Escallonia, perfetta per le vostre siepi

escallonia

Non sapete quale pianta scegliere per creare la vostra siepe? E allora potete orientarvi sull’Escallonia, coltivata anche come pianta singola, ma particolarmente indicata per ergere spettacolari muri di colore per il vostro giardino.

Si tratta di una pianta della famiglia delle Glossulariacee, coltivata per lo più a scopo ornamentale per via delle sue foglie lucide e dentate e dei fiori di vari colori riuniti in pannocchie. In natura ne esistono una sessantina di specie, oltre ai numerosi ibridi, creati appositamente per coloro che hanno l’esigenza di riempire con colorazioni e forme diverse il proprio giardino.

L’Escallonia predilige il clima temperato, mal sopportando le gelate invernali ed i venti rigidi, ma, se coltivata nei pressi di un riparo (un muro, ad esempio), può adattarsi anche ai rigori della stagione più fredda dell’anno.

Le piante del mese di Novembre

clerodendro

L’anno è entrato nella sua fase culminante e dopo la dorata parentesi di ottobre la sta­gione si avvia rapidamente verso il grigiore dell’inverno, verso la lunga serie di giorni freddi e nebbiosi, solo raramente illuminati dal sole. Le piante lasciano cadere, giorno dopo giorno, le ultime foglie e solo qualche corolla rompe il verde già spento tipico del­l’autunno.

Tuttavia, esistono piante che sono ancora in piena fase vegetativa o che rivestono un par­ticolare interesse per la presenza di bacche colorate; senza contare le specie da appar­tamento che proprio in questa stagione en­trano nel periodo più importante per quan­to riguarda la loro funzione decorativa. In­fatti, mentre diminuisce l’interesse per gli esemplati coltivati all’aperto, si delinea in modo sempre più vivo il ruolo delle piante cosiddette « ornamentali per interno » che da questo momento hanno il compito di por­tare un po’ di verde tra le pareti delle no­stre case. Nei prossimi mesi la nostra atten­zione sarà rivolta, come è giusto, soprat­tutto a quelle piante ornamentali, mentre in questo « Jolly » di novembre vi parleremo, in parte, anche di piante da piena aria. I loro nomi sono: acacia, agave, ane­mone, armeria, aro, beloperone, calceolaria, ciliegio d’inverno, columnea, ginepro, pepe­roncino, pianta di vetro.


Tecniche di moltiplicazione: la propaggine

propaggine

La propaggine è una tecnica di moltiplicazione analoga alla margotta, la cui differenza da essa consiste nel fatto che nella margotta il substrato viene innalzato fino al ramo, mentre nella propaggine è il ramo di idonea lunghezza che viene piegato fino a raggiungere il suolo e interrato per un piccolo settore scortecciato.

Le piante che possono essere moltiplicate tramite propaggine sono quelle legnose rampicanti, come i gelsomini, e gli arbusti non rampicanti purché con rami molto flessibili, come le eriche e gli oleandri. Nella propaggine, i rami vengono piegati in modo che una parte di essi possa essere interrata ad una profondità di 10 centimetri; il tratto di ramo ricoperto viene ancorato al terreno, precedentemente alleggerito con torba e sabbia, con due forcelle che dovranno riemergere dalla terra.

Calicanto invernale, rallegrare il giardino nei mesi freddi

calicanto invernale

Il genere Calicanto (Chimonantus) appartiene alla famiglia botanica delle Calycanthaceae e comprende tre specie di alberi o arbusti coltivati a scopo ornamentale o per la produzione di fiori recisi:

  • Calychantus floridus (Calicanto estivo)
  • Calychantus fragrans o praecox (Calicanto invernale)
  • Calychantus occidentalis

Oggi vogliamo parlarvi del Calicanto invernale, poichè, come potrete intuire voi stessi, si tratta di una specie che fiorisce in pieno inverno regalando un tocco di colore al più ingrigito e triste dei giardini mentre tutte le altre piante da fiore restano addormentate in attesa della primavera; d’altra il parte il nome stesso del fiore, Calicanto significa proprio “fiore d’inverno”. Il calicanto d’inverno è originario della Cina e può raggiungere anche i tre metri di altezza; verso la fine dell’inverno (di solito nel mese di Gennaio) produce fiori molto profumati di colore giallo e presenta foglie di forma lanceolata, lunghe fino a 20 cm e ruvide al tatto.

Hippeastrum, la bulbosa che colora l’inverno

hippeastrum

E’ tempo di pensare all’inverno ed alle piante da tenere in casa nella stagione che maggiormente ci costringe all’esilio tra le pareti domestiche. Il giardino si scolora lentamente, ma i nostri angoli “interni” possono essere ugualmente rallegrati dalle tinte di svariati fiori adatti alla coltivazione domestica, come le bulbose, ad esempio, di cui pian piano noi di PolliceGreen vi andiamo illustrando caratteriche e cure.

Oggi ci occuperemo dell’Hippeastrum, una pianta che probabilmente conoscerete con il nome di Amarillis, appartenente alla famiglia delle Amaryllidacee ed originaria del Sudamerica.

