Alberi da frutto: il Cotogno

La Cydonia oblonga (Cotogno o Melo Cotogno) è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Rosacee ed originario dell’Asia Minore e del Caucaso. E’ caratterizzato da fusti contorti che possono raggiungere i sei metri di altezza. Le foglie possono assumere forme diverse a seconda della specie (allungata, ovale o rotonda), ma in ogni caso sono di colore verde scuro sulla pagina superiore e verde chiaro su quella inferiore. I fiori sono di grandi dimensioni, solitari, di colore bianco o rosa, e fanno la propria comparsa nel periodo primaverile (a volte a fine inverno, se il clima è particolarmene mite).

Alle nostre latitudini la Cydonia oblonga cresce per lo più allo stato spontaneo, ma ciò non significa che non possa essere coltivata in ambiente domestico, per decorare il giardino o per la produzione di mele cotogne, molto apprezzate in ambito alimentare o come  curative per alcune patologie dell’apparato digerente.

Come scegliere le forbici per la cimatura delle piante

Tra le cure di settembre da dedicare a piante e siepi c’è la cimatura, un’operazione che, per essere effettuata al meglio ha bisogno degli attrezzi adeguati; molto spesso, infatti, si tende a dare poca importanza alla scelta delle forbici impiegate per cimare le piante o per tagliare fiori e foglie appassite, con il rischio di provocare dei danni alla pianta. Infatti, se viene effettuato un taglio non corretto, c’è il rischio di sfilacciare il fusto o di far perdere alla pianta della linfa, oltre ad ottenere un risultato estetico non gradevole.

Le forbici, perciò, devono essere scelte in modo da arrecare meno danni possibili alle piante; il primo fattore della scelta è il tipo, che deve essere adeguato allo spessore di quello che dovete tagliare; ad esempio, non tagliate un fusto piuttosto robusto con delle normali forbici domestiche, le quali, invece sono più adatte a recidere fiori o sagomare le parti delle foglie ingiallite.

Fioriture autunnali: il Clerodendro

Sulle pagine di PolliceGreen vi abbiamo già parlato del Clerodendro, magnifica pianta ornamentale, che può essere utilizzata come valida alternativa alla Stella di Natale o all’Agrifoglio nel periodo delle feste di fine anno. In questo capitolo, invece, ci occuperemo delle caratteristiche e delle cure culturali di questa pianta, nella speranza di darvi indicazioni precise, affinché cresca rigogliosa nel vostro giardino.

Cominciamo col dire che il Clerodendro appartiene alla famiglia delle Verbenacee ed è originario della Cina e del Giappone, da dove poi si è diffuso in tutte le zone a clima temperato del Pianeta. Si presenta come un albero o come un arbusto dal tronco eretto, con foglie ovali e dentellate, di colore verde brillante. I fiori sono riuniti in pannocchie di colore rosa, bianco o azzurro, e fanno la propria comparsa alla fine dell’estate, per poi riempire l’ambiente esterno di un fresco profumo per tutta la durata dell’autunno. Di seguito, come sempre, trovate le cure colturali.

Lavori di settembre: le cure alla Clivia

In un post di qualche tempo fa vi avevamo parlato della Clivia, una pianta molto resistente capace di adattarsi facilmente a diverse condizioni. Generalmente, la Clivia viene sistemata sulle scale vetrate, luogo nel quale riesce a svilupparsi al meglio, in quanto c’è molta luce filtrata e le temperature non sono eccessivamente rigide. Se durante l’estate la vostra Clivia non ha ricevuto tutte le cure necessarie, da settembre bisogna tornare ad occuparsene con attenzione in modo da farla fiorire abbondantemente la prossima primavera.

La prima cosa da fare è portarla in casa per reidratarla, usando con acqua non fredda e non dura, in modo da creare il giusto grado umidità e pulirla prima di rimetterla sulle scale o nel luogo a lei assegnato.

