Passiflora, il fiore della passione

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Correva l’anno 1600 (decennio più decennio meno) ed i Gesuiti decisero di chiamare Passiflora un fiore del tutto particolare, che ricordava nella forma i simboli della passione di Cristo. In lui i missionari vedevano raffigurata la corona di spine (la raggiera centrale), i chiodi (i tre stili), la spugna imbevuta di fiele (gli stami) e la frusta con cui veniva percosso (i viticci). Di qui appunto il nome “fiore della passione” (da passio e flos), mantenuto poi da Linneo nella classificazione di metà settecento.

Si tratta di un fiore appartenente alla famiglia delle Passifloracee, che comprende più di 400 specie sempreverdi sia erbacee che arbustive. Proviene dall’America centro-meridionale (in particolare da Brasile e Messico) e predilige il clima temperato, al punto che in molte regioni d’Italia è difficile coltivarla per via degli inverni rigidi.

Nel nostro Paese generalmente si coltiva la Passiflora Cerulea, una delle poche specie capaci di resistere alle gelate dei mesi più freddi. Questa particolare varietà è caratterizzata da un splendida fioritura, che si manifesta da giugno a settembre, con fiori di color bianco-verdastro che possono raggiungere i 12 centimetri di diametro. Spettacolare è poi l’arcobaleno della corona, con filamenti di colori diversi (blu all’apice, bianco al centro e bruno alla base).

La Digitale, il ditale della Madonna

-Digitale

L’origine del nome di queste piante è molto semplice e si riferisce alla forma del loro fiore del tutto simile a un digitus, ossia a un ditale. Nota sin dall’antichità, tanto da essere citata dal poeta Ovidio nelle « Metamorfosi », la digitale è nota per le sue proprietà medicinali, valide soprattutto nelle malattie di cuore, ma non bisogna dimenticare che questa pianta è inclusa fra le specie velenose e quindi deve esser usata solo su prescrizione medica.

Comunemente, essa è nota anche come « ditale della Madonna » o « cornucopia ».

Inutile dire che le stupende infiorescenze della digitale ne fanno una delle piante più apprezzate per la decorazione del giardino e del balcone, purché in vasi abbastanza profondi.

In genere, le digitali stanno bene in gruppo, al centro del tappeto verde, ma si dimostrano altrettanto decorative se disposte in bordure o raggruppate a semicerchio alle spalle di una antica statua. I fiori recisi durano a lungo, ma bisogna avere l’accorteza di raccogliere gli steli quando non tutte le corolle sono ancora aperte, ma già si sono schiusi i primi fiori in basso.

La propagazione delle piante grasse

piante grasse

La propagazione delle piante grasse è piuttosto facile; la moltiplicazione vegetativa è la tecnica più rapida per ottenere nuove piante ed è l’unico sistema per poter riprodurre gli ibridi. La semina è un metodo più lento, ma permette di ottenere molti esemplari e di creare nuovi incroci in modo estremamente economico.

La tecnica più comune di moltiplicazione vegetativa è la talea, che consente di ottenere nuovi esemplari con le stesse caratteristiche della piante madre. Molte piante grasse emettono rami laterali che si possono staccare facilmente con una semplice trazione, oppure si può prelevare una talea di fusto, tagliando la parte apicale con un coltello sterilizzato e molto affilato. La talea va lasciata su un ripiano a riposare per circa una settimana affinché si cicatrizzi la superficie di taglio.

Alcune piante grasse si possono moltiplicare facilmente per talea di foglia; staccate delicatamente una foglia da una rosetta o da un fusto, e lasciatela riposare qualche giorno affinché si formi il callo, quindi piantatela inserendo la base in sabbia quasi asciutta. Dopo una settimana inizierà a formarsi una nuova piccola rosetta, e la foglia da cui eravate partiti avvizzirà; a questo punto potete iniziare a bagnare, ma con moderazione.

