Armeria, etimologia, come utilizzarla e accorgimenti utili

armeria.

II nome di questa pianta è di antica deriva­zione celtica e significa letteralmente «che vive presso il mare». Una pianta con que­sto nome veniva coltivata anche presso i Ro­mani, ma si ignora se si trattasse dello stes­so genere o soltanto di fiori simili alle nostre armerie.

Talvolta si confondono le armerie vere e pro­prie con lo statice, ma le due piante sono assai diverse e si impiegano anche in diversa maniera.

Nel linguaggio floreale le armerie simboleg­giano la civetteria, forse perché anticamente, e soprattutto presso i Romani, le signore più in vista usavano ornarsi la fronte con corone di armeria rosa.

L’armeria, come tutte le specie di piccola statura e a portamento compatto, si presta alla formazione di basse bordure, macchie ai bordi del tappeto erboso o per la deco­razione delle roccaglie dove formano com­patti cuscini colorati sottolineati dal verde intenso  del  fogliame.

Piante invernali: la Callicarpa

callicarpa

La Callicarpa è un genere che riunisce numerosi arbusti sempreverdi originari dell’Asia e dell’America del Nord. La Callicarpa, che appartiene alla famiglia delle Verbenaceae, possiede una corteccia marrone e liscia, dalla quale si sviluppano i rami orientati verso l’alto; le foglie sono ovali e di colore verde brillante nella parte superiore, e color crema in quella inferiore. Le dimensioni di questa pianta, di solito, si assestano a circa 2 metri di altezza.

I fiori della Callicarpa appaiono in primavera e possiedono un delicato colorito bianco, rosso o rosa; ma è in autunno che la pianta acquista tutto il suo splendore, ovvero quando ai rami crescono dei ciuffetti di frutti dalla forma tondeggiante di colore lilla e viola, che si mantengono per tutto l’inverno, facendo diventare la Callicarpa una pianta altamente decorativa.

Tra le specie raggruppate sotto il nome di Callicarpa, ci sono quella Bodineri che ha i frutti piccoli e i fiori rosa, la variante Americana con frutti del diametri di 3 centimetri e fiori rosa, e quella Japonica dai frutti piccoli, i fiori rosa e le foglie che in autunno diventano color porpora. In modo da avere una fioritura più abbondante in primavera è necessario potare la pianta a fine inverno.

Nertera, addobbare il giardino per Natale

nertera

Se siete alla ricerca di una pianta da accostare alla Stella di Natale per addobbare il giardino in vista delle festività, la Nertera è senza dubbio quella che fa per voi; con le sue caratteristiche bacche tondeggianti arancioni o rosse, a seconda della specie, è infatti l’ideale come addobbo natalizio per giardini, balconi e terrazze e proprio il tardo autunno è il periodo in cui è molto facile trovarla nei garden center.

Il genere Nertera appartiene alla Famiglia delle Rubiaceae e comprende circa 15 specie originarie di America Centrale Nuova Zelanda e Australia; è una pianta sempreverde rustica che cresce bene in qualunque tipo di terreno, ha una crescita abbastanza veloce e forma dei cuscini tappezzanti alti 8-12 cm e di 30-40 cm di diametro che crescendo diventano ricadenti. Le foglie piccole e ovali possono assumere colorazioni diverse dal verde scuro al verde chiaro e screziate; le bacche fanno la propria comparsa in estate, insieme ai piccoli fiori bianchi, e rimangono sulla pianta tutto l’inverno.

Piante grasse: Astrophytum asterias

Astrophytum asterias

Abbiamo già trattato diffusamente delle piante grasse, bisognose di poche cure ed in grado di soddisfare la vista con le loro molteplici forme e colori. Oggi vogliamo soffermarci su una di quelle più spettacolari dal punto di vista estetico, l’Astrophytum asterias, apprezzabile sia nel periodo della fioritura che nella stagione in cui si sveste dei magnifici colori.

Appartiene alla famiglia delle Cactacee ed è originaria di Messico e Texas. Il nome deriva dal greco “astèr” (stella) e phytòn (pianta), dunque “pianta a forma di stella”, poiché a guardarla dall’alto somiglia vagamente ad un astro, con la sue costole ravvicinate.

E’ caratterizzata da una puntinatura più o meno evidente che, a sentire gli esperti di botanica, avrebbe una doppia funzione: trattenere l’umidità ed aiutare la pianta a mimetizzare sui terreni rocciosi.

Acacia, cenni storici, come utilizzarla, quale terreno scegliere e come coltivarla

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La prima segnalazione ufficiale sull’esistenza di piante che, con tutta probabilità, corri­spondono alle nostre acacie risale al medico greco Dioscoride, seguito da Plinio il Vec­chio, i quali fanno menzione di una certa pianta achachìa, nome da cui pare derivi la attuale denominazione.

Per solito, ed erroneamente, tutte le acacie vengono chiamate mimose o gaggie, che so­no invece i nomi comuni di due specie ben diverse: la «gaggia» è infatti VA. Farnesiana mentre la «mimosa» è VA. dealbata.