Il bulbo dell’Hippeastrum può raggiungere i 10 centimetri di diametro e si pone a dimora nella stagione autunnale (in condizioni di clima mite fate ancora in tempo ad interrarlo), in modo che dia il meglio di sé durante i mesi più freddi dell’anno, regalando una fioritura estremamente gradevole per la vista, con la sua colorazione rossa.

Semina in lettorino

lettorino

La semina in lettorino, è un  sistema che si usa per le specie delicate, che non possono essere seminate in piena terra o in vasi al­l’aperto, oppure per far nascere, in inverno, le pianticelle da mettere a dimora in giardi­no o sul balcone, in primavera. Il lettorino è una specie di ampia cassetta, in legno o in cemento, con due lati spioventi, che può es­sere collocata sul terreno del giardino o del­l’orto; il lettorino munito di un fondo su cui viene deposto uno strato di terra può essere utilizzato anche sul balcone. Ogni lettorino è completato da un coperchio in vetro o in speciale materiale plastico: sia il vetro sia il laminato plastico hanno le funzioni di racco­gliere la maggior quantità di calore possibi­le per facilitare la germinazione dei semi e di assicurare alle future pianticelle la neces­saria  luminosità.

La semina dei lettorini può avvenire secon­do questi tre sistemi:

Le giuggiole, ovvero i datteri italiani

giuggiolo

Un albero molto diffuso in Veneto, Toscana, Campania e Puglia è il giuggiolo, il cui nome botanico è Zyziphus sativa, una pianta dalla folta vegetazione e dai particolari frutti. I frutti di questo albero sono le giuggiole, delle “palline” dalla forma oblunga o rotonda, che assomigliano ai datteri, che possono essere consumate essiccate o semi-appassite. Le giuggiole apportano più vitamine dei datteri, in particolare quelle del gruppo C.

La giuggiola è un frutto di origine cinese, arrivato in Italia circa 2000 anni fa attraverso l’Arabia; quelle nostrane, possono essere di due tipi: dalla forma oblunga o rotonda. All’inizio, questi frutti possiedono un colore verde, che piano piano si riempie di macchie, fino ad arrivare a diventare  marrone. I primi frutti sono pronti a settembre e gli ultimi ad ottobre, ma possono essere essiccati e conservati, in modo da essere consumati in seguito.

Gelsomino d’inverno, un tocco di colore in giardino

gelsomino d'inverno

Il gelsomino d’inverno (Jasminum nudiflorum), detto anche Gelsomino di San Giuseppe, è un arbusto di origini cinesi molto diffuso in Italia a scopi ornamentali. Si tratta di una pianta molto rustica che cresce bene in qualunque posizione, sia in pieno sole che in penombra, anche se per ottenere una fioritura più abbondante risultano più indicate  le esposizioni soleggiate. Per via del suo andamento leggermente strisciante può essere coltivato sia come tappezzante che come rampicante purchè venga dotato di appositi sostegni; in questo caso può raggiungere anche i due-tre metri di altezza.

Il gelsomino d’inverno, come suggerisce il nome, è uno di quei pochi arbusti che offrono una fioritura invernale; verso la fine della stagione fredda infatti, già verso Gennaio-Febbraio, produce piccoli fiori gialli a quattro petali che fanno la propria comparsa ancor prima delle foglie. A questa caratteristica, che lo rende particolarmente gradito a chi ama avere un giardino fiorito tutto l’anno, si aggiunge il pregio di non richiedere particolari cure colturali.

Piante invernali: la Lachenalia

lachenalia virdiflora

Continua il nostro viaggio alla scoperta delle bulbose da piantare nel nostro giardino e da ammirare nel periodo più freddo dell’anno, quando generalmente la vista si rattrista per la mancanza di colore. Oggi ci dedicheremo alla descrizione della Lachenalia, pianta molto caratteristica, che regalerà un’esplosione di tinte alle nostre aiuole, aiutandoci a sopportare meglio la nostalgia della primavera.

Si tratta di una pianta della famiglia delle Hyacinthacee, proveniente dalla zona meridionale dell’Africa, e deve il nome ad un professore di botanica, tale Werner de Lachenal. In natura ne esistono un centinaio di specie, più numerosissimi ibridi, coltivati per lo più in Olanda, dove la Lachenalia ha larghissima diffusione.

Per una buona coltivazione della nostra pianticella, occorre interrare il bulbo (generalmente non più grande di 2 centimetri e mezzo) nella stagione estiva o all’inizio dell’autunno, per poter poi godere della splendida fioritura invernale. La collocazione ideale è quella in vaso, anche se non è poi così raro vedere bordure o aiuole ricoperte di Lachenalia, specie nelle zone dove gli inverni sono molto rigidi.

Semina all’aperto

semine

La semina può essere effettuata in due mo­di: all’aperto o in lettorino.

Oggi esamineremo quella all’aperto e, nel mio post di domani, troverete quella in lettorino.

La semina all’aperto.