Per reidratare la Clivia procedete così: per prima cosa bagnate tutta la superficie del vaso, in modo da far giungere l’acqua al terriccio in profondità e non, come spesso accade, solo nella parte superficiale. Non appena il terriccio si sarà asciugato, ripetete l’annaffiatura in modo ancora più abbondante; nei giorni successivi, invece, ritornate a bagnare la Clivia regolarmente, mantenendo bagnato il terriccio ma senza creare ristagni.

Orto, preparare il terreno per l’inverno

Quando l’orto ha cessato di dare i suoi frutti e il raccolto è finito arriva il momento di preparare il terreno per l’inverno. Infatti, per eliminare i residui di ortaggi e rendere il substrato accogliente per nuove semine e trapianti bisogna vangarlo prima che le piogge e l’umidità si facciano più intense e lo rendano molto più difficile da smuovere.

Vediamo dunque come procedere:

Per prima cosa il terreno dovrà essere zappato in modo da sminuzzare le zolle di terra ed eliminare le radici, quindi va dissodato in due fasi:

Fase I

Prima vangatura

La prima vangatura consiste nella rimozione delle zolle per una profondità pari alla lunghezza della vanga; scavate una buca, e quindi una seconda; usate quindi la terra così estratta per coprire la prima buca e procedete così  finchè non si è coperta tutta l’area da vangare.

Bulbose da piantare in autunno: il Narcissus cyclamineus

Tra le tante varietà di Narciso, ci piace segnalare il Narcissus cyclamineus, una pianta bulbosa appartenente alla famiglia delle Amaryllidacee ed originaria dell’Europa e dell’Africa, particolarmente apprezzata per la forma dei fiori. Questi infatti sono costituiti da una parte interna a forma di corona increspata e da una parte esterna a sei petali, ripiegati all’indietro. Le foglie sono allungate e cilindriche, così come i fusti, che possono raggiungere il mezzo metro di altezza.

Come le altre varietà della stessa specie, il Narcissus cyclamineus è abbastanza semplice da coltivare, purché se ne rispettino le esigenze di luce e temperatura. Se non avete ancora provveduto a mettere a dimora i bulbi, siete ancora in tempo per recuperare e verrete ricompensati da una splendida fioritura in febbraio-marzo.

Fioriture invernali: la Bergenia crassifolia

Tra le tante varietà di Bergenia, una delle più apprezzate e diffuse è la crassifolia, originaria del continente asiatico ed appartenente alla famiglia delle Saxifragacee. E’ caratterizzata da foglie allargate con margine dentato, di colore verde brillante, facilmente riconoscibili proprio per le notevoli dimensioni. I fiori sono riuniti in pannocchie di colore rosa chiaro e fanno la propria comparsa nella stagione più fredda dell’anno (a volte anticipano la fioritura al mese di novembre), per poi far bella mostra di sé fino alla primavera successiva.

E’ una pianta adatta alla decorazione delle aiuole, utilizzata per lo più come tappezzante, sempre per via dell’ampiezza del fogliame. Se si vuole ottenere una bella fioritura nella prossima primavera, si può provvedere in questo periodo alla divisione dei cespi, mettendo a dimora le nuove piantine ed innaffiandole con moderazione.

Peperoncino, come fargli superare l’inverno

Il peperoncino è una pianta annuale che non resiste al gelo; per questo motivo la coltivazione all’aperto è sconsigliabile, soprattutto in quelle zone caratterizzate da un clima invernale particolarmente rigido. Le piante che potranno superare i mesi più freddi sono comunque quelle più robuste che presentano un aspetto sano e sono dotate di un bel numero di foglie sparse su tutta la chioma. Proprio queste dovranno essere poste al riparo già alla fine di settembre in un luogo al chiuso abbastanza luminoso, ad esempio in casa su un davanzale o sulle scale purchè queste siano illuminate da una vetrata e non troppo fredde.

Naturalmente gli esemplari finora coltivati in piena terra dovranno essere trasferiti in un vaso abbastanza profondo, meglio se di coccio, e non dovranno mai mancare loro le cure colturali più adeguate. Le irrigazioni dovranno essere abbondanti e non bisogna mai lasciare il terreno completamente asciutto fra una bagnatura e l’altra, a patto però che il terreno sia ben drenato e che non si formino nocivi ristagni di acqua. L’acqua utilizzata inoltre dovrà essere rigorosamente a temperatura ambiente.

