Parassiti delle piante: la mosca della frutta

mosca della frutta

Se notate che i frutti dei vostri alberi sono rovinati o tendono a cadere potrebbe dipendere dall’attacco della Ceratitis capitata, ovvero della mosca della frutta, un insetto fitofago la cui larva si sviluppa all’interno della polpa di molta frutta; non a caso, un ottimo sistema per verificare se gli insetti sono presenti o meno, è quello di osservare se il frutto appare molto morbido al tatto e se sono presenti piccoli fori.

L’origine della mosca della frutta è incerta, si pensa che provenga dall’Africa mediterranea, ma orma si è diffusa in tutto il mondo, tanto da essere considerata il pericolo numero uno per la frutticoltura a causa della sua polifagia, dell’entità dei danni e dalla difficoltà di controllo. In Italia, gli alberi da frutto maggiormente colpiti sono il pesco, l’albicocco, il fico e il caco, ma in casi di infestazioni particolarmente intense, la Ceratitis capitata può attaccare anche altri alberi.

Muschio, non solo per il presepe

muschio

In prossimità del Natale e dell’allestimento del presepe, non potevamo certo farci mancare un capitolo interamente dedicato al Muschio, ricercatissimo in questo periodo dell’anno proprio per la capacità di “riempire” l’opera d’arte natalizia per eccellenza.

Leggendo queste poche righe, tuttavia, vi renderete conto che il Muschio non è adatto solo come base per un bel presepe, ma può trovare svariati utilizzi sia in giardino che in vaso, se coltivato con le dovute attenzioni.

Cominciamo col dire che è una pianta appartenente alla famiglia delle Briofite, che cresce e prolifica in luoghi umidi, quali il sottobosco, le rocce, i muri esposti per lo più a nord. In realtà, alcune varietà di Muschio si possono trovare anche in luoghi estremamente soleggiati, purché l’ambiente sia ricco di acqua.

Columnea, la pianta che rende esplicita una dichiarazione d’amore

Columnea

Il nome scientifico di questa specie ricorda un patrizio romano vissuto fra il 1500 e il 1600, un tal Fabio Colonna (meglio cono­sciuto come Fabius Columna) che scrisse una importante opera botanica pubblicata a Napoli nel 1592.

Nella simbologia dei luoghi d’origine, la columnea equivale a «leggiadria» e quindi la offerta di una di queste piante viene inter­pretata come uno degli omaggi più espliciti che un uomo possa rivolgere a una donna tramite il gentile messaggio di un fiore.

Nel nostro clima la columnea non può essere impiegata in altro modo che come specie d’appartamento, ed è importante ricordare che per il suo stesso portamento, questa pianta ha bisogno di essere sistemata in una posizione tale che i lunghi tralci fioriti pos­sano ricadere liberamente. Soltanto in tal modo la fioritura della co­lumnea potrà acquistare il dovuto risalto, gra­zie anche allo sfondo lucente e morbido for­mato dal fogliame che si dispone, natural­mente, in una specie di tappeto fittamente intrecciato.

Forzare i giacinti per farli fiorire a Natale

giacinti forzatura

Vi sono alcune bulbose che possono essere indotte a fiorire in appartamento proprio durante il periodo natalizio; fra questi i bellissimi giacinti. Per raggiungere lo scopo basta ricorrere ad una tecnica colturale nota come forzatura, un procedimento comunemente utilizzato dai vivaisti per immettere in commercio piante fiorite fuori stagione. Vediamo come fare per ottenere lo stesso risultato:

Come forzare i giacinti

I bulbi vanno piantati in una ciotola piuttosto capiente e quindi lasciati in balcone per almeno tre settimane; trascorso questo tempo i vasi vanno portati in casa e sistemati dentro a una stanza calda avendo cura di mantenere sempre umido il terreno. Arrivati a questo punto la crescita procederà in maniera piuttosto veloce regalandoci un bell’anticipo di primavera. Ma la forzatura vera e propria deve ancora avvenire:

