Gli afidi, ovvero i pidocchi delle piante

afidi

Chi si occupa di giardinaggio o possiede delle piante, almeno una volta si sarà imbattuto negli afidi, dei piccoli insetti lunghi pochi millimetri conosciuti anche con il nome di pidocchi delle piante. Gli afidi attaccano le piante tramite il loro apparato boccale, che essendo molto pungente, è in grado di perforare la superficie delle foglie, dei rami sottili e dei germogli, e di succhiare, così, la loro linfa.

Le piante “preferite” degli afidi sono quelle ornamentali, quelle orticole, le rose e anche il tabacco, ma possono attaccare tutte le piante coltivate. Come la maggior parte dei parassiti delle piante, anche gli afidi si annidano nelle parti più tenere, creando spesso danni molto importanti, non tanto per l’azione di un singolo afide, quanto perchè, quando attaccano decidono di farlo in branco e le loro colonie sono molto numerose, dato che le generazioni annuali di afidi sono due o tre e composte da diversi esemplari.

Quando gli afidi si annidano nelle piante e ne succhiano la linfa, emettono un liquido zuccherino chiamato melata, che fa diventare il vegetale il terreno ideale per la nascita dei funghi, in particolar modo delle fumaggini, che oltre a rovinare la bellezza della pianta, ne minano la salute.

Violacciocca: caratteristiche e coltivazione

violacciocca viola

La violacciocca è una pianta erbacea perenne sempreverde appartenente alla famiglia delle Crucifere, originaria dell’Europa del Sud e dell’Africa. È una pianta rustica, cespugliosa e coltivata per lo più come annuale e biennale, perché non sopporta bene il freddo; la violacciocca presenta fusti ramificati con foglie verdi, e in primavera produce delle spighe rivestite di fiori a quattro petali, molto profumati di colore bianco, rosa, giallo o porpora. Questa pianta può raggiungere un’altezza di 60 centimetri per una larghezza di 30.

La violacciocca va messa a dimora in aprile in un luogo soleggiato, o in parziale ombra, con ai piedi del concime a lenta cessione granulare, adatto per le piante in fiore; questa pianta teme il freddo particolarmente rigido e infatti è difficile che resista a temperature inferiori ai -5°C.

La Zinnia: la pianta dai fiori coloratissimi

Zinnia

La Zinnia è una pianta della famiglia delle Asteracee, il cui nome scientifico è Zinnia elegans, originaria del Messico e dell’America Centrale; il genere Zinnia conta 20 specie di piante erbacee e fruttifere, sia annuali che perenni, particolarmente adatte per produrre fiori da recidere, per le aiuole e per le bordure, perché può raggiungere un’altezza di 80 centimetri per 30 di larghezza.

I fiori della Zinnia sono semplici o doppi a forma di margherita, e possono essere di color porpora, gialli, rosa e arancioni; le foglie sono verdi scure e di forma ovale. Le varietà più conosciute di Zinnia sono la Canary Bird, dai fiori giallo limone, la Exquisite, dai fiori rosa con il cuore scarlatto, la Polar Bear, con i fiori bianchi e la Pink Ruffles che produce fiori di color rosa acceso.

Come annaffiare i semi appena propagati

annaffiare i semi

Ieri vi abbiamo illustrato la tecnica della semina come metodo di propagazione delle piante, oggi vi parleremo di come annaffiare le semenze appena propagate. Allo scopo di non provocare lo spostamento dei semi è opportuno evitare l’annaffiatura diretta sulla superficie del terriccio; al suo posto preferite la vaporizzazione dell’acqua tramite una piccola pompa a pressione, ripetendo l’operazione affinché l’umidità penetri anche negli strati sottostanti a quello della semina.

Il secondo sistema consigliato per annaffiare i semi appena piantati consiste nella parziale immersione del contenitore in un recipiente più grande contente acqua in quantità tale che, dopo l’immersione, il livello rimanga al di sotto della superficie seminata. Il contenitore con le sementi propagate dovrà rimanere nell’acqua fino a quando il terriccio acquisterà un colore più scuro.

Tecniche di propagazione: la semina

semina

La semina è una delle operazioni più importanti da fare quando si decide di prendersi cura di una pianta: basti pensare che tutte le piante con un ciclo di vita annuale o biennale vengono propagate esclusivamente per seme, e spesso questa tecnica viene usata anche per quelle erbacee perenni e per alcuni alberi e arbusti.

La fine dell’inverno coincide con la stagione della semina delle piante a fioritura estivo-autunnale e delle piante legnose; all’inizio dell’estate si seminano le piante bienni e quelle erbacee perenni, e all’inizio dell’autunno si propagano le piante annuali rustiche e quelle che danno fioriture precoci. Se si dispone di poco spazio per la semina è bene scegliere le apposite terrine o contenitori facilmente trasferibili in ambienti riparati.

Prima di effettuare la semina bisogna accertarsi che il seme abbia conservata intatta la sua vitalità, ovvero che la conservazione non ne abbia pregiudicato le qualità e le facoltà germinative; questo controllo si può fare disponendo sul fondo di una piccola scatola uno strato di cotone idrofilo umido, dopodiché si spargono pochi semi, si coprono e si ripone la scatola in un armadio a temperatura ambiente; dopo tre giorni si potrà effettuare il controllo per verificare la germinabilità del seme.

