Piante medicinali: l’Enotera

enotera

Tra le piante di maggior interesse dal punto di vista medicinale, merita un posto di tutto rispetto l’Enotera, meglio conosciuta come Rapunzia, Erba asinina o Primula della sera (Evening Primrose). Il nome botanico in realtà è Oenothera biennis, appartenente alla famiglia delle Onagracee e originaria dell’America settentrionale.

In natura è molto facile da trovare allo stato spontaneo lungo i corsi d’acqua, dove regala uno spettacolo ineguagliabile con la caratteristica fioritura gialla. Per apprezzarne la bellezza, però, è necessario osservare la pianta nelle ore serali o al mattino presto, poiché l’Enotera sboccia al buio, quando gli altri fiori tendono a chiudersi.

E’ caratterizzata da un fusto eretto poco ramificato, con foglie alterne e lucide e fiori gialli a forma di imbuto. Di particolare importanza sono poi le radici dal colore rossastro, carnose, saporite e nutrienti. Ma veniamo all’argomento che maggiormente ci preme in questa sede, ovvero l’uso prettamente officinale dell’Enotera.

Pianta di vetro

pianta di vetro

Il nome scientifico della pianta di vetro o Impatiens deriva con ogni probabilità da una caratteristica tipica di queste specie, o me­glio dell’involucro che contiene i loro semi. Infatti, allorché i semi stessi sono comple­tamente maturi, la piccola sacca si fende spontaneamente lanciando lontano i piccoli frutti che vanno così a disseminarsi nel ter­reno provvedendo alla naturale e spontanea riproduzione quasi fosse impaziente di rin­novarsi.

La pianta di vetro viene impiegata, per so­lito, come specie da appartamento, dato che essa continua a fiorire per tutto l’inverno se collocata in ambiente adatto, poco riscaldato ma molto luminoso, e in posizione protetta dai raggi diretti del sole.

A parte questa utilizzazione, la pianta di cui ci stiamo occupando svolge un’importan­te funzione decorativa anche all’aperto, pur­ché in ombra o in semiombra, sia in piena terra sia in vaso. Con la pianta di vetro, in­fatti, si possono realizzare bellissime bor­dure, aiuole, macchie al margine del tap­peto verde, si possono ravvivare le zone meno buie del sottobosco e arricchire il giar­dino roccioso o i muri fioriti.

Fra l’altro, l’utilizzazione della pianta di ve­tro è facilitata dalla straordinaria rapidità con cui queste piante si possono riprodurre attraverso le talee da far radicare in acqua e che si ottengono semplicemente staccando un rametto e ponendolo in un vasetto tra­sparente da tenere in buona luce e al caldo. A radificazione avvenuta, la talea può essere piantata in terriccio universale o in terra nor­male mista a sabbia e a torba.

Funghi delle piante: la muffa grigia

muffa grigia

La muffa grigia è una malattia delle piante causata da un fungo, chiamato Botrytis cinerea, che colpisce soprattutto le rose, le viti, il pesco, gli agrumi e molte piante floreali nelle quali contagia i germogli e i boccioli.

I sintomi principali dell’attacco da parte della muffa grigia sono la caduta massiccia delle foglie, l’assenza di fiori e germogli, la presenza di muffa di colore grigio dalla consistenza feltrosa nelle foglie e alle base del fusto che provoca l’avvizzimento della pianta. Se questa malattia non viene curata in fretta, può diffondersi su tutta la pianta e, nel caso degli alberi da frutto, su tutti i prodotti causandone l’impossibilità di consumazione.

Fiori californiani, le essenze (M-O)

Madia_elegans

Fiori californiani

I Fiori californiani dalla A alla Z (A-B; C-D; E-F)

Madia (Madia elegans)

Utile a chi ha difficoltà di concentrazione, la madia è una piccola margheritina gialla a macchie rosse.

