Agazzino, ornamentale e commestibile

agazzino

Agazzino è la denominazione comunemente usata per indicare la Pyracantha Coccinea, pianta dallo straordinario effetto decorativo sia nel periodo della fioritura sia in quello della comparsa dei frutti. Appartiene alla famiglia delle Rosacee ed è originario delle zone temperate di Asia, Europa e Nord America, pur essendo ormai diffuso a tutte le latitudini.

Si presenta come una pianta arbustiva molto fitta ed è per questo che spesso viene utilizzata nella formazione di siepi. Tuttavia può risultare particolarmente spettacolare anche se coltivato come pianta unica, per via delle sue foglie ovali e lucide, dal colore verde scuro, dei fiori bianchi e profumati a forma di stella e dei frutti tondeggianti, riuniti in grappoli, dal colore arancio-rossastro.

L’Agazzino è una pianta utilizzata frequentemente in parchi e giardini, dove riempie la scena con i suoi colori, ma spesso viene utilizzata a scopo culinario, poiché i suoi frutti sono commestibili.

Siepi fitte tutto l’anno con il Cotonastro

cotoneaster

Il Cotonastro (nome scientifico Cotoneaster) è un genere di piante originario di Cina e Himalaya appartentente alla famiglia botanica delle Rosaceae; conta circa cinquanta specie di arbusti a foglie caduche o sempreverdi e portamento eretto o prostrato: le prime sono adatte a formare siepi, le seconde come tappezzanti.

Oggi vi parliamo di una specie di cotonastro particolarmente indicata per la creazione di siepi che restano fitte tutto l’anno: il Cotonaster salicifolius, arbusto sempreverde e a portamento eretto caratterizzato da fogliame denso e scuro arricchito, durante i mesi invernali, da caratteristici frutti rossi cui segue, in estate, la comparsa di fiori a stella bianchi o rosa.

Quanto alle cure colturali, il cotonastro è una specie piuttosto resistente che può essere coltivata sia in pieno sole che in penombra. Tollera il freddo e gli sbalzi termici ma mal si adatta alla siccità, motivo per cui è opportuno mantenere il terreno sempre umido soprattutto durante i periodi più caldi dell’anno. Le innaffiature devono quindi essere costanti ma vanno effettuate avendo cura di non creare dannosi ristagni idrici; eventualità questa che può essere scongiurata mettendo a dimore il cotonastro in un terreno argilloso e ben drenato.

Lavori mese per mese: Gennaio


lavori mese per mese: Gennaio
In casa
Eliminare le foglie in­giallite e cercare di in­dividuare la causa del­l’inconveniente. Dedicare particolari cure alle piante con fioriture invernali per evitare che sfioriscano rapidamente. Controllare i sottovasi per eliminare l’acqua stagnante.
Provvedere alla con­servazione delle specie bulbose fiorite fra Na­tale e Capodanno, to­gliendo i bulbi dall’ac­qua quando le corolle sono appassite.
Sul balcone
Non annaffiare vasi e cassette durante la cat­tiva stagione, nelle re­gioni settentrionali; nel centro-sud è consiglia­bile somministrare qual­che bicchiere di ac­qua se il mese si man­tiene particolarmente asciutto e la tempera­tura oscilla intorno ai 10°.
Controllare periodicamente gli arbusti di ro­se. Se si verifica una precoce apparizione di gemme si rende ne­cessaria l’immediata potatura.
Provvedere, se neces­sario, alla riparazione dei tralicci per rampi­canti prima che i deli­cati germogli rendano più difficile questa operazione.

Melissa officinalis, ovvero la Cedronella

melissa officinalis

Torniamo ad occuparci ancora una volta delle erbe di maggiore interesse officinale, fermandoci nei pressi di una piantina di Melissa officinalis, meglio conosciuta dagli appassionati di giardinaggio come cedronella.

Si tratta di una pianta che cresce per lo più allo stato spontaneo nell’Europa del Sud e in Asia occidentale, ma che può anche essere coltivata all’interno dei giardini nostrani, sia per una questione puramente estetica che per i benefici che regala al nostro corpo.

Può raggiungere il metro di altezza ed è caratterizzata da foglie dal colore verde intenso, molto simili a quelle dell’ortica,  e da fiori bianchi a forma di calice.