Il giorno di S. Valentino, festa degli inna­morati, soprattutto in Francia vi è l’uso tra fidanzati di scambiarsi un rametto di mimo­sa, che fiorisce appunto in febbraio.

Le acacie difficilmente vengono impiegate per la decorazione del giardino, se non in Riviera o in altre zone altrettanto favorite dal clima, come la Sicilia, dato che la bellezza di queste piante acquista valore solo se l’e­semplare è di alta statura, condizione diffi­cilmente ottenibile se non, appunto, in par­ticolari regioni. Il modo più comune d’uti­lizzare le acacie è quello di coltivarle per la raccolta dei fiori.

Tecniche colturali: la rimpiolatura

rimpiolatura

Quando i semenzali hanno raggiunto l’altezza di tre o quattro centimetri avranno bisogno di maggiore spazio e quindi sarà necessaria la rimpiolatura in altri recipienti o il passaggio definitivo nell’aiuola dove le piante sono destinate a fiorire.

Questo trasferimento a dimora non assolve i compiti che si attendono dalla rimpiolatura; oltre al benefico diradamento, le piantine in coincidenza a un breve stop vegetativo derivante dal trapianto, infoltiranno le radici ricavandone benefici per il successivo sviluppo, e, inoltre, un ulteriore irrobustimento si manifesterà per la maggiore luminosità e per l’incontro con elementi atmosferici.

Camelia sasanqua, in fiore da Dicembre a Febbraio

camelia sasanqua

Le camelie

Il genere Camellia (Camelia) appartiene alla famiglia delle Theaceae e comprende circa 80 specie di arbusti e piccoli alberi sempreverdi originari di Cina, Giappone e India. Tutte le camelie durante l’inverno producono fiori singoli, doppi e semidoppi e per questo motivo sono l’ideale per chi desidera un giardino sempre fiorito; le specie di camelia più diffuse e coltivate a scopi ornamentali in Italia sono la Camelia japonica e la Camelia sasanqua, ma mentre la prima fiorisce da Gennaio fino a inizio primavera, la seconda colora il giardino con i propri fiori sin da Dicembre.

I fiori delle camelie sono di solito rosa o bianchi ma esistono alcune varietà, come la sasanqua, di colore rosso intenso e altre, più rare, di colore giallo. Le camelie sono piante molto longeve e nel tempo possono raggiungere anche dimensioni considerevoli (fino a 6-7 metri di altezza), non temono particolarmente il freddo e possono crescere anche in zone caratterizzate da climi rigidi tuttavia, se i mesi di Gennaio e Febbraio sono molto freddi si rende opportuno coprire con agritessuto per proteggere i boccioli. In generale prediligono le posizioni semiombreggiate e al riparo dal vento.

Escallonia, perfetta per le vostre siepi

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Non sapete quale pianta scegliere per creare la vostra siepe? E allora potete orientarvi sull’Escallonia, coltivata anche come pianta singola, ma particolarmente indicata per ergere spettacolari muri di colore per il vostro giardino.

Si tratta di una pianta della famiglia delle Glossulariacee, coltivata per lo più a scopo ornamentale per via delle sue foglie lucide e dentate e dei fiori di vari colori riuniti in pannocchie. In natura ne esistono una sessantina di specie, oltre ai numerosi ibridi, creati appositamente per coloro che hanno l’esigenza di riempire con colorazioni e forme diverse il proprio giardino.

L’Escallonia predilige il clima temperato, mal sopportando le gelate invernali ed i venti rigidi, ma, se coltivata nei pressi di un riparo (un muro, ad esempio), può adattarsi anche ai rigori della stagione più fredda dell’anno.

Le piante del mese di Novembre

clerodendro

L’anno è entrato nella sua fase culminante e dopo la dorata parentesi di ottobre la sta­gione si avvia rapidamente verso il grigiore dell’inverno, verso la lunga serie di giorni freddi e nebbiosi, solo raramente illuminati dal sole. Le piante lasciano cadere, giorno dopo giorno, le ultime foglie e solo qualche corolla rompe il verde già spento tipico del­l’autunno.

Tuttavia, esistono piante che sono ancora in piena fase vegetativa o che rivestono un par­ticolare interesse per la presenza di bacche colorate; senza contare le specie da appar­tamento che proprio in questa stagione en­trano nel periodo più importante per quan­to riguarda la loro funzione decorativa. In­fatti, mentre diminuisce l’interesse per gli esemplati coltivati all’aperto, si delinea in modo sempre più vivo il ruolo delle piante cosiddette « ornamentali per interno » che da questo momento hanno il compito di por­tare un po’ di verde tra le pareti delle no­stre case. Nei prossimi mesi la nostra atten­zione sarà rivolta, come è giusto, soprat­tutto a quelle piante ornamentali, mentre in questo « Jolly » di novembre vi parleremo, in parte, anche di piante da piena aria. I loro nomi sono: acacia, agave, ane­mone, armeria, aro, beloperone, calceolaria, ciliegio d’inverno, columnea, ginepro, pepe­roncino, pianta di vetro.