Mallow (Sidalcea glaucescens)

Non è altro se non la nostra malva; è utile a chi ha difficoltà relazionali a causa della mancanza di fiducia nell’altro o perchè si crede incapace di dare nei rapporti.

Manzanita (Arctostaphylos viscida)

Si tratta di un arbusto delle Ericaceae; la sua essenza è indicata per ritrovare un rapporto armonioso con la propria fisicità ad esempio dopo una gravidanza o in menopausa.

Solanum, indispensabile per la tavola

solanum laciniatum

Dedicare un angolo del proprio giardino alla coltivazione degli ortaggi rappresenta un’operazione estremamente utile, anche se in apparenza toglie spazio alle nostre care amiche piante da arredamento, quelle che con i propri colori contribuiscono a rallegrare l’ambiente circostante.

In realtà non è proprio così, visto che molte piante “da orto” regalano uno spettacolo godibile per la vista nel periodo della fioritura, con una pioggia di colore che precede l’arrivo del frutto del nostro lavoro. Parliamo ad esempio del Solanum, pianta diffusissima alle nostre latitudini e molto utile dal punto di vista alimentare, visto che ci regala ortaggi come la melanzana (Solanum melongena), il pomodoro (Solanum lycopersicum) o la patata (Solanum tuberosum).

Appartiene alla famiglia delle Solanacee e comprende circa 2000 specie sia arbustive che rampicanti, orticole o infestanti. Generalmente di coltiva in piena terra o in serra, ma non è raro trovare determinate specie adatte alla coltivazione in appartamento e capaci di regalare splendide bacche colorate nel periodo invernale.

Peperoncino ornamentale

peperoncino

L’origine del nome latino di queste piante non è del tutto certa, tuttavia sembra che es­so derivi dal vocabolo latino capsa, ossia cassa, in riferimento alla forma dei frutti, che sono appunto cavi come una scatola.

Invece, il nome comune del peperoncino, come del resto per il peperone, deriva quasi certamente dal greco peperi ossia pepe e fu attribuito a queste piante in relazione al sa­pore acre e piccante della polpa dei loro frutti.

Anche nel linguaggio floreale il peperoncino è presente con una simbologia che fa riferi­mento all’ardore che può essere spento solo da una amorosa corresponsione.

Queste graziose piante trovano impiego sia in giardino sia sul balcone come bordura, sulla roccaglia, nel bordo misto o come ele­mento di colore ai margini dell’orto. In cas­setta, sul balcone, costituiscono un elemento di curiosità e, potendo operare una certa rotazione, i vasi si possono utilizzare anche come elemento decorativo per l’apparta­mento, senza dimenticare che i peperonci­ni quando sono ancora freschi e turgidi co­stituiscono un prezioso apporto per le com­posizioni cosidette «secche», miste di fiori e frutti o di fiori e verdure. È opportuno ri­cordare che i frutti del peperoncino orna­mentale sono piccantissimi e, una volta es­siccati, servono in cucina in sostituzione del­la normale paprica.

Piante aromatiche: il Rosmarino

rosmarino

Il Rosmarino, il cui nome botanico è Rosmarinus officinalis, è un arbusto che appartiene alla famiglia delle Lamiaceae, originario dell’Europa, dell’Africa e dell’Asia, ma ormai diffuso prevalentemente nelle zone litoranee dell’area mediterranea. In Italia è noto con il nome volgare di ramerino, anche se la denominazione ufficiale deriva dalle parole latine ros, cioè rugiada, e maris, mare.

Il Rosmarino è una pianta aromatica le cui foglie, essendo molto profumate, vengono abbondantemente utilizzate in cucina; è una pianta arbustiva che può raggiungere altezze che vanno dai 50 ai 300 centimetri, con profonde radici molto resistenti. Le foglie sono lunghe circa 2 o 3 centimetri, addensate sui rametti, ricche di ghiandole oleifere e di colore verde cupo.