Bambù, simbolo di lunga vita

bambù

Il Bambù è una pianta appartenente alla famiglia delle Graminacee ed originaria delle zone tropicali del’Asia, sebbene sia facilmente reperibile allo stato spontaneo anche in Africa ed in America. Ne esistono all’incirca 75 specie con un’altezza che varia dai pochi centimetri ai 40 metri ed una vita piuttosto duratura. E’ per questo motivo che le popolazioni orientali considerano questa pianta come un simbolo di lunga vita e non mancano di provvedere alla piantagione di diverse pianticelle nel proprio giardino.

Alle nostre latiduni, invece, la coltivazione domestica è piuttosto rara e per lo più limitata all’esigenza di riparare il proprio “territorio” dai venti o dagli sguardi indiscreti. Il bambù è infatti una pianta a crescita veloce, che in poco tempo si mostra nella sua maestosità fatta di un fusto eretto e molto vigoroso e da numerose foglie lunghe e sottili, dal colore più o meno intenso a seconda della specie.

La fioritura, invece, è molto rara e può capitare anche che una pianta muoia dopo aver mostrato i suoi fiori simili ad asparagi. Fiorito o no, comunque, il Bambù rappresenta un ottima pianta da coltivare regalando poi uno spettacolo di verde molto caratteristico per la sua particolare canformazione. Come fare dunque per avere una bella piantagione di bambù anche nei nostri giardini?

Erbe aromatiche: il Timo

Timo

Il timo (Thymus vulgaris) è un’erba aromatica che cresce spontanea nella flora italiana e che si riconosce facilmente dal suo profumo molto intenso. Il timo è noto fin all’antichità e in particolare dall’epoca degli Egizi, i quali lo usavano per imbalsamare i corpi e già al tempo dei romani era usato come antidolorifico; inoltre, per le sue proprietà antisettiche, già dal Medioevo, veniva utilizzato per migliorare la conservazione della carne.

Pur essendo un’erba che cresce spontanea in natura, grazie alle sue dimensioni compatte può essere coltivato anche in vaso, oppure piantato come cespuglio ornamentale nei giardini rocciosi. Il timo è una specie perenne sempreverde che raggiunge i 20 centimetri di altezza; possiede piccole foglie dal colore verde-argento, e fiori rosa o biancastri che spuntano da maggio a luglio.

Dal punto di vista colturale, bisogna sapere che la semina deve avvenire a marzo, in un semenzaio e comprendo i piccoli semi con poca terra; le piantine andranno poi trapiantate in autunno o, in caso di freddo particolarmente intenso, nella primavera successiva. La propagazione del timo può avvenire per divisione dei cespi in marzo-aprile oppure all’inizio dell’estate per talea.

Le erbe aromatiche di Gennaio

erbe aromatiche

ERBA LALDA
(Lapsana communis)

Spontanea in quasi tutta la Penisola, fiorisce nei mesi più caldi dell’estate con una profu­sione di corolle gialle molto simili a mar­gherite portate da lunghi peduncoli sottili che si diramano in radi ciuffi.
Si coltiva senza grande difficoltà, tanto che spesso viene impiegata per arricchire il bor­do misto o per decorare le scarpate o i bor­di dei prati  rustici.
Serve per la preparazione di insalate, utiliz­zando le foglie più tenere, oppure può es­sere impiegata come verdura in minestre di riso. Il suo particolare aroma e il tipico sa­pore amarognolo rendono l’erba laida mol­to appetitosa e stimolante per l’appetito.

ERBA POLVERINA
(Amaranthus blitum)

Nota anche come «blito bianco» questa pianta cresce spontanea nei luoghi umidi e ombrosi.
Si coltiva in terra piuttosto sabbiosa, a mez­z’ombra cercando di tenere sempre fresco il terreno. Si consiglia di seminare a primavera.
Serve, utilizzando le foglie, alla preparazione di saporiti piatti di verdura cotta dal sapore molto simile a quello degli spinaci. Queste foglie, oltre ad avere un gusto assai gradevo­le, vantano una notevole proprietà rinfre­scante ed essendo ricche di ferro costituisco­no un ottimo coadiuvante delle diete per persone anemiche o convalescenti.

