Alberi monumentali: il Faggio

faggio

II nome scientifico Fagus ha un’origine molto incerta; alcuni botanici ritengono che il no­me derivi dal greco phagò, ossia , con il significato di «albero di cui si può mangiare il frutto». Altri studiosi, invece, affermano che il vocabolo fagus provenga dal greco phag ossia dispensare, il che da­rebbe alle piante di cui ci stiamo occupando il significato di «albero dispensatore di ci­bo».

È opportuno ricordare che i frutti dei faggi, detti «faggiole», costituiscono un prezioso alimento per il bestiame e, in qualche re­gione, essi vengono utilizzati anche a scopo commestibile previo opportuno trattamento che ha per base la tostatura.

Data la mole, questi stupendi esemplari arborei non possono essere impiegati che nei giardini piuttosto vasti, in spazi aperti, battuti dal sole o, comunque, ricchi di aria e di luce. Particolarmente interessante l’im­piego e l’accorta disposizione dei faggi a fogliame colorato che soprattutto in autunno assumono sfumature di eccezionale bellezza.

Trattandosi di alberi di grande mole è evi­dente che le maggiori cure si limitano al primo periodo dopo l’impianto, quando le radici non sono ancora ben affrancate e si può temere che il vento, durante l’inverno, possa smuovere la pianta addirittura sradi­candola o comunque pregiudicandone l’at­tecchimento. Quindi, dopo aver piantato il faggio, è necessario premere bene la terra attorno al ceppo, annaffiare e tornare a premere il suolo per essere certi che non rimangano «vuoti» fra il terriccio e le radici. In seguito, per tutti i mesi estivi che seguono la messa a dimora del faggio, è opportuno annaffiare ogni settimana somministrando due o tre secchi d’acqua per volta. Ogni mese è bene unire all’acqua un concime ric­co di azoto, mentre al momento dell’impian­to si deve mescolare alla terra una buona dose di  letame.

I faggi, malgrado la loro mole imponente, vengono spesso attaccati da malattie che debbono essere combattute con la massima tempestività, impiegando i prodotti adatti.

Delle malattie più frequenti che attaccano questi stupendi alberi, avremo modo di parlarne nel prossomo articolo.

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