Calceolaria, dove utilizzarla, malattie e parassiti e le specie più belle

calceolaria

È tale la grazia di questa pianta da renderla adatta ad essere impiegata ovunque, in giar­dino come sul balcone, ma purtroppo a que­sta possibilità si contrappongono le limita­zioni imposte dalle avversità climatiche che, in molte regioni, consentono di utilizzare le calceolarie soltanto come specie da apparta­mento. Altrove, invece, è possibile piantare le calceolarie anche in piena terra o in cas­sette all’aperto, per formare bordure o per arricchire il rock-garden.

Le calceolarie possono essere attaccate con una certa facilità da cocciniglie e pidocchi, e il loro fogliame può essere deturpato dal «mal bianco». Al primo accenno della pre­senza di parassiti, è necessario intervenire subito con olio anticoccidico contro le coc­ciniglie e insetticida al piretro  contro i pidocchi o afidi. Per la lotta contro il «mal bianco» (una patina bianca o fari­nosa) si consigliano irrorazioni di acqua e zolfo ramato (4 g ogni litro d’acqua) da ri­petere ogni settimana sino alla completa scomparsa dell’infezione.

Fra le calceolarie arbustive,  le più note per il loro valore decorativo sono queste:

Nocciolo invernale, caratteristiche e coltivazione

nocciolo invernale

Il nocciolo invernale, il cui nome botanico è Corylopsis pauciflora è un arbusto originario dei paesi orientali, e in particolare di Cina e Corea; è un piccolo albero alto circa due metri, che alla fine dell’inverno produce dei fiori gialli, riuniti in rami pendenti. La corteccia del nocciolo invernale è marrone, ma diventa rossa nei rami appena cresciuti; le foglie sono simili a quelle del nocciolo tradizionale, e cioè tonde e con venature profonde, di colore verde.

Il nocciolo invernale ama essere esposto in pieno sole, anche se sopporta l’ombra parziale; l’importante è che sia al riparo dal vento e al gelo. Non ha particolari esigenze per quanto riguarda il terreno, a patto che sia ben drenato, ricco di humus e con Ph leggermente acido.

Fiori da piantare a Dicembre, Hydrangea Quercifolia

Hydrangea Quercifolia

Dicembre è il mese ideale per piantare l’Hydrangea quercifolia ovvero l’ortensia a foglie di quercia. Si tratta di un grande arbusto rustico caducifoglio appartenente al genere Hydrangea (sotto il quale vanno tutte le piante indicate con il nome di ortensia) che può raggiungere i tre metri di altezza; deve il proprio nome alle ampie foglie lobate di colore verde scuro che in autunno si tingono di rosso. Fiorisce da Maggio a Giugno a seconda della varietà e dell’esposizione e, rispetto alla Hydrangea macrophylla, ha minori esigenze colturali: si adatta anche alle posizioni soleggiate e in qualunque tipo di terreno, ha necessità idriche meno importanti e non bisogna potarla quanto piuttosto limitarsi ad eliminare i fiori appassiti.

Sotto il nome di Hydrangea quercifolia sono comprese diverse varietà distinguibili in base a dimensioni ed epoca di fioritura. Tutte producono fiori raccolti in pannocchie. Vediamole:

Hydrangea Alice

Può raggiungere i tre metri di altezza; da fine Giugno ad Agosto produce fiori rosa o cremisi.

Hydrangea Quercifolia

Può raggiungere uno-due metri di altezza; da Luglio a Settembre produce fiori bianchi.

Alberi monumentali: il Castagno dei Cento Cavalli

castagno dei cento cavalli

Comincia oggi il nostro viaggio alla scoperta degli alberi monumentali più belli d’Italia, nella speranza che l’argomento stuzzichi la curiosità del lettore e lo porti ad ammirare da vicino gli esemplari descritti.

Prima di tutto occorre sfatare il luogo comune che vuole l’albero monumentale di eccezionali dimensioni, visto che ci sono anche altre caratteristiche che possono conferire alla pianta tale “titolo”, come ad esempio la longevità, la rarità o la rilevanza storica.

In Italia sono presenti circa 22mila alberi che rispondono ad almeno una di queste caratteristiche, 2mila dei quali di grande interesse, fino a scendere ai 150 esemplari con valore storico e monumentale. Il più famoso è senza dubbio il Castagno dei Cento Cavalli, attrazione principale del Parco del’Etna, nel Comune di Sant’Alfio.

Calceolaria

calceolaria

II caso di queste piante è abbastanza singo­lare, in quanto il loro nome scientifico vanta due probabili derivazioni: dal latino cal-ceolus, ossia pantofola, a indicare la curiosa forma delle corolle che sono fatte a foggia di una borsettina più che di una pantofola vera e propria, e anche dal nome del bota­nico italiano Calzolaris, un frate vissuto nel XVI secolo.

