Il giardino Zen

giardino zen

Secondo la dottrina buddista, il giardino Zen è un luogo che simboleggia gli elementi naturali e facilita la meditazione comunicando calma e serenità. Non si tratta quindi di un semplice ornamento e la sua creazione e la  “manutenzione” presuppongono una adeguata conoscenza della filosofia orientale. Ciò premesso, il più semplice e noto dei giardini zen è il karesansui, detto anche giardino giapponese in stile paesaggio secco, composto da due soli elementi: la sabbia, che simboleggia l’oceano e le pietre  che rappresentano la terra, la vegetazione e gli animali marini sacri.

Nato in Giappone molti secoli fa, il giardino zen è sempre stato associato alla spiritualità buddista, tuttavia fu solo nel VI secolo d. C. che cominciò ad evolversi e ad assumere la valenza con la quale lo conosciamo oggi, quando cioè cominciò ad avere dimensioni maggiori, in modo che fosse possibile accedere al suo interno oltre che passeggiarvi intorno durante la meditazione, e i sacerdoti Zen cominciarono ad assegnargli la funzione di guidare verso una comprensione più profonda della dottrina.

L’importanza delle etichette nella semina

etichette per piante

Qualunque sia il metodo impiegato, il tipo di contenitore e la stagione, è indispensabile affiancare la semina con un’etichetta sulla quale risulterà la data, il nome del genere, della specie e della varietà. In commercio si trovano etichette di diversa forma e grandezza, da legare ad un ramo o atte ad essere conficcate in terra.

Le più adatte per il giardino sono quelle ritagliate da fogli semi rigidi, in modo da risultare consistenti ma anche flessibili; i vivaisti, invece, usano etichette più leggere e strette, fessurate in modo da poter essere fissate a un ramo formando quasi un nodo scorsoio. Se si utilizzano etichette di plastica flessibile o rigida, le note potranno essere scritte a matita nel lato non lucido della plastica. Per garantire l’aderenza, la stessa cautela dovrà essere osservata se la scritta viene impressa su nastro autoadesivo.

Le erbe aromatiche di Ottobre

erbe aromatiche

Le erbe e gli aromi che utilizziamo in cucina per le nostre pietanze provengono da vere e proprie piante dall’aspetto molto  particolare,  scopriamo insieme quelle che fioriscono in questo periodo.

IL CROCO
Dal bulbo di una particolare specie di Croco (Sativus) sbocciano dei fiori lillà e profumati, dai quali si ricava lo zafferano, una delle sostanze aromatiche e coloranti più note e diffuse in gastronomia. Lo zafferano si ricava dall’essiccamento degli stimmi rosso-arancio del croco suddetto, stimmi coperti della nota polvere.

Si coltiva con facilità, come le altre bulbose a fioritura autunnale, ossia interrandole verso la fine agosto, in terra soffice e un po’ sabbiosa, ben concimata. I bulbi dei crochi da cui si estrae lo zafferano si coltivano industrialmente soprattutto in Puglia e Calabria; per avere un etto di zafferano occorrono gli stimmi di ben 20.000 fiori; attualmente, gran parte dello zafferano posto in vendita è di origine sintetica.

Come dicevo prima, lo zafferano, serve a colorare risotti, dolci o altre vivande e trova impiego nei liquori o nella preparazione di vivande da conservare sott’olio.

Il roseto comunale di Roma

roseto comunale roma

Il roseto comunale di Roma sorge attualmente su un’area che ospitava il capitolino cimitero ebraico prima che questo fosse trasferito al Verano, ossia sulle pendici dell’Aventino, appena sopra il Circo Massimo. Sembra che questo sito fosse dedicato al culto dei fiori sin dal III secolo a.C. poichè, secondo quanto riportato da Tacito negli Annales, nei suoi pressi sorgeva un tempio dedicato alla dea Flora e che sin dal ‘600 ospitasse esclusivamente orti e vigneti.

Il roseto si estende su una superficie di 10.000 metri quadrati e ospita al suo interno 1.100 specie di rose provenienti da tutto il mondo: fra le più interessanti, almeno dal punto di vista botanico, la rarissima Rosa chinensis viridiflora, dai petali verdi e la Rosa chinensis mutabilis, che cambia colore sette volte in cinque giorni: dal bocciolo rosso fiorisce infatti un esemplare prima arancione, poi giallo, che diventa color crema, rosa chiaro, rosa intenso e infine cremisi. Sicuramente da non perdere, anche la maleodorante (strana caratteristica per una rosa!) Rosa foetida, proveniente dalle impervie montagne del Caucaso. Mentre fra le rose antiche, spiccano senza dubbio le rose Damascene e le rose Galliche.

Le bacche di acai

acai-berry

La bacca di acai (pronuncia assaì), nota anche come acai berry, è il frutto di un tipo di palma, l’acaizero, il cui nome botanico è Euterpe Olaracea Mart e che cresce spontanea solo nella Foresta Amazzonica, soprattutto nelle paludi e nelle zone alluvionali. Si tratta di una palma molto sottile che può raggiungere anche i 25 metri di altezza.