Pilea, pianta dei fuochi d’artificio.

pilea

Il nome di queste piante deriva da un voca­bolo latino, pileo, che stava a indicare lo speciale berretto di feltro che i Romani por­tavano nei giorni di festa. Ebbene, una delle parti interne del fiore della pilea ha una struttura identica a quella del copricapo che usava a Roma una ventina di secoli fa. Per completare la presentazione della pilea, ricorderemo che lo strano modo con cui vie­ne disseminato il polline dei suoi fiori (fe­nomeno evidente soprattutto nella Pilea mu­scosa) ha meritato a questa specie il generi­co nome volgare di «pianta artiglieria» o «pianta dei fuochi d’artificio». Il lancio del polline avviene per solito di prima mattina quando comincia a spirare il vento, la cui brezza provoca la schiusura dei boccioli e lo scatto del filamento che trattiene le antere che contengono il polline. I boccioli si apro­no a intervalli regolari e quindi anche il polline viene lanciato con ritmo ben preci­so, proprio come una scarica d’artiglieria.

Come pianta da appartamento, ma anche per decorare cortili interni, verande o le aiuole del patio, purché in posizione riparata dal sole, in ambiente piuttosto fresco d’estate e decisamente tiepido d’inverno. La pilea, infatti, non sopporta temperature inferiori ai 12-15 °C.

Arbusti: il genere Fucsia

Fucsia

Il genere Fucsia comprende un centinaio di arbusti a foglia caduca, appartenenti alla famiglia delle Onagraceae, e originari della Nuova Zelanda e dell’America centro meridionale. In Italia vengono coltivate specie di medie e piccole dimensioni, che si assestano intorno ai 25-40 centimetri, ma esistono anche delle varietà rustiche che possono essere usate come arbusti da giardino, che possono raggiungere i 150 centimetri di altezza.

Questi arbusti, che in genere sono dei sempreverdi, possiedono fusti ramificati e foglie dal colore verde brillante e dalla forma ovale. I fiori sono molto particolari e sbocciano in primavera inoltrata e si protraggono fino all’autunno; hanno una forma pendula e sono composti da quattro sepali allungati, e proprio a causa della loro forma vengono chiamati “orecchini” o “ballerine”; i colori più diffusi sono il rosa e il rosso, ma esistono specie con i fiori di colore bianco, viola, lilla, arancio e blu. Dopo fiori spuntano delle piccole bacche dalla forma allungata che contengono semi fertili.

Dal punto di vista colturale, queste piante amano le esposizioni luminose ma non a diretto contatto con i raggi solari, infatti si sviluppano meglio nelle zone ombreggiate; temono il freddo e quindi in inverno devono essere riparate in una serra con una temperatura minima che va dai 9 ai 12°C. Nel periodo che va da marzo ad ottobre vanno annaffiate con regolarità perchè temono la siccità, mentre d’inverno non sono necessarie annaffiature, a meno che non si tratti di esemplari coltivati in serra.

Salice piangente, elegante e maestoso

salice piangente

Nella tradizione popolare il Salice piangente (Salix Babylonica) è simbolo di malinconia, ma non per questo la sua coltivazione viene ignorata in giardini e parchi pubblici, dove si mostra in tutta la sua maestosità con la caratteristica forma a rami penduli.

Appartiene alla famiglia delle Salicacee ed è originario dell’Europa e dell’Asia centrale, da dove si è diffuso in tutta la zona temperata del Mediterraneo. Può raggiungere i 10 metri di altezza, con il suo fusto massiccio e la chioma disposta in maniera piuttosto disordinata.

Come detto, i rami sono ricurvati verso il basso, tanto che spesso arrivano a toccare il terreno. Di qui la denominazione di “piangente”, poiché i rami somigliano a delle lacrime che scendono verso terra. Le foglie sono sottili e lanceolate, dal colore verde chiaro sulla pagina superiore ed argentee su quella inferiore.