Costruite un cilindro o un cono di cartone largo abbastanza per contenere il germoglio sul quale andrà posto; questo espediente farà si che la piantina si allunghi ancora, e piuttosto velocemente, alla ricerca della luce. Non appena il germoglio comincerà a premere sul cartoncino togliete la copertura di cartone ed esponete la pianta alla luce (l’ideale sarebbe dietro a una finestra)  bagnando regolarmente. In pochi giorni i giacinti faranno bella mostra di sè accanto all’albero di Natale.

Fiori di campo: il Fiordaliso

fiordaliso

Il fiordaliso è una pianta erbacea perenne e annuale, originaria dell’Europa, dell’America settentrionale e dell’Asia. La sua denominazione botanica è Centaurea, un nome che affonda le sue origini nella mitologia: secondo la leggenda, infatti, il centauro Chitone sarebbe stato guarito da un impacco di Fiordaliso.

Più recentemente, e cioè al tempo di Napoleone, il re di Germania Guglielmo I, fuggendo da una battaglia, si ritrovò in un campo di grano dove vide la madre intrecciare dei mazzetti di fiordaliso per calmare i bambini che erano con lei; quando ritornò sul trono mise il fiordaliso nel suo stemma araldico.

Questo delizioso fiore di campo possiede foglie alterne di colore verde brillante e fiori con due strati all’apice di lunghi steli: quelli interni fertili e quelli esterni sterili; i colore tipico del fiordaliso è l’azzurro, ma ci sono anche varietà di colore giallo, rosa o bianco. Esistono varie specie di questo fiore, le più comuni sono la Centaurea cyanus, cioè il fiordaliso di campo, e la Centaurea montana, una varietà tipica delle Alpi.

Piante invernali: la Maonia

Mahonia aquifolium

Siete alla ricerca di una pianta capace di ricreare lo spirito natalizio per tutto l’anno nel vostro giardino? E allora la soluzione ideale potrebbe essere rappresentata dalla Maonia, una pianta che ricorda per certi versi l’agrifoglio e che vi sorprenderà con la sua magica fioritura gialla.

Il nome botanico è Mahonia aquifolium, proviene dall’America settentrionale ed appartiene alla famiglia delle Berberidacee. In natura è possibile trovarla allo stato spontaneo in bellissimi esemplari, ma la relativa semplicità di coltivazione la rende particolarmente adatta ad ornare giardini domestici.

Bastano davvero poche attenzioni per godere della sua bellezza, fatta di foglie lucide dal colore verde scuro, con spine corte come quelle dell’agrifoglio, e di fiori gialli profumati, riuniti in pannocchie, che in primavera lasciano il posto alle caratteristiche bacche scure.

Elleboro, ovvero la Rosa di Natale

Rosa di natale

L’elleboro è un fiore invernale appartenente alla famiglia delle Ranuncolacee, comunemente chiamato Rosa di Natale; esistono diverse specie di elleboro a seconda delle caratteristiche dei fiori e le delle foglie. La varietà più conosciuta è l’Helleborus niger, un’erbacea perenne dai fiori con cinque petali bianco-rosati; le foglie sono grandi, resistenti e di colore verde scuro.

Il nome di questa pianta deriva dal greco Helleborus, una parola che fa riferimento alla sostanza altamente velenosa che possiede; le parti più tossiche sono le radici e il rizoma, quindi è meglio lavarsi le mani dopo averla toccata. L’elleboro è una pianta da sempre al centro di leggende, soprattutto per il suo uso nella farmacologia popolare, anche se in tempi recenti non viene più usata  per le sue caratteristiche tossiche.

