Piante medicinali: l’Aglio, un bulbo dalle innumerevoli virtù

aglio

L’aglio ha un bulbo ricoperto da tuniche, nel cui interno stanno numerosi bulbilli a forma di spicchi. Il fusto porta fino a metà delle larghe foglie lineari appuntite, a margine ruvido, e nella parte terminale reca un’ombrella fiorale avvolta in una brattea che la chiude a guisa di cappuccio. I fiori sono di colore biancastro. La pianta è alta fino ad 80 cm.

Originario dall’Asia Centrale, l’aglio oggi è intensamente coltivato in tutta Italia.

Dell’aglio di solito si utilizzano i bulbi. Per favorire l’ingrossamento dei bulbi si usa torcere il fusto delle piante a giugno. Dopo la raccolta i bulbi si asciugano al sole e si conservano legati in trecce o mazzi in locali asciutti.

Controindicato per quanti soffrono di pressione bassa, ai malati di fegato, ai sofferenti di dermatosi squamose, alle nutrici, nei sintomi congestivi polmonari, per quanti soffrono di irritazioni allo stomaco e all’intestino, l’ aglio vanta un tal numero di proprietà salutari, alimentari e aromatiche che lo pongono senza dubbio tra le piante indispensabili.

Piante grasse, il genere Pereskia

Pereskia aculeata

Il genere Pereskia comprende circa 15 specie di piante succulente appartenenti alla famiglia delle Cactacee, originarie del Messico e del Brasile; queste piante sono delle rampicanti che in natura possono raggiungere anche i 10 metri d’altezza, la cui caratteristica principale è quella di possedere della vere foglie lanceolate, che in genere cadono in inverno; hanno dei fusti sottili e legnosi, alla base dei quali sono presenti areole con circa tre spine molto appuntite. In estate queste piante producono un gran numero di fiori profumati di colore rosa, bianco, giallo o viola, che in autunno lasciano il posto a piccole bacche gialla commestibili.

Le piante del genere Pereskia richiedono una posizione in piena luce, anche se durante i mesi più caldi dell’anno, preferiscono il luoghi ombreggiati; possono sopportare il freddo ma è meglio non lasciarle sotto ai 10°C, per cui in inverno è opportuno ripararle in casa o in serra.

Alberi da frutto: il Mandorlo

mandorlo

Il freddo invernale non concede tregua e ci vorrà ancora qualche settimana prima di poter godere del risveglio della natura, ma ci sono piante che già mostrano la loro splendida fioritura, colorando prati e giardini a dispetto delle basse temperature.

Una di queste è il Mandorlo, l’Amygdalus communis, appartenente alla famiglia delle Rosacee ed originario dell’Asia centro occidentale, da dove ha trovato poi larga diffusione in tutte le zone temperate del pianeta, Italia compresa.

Si tratta di una pianta che può crescere sia in forma arbustiva che in forma arborea, raggiungendo anche i dieci metri di altezza con il suo fusto eretto ed i rami che si allargano verso l’esterno durante la crescita. La corteccia è screpolata, di colore scuro, mentre i rami assumono colorazioni diverse (dal giallastro al marrone fino al rossiccio).

Giardini rocciosi o rock garden: le piante adatte

rock garden

Prima di decidere quali piante utilizzare per il nostro rock garden è bene fare qualche considerazione sul clima e sulla piovosità del luogo per compensare eccessi o carenze di umidità atmosferica in relazione alle necessità delle piante, predisponendo l’uso di terra più o meno assorbente.

Per esempio, se nella zona il clima è molto asciutto e si intende creare un giardino roccioso di tipo alpino con piante che esigono umidità, è necessario che la terra di impianto sia molto coibente, ossia trattenga una discreta percentuale di acqua. Questa caratteristica si ottiene con l’aggiunta di circa 1/3 di torba alla terra normale.

Se invece si intende coltivare piante di tipo mediterraneo e, pur essendo in una regione meridionale, ci si trova in una zona dove piove di frequente, bisogna mescolare la terra a 1/3 di sabbia, elemento che favorisce il rapido deflusso dell’acqua.

È evidente che le singole piante devono essere curate come se fossero coltivate normalmente in aiuola o in vaso, ma è bene tener presente che la roccaglia esige nel suo insieme un’attenzione costante e quindi cure particolari, che possono essere così sintetizzate:

Irrigare il prato

irrigare il prato

Il prato necessita di essere irrigato soprattutto nel periodo che va dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno, anche se talvolta i prati ornamentali hanno bisogno di essere irrigati anche in inverno, soprattutto nelle zone a clima più mite nelle quali può accadere che non piova per qualche tempo. Gli inverni poco piovosi portano infatti ad una germinazione precoce del prato e ammorbidire il suolo in questi casi servirà ad aiutare le giovani piante.