Cura dei ciclamini: cosa c’è da sapere

cura dei ciclamini

La coltivazione del ciclamino

A differenza di quello che si può pensare, prendersi cura del ciclamino non è facile, come non è facile farlo fiorire e riuscire a mantenere dei fiori prosperosi; il segreto per ottenere questo risultato è tenerlo nell’ambiente giusto, vale a dire alla luce, pur senza essere colpito direttamente dal sole, e lontano dalle fonti calore, spostandolo, soprattutto di notte, nell’ambiente più freddo della casa. Nelle zone dove l’inverno non è particolarmente rigido, durante la notte può essere anche tenuto all’aperto, facendo attenzione che sia al riparo dal vento e dal gelo.

Il ciclamino fiorisce nel periodo invernale e i suoi fiori resistono fino ad aprile, ma i primi boccioli spuntano a settembre; quando essi compaiono, bisogna annaffiare spesso la pianta, in modo che il terreno rimanga sempre umido, ma non inzuppato: nel caso in cui abbiate versato troppa acqua, cercate di buttarla perché potrebbe provocare marciume nel tubero. Quando il ciclamino avrà concluso la sua fioritura smettere di annaffiare, in modo da far seccare le foglie, e permettere al tubero di ricaricarsi.

Nel periodo di fioritura è opportuno concimare il ciclamino con del fertilizzante chimico da aggiungere all’acqua, con un concime a base di potassio, per favorire la nascita dei fiori, e con uno contenente azoto in modo da aiutare la crescita della pianta.

Fertilizzanti e concimi servono davvero? Ecco il motivo

concimare le piante

I concimi si dividono in due grandi categorie: quelli organici e quelli chimici; nella prima categoria, oltre allo stallatico, al letame ovino e alla pollina, rientrano anche cascami di lana, piume, farina i ossa e di pesce. I principali componenti, quali azoto, fosforo e potassio, ci sono rappresentati in proporzioni diverse così come lo è l’immediatezza dell’effetto.

Diversamente, la composizione dei fertilizzanti chimici è decisamente più immediata, perché sulla confezione dovrebbe essere indicato chiaramente la percentuale dei componenti, e in particolare dei tre più importanti elencati sopra. In aggiunta a questi tre principali elementi fertilizzanti, esiste una serie di elementi presenti in misura meno rilevante, come ferro, zolfo e magnesio.

Pianta senape, caratteristiche e cure

pianta senape

La pianta senape, il cui nome scientifico è Sinapis arvensis, è una pianta erbacea annuale a fusto eretto che può arrivare a 70-80 centimetri; questa pianta è stata coltivata sin dall’antichità per diversi utilizzi: da quelli culinari a quelli medicinali. Con i semi della senape si preparano le salse, ma se sono appena germinati possono essere consumati in insalata; anche le foglie sono commestibili ed hanno un sapore simile a quello degli spinaci.

Le foglie della senape possiedono un colore verde scuro, sono opache e con il margine dentato, hanno una forma ovale e possono arrivare ad una lunghezza di 15-20 centimetri. I fiori della senape sbocciano in estate, e più precisamente da maggio a settembre, e sono formati da quattro petali di colore giallo, e sono leggermente aromatici. I semi, che compaioni in autunno, possiedono una forma sferica e un colorazione nei toni del marrone, e acquistano il loro aroma solo quando vengono macinati e messi in acqua tiepida.

La pianta senape non ama l’ombra, e quindi va coltivata in zone esposte al sole, e va messa a dimora a primavera in modo da raccogliere i semi a fine estate, i quali possono essere seccati e conservati in contenitori ermetici, oppure utilizzati subito.

L’importanza delle etichette nella semina

etichette per piante

Qualunque sia il metodo impiegato, il tipo di contenitore e la stagione, è indispensabile affiancare la semina con un’etichetta sulla quale risulterà la data, il nome del genere, della specie e della varietà. In commercio si trovano etichette di diversa forma e grandezza, da legare ad un ramo o atte ad essere conficcate in terra.

Le più adatte per il giardino sono quelle ritagliate da fogli semi rigidi, in modo da risultare consistenti ma anche flessibili; i vivaisti, invece, usano etichette più leggere e strette, fessurate in modo da poter essere fissate a un ramo formando quasi un nodo scorsoio. Se si utilizzano etichette di plastica flessibile o rigida, le note potranno essere scritte a matita nel lato non lucido della plastica. Per garantire l’aderenza, la stessa cautela dovrà essere osservata se la scritta viene impressa su nastro autoadesivo.

Annaffiare le piante in vaso: cosa c’è da sapere

annaffiare le piante in vaso

L’annaffiatura delle piante in vaso costituisce la maggiore preoccupazione di chi possiede dei fiori, perché l’irregolare distribuzione d’acqua può causare il deperimento e, talvolta, addirittura la morte della pianta. La frequenza delle annaffiature è determinata da diversi fattori, come, ad esempio, l’ampiezza del vaso, la porosità del recipiente, lo sviluppo delle radici, l’abbondanza del fogliame e la temperatura.