Bulbose da piantare a settembre: la Muscari Macrocarpum

In un capitolo precedente ci siamo occupati del genere Muscari, altamente decorativo ed adatto alla coltivazione in bordure, aiuole e giardini rocciosi. Oggi ci occuperemo di una particolare varietà di questo fiore, la Muscari macrocarpum, appartenente alla famiglia delle Liliacee ed originaria dell’Asia e dell’Europa centrale. Si tratta di una pianta caratterizzata da fusti molto corti (non superano i 20 centimetri di altezza), che portano foglie lunghe e nastriformi di colore verde chiaro.

I fiori sono riuniti in pannocchie dal colore giallo o lilla, a seconda della specie, e fanno la propria comparsa nel periodo primaverile, decorando il giardino con delle simpatiche macchie di colore. Se volete circondarvi della magia di questo fiore nella prossima primavera, è proprio questo (settembre-ottobre) il momento di interrare i bulbi, sia in piena terra che in vaso.

Fioriture autunnali: la Nerine undulata

La Nerine undulata è una pianta bulbosa appartenente alla famiglia delle Amaryllidacee ed originaria dell’Africa del sud. E’ caratterizzata da fusti lunghi e sottili, solitamente privi di foglie, che si allungano fino al mezzo metro di altezza. Le foglie, invece, lineari e di colore verde brillante, rimangono circoscritte all’area basale della pianta, mantenendosi spesso vive anche durante la stagione fredda. I fiori sono nastriformi, formati da sei tepali e riuniti in ombrelle di colore bianco o rosa. Fanno la propria comparsa nella stagione autunnale e durano per diversi giorni, anche se le temperature tendono a scendere considerevolmente.

E’ una pianta che si adatta alla coltivazione in piena terra, laddove le temperature non scendano al di sotto dello zero, nella decorazione di bordure ed aiuole. Volendo, si può coltivare la Nerine undulata in vaso, dove durerà più a lungo, risultando però meno decorativa.

Le bulbose che si riproducono per squamatura

Settembre è il mese giusto per riprodurre alcune bulbose per squamatura. La squamatura è una tecnica di moltiplicazione che si effettua dissotterrando i bulbi e staccandone le squame.

Le squame devono essere dotate di una porzione basale, e quindi bisogna fare attenzione a scegliere quelle meno rovinate; una volta effettuata questa operazione, il bulbo può essere rimesso subito nel terreno. Generalmente, le bulbose che vengono riprodotte per squamatura sono la Fritillaria e il Giglio, ma questo metodo può essere usato anche per altre piante con i bulbi formati da squame.

Come dicevamo, le bulbose che più spesso vengono riprodotte con questa tecnica sono la Fritillaria e il Giglio; la Fritillaria deve essere messa a dimora in autunno, preferibilmente su un terreno drenato e arricchito da materia organica; i bulbi devono essere collocati ad una profondità di circa dodici centimetri. Anche il Giglio deve essere messo a dimora in autunno in un terreno drenato, meglio se esposto al pieno sole; i suoi bulbi devono essere interrati a circa due centimetri di profondità.

Quando moltiplicare le rose

Le rose possono essere moltiplicate a partire da settembre e per il tutto il mese di ottobre con il metodo della talea di ramo. Avete quindi un bel po’ di tempo a disposizione per assicurarvi, negli anni a venire, un roseto bello e vigoroso. Intanto prendete nota del procedimento corretto, che troverete di seguito descritto, per ottenere il risultato sperato.

Scegliete un ramo, tra quelli che si sono formati la scorsa primavera, che abbia ospitato un fiore sano e robusto. Tagliatene una porzione lunga all’incirca 20-30 cm.

Privatelo della punta e di tutte le foglie, escluse quelle terminali facendo attenzione a non danneggiare le gemme.

Dividete il ramo in parti lunghe circa 10 cm.

Interrate le talee di rosa così ottenute in un contenitore ad una profondità di 2-3 cm in un miscuglio di terriccio universale e sabbia in parti uguali.