L’irrigazione del prato tuttavia è un’operazione molto delicata che rischia di rivelarsi dannosa; se da un lato infatti l’acqua favorisce lo sviluppo delle piante rendendo il tappeto più fitto, ne fortifica le radici e ne intensifica il colore, dall’altro esercita i medesimi benefici anche sulle tanto detestate erbe infestanti. Inoltre, se eccessiva, la quantità di acqua fornita può causare la comparsa di funghi, soprattutto a fine estate ed inizio autunno.

Per questi motivi all’arrivo dei primi caldi è fondamentale non farsi prendere dal panico e guardarsi bene dal commettere due errori piuttosto comuni: usare grandi quantità di acqua o, peggio, irrigare con parsimonia ma frequentemente; quest’ultimo tipo di intervento, ad esempio, favorisce lo sviluppo delle specie infestanti. Quando si irriga il prato quindi è meglio tenere conto dei seguenti fattori:

Piante grasse: il Notocactus

notocactus

Tra piante grasse maggiormente diffuse alle nostre latitudini ci preme ricordare il Notocactus, pianta appartenente alla famiglia delle Cactacee ed originaria dell’America del sud (in particolare Argentina, Brasile ed Uruguay).

Il genere comprende una quindicina di specie, per lo più a forma globosa o cilindrica, caratterizzate da spine bianche o giallastre e da fioriture a forma di imbuto che possono assumere colorazioni diverse.

E’ una pianta coltivata in appartamento per via della scarsa resistenza alle basse temperature, sebbene in condizione di clima favorevole possa essere coltivata anche all’esterno, per ornare – ad esempio – i giardini rocciosi. In ogni caso, è bene collocare la pianta in un luogo riparato ed esposto il meno possibile alle correnti d’aria ed ai bruschi cambi di temperatura.

Giardini rocciosi o rock garden: chi bene inizia è a metà dell’opera!

rock garden

Dopo queste prime considerazioni su giardini rocciosi e rock garden si può definire, a grandi linee, la futura struttura della roccaglia, sia in estensione che in al­tezza.

Per far ciò, si cominci col porre alcuni massi abbastanza grossi ai punti estremi dello spa­zio prescelto

la roccaglia non deve mai ave­re forma geometrica ma, piuttosto, un anda­mento impreciso, « a macchia d’olio ».

Poi, nel luogo in cui il rock garden deve raggiun­gere la sua massima altezza, bisogna costrui­re un monticello di pietre o detriti, assestan­do il tutto molto bene e fissando le rocce con terra pressata o addirittura con un po’ di cemento. Sopra l’improvvisato monticello trova posto il solito masso che segna il pun­to da cui la roccaglia deve digradare dolce­mente sino all’altezza dei massi precedente­mente disposti e che si trovano quasi a livel­lo del suolo.

Concimare il prato

concimare il prato

Lo sviluppo del manto erboso, il taglio dell’erba e gli agenti atmosferici impoveriscono progressivamente il terreno del proprio contenuto di sostanza organica ed elementi minerali; per questo motivo è necessario reintegrare queste componenti attraverso concimazioni periodiche. Tenuto conto che un concime completo è composto da macroelementi quali azoto, fosforo e potassio e da microelementi quali ferro, magnesio, boro e manganese, non esiste in realtà una miscela universale adatta a tutti i tipi di prato; la scelta del concime impiegato dipende infatti da fattori quali appunto il tipo di prato (rustico, ornamentale, sportivo) e delle specie impiegate per realizzarlo.

Giardini rocciosi o rock garden: createli con stile

giardini rocciosi

Se si abita in montagna o presso il mare, per realizzare il nostro rock garden, non c’è di meglio che utilizzare piccoli mas­si o pezzi di roccia esistenti nelle immedia­te vicinanze. Se invece si abita in pianura è bene servirsi di sassi di fiume, piuttosto gros­si, levigati dalla corrente e di vario colore.

E importante evitare l’uso dei conglomerati, ossia di rocce formate da un impasto di tipo cementizio in cui è incorporata della grossa ghiaia. È anche sconsigliabile il tufo che tal­volta è così ricco di anfrattuosita da sem­brare finto e che si rivela piuttosto difficile da sistemare.

Ad ogni modo, è bene tener presente che l’uso di blocchi di roccia troppo piccoli ge­nera solo confusione.

È necessario anche poter disporre di un buon numero di lastre di pietra o di sassi di forma piatta per creare alcuni gradini utili a trattenere il terriccio e ad ancorare perfet­tamente le piante per impedire che al primo acquazzone tutto frani miseramente riducen­dosi a un solo e informe ammasso.

Giardini rocciosi o rock garden, tutto ciò che c’è da sapere

Rock Garden

Fra i lavori che tra Febbraio e Aprile possono gradevolmente occupare il tempo libero di quanti «lui» amano dedicarsi al giardinag­gio, due sono di notevole importanza ai fini dell’armonico disegno del giardino:

Cominciamo a parlare, appunto, delle roc­caglie e del modo migliore per coltivare le piante che  servono a decorarle.