Abete rosso, ovvero l’albero di Natale

picea abies

Sono ancora in molti a preferire all’albero di natale sintetico il vero abete. Personalmente non ho mai voluto tentare l’impresa per paura di non riuscire a farlo sopravvivere fin dopo le festività e privarlo così della possibilità di avere una vita “oltre il mio soggiorno”. Ciononostante, non mi manca qualche consiglio in proposito per i più coraggiosi; ma prima vediamo di saperne di più sull’albero di natale per eccellenza, ovvero l’abete rosso.

L’abete rosso (Picea abies) è un albero di considerevoli dimensioni; può infatti raggiungere e superare  i 40 metri di altezza. La chioma è di forma piramidale e i rami crescono orizzontalmente assumendo alla base un portamento cascante che li porta fin quasi a toccare terra. E’ caratterizzato da un fusto colonnare unico, mentre eventuali biforcazioni sono presenti solo laddove l’albero abbia perso la cima per un evento traumatico.

Le foglie sono aghiformi, sempreverdi e disposte a spirale su rametti; i frutti, ovvero le pigne, dette anche coni, di lunghezza compresa fra 10 e 15 cm, si formano sulla parte superiore della cima  e quando sono mature le loro squame si schiudono causando la fuoriuscita del seme che si disperde ad opera del vento.

Piante invernali: Sarcococca

sarcococca

Se non sapete quale pianta scegliere per arredare al meglio il vostro giardino nel periodo invernale, vi consiglio di fare una visita al vivaio di fiducia, per chiedere che vi venga mostrata una Sarcococca. Sono certa che questa pianta catalizzerà la vostra attenzione, al punto che non potrete fare a meno di portarla a casa per dedicarle le giuste cure.

Come facciamo solitamente con le piante che passano per PolliceGreen, partiamo dalla carta d’identità della Sarcococca, ricordando che appartiene alla famiglia delle Buxacee e che è originaria delle foreste dell’Asia sudorientale.

E’ una pianta che si trova per lo più allo stato spontaneo, pur resistendo perfettamente alla coltivazione domestica, purché siano rispettate delle precise regole legate alla collocazione (in piena ombra o comunque al riparo dai raggi diretti del sole), all’innaffiatura (regolare, evitando  che il terreno si secchi completamente) ed alla concimazione (a fine inverno, utilizzando preferibilmente fertilizzante organico).

Ciliegio d’inverno, per un’amicizia duratura!

ciliegio d'inverno

Nel Sudamerica attribuiscono al ciliegio di inverno, appartenente al genere solarium, ec­cezionali qualità terapeutiche, soprattutto di carattere sedativo, e questo spiega ampia­mente la ragione che ha determinato la scel­ta del nome scientifico di queste piante. In­fatti, Solanum deriva dalla parola sudameri­cana solanem ossia consolazione, a indicare i notevoli vantaggi che si possono ottenere affidandosi ai medicamenti ricavati dalle boc­che di queste graziose piante. Nel linguag­gio floreale, il ciliegio d’inverno rappresenta l’«amicizia duratura», forse a causa della notevole durata dei suoi frutti, che persisto­no sui rami per mesi, dall’autunno sino alla fine inverno.

II ciliegio d’inverno, si utilizza soprattutto come pianta da appartamento, ma nelle re­gioni a clima mite può essere impiegato an­che nella decorazione di cortili e verande e, al limite, anche in piena terra, purché in posiziona riparata e non troppo esposta al sole.

Nelle zone a clima rigido, dopo aver passa­to la cattiva stagione in casa, il ciliegio d’in­verno può essere posto senza alcun timore all’aperto sempre in luogo tiepido e in mez­z’ombra.

Malattie delle piante: la clorosi ferrica

clorosi

La clorosi ferrica è una malattia delle piante causata non da un agente esterno ma da alcune insufficienze nutrizionali della pianta; questa malattia si presenta soprattutto quando non il ferro non viene assimilato, o lo è in maniera insufficiente per garantire la fotosintesi clorofilliana. Questo difetto può dipendere da un eccesso di calcare nel terreno o dalla mancanza di alcuni minerali come il ferro, lo zinco e il potassio.