L’abete bianco, maestosità in montagna

abete bianco

In pieno tema natalizio non si può fare a meno di parlare delle varie specie di abeti presenti alle nostre latitudini, sebbene non tutte siano utilizzabili – per un motivo o per l’altro – come alberi di Natale veri e propri. Oggi ci occupiamo dell’Abete bianco, pianta che con la sua maestosità domina la zona alpina ed appenninica, per spingersi in maniera sparsa fino ai monti della Sila.

E’ un albero della famiglia delle Pinacee, che può raggiungere anche i 50 metri di altezza con il suo portamento colonnare e la forma di cono o di piramide e la caratteristica punta a nido di cicogna.

Negli esemplari giovani presenta una corteccia liscia e biancastra che tende a screpolarsi e scurirsi col passare degli anni. Le foglie sono costituite da aghi appiattiti dal colore verde scuro nella pagina superiore e biancastro-azzurrina in quella inferiore.

Ginepro, la pianta delle “coccole”

ginepro

II nome di questa pianta ha le sue radici in due parole latine jumenta, giumenta e pa­rere, ossia generare, con il significato di «far partorire il bestiame». Infatti i frutti del gi­nepro, che si chiamano coccole o galbule, erano considerate nell’antichità dei validi sti­molanti della funzione uterina durante il parto. Oggi, questi graziosi frutti blu, che giungono a maturazione verso l’autunno, tro­vano ampio impiego come essenza aromati­ca, sia nella preparazione di vivande a base di carne, e soprattutto di selvaggina, oppure per dare profumo a vari liquori e per distil­lare l’essenza del famoso gin.

Le diverse specie di juniperus o ginepro (da quello più noto, che è il communis, e da cui si raccolgono le aromatiche coccole blu, sino ai ginepri più decorativi e di origine esotica) vengono impiegate per la creazione di siepi e macchie isolate, per coprire scar­pate e declivi, per ornare le roccaglie e an­che per la coltivazione in vaso sul balcone.

Con le specie di più alta statura si possono realizzare anche quinte e divisioni fra giar­dino e giardino oppure compatti filari ai lati di viali o di «parterre» erbosi.

L’unica preoccupazione, per quanto riguar­da la coltura del ginepro, è riservata alla scelta della specie, per evitare di piantare presso il mare un ginepro più adatto al clima montano e viceversa.

Parassiti delle piante: la mosca della frutta

mosca della frutta

Se notate che i frutti dei vostri alberi sono rovinati o tendono a cadere potrebbe dipendere dall’attacco della Ceratitis capitata, ovvero della mosca della frutta, un insetto fitofago la cui larva si sviluppa all’interno della polpa di molta frutta; non a caso, un ottimo sistema per verificare se gli insetti sono presenti o meno, è quello di osservare se il frutto appare molto morbido al tatto e se sono presenti piccoli fori.

L’origine della mosca della frutta è incerta, si pensa che provenga dall’Africa mediterranea, ma orma si è diffusa in tutto il mondo, tanto da essere considerata il pericolo numero uno per la frutticoltura a causa della sua polifagia, dell’entità dei danni e dalla difficoltà di controllo. In Italia, gli alberi da frutto maggiormente colpiti sono il pesco, l’albicocco, il fico e il caco, ma in casi di infestazioni particolarmente intense, la Ceratitis capitata può attaccare anche altri alberi.

Muschio, non solo per il presepe

muschio

In prossimità del Natale e dell’allestimento del presepe, non potevamo certo farci mancare un capitolo interamente dedicato al Muschio, ricercatissimo in questo periodo dell’anno proprio per la capacità di “riempire” l’opera d’arte natalizia per eccellenza.

Leggendo queste poche righe, tuttavia, vi renderete conto che il Muschio non è adatto solo come base per un bel presepe, ma può trovare svariati utilizzi sia in giardino che in vaso, se coltivato con le dovute attenzioni.

Cominciamo col dire che è una pianta appartenente alla famiglia delle Briofite, che cresce e prolifica in luoghi umidi, quali il sottobosco, le rocce, i muri esposti per lo più a nord. In realtà, alcune varietà di Muschio si possono trovare anche in luoghi estremamente soleggiati, purché l’ambiente sia ricco di acqua.