Quasi   sconosciuta  in Italia   sino agli anni Cinquanta, la roccaglia è ormai diventata di gran moda anche da noi, dopo essersi dif­fusa dalla Gran Bretagna (dove probabilmen­te è nata la tecnica del rock-garden) in Sviz­zera, in Austria e in Germania.

È indubbio che il rock garden esaudisce le aspirazioni di qualsiasi appassionato di giar­dinaggio e ne mette in risalto la bravura. Infatti curare a dovere una roccaglia non è facile né semplice, così come non è facile costruirla rispettando i canoni fondamentali e cercando di ricreare, in miniatura, un ti­pico paesaggio alpino o mediterraneo senza cadere in eccessi tipo «nanetti fra le rocce».

Le sostanze tossiche delle piante

piante tossiche

Le nostre amiche piante ci aiutano a rallegrare l’ambiente sia esterno o interno, e spesso sono utili nel trattamento di diverse patologie. Capita però che il dosaggio sia errato o che alcune parti di esse vengano ingerite accidentamente e causino così dei disturbi più o meno gravi per l’organismo.

Può capitare, ad esempio, che un bambino venga attratto dal colore delle bacche di una particolare pianta e ne ingerisca una certa quantità che risulterà poi tossica. Ma gli adulti non sono immuni da simili problemi, visto che a volte confondono una specie con un’altra, prelevando parti tossiche o velenose.

E allora andiamo a vedere insieme quali sono le sostanze nocive per la salute umana, ricordando al lettore che è sempre bene consultare un esperto prima di qualunque operazione fai-da-te.

Piante da appartamento: la cordilina

cordilina

La cordilina (Cordyline fruticosa) è una pianta da appartamento appartenente alla famiglia delle Agavacee, originaria dell’Australia, ma diffusa anche in Asia. La cordilina presenta foglie grandi che quando sono giovani possiedono un colore rossiccio, ma che diventano verdi con il passare del tempo, di forma lanceolata lunghe fino a 35 centimetri. La pianta inizierà ad assumere l’aspetto di una palma via via che crescerà, in quanto perderà le foglie alla base; può raggiungere un metro e 20 centimetri d’altezza per 50 centimetri di diametro.

Per quanto riguarda le cure di cui ha bisogno, ogni due anni in primavere è consigliato procedere al rinvaso o a rinnovare la parte superficiale del substrato; è inoltre opportuno eliminare con una spugna umida la polvere che si è accumulata sulle foglie. Questa pianta ama le esposizioni indirette alla luce; a proposito delle annaffiature, c’è da sapere che in primavera e in estate bisogna bagnarla due volte alla settimana e vaporizzare le foglie; in autunno e in inverno basterà una volta a settimana, facendo comunque attenzione ad evitare il ristagno di acqua per non far marcire le radici.

Tagliare l’erba del prato

tagliare l'erba del prato

Perchè il prato si mantenga inalterato nel tempo è necessario sottoporlo a cure periodiche. Più precisamente, la manutenzione del prato richiede due ordini di interventi: ordinari e straordinari. La manutenzione ordinaria del prato richiede operazioni quali taglio, irrigazione, concimazione e risemina, mentre rientrano nella manutenzione straordinaria operazioni quali diserbo, difesa fitosanitaria, sabbiatura, aerazione, rigenerazione e sostituzione di parte del manto erboso.

Oggi ci occuperemo di uno degli interventi ordinari più delicati, ovvero il taglio (o sfalcio) dell’erba.

Tagliare l’erba del prato è l’operazione che richiede maggior cura e attenzione; se l’erba viene sfalciata in malo modo questo può pregidicare la bellezza e la salute del manto erboso. Poichè serve sia a regolare la lunghezza delle foglie sia a indurre lo sviluppo vegetativo degli steli, il taglio, se fatto bene, permette di ottenere i seguenti risultati:

  • sviluppo di nuovi germogli e radici;
  • infittimento del manto;
  • limitazione dello sviluppo di piante infestanti.

Piante da appartamento: il Filodendro

filodendro

Il Filodendro (nome botanico Philodendron) è una pianta appartenente alla famiglia delle Aracee ed originaria dell’America centrale, che comprende all’incirca 300 specie, molto differenti tra loro per forma e dimensione.

In linea di massima, però, si può dire che si tratta di piante rampicanti o striscianti, tutte ornamentali e capaci di rallegrare l’ambiente circostante con le loro foglie di grandi dimensioni, ora ovali ora cuoriformi.

Alle nostre latitudini viene coltivata per lo più in appartamento, dove è davvero difficile ammirararne sia le infiorescenze che i frutti, ma nelle zone tropicali, dove la temperatura ne consente la coltivazione all’aperto, il Filodendro è in grado di regalare uno spettacolo ancor più suggestivo, grazie ai fiori avvolti in spate dal colore giallastro.