Anzitutto, è indispensa­bile che il terreno non presenti la minima traccia di gelo, sia soffice e tiepido al tatto, tanto da poter essere lavorato con facilità.

Prima di seminare è necessario dissodare e livellare il terreno, ripulendolo da sassi, ra­dici, scorie, e annaffiarlo leggermente. Quin­di, se si vuole ottenere una piantagione in file parallele o a scacchiera, si tracciano pic­coli solchi e si depongono i semi nel fossetto così ottenuto. La semina può essere fatta anche in buchette oppure a spaglio, ossia lanciando la semente a manciate perché ri­cada al suolo spargendosi in modo regola­re.

In genere i semi dovrebbero essere ricoper­ti da un leggero strato di terra, ma esistono alcune eccezioni o particolari sistemi di in­terramento di cui abbiamo già parlato nell’articolo “Semi, caratteristiche generali e modo corretto per seminarli” di ieri.

Stella di Natale: come farla durare tutto l’anno

cure stella di natale dopo le feste

Stella di Natale, come farla durare tutto l’anno

Come abbiamo più volte sottolineato, la Stella di Natale è la pianta che tradizionalmente viene regalata durante le feste natalizie; può essere quindi considerata, insieme al vischio, la pianta di natale per eccellenza; purtroppo però, di solito, dopo alcuni giorni, inizia a perdere le foglie e diventare spoglia, e anche se riusciamo farla sopravvivere, difficilmente rifiorisce.

Cosa fare, dunque, per mantenerla sana, e ottenere una bella fioritura anche l’anno successivo? Innanzi tutto collocatela in un punto luminoso della casa, ma non al sole diretto, e non bagnatela troppo, in quanto l’ Euphorbia Pulcherrima, questo è il suo nome botanico, sopporta bene i periodi di siccità, ma non l’eccessiva umidità, quindi cercate di annaffiarla solo quando il terreno appare asciutto.

Narciso, la bulbosa dai mille colori

narciso

Delle bulbose da piantare in autunno abbiamo già trattato diffusamente in capitoli precedenti, illustrandone caratteristiche generali e modalità di coltivazione. In questa sede ci occuperemo invece di una delle bulbose di maggior effetto scenografico, nella speranza che tra settembre ed ottobre vi siate ricordati di piantarla nel vostro giardino.

Parliamo del Narciso, una pianta che richiama alla mente antiche leggende, secondo le quali Narciso, appunto, era un fanciullo condannato ad amare la sua immagine, tanto da morire per la disperazione, lasciando al suo posto uno splendido fiore.

Ed in effetti, il fiore el Narciso (nome scientifico Narcissus, della famiglia della Armaryllidacee) non ha nulla da invidiare agli altri ospiti del nostro giardino, presentando delle fioriture diverse tra loro, ma ugualmente spettacolari per la vista.

Semi, caratteristiche generali e modo corretto per seminarli

semi

Oggi la moltiplicazione per seme è di uso sempre meno frequente per il diffondersi dei vivai specializzati e per la possibilità di acquistare singole piantine erbacee annuali o perenni in vasetti di torba, pronte ad essere interrate direttamente nelle aiuole o nelle cassette con risultati pressoché immediati e garantiti.

Tuttavia, non sempre si può (o si vuole) ricorrere all’acquisto delle piantine: in questo caso, e soprattutto per quanto riguarda l’orto, il sistema della semina è ancora il mezzo più valido di moltiplicazione; un mezzo abbastanza facile e sicuro purché si rispettino determinate norme.

Ogni tipo di seme ha caratteristiche precise, che esigono uno speciale trattamento prima e durante la semina.

Di seguito ho cercato di raggruppare i semi, secondo le loro caratteristiche, e per ciascun gruppo, ho indicato le norme fondamentali per una corretta seminagione:

semi carnosi

castagne, ghiande ecc: germogliano meglio se vengono posti a macerare nell’acqua per un giorno intero. La semina si deve effettuare non appena i frutti  maturano;

L’abete di Natale: come farlo sopravvivere alle feste

abete di natale

Fra un po’ sarà il momento di acquistare un abete da addobbare per il prossimo Natale; iniziate a pensare, inoltre, che con alcuni facili accorgimenti lo potrete far sopravvivere anche dopo le feste e piantarlo in piena terra. Prima dell’acquisto, infatti, pensate a dove potrete sistemarlo una volta che non vi servirà più come addobbo. Le soluzioni sono diverse: potrete restituirlo al vivaio che ve l’ha venduto, oppure chiedere alla sezione del WWF più vicina di indicarvi un’idonea collocazione per il vostro abete, oppure, se avete spazio, potrete piantarlo in giardino.

La fine di novembre è il momento migliore per mettersi alla ricerca dell’abete ideale per voi, in modo da avere più scelta; in genere viene venduto in zolla o direttamente nel vaso; nel primo caso, trapiantatelo in un vaso di una grandezza idonea alle radici della pianta, nel secondo, appurate le dimensioni del vaso, cioè se è il caso di cambiarlo oppure no.