In Europa le calceolarie si coltivano dal 1774, almeno per quanto riguarda alcune specie, mentre altre vennero introdotte nel nostro continente assai più tardi.

Data la varietà delle specie che costituisco­no il genere Calceolaria (erbacee, annuali o perenni, o arbusti) le cure subiscono note­voli varianti secondo il «gruppo» cui la coltura stessa si riferisce.

Le calceolarie arbustive, che possono vivere all’aperto anche in inverno soltanto nel Sud e nel Centro della Penisola, hanno bisogno di frequenti annaffiature nella stagione esti­va (ogni due giorni nella misura di almeno tre litri d’acqua per arbusto) e di generose concimazioni autunnali con fertilizzante or­ganico in polvere.

Echinacea contro i malanni di stagione

echinacea

L’echinacea è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Asteraceae, originaria del Nord America. L’echinacea si adatta molto bene a diverse condizioni ambientali, anche se privilegiano le grandi zone soleggiate e i terreni drenati e sabbiosi.

Il nome di questa pianta deriva dal greco echinos, ovvero riccio, sia per la struttura dei semi, che per brattee pungenti. È una pianta con riposo autunnale, che appare in primavera fino all’autunno, fiorendo tra giugno e agosto. L’echinacea è conosciuta soprattutto per l’uso che ne viene fatto in fitoterapia; l’utilizzo di questa pianta a scopo curativo ha radici molto lontane, che risalgono addirittura agli Indiani d’America.

L’echinacea ha dimostrato, in varie ricerche, di avere un effetto stimolante sul sistema immunitario e la capacità di ridurre i sintomi e la durata del raffreddore e dell’influenza; sembra che non abbia effetti collaterali importanti, anche se in persone predisposte può sviluppare reazioni allergiche, e se assunta in dosi massicce, può avere effetti tossici sul sistema riproduttivi, e quindi è meglio non assumerla in gravidanza e durante l’allattamento.

Alternative alla Stella di Natale, l’Ardisia

ardisia crispa

L’Ardisia è un genere appartenente alla Famiglia delle Myrsinaceae, comprende circa 400 specie di alberi e arbusti ed è originaria di India e Giappone; la specie di Ardisia della quale vi parliamo oggi, l’Ardisia crispa, è ottima come pianta da interni e nel periodo natalizio rappresenta una validissima alternativa alla tradizionale Stella di Natale.

Si tratta di un piccolo arbusto compatto a crescita lenta che raggiunge i 60-90 centimetri di altezza e i 30-40 di diametro; presenta foglie molto decorative lucide e di colore verde intenso e nel mese di Giugno produce deliziosi fiori profumati bianchi, cremisi o violacei che crescono raccolti in pannocchie lunghe fino a 10 cm. Alla comparsa dei fiori segue quella dei frutti, delle piccole bacche ovali di colore rosso e lucide, caratteristica che la rende ideale come addobbo natalizio. I frutti possono mantenersi sulla pianta fino alla fioritura successiva purchè questa sia posta in un luogo luminoso (l’ideale è dietro una finestra) e con il giusto grado di umidità.

Malva, il rimedio per tutti i mali

malva

A vederla dominare prati e sterrati incolti, non si direbbe che sia così ricercata. E invece la Malva è una pianta non solo gradevole per la vista, ma anche particolarmente utile a livello officinale, tanto da essere una delle più usate sia nella medicina tradizionale che in quella alternativa.

Ma andiamo per ordine e cominciamo col dire che appartiene alla famiglia delle Malvacee, molto diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo.

In natura si trova per lo più allo stato spontaneo, ma vista la grande utilità e la bellezza estetica, non è poi così raro che venga utilizzata anche per la decorazione di aiuole e bordure, sia per le verdi foglie caratteristiche nella forma, che per il rosa venato con striature violacee dei suoi fiori.

Beloperone, pianta delle lacrime d’amore

Beloperone

II nome scientifico del beioperone, simpati­ca e purtroppo abbastanza rara specie da appartamento, deriva da due parole greche: belos, freccia e peronne, unire, a indicare una caratteristica della struttura interna del­la infiorescenza, nelle cui corolle le antere (dove è contenuto il polline) sono unite da uno speciale tessuto a forma appunto di freccia.

Volgarmente il beioperone viene chiamato «pianta gambero», e in realtà le sue pendule infiorescenze, sia per il colore che per la forma fanno pensare proprio a un crostaceo.

In qualche nazione, al beioperone, si da anche un altro nome: «pianta delle lacrime d’amore».

Le specie di cui ci stiamo occupando posso­no essere utilizzate soprattutto come piante da appartamento e, soltanto nelle zone a cli­ma molto mite, è possibile pensare a qualche altro impiego, sul balcone o in giardino, col­tivando il beioperone in piena terra o in va­so.