Eccezione fatta per i casi particolari, la norma generale suggerisce di annaffiare quando, grattando il terriccio superficiale, appare asciutto anche lo strato sottostante. Un grave rischio per le piante è costituito dai ristagni di acqua originati dall’ostruzione del foro di scolo, oppure dalla permanenza di acqua nel portavaso.

Punteruolo rosso, come combattere il parassita delle palme

palma con punteruolo rosso

Il punteruolo rosso è un parassita pericoloso per molte specie di palme; il suo nome scientifico è Rhynchophorus ferrugineus  ed è un coleottero originario dell’Asia sudorientale, ma in seguito al commercio di palme infette si è diffuso in Medio Oriente e poi in tutti i paesi del bacino mediterraneo, compresa l’Italia, il cui primo avvistamento risale al 2004. Questo parassita viene chiamato “punteruolo rosso” perché possiede il corpo di colore rosso bruno, con macchioline nella parte superiore del torace.

All’inizio, quando una palma viene infestata dal punteruolo rosso, è piuttosto difficile accorgersene, e infatti il riconoscimento arriva solo in fase avanzata. Il sintomo principale della contaminazione del parassita è il cambiamento dell’aspetto della chioma della palma, che assume una forma aperta; con il passare del tempo la pianta perde completamente le foglie, fino ad arrivare, nella fase finale dell’infezione, alla morte assoluta, momento che coincide anche con l’abbandono della stessa da parte del punteruolo, che si mette in cerca di un altro esemplare da contaminare.

Combattere le aggressioni del punteruolo rosso è piuttosto difficile perché questo parassita si muove con velocità e può evitare le protezioni. I trattamenti chimici, poi, si devono servire di insetticidi abbinati ad una “diagnosi precoce” della contaminazione; questi pesticidi sono però piuttosto tossici e inoltre richiedono un’irrorazione su tutta la palma con conseguente propagazione nell’aria.

Come allestire un frutteto in vaso nel balcone di casa

frutteto in vaso

Se si dispone di terrazzo piuttosto grande, è possibile adibirne una parte alla creazione di un piccolo frutteto in vaso, che garantirà una produzione di frutta fresca durante il periodo estivo e primaverile. Per decidere quali specie coltivare dovrete tenere presente due fattori: il clima e le dimensioni che possono raggiungere gli alberi; le piante più adatte sono il ciliegio, il pesco, l’uva fragola e il melograno, ma nei terrazzi delle zone del sud Italia si possono coltivare anche limoni e aranci.

Gli alberi devono essere piantati in questo periodo dell’anno in contenitori i circa 50×50 centimetri, ed esposti in una zona arieggiata e soleggiata, in modo da far crescere bene la pianta e poi permettere ai frutti i maturare bene.

Se decidete di coltivare degli alberi da frutto è importante non utilizzare i prodotti chimici, e nel caso in cui la pianta sia attaccata dagli insetti, eliminateli manualmente o con delle spruzzature; anche nel caso di insorgenze di funghi, usate di trattamenti ecocompatibili. Anche per i fertilizzanti utilizzate quelli di origine naturale e nel caso dei concimi quelli di tipo organico.

Mettere a dimora i rosai: questo è il periodo giusto

mettere a dimora i rosai

L’autunno è il periodo giusto per mettere a dimora le rose, in modo da garantirsi una bella fioritura in primavera. La prima cosa da fare è scegliere la posizione più adatta, cioè quella lontana da correnti fredde ed esposta in pieno sole. Il passo successivo è quello di scavare la buca che ospiterà la pianta e che deve essere grande il doppio della zolla del vaso; sul fondo della buca va posizionato uno strato di drenaggio formato da ghiaia e terriccio e un abbondante livello di fertilizzanti organici.

Prima di togliere la rosa al vaso va fatta una potatura in modo da ridurre il volume dei rami, dopodiché sdraiate il vaso e, con una trazione costante, strattonate la pianta; una volta fatto ciò, controllate le radici, perché  l’essere state a lungo chiuse nel vaso potrebbe averle rese attorcigliate.

Kerria japonica, la pianta che viene dall’Asia

kerria japonica

La Kerria japonica è una pianta appartenente alla famiglia delle Rosacee, originaria delle regioni asiatiche; è un arbusto a foglia caduca di forma arrotondata, di medie dimensioni che raggiunge i 250 cm di altezza. Possiede fusti sottili, arcuati e ramificati, e produce numerosi germogli.

La Kerria japonica fiorisce da marzo fino a maggio con piccoli fiori di colore giallo dorato con cinque petali, simili a piccole rose gialle; la pianta può essere coltivata in giardini di medie e piccole dimensioni, e anche in vaso, purché piuttosto grandi. Questa pianta deve essere messa a dimora in questo periodo dell’anno e deve essere collocata in posizioni soleggiate, ma sopporta anche l’ombra, anche se le piante messe in questa zona tendono a diminuire la fioritura.