Fiori invernali, la viola del pensiero

viole del pensiero

Le viole del pensiero (Viola hybrida) sono ibridi ottenuti da specie originarie di Europa e Turchia (V. lutea, V. tricolor, V. odorata, V. cornuta, V. x wittrockiana), caratterizzati da fiori inodori a cinque petali molto grandi e di colori vistosi, che vanno dal bianco al nero puro con centro scuro o giallo, e dotati di foglie verde scuro non molto decorative;  la loro fioritura avviene in autunno e inverno e all’inizio della primavera per questo motivo sono molto amate da chi desidera avere un giardino sempre fiorito.

Quanto alle cure colturali, le viole del pensiero non hanno particolari esigenze in fatto di terreno; questo va arricchito con torba, sabbia e terriccio universale solo nel caso fosse troppo pesante e calcareo. L’esposizione varia in base al periodo in cui sono state messe a dimora: le viole del pensiero interrate in autunno hanno bisogno di una posizione in  pieno sole, quelle poste a dimora in primavera in penombra. Poichè non temono il freddo, è quindi possibile porle a dimora anche in questo periodo per vederle fiorire già in primavera.

Peperomia, simile al pepe

peperomia

Il nome scientifico di queste graziose piante da appartamento si riferisce alla famiglia cui esse appartengono, ossia le «piperacee», che comprende anche il pepe. Infatti, la pa­rola peperomia che deriva dal greco, signi­fica letteralmente «simile al pepe», anche se le piante di cui stiamo parlando non assomi­gliano davvero alla specie rampicante che produce i piccanti frutti che giungono a noi dalle zone equatoriali e che una volta essic­cati e macinati servono a dare un sapore pic­cante ai cibi.

In varie zone del Pacifico le diverse specie di peoeromia vengono utilizzate a scopo cu­rativo per guarire affezioni della pelle, ma­lattie degli occhi e scottature.

Le peperomie trovano impiego nelle nostre case come piante decorative e rappresenta­no uno degli elementi base per la prepara­zione di «terrarium», per l’ornamento di davanzali interni o per completare ciotole o fioriere anche in accostamento con altre specie dal fogliame colorato o variegato. Data la loro statura, le peperomie si presta­no soprattutto per ornare il contorno dei vari recipienti, mentre le piante di maggior statura debbono essere collocate al centro dove acquistano maggior risalto e dove pos­sono vegetare con maggior libertà, senza costrizione alcuna.

Il Pero del Signore

Il Pero del Signore, probabilmente è l’origine del nome del più conosciuto Bergamotto. Otre ad essere probabilmente effetto di una  mutazione con un’altra specie, si ipotizza che possa provenire dalla Cina, dall Spagna o dalle Canarie, ma anche nella nostra calabria ha trovato un ottimo terreno per fruttuficare. Tornando all’etimologia, Berg-armudi, significa “pero del Signore” in lingua turco.

Piante aromatiche: l’angelica

angelica

L’angelica (Angelica Archangelica) appartiene alla famiglia delle Ombrellifere ed è una pianta molto profumata in ogni sua parte: dalle radici alle foglie, passando per i frutti; non per niente viene ampiamente impiegata in cucina per aromatizzare i cibi e in erboristeria per la salute e la bellezza. Le radici e i frutti vengono usati per fare i liquori, le foglie servono per aromatizzare zuppe e salse, i fusti e i piccioli delle foglie sono adatti ad esser canditi per i dolci, e le foglie in infusione possiedono proprietà stimolanti, tonificanti e aiutano a espellere i gas intestinali.

L’angelica può raggiungere anche i 2 metri d’altezza, possiede il fusto eretto, le foglie pennate e i fiori piccoli, di colore bianco e verdastro riuniti in ombrelle, che danno origine a semi di forma allungata. L’angelica deve essere seminata a marzo o a settembre in una posizione soleggiata e in un terreno ricco di sostanza organica; è opportuno stimolare la produzione delle foglie togliendo le infiorescenze via via che si formano, in modo da far vivere la pianta anche per alcuni anni, altrimenti si comporterà da biennale, cioè il primo anno si svilupperà, mentre il secondo, dopo essere fiorita, morirà.

Per quanto riguarda la raccolta e la conservazione, le radici vanno selezionate all’inizio dell’autunno, i frutti si raccolgono in autunno, i fusti tra maggio e giugno, come anche le foglie da essiccare che vanno raccolte quando sono di colore verde chiaro.