Il sintomo più visibile della clorosi è l’ingiallimento delle foglie, che è l’anticipazione del deperimento della pianta, che non riuscirà più a produrre frutti e a fiorire. La cosa migliore da fare in questo caso è intervenire subito, fornendo del ferro chelato alla pianta in modo da farle assorbire l’elemento.

Piante d’inverno, la Pernettya

pernettya

La Pernettya (nome comune Pernezia) è una pianta perenne arbustiva della Famiglia delle Ericaceae; si presenta con un delizioso piccolo cespuglio compatto che, seppure a fioritura estiva (Giugno), è ideale per rallegrare il giardino in pieno inverno grazie alle sue bacche bianche o rosse che fanno la propria comparsa verso la fine dell’autunno. Le piante acquistate in vaso possono essere poste anche in piena terra purchè questa operazione venga fatta prima del sopraggiungere dell’inverno o al termine di questo nel mese di Marzo.

La specie maggiormente diffusa e coltivata è la Pernettya macrocarpa che può raggiungere altezze comprese fra uno e due metri; molto diffuse anche le varietà nane che non vanno oltre i trenta cm. La pernezia cresce come un cespuglio molto fitto dotato di rami eretti e foglie ovali o lanceolate appuntite all’estremità, lucide e di colore verde intenso. I fiori sono piccoli e campanulati, di colore bianco; per quanto siano molto belli questi non rappresentano però l’elemento decorativo di maggior rilievo di questa pianta, che è dato  piuttosto dalle bacche che si mantengono per tutto l’inverno.

Piante grasse: lo Stenocactus

stenocactus

Pronti per un nuovo capitolo dedicato alla piante grasse? Stavolta ad attirare la nostra attenzione è lo Stenocactus, pianta dalla straordinaria bellezza che, grazie alle sue particolarità, si guadagna un posto di primo piano tra le amiche da tenere in casa in questo periodo dell’anno.

Si tratta di una succulenta appartenente alla famiglia delle Cactacee ed originaria dell’America Centrale (in particolare del Messico), dove vive generalmente allo stato spontaneo su deserti aridi e rocciosi.

In natura ne esistono una decina di specie, ma c’è una vasta letteratura sul tema, poiché lo Stenocactus è molto simile ad altre piante grasse, il che dà origine a parecchie discussioni riguardo alla classificazione. Ma andiamo a conoscere più da vicino questa caratteristica pianta, in modo che possiate apprezzarne la bellezza e magari sceglierla nella vostra prossima visita al vivaio di fiducia.

Calceolaria, dove utilizzarla, malattie e parassiti e le specie più belle

calceolaria

È tale la grazia di questa pianta da renderla adatta ad essere impiegata ovunque, in giar­dino come sul balcone, ma purtroppo a que­sta possibilità si contrappongono le limita­zioni imposte dalle avversità climatiche che, in molte regioni, consentono di utilizzare le calceolarie soltanto come specie da apparta­mento. Altrove, invece, è possibile piantare le calceolarie anche in piena terra o in cas­sette all’aperto, per formare bordure o per arricchire il rock-garden.

Le calceolarie possono essere attaccate con una certa facilità da cocciniglie e pidocchi, e il loro fogliame può essere deturpato dal «mal bianco». Al primo accenno della pre­senza di parassiti, è necessario intervenire subito con olio anticoccidico contro le coc­ciniglie e insetticida al piretro  contro i pidocchi o afidi. Per la lotta contro il «mal bianco» (una patina bianca o fari­nosa) si consigliano irrorazioni di acqua e zolfo ramato (4 g ogni litro d’acqua) da ri­petere ogni settimana sino alla completa scomparsa dell’infezione.

Fra le calceolarie arbustive,  le più note per il loro valore decorativo sono queste: