Come realizzare un centrotavola di Natale con le piante

centrotavola natale

Mancano pochi giorni al Natale e siamo tutti indaffarrati nella corsa all’ultimo regalo (tredicesima permettendo, naturalmente). Ma tra una faccenda e l’altra non dimentichiamo di preparare qualcosa di speciale per la nostra tavola e non solo per quanto riguarda il tradizionale pranzo in sé.

Sarebbe carino, infatti, arredare la mensa con una nostra creazione, qualcosa di originale che ci valga i complimenti degli ospiti o semplicemente qualcosa che arricchisca nel migliore dei modi il tavolo della cucina o del salotto nel periodo delle feste.

Che ne dite allora di un bel centrotavola natalizio creato con le nostre mani, utilizzando magari piante, fiori secchi, pigne e rametti d’albero? La realizzazione è molto semplice e non richiede chissà quanto tempo, regalandovi alla fine un ottimo motivo di soddisfazione personale. Siete pronti a far uscire l’artista che è in voi?

Schefflera, la pianta delle “scintille”

Schefflera

II nome scientifico della Schefflera deriva da quello del naturalista J.C. Scheffler, vissuto a Danzica dove si occupò di insegnamento e di ricerche in campo botanico.

La schefflera è stata portata in Europa solo nel 1700 e per lungo tempo essa è stata confusa con le aralie, errore che del resto viene spesso compiuto anche oggi, soprat­tutto quando gli esemplari sono ancora mol­to giovani e, quindi, non ancora ben carat­terizzati.

È interessante ricordare che presso le tribù dei Maori, nella Nuova Zelanda, il legno della Schefflera digitata, che è molto tenero, viene utilizzato per ottenere il fuoco median­te la frizione di due legni secchi, di diver­sa durezza, che vengono sfregati tra di loro sino a farne scaturire la scintilla.

La schefflera si impiega come una comune pianta da appartamento, ma con una parti­colare attenzione alla «forma» di questi arbusti che, se hanno una caratteristica, di­ciamo così, negativa è quella di possedere una chioma piuttosto disordinata e che si allarga in modo irregolare.

Litchi, il frutto che viene dall’Oriente

Litchi

Il litchi è un albero da frutto molto diffuso in Estremo Oriente, ed è presente sul mercato italiano in molte varietà, anche se se quella cinese è senza dubbio la migliore. In natura, gli alberi di litchi possono raggiungere i 15 o 20 metri d’altezza, grazie ad una chioma di forma tondeggiante molto densa; possiedono foglie pinnate e lucide di colore verde scuro. In primavera spuntano i fiori ai quali seguono i frutti che maturano alla fine dell’autunno.

I frutti del litchi sono simili a grosse noci dal guscio ruvido e rosato, e al loro interno contengono la polpa di colore bianco, molto succosa e zuccherina, e un seme marrone non commestibile. Il momento migliore per gustare il litchi è quando questo raggiunge il culmine della maturazione, ovvero quando il frutto presenta una aspetto fresco e un profumo intenso.

Il frutto del litchi può essere conservato anche per un paio di settimane a temperatura ambiente; per gustare al meglio il suo spore deve essere mangiato al naturale, ossia incidendo il guscio a metà, eliminando il nocciolo e mangiando la polpa, ma può essere usato anche come ingrediente di cocktails e di insalate di frutta.

Piante medicinali: la Genziana

genziana

Benvenuti all’ennesimo appuntamento con le piante medicinali, quelle che, oltre ad ornare il nostro giardino, ci regalano preziosi aiuti per la salute, sostituendo o integrando la medicina tradizionale. Oggi ci occupiamo della Genziana, pianta appartenente alla famiglia delle Gentianacee ed originaria dell’Europa, dell’Asia e di alcune zone dell’America settentrionale.

Alle nostre latitudini è più facile trovarla nelle zone alpine ed appenniniche, dove trova l’ambiente migliore per crescere e proliferare, grazie alla grande resistenza alle temperature più basse.

Come riconoscere una pianta di Genziana? Cominciamo col dire che può raggiungere i due metri di altezza, con le sue foglie opposte ed i fiori a forma di imbuto dal colore ora blu (tipico dell’emisfero settentrionale) ora rosso (sulle Ande) ora bianco (diffuso soprattutto in Nuova Zelanda).

Papiro, carta degli Egizi

papiro

II nome di questa antica, interessante e cu­riosa pianta, deriva da quello dell’isola di Cipro ed è curioso rilevare che, un tempo, Cyperus era la denominazione greca di una specie aromatica, non meglio identificata, con cui gli Sciti preparavano unguenti ed aromi che usavano durante l’imbalsamazio­ne dei loro re e del gran sacerdote.

È del tutto ignota la ragione per cui Linneo, il grande naturalista svedese considerato il padre della sistematica moderna, abbia scel­to proprio questo nome per indicare la pian­ta di cui ci stiamo occupando.

Il significato simbolico di questa pianta è «tutte le cose che non saprei mai dirti a voce».