Le bacche di acai sono praticamente prive di buccia, piccole e tonde di colore violaceo, quindi molto simili al mirtillo, e crescono in pannocchie poste sulla sommità della piante che arrivano a contenerne anche un migliaio. Alla raccolta dei frutti si procede in piena notte tra i mesi di Luglio e Dicembre.

Mentre un tempo era diffusa solo in Brasile e negli altri paesi dell’America latina, dove viene impiegata per la preparazione di pietanze come zuppe e gelati, oggi la bacca di acai berry è ampiamente conosciuta in tutto il mondo, incluso il nostro paese dove viene commercializzata sin dal 1997 sotto forma di tavolette, beveroni e pillole (ma è facile trovare anche la polpa congelata).

Piante velenose….occhio!

occhio alle piante velenose

Naturalmente per degli adulti responsabili è solo una semplice curiosità possedere una pianta tossica, ma, per essere più prudenti è molto meglio non coltivare piante di tale pericolosità se avete animali e bambini. In ogni caso, se proprio le volete, bisogna assolutamente che teniate queste piante fuori della loro portata e comunque non consentire mai ad un bambino di mangiare le bacche, masticare foglie, succhiare gambi di qualche pianta d’appartamento, in quanto nella maggior parte delle piante velenose, oltre alle bacche è anche pericolosa la linfa del gambo;

Anche piante non propriamente velenose possono procurare guai: per esempio, le foglie della familiare edera, se vengono ingerite in piccola quantità, hanno uno spiacevole effetto purgativo, mentre in grande quantità possono produrre un eccessivo stimolo e persino difficoltà di respirazione fino ad arrivare a provocare il coma nelle persone allergiche.

Le bellissime, marmoree foglie, color verde e bianco, della dieffenbachia contengono una linfa estremamente irritante. L’eventuale assaggio di una piccola parte può causare un doloroso gonfiore alla lingua e alla bocca creando grave difficoltà nel mangiare e nel parlare.

Tecniche di propagazione: la margotta

margotta

La margotta è una tecnica di propagazione delle piante, usata in alternativa alla talea, che si basa sul far radicare un ramo ancora attaccato alla pianta madre. Una volta scelto il ramo da far radicare, va incisa la corteccia con un coltello, e asportato un anello all’incirca dell’altezza del diametro del ramo; una volta tolta la corteccia, va cosparso sulla parte rimasta un ormone radicante, e poi va circondato con il terriccio o con la torba.

A questo punto, il resto dell’anello senza corteccia con il terriccio va avvolto in un sacchetto di plastica scuro in modo da conservare l’umidità necessaria per far avvenire la formazione delle radici, anche se ogni tanto bisognerà comunque bagnare il terriccio con una siringa. Quando il sacchetto sarà pieno di radici, bisognerà separare il ramo della pianta madre e metterlo a dimora n un vaso. Il periodo migliore per propagare le piante con la tecnica della margotta è maggio-giugno, perché le temperature sono più alte e stabili.

Quanto vivono le piante

insieme di piante

Ogni pianta ha una sorta di ‘orologio’ incorporato che determina quanto tempo vivrà: può variare da qualche settimana ad alcuni decenni. Mentre è molto facile, purtroppo, accorciare la vita di una pianta, sia a causa di negligenza, sia perché non si sa come coltivarla, non è possibile allungarle la vita anche se si ha cura di lei continuamente.

Alcune piante  completano il loro ciclo vitale nel breve giro di un anno. Altre piante, anche se hanno vita breve, possono essere destinate a un futuro migliore: le primule, per esempio, vendute a migliaia all’inizio della primavera, sono una festa di colori per qualche settimana, poi di loro rimane solo un “inutile”  gambo. Vincete la tentazione di gettarle via: piantatele con tutta la radice in giardino (se lo avete!), dove potranno fiorire ogni primavera negli anni a venire.

Ci sono piante che hanno una ‘stagione dei colori’ abbastanza breve; dopo crescono lo stesso ma senza più foglie e fiori che ricompariranno nella stagione successiva: la “Stella di Natale” (Euphor-biapulcherrima) è una pianta di questo tipo. Infatti necessita di una quantità ben definita di luce intensa e di molte ore di buio perché fiori e foglie possano crescere di continuo senza problemi.

Il girasole, curiosità e altri usi

girasoli significato

Il girasole (Helianthus annus), in inglese sunflower, deve il proprio nome al curioso fenomeno botanico, noto come eliotropismo, che ne conduce i fiori e le foglie più giovani a ruotare durante la giornata in direzione del sole allo scopo di intercettarne i raggi.  Si tratta di un fiore cui vengono comunemente attribuiti significati legati alla gioia di vivere e in alcune culture orientali è considerato il simbolo dell’immortalità. Le civiltà antiche del sud america lo ritenevano la materializzazione terrena del sole divino e, in quanto tale, ne facevano oggetto di culto.