Parassiti delle piante: le lumache

lumache delle piante

Le lumache che attaccano le piante, a differenza di quelle che popolano mari e fiumi, possiedono i polmoni per poter respirare nella terra, e appartengono a varie famiglie. Le lumache si trovano soprattutto nelle zone molto umide, agiscono di notte e sono in grado di provocare gravi danni alla coltura che attaccano, in quanto mangiano le foglie di qualsiasi tipo di pianta e arbusto.

Nonostante le loro piccole dimensioni sono molto voraci e l’attacco di una notte può indebolire l’intera pianta, soprattutto se non è abbastanza forte da sostituire in breve tempo la parte mangiata dalle lumache.

Novembre, è tempo di mettere a dimora il Caprifoglio

caprifoglio

Tra le tante operazioni da compiere in giardino, prima di abbandonarci al calduccio della nostra casa, c’è quella di mettere a dimora alcune piante che avremo preventivamente fatto crescere in vaso. Una di queste è il Caprifoglio, pianta dalla rara bellezza, il cui nome botanico è Lonicera.

Il nome volgare deriva dal latino caprifolium (foglia di capra) ed è dovuto alla particolarità della pianta in questione, che sembra arrampicarsi su muri e recinzioni un po’ come fanno le capre sulla montagna.

Si tratta di una pianta che cresce per lo più allo stato spontaneo, ma che sopporta molto bene anche la coltivazione domestica, peraltro piuttosto semplice. Il Caprifoglio, infatti, si adatta perfettamente sia all’esposizione in pieno sole che a quella semi-ombreggiata, mostrando grande resistenza al freddo dell’inverno ed alla calura estiva. Solo alcune specie (la Lonicera etrusca e la Lonicera sempervirens) risultano essere delicate, preferendo trattamenti particolari.

Aro, curiosità ed utilizzo

aro

II nome scientifico di queste simpatiche pian­te deriva da una singolarissima proprietà de­gli Arum, ossia quella di emettere calore durante la fioritura. Infatti, Arum deriva dal greco aron che significa «caldo», «calore».

Le bacche dell’aro, invece, vengono chia­mate con una definizione abbastanza sini­stra, quella di: «bacche della vipera», op­pure «cibo della vipera» e anche «bac­che veleno». La ragione di questi attributi è ignota e non trova alcun riscontro scientifi­co, tuttavia è bastata per gratificare i frutti dell’aro di una nomea poco rassicurante, tanto che in molte località si provvide a di­struggere sistematicamente queste specie ri­tenute quanto mai malefiche e per questo utilizzate in gran copia dalle fattucchiere per la preparazione di filtri mortali.

Tecniche colturali: la pacciamatura

pacciamatura

La pacciamatura è una tecnica colturale che consiste nel ricoprire la base degli arbusti o delle aiuole con del materiale inorganico o vegetale. La pacciamatura va eseguita per diversi motivi; innanzi tutto per difendere la pianta o l’aiuola dalle infestanti, poi per evitare sbalzi termici soprattutto ai germogli, per mantenere constante l’umidità e per migliorare la composizione del terreno o per concimarlo.

Questi sono i primi e più immediati vantaggi che offre la pacciamatura, ma ce ne sono anche altri che per manifestarsi hanno bisogno di più tempo, e che sono ugualmente molto importanti; ad esempio, la diminuzione delle infestanti porterà a controllarne lo sviluppo sull’intera area adibita a prato. Anche la protezione della pianta dagli sbalzi termici porterà, con il passare del tempo, ad una migliore radicazione e, quindi, salute della pianta. Inoltre, l’umidità costante mantenuta dalla pacciamatura  permetterà un notevole risparmio idrico, un minore stress per la pianta e preverrà l’infestazione di pidocchi e acari.

Gaultheria, il giardino si tinge di rosso

gaultheria

Abbandoniamo per un giorno le piante che fioriscono in autunno o quelle che è bene interrare in questo periodo dell’anno ed occupiamoci della Gaultheria, una splendida pianta a fioritura primaverile, che regala uno spettacolo di rara bellezza.

Penserete che il nostro lavoro di articolisti sia un po’ confuso, vista la mescolanza di argomenti su piante che sembrano non avere a che fare con la stagione autunnale, ma leggendo queste poche righe, vi renderere conto che anche la Gaultheria ha il diritto di essere nominata tra le piante della stagione in corso, per via del particolare aspetto rossiccio che assume da settembre in poi.

Appartiene alla famiglia delle Ericacee ed è originaria di Asia, America ed Oceania, sebbene oramai sia diffusa in tutte le zone a clima temperato, dove cresce e prolifica in bordure ed aiuole o come tappezzante nei giardini rocciosi.