Piante da appartamento: consigli utili per la coltivazione

piante da interno

L’inverno bussa prepotentemente alla porta e non c’è periodo migliore di questo per dedicarsi in maniera costante alle nostre care piante d’appartamento, quelle che rallegrano l’ambiente nel periodo più freddo e triste dell’anno.

E allora ecco qualche consiglio per una buona riuscita nella coltivazione, tenendo conto comunque che non tutte le piante hanno le medesime esigenze e che è opportuno consultare le varie schede di presentazione prima di avventurarsi nella cura del nostro giardino interno.

Ci sono tuttavia delle regole ben precise da tenere a mente qualunque sia la pianta che abita il nostro salotto o la mensola della cucina, ed è proprio a questo argomento che dedichiamo la nostra attenzione in queste poche righe. Cominciamo allora dalla collocazione: dove piazzare la nostra pianticella affinché cresca forte e rigogliosa? Tenendo conto che le piante per sopravvivere hanno bisogno di luce, la collocazione ideale è in prossimità di finestre e vetrate, facendo in modo che il sole non le baci in modo diretto, perché il vetro, fungendo da lente, creerebbe delle fastidiose bruciature sulle foglie.

Pandano, albero a vite

pandano

L’origine del nome di queste piante è assai antica e si riferisce direttamente al termine malese pandang che gli indigeni del grande arcipelago asiatico usano per indicare, ap­punto, le grandi distese di pandani, alti an­che 10-15 metri che affiorano dalle paludi o lungo i bordi delle lagune sorretti da alte ra­dici che sembrano vere e proprie zampe. Gli inglesi chiamano i pandani «albero a vite» o «pino a vite» per indicare la strana inser­zione a spirale delle foglie sul tronco. In In­dia, i germogli del «cavolo-palmizio» o Pandanus odoratissimus o P. utilis, costitui­scono una vera e propria leccornia e una provvida risorsa alimentare.

Dato che il pandano non emette corolle di particolare bellezza, la simbologia floreale lo ignora del tutto; viceversa è bene ricordare che nelle Filippine e in Malesia esso è con­siderato sacro, tanto è vero che fra le alte zampe delle sue radici non è raro vedere i resti di antiche pagode o di templi votivi.

L’utilizzazione del pandano è quella comu­ne a tutte le piante d’appartamento, senza dimenticare che i pandani, purché in clima favorevole, possono costituire un ottimo ele­mento decorativo anche per il giardino, so­prattutto se questo ha una impostazione di stile mediterraneo o addirittura esotico, con molte piante grasse, rocce e stagni con spe­cie acquatiche, papiri, fior di loto e così via. Per ovviare al colore polveroso che spesso assumono, si deve ricorrere a frequenti spruz­zature con un buon lucidante fogliare.

Alchechengi: la pianta dalle bacche rosse

alchechengi

L’alchechengi, il cui nome botanico è Physalis alkekengi, è una pianta erbacea perenne, coltivata come annuale, considerata una pianta molto ornamentale: non a caso i suoi fiori si possono conservare in inverno all’interno di vasi senza acqua per decorare gli ambienti della casa. Il fusto dell’alchechengi è piuttosto flessibile e può raggiungere una lunghezza di 70 centimetri, le foglie sono appuntite e coperte da un lieve peluria.

L’alchechengi è una pianta molto apprezzata anche per i suoi frutti commestibili, vale a dire delle bacche rosse, della grandezza di una ciliegia, a forma di lanterna racchiuse in un calice dal colore rosso-arancio. I frutti dall’alchechengi si raccolgono quando sono ben maturi, vale a dire nel mese di agosto; possiedono un sapore acidulo ma gradevole, e sono ricchi di carotenoidi e vitamina C, oltre a proprietà rinfrescanti e diuretiche, e si trovano in questo periodo usati come ingredienti di marmellate o come decorazioni di pasticceria.

Dicentra spectabilis, ovvero il Cuor di Maria

cuor di maria

Di fiori dalla forma stravagante ne abbiamo descritti parecchi sulle pagine di PolliceGreen, ma quello che andiamo a presentare oggi li batte tutti in quanto a particolarità e stranezza. Parliamo della Dicentra spectabilis, appartenente alla famiglia delle Papaveracee ed originaria di Cina, Giappone ed America Settentrionale.

Si tratta di una pianta erbacea rustica, sia eretta che rampicante, con foglie sottili di colore verde chiaro e fiori molto caratteristici a forma di cuore. Ed è proprio per la particolare conformazione delle infiorescenze che la Dicentra spectabilis viene detta anche Cuor di Maria ed usata per arredare gli altari della Madonna nel mese di maggio, quando esplode nella sua meravigliosa fioritura rosa o bianca (nella varietà Alba).

Nidulario, abbeveratoio naturale

Nidularium

II nome scientifico del Nidularium deriva dal vocabolo latino nidulus, diminutivo di nidus (nido) a indicare la particolare disposizione dell’infiorescenza che nasce, di solito, dal centro della rosetta di foglie centrali, dispo­ste, appunto, come in un nido.

Queste belle piante erano del tutto scono­sciute in Europa, sino alla metà dell’ ‘800, ma in seguito si diffusero con un ritmo assai veloce, in considerazione della bellezza e del valore decorativo delle varie specie. Ad ac­crescere l’interesse del pubblico nei con­fronti del Nidulario, contribuì senz’altro la creazione di moltissimi ibridi, ottenuti do­po lunghi ed elaborati incroci, che presenta­no fogliame variamente striato e macchiato, ravvivato al centro dalla inconfondibile ro­setta rossa, porpora o corallo da cui si alza, snello ed elegante, lo stelo che porta l’infio­rescenza che può essere bianca, viola o blu.

Una curiosità scientifica riguarda l’abitudine di alcuni rettili, dei minuscoli uccelli «mo­sca» e dei colibrì, di andare ad abbeverarsi proprio nella pozzetta d’acqua che si for­ma nel cuore dei Nidulari, al centro della rosetta di foglie.

I fiori di Bach

fiori di bach

I fiori di Bach sono una cura basata sulla floriterapia, ovvero la terapia con i fiori, ideata dal medico gallese Edward Bach, il quale sosteneva che per curarsi sono fondamentali la prevenzione e la conoscenza di malesseri psicologici che specificherebbero quelli fisici.

Secondo il dottor Bach, ogni fiore sarebbe in grado di curare un disagio psicologico artefice di quello fisico. Sulla base di questo principio, e sul quello secondo il quale le terapie devono essere semplici e accessibili a tutti, il dottor Bach ha distinto 38 “tipi comportamentali” ai quali corrispondono 37 fiori e un’acqua di fonte, dalle proprietà energetiche tali da curare l’organismo.

Bach sosteneva che i fiori rilasciano la loro energia nell’acqua e che, per questo, devono essere messi in una ciotola di acqua pura e trattati secondi precisi metodi da lui indicati; inoltre, sempre secondo il dottor Bach, i fiori dovevano essere raccolti al massimo della fioritura durane le prime ore di un mattino assolato.

Funghi delle piante: il mal bianco

mal bianco

Lo oidio è un fungo delle piante conosciuto come mal bianco o nebbia che si sviluppa soprattutto in condizioni di umidità e di scarsa aerazione. Il mal bianco è molto diffuso nelle zone settentrionali e si manifesta con una decolorazione delle foglie, che altro non è che la manifestazione visiva dello sviluppo del fungo; nelle parti decolorate, la foglia ingiallisce e poi si secca, oppure vi si formano dei piccoli fori.

Lo oidio prolifera nelle zone umide e calde, vale a dire in quelle con temperature superiori agli 8°C ma inferiori ai 30°C,  cioè in autunno e in primavera; la diffusione del mal bianco è dovuta ai venti che disperdono le spore, mentre le piogge contribuiscono ad allontanarlo.

Fresia, il segreto del migliore profumo francese

fresia

La fresia è sicuramente una delle piante più apprezzate per la bellezza dei fiori e il loro soave profumo, ancor più preziose per la possibilità di far schiudere queste delicate corolle in pieno inverno, grazie a un sem­plice sistema di forzatura attuabile solo in serra.

Ma passiamo al nome scientìfico della fre­sia, nome che ricorda il naturalista tedesco F.H. Theodor Freese vissuto nell’ ‘800 e che si dedicò in modo specifico allo studio del­la flora spontanea del continente africano. Nei paesi di origine le corolle della fresia vengono impiegate per intrecciare collane e ghirlande che vengono indossate durante le cerimonie rituali.

Alla fresia vengono anche attribuiti poteri magici e particolari influssi sull’animo fem­minile, per cui non è raro che gli stregoni ordinino pozioni o unguenti in cui il pro­fumo delle fresie assume un ruolo predomi­nante.

A proposito di profumo, è opportuno ricor­dare che dai fiori di cui stiamo parlando, si estrae una preziosa essenza che entra come base nella formula delle più note e costose essenze francesi.

Piante da appartamento: la Maranta

maranta

Ancora una volta rivolgiamo la nostra attenzione alle piante da tenere in casa in questo periodo del’anno, quando i lavori all’aria aperta vengono quasi abbandonati per via del freddo pungente. Oggi ci occupiamo della coltivazione della Maranta, una splendida pianta da appartamento, che comprende all’incirca 25 specie, una più bella dell’altra per la colorazione caratteristica delle foglie.

Appartiene alla famiglia delle Marantacee e deve il nome a Bartolomeo Maranta, medico e botanico del 1500. E’ originaria del Brasile e della Guyana equatoriale, sebbene poi abbia trovato ampia diffusione in tutte le zone temperate del pianeta. Alle nostre latitudini, dove non mancano gelate notturne nel periodo invernale, è consigliabile coltivarla all’interno delle pareti domestiche per poterne apprezzare meglio la bellezza durante tutto l’anno.

Riconoscere una Maranta nel marasma di un vivaio è abbastanza semplice, per via delle foglie molto grandi, che presentano il più delle volte striature e venature piuttosto appariscenti. I fiori invece sono abbastanza piccoli, solitamente di color bianco e talvolta riuniti in spighe.