Columnea, la pianta che rende esplicita una dichiarazione d’amore

Columnea

Il nome scientifico di questa specie ricorda un patrizio romano vissuto fra il 1500 e il 1600, un tal Fabio Colonna (meglio cono­sciuto come Fabius Columna) che scrisse una importante opera botanica pubblicata a Napoli nel 1592.

Nella simbologia dei luoghi d’origine, la columnea equivale a «leggiadria» e quindi la offerta di una di queste piante viene inter­pretata come uno degli omaggi più espliciti che un uomo possa rivolgere a una donna tramite il gentile messaggio di un fiore.

Nel nostro clima la columnea non può essere impiegata in altro modo che come specie d’appartamento, ed è importante ricordare che per il suo stesso portamento, questa pianta ha bisogno di essere sistemata in una posizione tale che i lunghi tralci fioriti pos­sano ricadere liberamente. Soltanto in tal modo la fioritura della co­lumnea potrà acquistare il dovuto risalto, gra­zie anche allo sfondo lucente e morbido for­mato dal fogliame che si dispone, natural­mente, in una specie di tappeto fittamente intrecciato.

Forzare i giacinti per farli fiorire a Natale

giacinti forzatura

Vi sono alcune bulbose che possono essere indotte a fiorire in appartamento proprio durante il periodo natalizio; fra questi i bellissimi giacinti. Per raggiungere lo scopo basta ricorrere ad una tecnica colturale nota come forzatura, un procedimento comunemente utilizzato dai vivaisti per immettere in commercio piante fiorite fuori stagione. Vediamo come fare per ottenere lo stesso risultato:

Come forzare i giacinti

I bulbi vanno piantati in una ciotola piuttosto capiente e quindi lasciati in balcone per almeno tre settimane; trascorso questo tempo i vasi vanno portati in casa e sistemati dentro a una stanza calda avendo cura di mantenere sempre umido il terreno. Arrivati a questo punto la crescita procederà in maniera piuttosto veloce regalandoci un bell’anticipo di primavera. Ma la forzatura vera e propria deve ancora avvenire:

Costruite un cilindro o un cono di cartone largo abbastanza per contenere il germoglio sul quale andrà posto; questo espediente farà si che la piantina si allunghi ancora, e piuttosto velocemente, alla ricerca della luce. Non appena il germoglio comincerà a premere sul cartoncino togliete la copertura di cartone ed esponete la pianta alla luce (l’ideale sarebbe dietro a una finestra)  bagnando regolarmente. In pochi giorni i giacinti faranno bella mostra di sè accanto all’albero di Natale.

Fiori di campo: il Fiordaliso

fiordaliso

Il fiordaliso è una pianta erbacea perenne e annuale, originaria dell’Europa, dell’America settentrionale e dell’Asia. La sua denominazione botanica è Centaurea, un nome che affonda le sue origini nella mitologia: secondo la leggenda, infatti, il centauro Chitone sarebbe stato guarito da un impacco di Fiordaliso.

Più recentemente, e cioè al tempo di Napoleone, il re di Germania Guglielmo I, fuggendo da una battaglia, si ritrovò in un campo di grano dove vide la madre intrecciare dei mazzetti di fiordaliso per calmare i bambini che erano con lei; quando ritornò sul trono mise il fiordaliso nel suo stemma araldico.

Questo delizioso fiore di campo possiede foglie alterne di colore verde brillante e fiori con due strati all’apice di lunghi steli: quelli interni fertili e quelli esterni sterili; i colore tipico del fiordaliso è l’azzurro, ma ci sono anche varietà di colore giallo, rosa o bianco. Esistono varie specie di questo fiore, le più comuni sono la Centaurea cyanus, cioè il fiordaliso di campo, e la Centaurea montana, una varietà tipica delle Alpi.