Quello che forse non tutti sanno è che il girasole nel linguaggio dei fiori, oltre ad essere portatore di messaggi di felicità e spensieratezza, è anche consideranto simbolo di amore adorante, ma anche infelice; forse perchè destinato a seguire i raggi dell’agognato sole senza poterli mai raggiungere. Regalare un mazzo di girasoli può inoltre essere interpretato come un gesto che esprime falsità e inconsistenza in chi lo riceve.

Ortensie, curiosità e altri usi

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Oltre che come piante ornamentali adatte alla coltivazione sia in vaso che in piena terra, le ortensie si prestano alla realizzazione di magnifiche composizioni floreali, sia fresche che essiccate. Ma le virtù di questa bellissima pianta fiorita, quella che io amo di più in verità, non finiscono qui: sapevate infatti che alcune specie di ortensia hanno proprietà medicinali?

Le radici di Hydrangea arborescens ad esempio erano utilizzate dagli indiani Cherokee come diuretico, mentre gli estratti di radice della specie Hydrangea paniculata (nella foto) venivano impiegati per la cura di meteorismo e dispepsia e ancora oggi è possibile trovare appositi preparati presso farmacie specializzate ed erboristerie (mentre non si devono assolutamente assumere parti della pianta poichè contengono sostanze altamente tossiche!)

Usare la cenere come fertilizzante

cenere-fertiizzante

Fin dall’antichità i residui della combustione del legno sono usati come fertilizzanti, a dimostrazione di come in natura sia difficile buttar via qualcosa, trovando sempre il modo di riciclare gli elementi. La cenere quindi assume un grande valore nell’economia della coltivazione e diventa pressoché indispensabile per alcune colture.

Significa forse che da oggi in poi possiamo evitare di acquistare qualunque tipo di concime ed usare solo ed esclusivamente la polvere del caminetto? Ovviamente no, altrimenti i venditori di fertilizzanti non avrebbero di che vivere. Bisogna fare dei distinguo in proposito e ricordare che molte sostanze del legno vengono bruciate nel processo di combustione, perdendo in efficacia.

Il potassio ed il fosforo, però, rimangono in grande quantità anche quando il legno è completamente bruciato, così come alcune piccole (o grandi, dipende dal tipo di legno) dosi di rame, zinco, manganese e fluoro. Questi elementi sono utilissimi alle nostre piante e possono rappresentare un’ottima alternativa al fertilizzante che troviamo nei negozi, facendoci risparmiare tempo e denaro.

Tonificare le piante, Ottobre è il mese giusto

gruppo piante

Non tutte le piante, proprio come capita agli esseri umani, seppure coltivate allo stesso modo e sistemate nell’identica posizione, reagiscono positivamente alle cure e all’azione dei vari prodotti. Questo dipende dalla natura delle diverse specie e dalle caratteristiche di ciascun esemplare; per cui molto spesso ci si trova di fronte a risultati sconfortanti, a cui non è facile porre rimedio proprio perché non è possibile (o almeno è molto difficile) stabilire con assoluta certezza la causa di un insuccesso.

In questi casi, di solito, si tira in ballo il famoso « pollice verde », si ammette di non possederlo e così si declina ogni responsabilità. Ora, visto che ne stiamo parlando, possiamo anche dirci — chiaro e netto — che questa storia del pollice verde è una gran bella invenzione degli inglesi che, essendo molto abili nel coltivare i fiori, possono vantarsi della misteriosa virtù che consente di ottenere risultati eccezionali anche dalle specie più difficili.

Per noi italiani, che in fatto di giardinaggio andiamo maluccio e che di passione per il verde cominciamo ad averne soltanto adesso, è meglio evitare di parlar tanto di questo famoso pollice e cercare, invece, di documentarsi meglio sulle necessità delle varie specie e sul modo di coltivarle.

Una delle fasi critiche nella vita delle piante ornamentali da appartamento è proprio quella che coincide con la fine dell’estate e il momento in cui debbono essere riportate in casa, al chiuso , dove sarano costrette  a respirare aria povera di ossigeno.

Gerani odorosi, aromi di frutti e spezie per rendere ancora più bello il giardino

Pelargonium graveolens

Spesso il geranio, fiore molto bello e di grande effetto, oltre che facile da curare, viene un pò snobbato da chi non se ne intende troppo di giardinaggio a causa del suo profumo leggermente sgradevole. Infatti forse non tutti sanno che fra le molteplici varietà di geranio ne esistono diverse profumate. Gli aromi speziati e fruttati offerti da questi gerani li rendono ideali per arricchire ancora di più i vasi e le fioriere, ma anche aiuole e bordure, posti in luoghi frequentati del giardino.

I gerani profumati possono essere divisi in tre gruppi:  i gerani che profumano di frutta, quelli che hanno un aroma pungente e quelli il cui profumo ricorda le rose. In ciascuna di queste grandi categorie troviamo piante fiorite appartenenti a specie diverse di gerani e pelargonium. Il loro profumo però si deve alle foglie che contengono un olio essenziale, il geraniolo, usato anche in farmacia e in erboristeria.