “Charles Cobb”: caratteristiche e cure

Camellia Japonica Charles Cobb

La Camellia japonica della varietà “Charles Cobb” è una bellissima pianta dal fiore doppio con petali che, una volta aperti, si presentano disposti in modo irregolare, di colore rosso intenso con delle piccole antenne gialle tra i petali; le foglie sono lucide, dalla forma ovale e dal margine seghettato. Questa pianta si trova fiorita già a partire da fine anno. 

Quando decidete di acquistare una Camellia Japonica “Charles Cobb” sceglietene una ad inizio fioritura per essere certi della corrispondenza fra cartellino e varietà indicata; questa pianta richiede un’ombreggiatura parziale nelle ore centrali, specie nelle regioni calde; durante la stagione estiva va innaffiata anche tutti giorni, usando acqua morbida. Il terreno deve essere soffice e leggero, ricco di sostanza organica e ben drenato, ovvero che trattiene l’umidità.