Tecniche di moltiplicazione: la propaggine

propaggine

La propaggine è una tecnica di moltiplicazione analoga alla margotta, la cui differenza da essa consiste nel fatto che nella margotta il substrato viene innalzato fino al ramo, mentre nella propaggine è il ramo di idonea lunghezza che viene piegato fino a raggiungere il suolo e interrato per un piccolo settore scortecciato.

Le piante che possono essere moltiplicate tramite propaggine sono quelle legnose rampicanti, come i gelsomini, e gli arbusti non rampicanti purché con rami molto flessibili, come le eriche e gli oleandri. Nella propaggine, i rami vengono piegati in modo che una parte di essi possa essere interrata ad una profondità di 10 centimetri; il tratto di ramo ricoperto viene ancorato al terreno, precedentemente alleggerito con torba e sabbia, con due forcelle che dovranno riemergere dalla terra.

Calicanto invernale, rallegrare il giardino nei mesi freddi

calicanto invernale

Il genere Calicanto (Chimonantus) appartiene alla famiglia botanica delle Calycanthaceae e comprende tre specie di alberi o arbusti coltivati a scopo ornamentale o per la produzione di fiori recisi:

  • Calychantus floridus (Calicanto estivo)
  • Calychantus fragrans o praecox (Calicanto invernale)
  • Calychantus occidentalis

Oggi vogliamo parlarvi del Calicanto invernale, poichè, come potrete intuire voi stessi, si tratta di una specie che fiorisce in pieno inverno regalando un tocco di colore al più ingrigito e triste dei giardini mentre tutte le altre piante da fiore restano addormentate in attesa della primavera; d’altra il parte il nome stesso del fiore, Calicanto significa proprio “fiore d’inverno”. Il calicanto d’inverno è originario della Cina e può raggiungere anche i tre metri di altezza; verso la fine dell’inverno (di solito nel mese di Gennaio) produce fiori molto profumati di colore giallo e presenta foglie di forma lanceolata, lunghe fino a 20 cm e ruvide al tatto.

Hippeastrum, la bulbosa che colora l’inverno

hippeastrum

E’ tempo di pensare all’inverno ed alle piante da tenere in casa nella stagione che maggiormente ci costringe all’esilio tra le pareti domestiche. Il giardino si scolora lentamente, ma i nostri angoli “interni” possono essere ugualmente rallegrati dalle tinte di svariati fiori adatti alla coltivazione domestica, come le bulbose, ad esempio, di cui pian piano noi di PolliceGreen vi andiamo illustrando caratteriche e cure.

Oggi ci occuperemo dell’Hippeastrum, una pianta che probabilmente conoscerete con il nome di Amarillis, appartenente alla famiglia delle Amaryllidacee ed originaria del Sudamerica.

Il bulbo dell’Hippeastrum può raggiungere i 10 centimetri di diametro e si pone a dimora nella stagione autunnale (in condizioni di clima mite fate ancora in tempo ad interrarlo), in modo che dia il meglio di sé durante i mesi più freddi dell’anno, regalando una fioritura estremamente gradevole per la vista, con la sua colorazione rossa.

Semina in lettorino

lettorino

La semina in lettorino, è un  sistema che si usa per le specie delicate, che non possono essere seminate in piena terra o in vasi al­l’aperto, oppure per far nascere, in inverno, le pianticelle da mettere a dimora in giardi­no o sul balcone, in primavera. Il lettorino è una specie di ampia cassetta, in legno o in cemento, con due lati spioventi, che può es­sere collocata sul terreno del giardino o del­l’orto; il lettorino munito di un fondo su cui viene deposto uno strato di terra può essere utilizzato anche sul balcone. Ogni lettorino è completato da un coperchio in vetro o in speciale materiale plastico: sia il vetro sia il laminato plastico hanno le funzioni di racco­gliere la maggior quantità di calore possibi­le per facilitare la germinazione dei semi e di assicurare alle future pianticelle la neces­saria  luminosità.

La semina dei lettorini può avvenire secon­do questi tre sistemi:

Le giuggiole, ovvero i datteri italiani

giuggiolo

Un albero molto diffuso in Veneto, Toscana, Campania e Puglia è il giuggiolo, il cui nome botanico è Zyziphus sativa, una pianta dalla folta vegetazione e dai particolari frutti. I frutti di questo albero sono le giuggiole, delle “palline” dalla forma oblunga o rotonda, che assomigliano ai datteri, che possono essere consumate essiccate o semi-appassite. Le giuggiole apportano più vitamine dei datteri, in particolare quelle del gruppo C.

La giuggiola è un frutto di origine cinese, arrivato in Italia circa 2000 anni fa attraverso l’Arabia; quelle nostrane, possono essere di due tipi: dalla forma oblunga o rotonda. All’inizio, questi frutti possiedono un colore verde, che piano piano si riempie di macchie, fino ad arrivare a diventare  marrone. I primi frutti sono pronti a settembre e gli ultimi ad ottobre, ma possono essere essiccati e conservati, in modo da essere consumati in seguito.