Piante acquatiche, i fior di loto

fior di loto

Con il nome di fior di loto si indicano due specie di piante acquatiche appartenenti al genere Nelumbo, della famiglia delle Nelumbonaceae, originarie di Asia, America e Australia. Più precisamente, si tratta delle specie Nelumbo lutea e Nelumbo nucifera che, come le ninfee, sono impiegate per dare un tocco di magia a stagni o piccoli invasi di acqua in giardini e boschetti.

La nelumbo nucifera, meglio nota con il nome di fiore di loto asiatico, è caratterizzata da grandi foglie (possono raggiungere fino a 60 cm di diametro) dall’aspetto ceroso, fiori rosa profumati e frutti ornamentali che una volta essiccati entrano a far parte di deliziose composizioni floreali. Si tratta di un fiore sacro per buddisti e induisti i quali lo considerano, fra l’altro, simbolo di purezza per la sua caratteristica di emergere candido da terreni fangosi.

La nelumbo lutea (o loto americano) è originaria dell’america centro-meridionale, ma viene coltivata nell’america del nord dai nativi per l’uso alimentare di semi e rizomi. E’ caratterizzata da fiori profumati e di colore giallo.

Tecniche di propagazione: la Talea

talea

Nei blog dedicati alla nobile arte del giardinaggio capita spesso di imbattersi nel termine “talea”, ma siamo sicuri di conoscerne il significato preciso? Per aiutarvi nella comprensione, vi proponiamo una breve guida, nella speranza che possa esservi utile ad “allenare” il vostro pollice verde.

Con il termine talea si indica un frammento della pianta, opportunamente tagliato e posto nel terreno o in acqua, che riesce a a rigenerarsi ed a moltiplicarsi, dando vita ad una sorta di clone della pianta stessa.

Generalmente per una buona riuscita dell’operazione si preferisce affidarsi alle talee di ramo, ma per alcune piante è possibile utilizzare anche altre parti della pianta, come ad esempio la radice o la foglia, capaci anch’esse di formare degli apparati radicali tali da generare una nuova vita.

La dafne per decorare il vostro giardino

dafne giusta

II nome di queste piante è stato preso in prestito nientemeno che dal lauro; infatti, i Greci chiamavano « Daphne » quello che noi oggi conosciamo come alloro o lauro, e data la somiglianza del fogliame dei due generi, l’antica denominazione greca è rimasta, appunto, alla dafne.

Un tempo, da queste piante si ricavava una polvere starnutatoria, le bacche servivano a preparare un energico emetico e con il fogliame ridotto in cataplasma si curavano un sacco di malanni. Ora, ci si è accorti che tutta la pianta della dafne, corteccia compresa, è piuttosto velenosa e allora il suo uso si limita al puro ambito ornamentale.

Come abbiamo detto, l’impiego delle dafne si limita alla decorazione del giardino, sia come elemento singolo, sia in gruppo o addirittura per creare brevi tratti di siepi. È possibile utilizzare le varietà nane anche sulle roccaglie oppure coltivarle in grandi vasi, dove vegetano e fioriscono benissimo purché abbiano a disposizione terreno calcareo e piuttosto sabbioso e la loro posizione sia ben riparata dal sole e dal vento. Le dafne, infatti, non sopportano il clima troppo rigido o soggetto a sbalzi  improvvisi.

Se esistono piante difficili queste sono proprio le dafne che inspiegabilmente vegetano in modo splendido in una posizione e non attecchiscono per niente a pochi metri di distanza.

La ginestra, coltivazione e cure

Ginestra

Al genere Genista appartengono 75 specie di piante arbustive ed arboree rustiche, di facile coltivazione. Originaria dell’Europa, Asia Minore e Africa settentrionale, la Ginestra appartiene alla famiglia delle Papilionaceae. Queste piante sono particolarmente indicate per essere messe a dimora in giardino in questo periodo dell’anno, in piena terra, come esemplari isolati, per rivestire piccole scarpate o per decorare il giardino roccioso.

Prediligono posizioni soleggiate e, in questo caso, i fiori che sbocciano durante l’estate assumono colorazioni più accese; una volta poste a dimora, le piante devono essere abbondantemente annaffiate; durante l’inverno annaffiate solo in mancanza di piogge.

Piante acquatiche, le ninfee

ninfea alba

Le ninfee sono forse le più note fra le piante acquatiche. Appartengono alla famiglia delle Nymphaeaceae e comprendono una cinquantina di specie solo una delle quali, la Nymphaea Alba, cresce spontaneamente in Italia. Sono caratterizzate da grosse foglie galleggianti e da voluminosi fiori, galleggianti anch’essi, che possono raggiungere i 10 cm di diametro.

Distinguiamo ninfee rustiche e ninfee tropicali, le prime sono molto resistenti al freddo e si adattano quindi alla coltivazione in tutto il Paese, le seconde invece sono più indicate nei climi miti. Entrambe vantano varietà molto belle ma le ninfee tropicali hanno il vantaggio di produrre fiori odorosi, in entrambi i gruppi questi hanno però vita breve e si appassiscono nel giro di pochi giorni: ma la pianta non rimane mai sfiorita perchè ne emette di continuo da giugno a settembre.

Le ninfee vanno poste a dimora ad Aprile-Maggio all’interno di contenitori molto capienti riempiti di sabbia, terriccio universale e farina di ossa i quali vengono ancorati sul fondo di un laghetto, profondo da un minimo di 40 cm a un massimo di 2 metri a seconda della specie prescelta, posto in pieno sole o in penombra. Le foglie crescono sul fondo arrotolate e si srotolano una volta raggiunta la superficie mostrando la pagina superiore di colore verde intenso e la pagina inferiore di colore rosso.

Gelsomino, varietà e cure

gelsomino

Quello che chiamiamo comunemente Gelsomino altro non è che una varietà del Jasminum, genere appartenente alla famiglia delle Oleacee, proveniente dalle zone temperate del Pianeta. Si tratta di una pianta arbustiva o rampicante, coltivata per lo più a scopo ornamentale, anche se bisogna riconoscergli delle proprietà officinali (specie nell’industria dei profumi) e omeopatica (contro influenza, mal di testa e raffeddore).

Avere cura di una pianta di Gelsomino è operazione piuttosto semplice, purché si rispettino le esigenze di luce (abbondante, ma proteggendo la pianta dai raggi diretti del sole), acqua (poca in inverno, specie per le piante coltivate in serra) e temperatura (attenzione alle gelate della stagione rigida).

Queste sono le norme generali da seguire per una buona coltivazione,  ma è chiaro che ogni specie di Jasminum abbia delle richieste particolari da presentare alla mano del giardiniere. E allora andiamo a conoscere più da vicino le varietà più diffuse di questa splendida pianta, che appaga la vista e l’olfatto con i suoi profumatissimi fiori bianchi o gialli.

Il crespino, ottimo arbusto decorativo

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II nome di queste piante deriva da un vocabolo arabo,  harbaris,  con cui si indicavano i frutti di queste piante,  assai apprezzate come essenza medicinale anche dai seguaci della Scuola salernitana.  Ancora oggi,  del resto,  la medicina popolare attribuisce al crespino notevoli qualità terapeutiche, valide soprattutto nella cura della malaria.

I botanici ritengono che il crespino possegga un rudimentale sistetna nervoso,  viste le strane reazioni di queste piante poste a contatto di particolari sostanze tossiche.

Con il crespino si realizzano belle siepi, anche difensive vista la presenza delle lunghe e acute spine che caratterizzano molte specie del genere; altrettanto interessante l’impiego del crespino come gruppi o in esemplari isolati, oppure per ricoprire scarpate anche molto ripide. È possibile anche la coltura in grandi vasi per la decorazione dei balconi.

Le piante del mese di Ottobre

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Una delle specie con il maggior risalto di colori durante il mese di Ottobre è senz’altro l‘Astro perenne, più noto come «ottobrino» e come «settembrino», dai piccoli e numerosissimi fiori azzurri, lilla o porpora.

Fioriscono anche le gialle Stenbergie, simili a grossi Crochi e che sulle roccaglie e nel sottobosco si confondono, appunto, con i Crochi autunnali gialli o colore del glicine. In attesa che si schiudano le gonfie corolle dei Crisantemi a grande fiore, purtroppo considerati in Italia il simbolo della mestizia, mentre in gran parte del mondo sono ritenuti di buon augurio, possiamo godere l’intensa macchia di colore dei «coreani», i crisantemi a piccolo fiore, dalle mille sfumature.

Sono ancora in fiore le ultime Canne Indiche e molte varietà di Dalia, mentre sui rosai i boccioli vanno assumendo di giorno in giorno   una forma sempre  più  allungata e turbinata a causa della lentezza con cui le corolle giungono a schiudersi.

Sugli alberi e sugli arbusti, come i clerodendri e i cotognastri, i piracanta e la callicarpa, le bacche vanno prendendo colore, quasi a volerci ripagare delle fioriture che stanno per finire e del grigiore che presto si stenderà sul nostro piccolo mondo verde.

Strelitzia, uccello del Paradiso

Strelitzia

La Strelitzia è uno dei fiori più eleganti offerti dalla natura, sia per la forma assolutamente regale che per la colorazione del tutto particolare. Appartiene alla famiglia della Musacee e comprende cinque specie di arbusti e alberi a palma, che si differenziano per grandezza e tonalità di colore. Venne chiamata Strelitzia a metà del 1700 per rendere omaggio a  Sophia Carlotta di Mecklenburg-Strelitz – grande appassionata di botanica – divenuta regina di Gran Bretagna e Irlanda dopo aver sposato Giorgio III.

La specie più conosciuta è senza dubbio la Strelitzia Reginae (o Uccello del Paradiso), originaria dell’Africa meridionale e caratterizzata da foglie ellittiche dal colore verde brillante e sfumature bluastre, che possono raggiungere i 30-40 centimetri di lunghezza. Uno spettacolo tutto da gustare, insomma, che diventa ancor più piacevole nel periodo della fioritura, quando sbocceranno fiori formati da sepali giallo-arancio divisi da petali blu.

Ci sono poi specie meno conosciute, ma ugualmente eleganti, come la Strelitzia Alba (con fiori bianchi e brattea color porpora) e la Strelitzia Nicolai (con fiore azzurro, lilla o bianco e brattee color rosso scuro).

Le compositae

margherite e composite

La famiglia delle Compositae comprende circa 14mila specie spontanee in Asia, in America, in Europa. Tutte sono accomunate dal fiore piatto con petali lunghi e sottili disposti a raggiera intorno a un disco centrale. I fiori possono essere semplici o doppi: i primi, caratteristici delle specie spontanee, sono costituiti da una sola fila di petali, mentre quelli doppi, che presentano un numero di petali maggiore disposti su più file, sono tipici delle specie ornamentali coltivate.

Fra le composite più note e diffuse troviamo: Aster, Bellis, Calendula, Chrysantemum, Erigeron, Felicia, Gaillardia, Helianthus, Rudbeckia.

Aster: E’ un genere che comprende circa 500 specie perenni e biennali, erbacee e arbustive tutte caratterizzate da una fila di petali bianchi, azzurri o rossi disposti intorno a un disco centrale giallo. Sono adatte alla coltivazione in giardino roccioso, bordura e per la produzione di fiori recisi. Appartengono a questo genere amello e settembrini.

Bellis: Comprende 15 specie di piante rustiche e perenni tra cui la bellis perennis, ovvero la classica margheritina, detta anche pratolina o fior gentile. Sono adatte per la coltivazione in vaso e per la creazione di prati fioriti.

Calendula: E’ una pianta che si presta anche alla coltivazione in vaso. Comprende circa 30 specie di piante erbacee annuali.