La raccolta delle angurie e dei pomodori

Agosto è il mese durante il quale si raccolgono le verdure dell’orto le cui piante sono state curate durante l’anno, e in particolare le bietole, le carote, le angurie, le zucchine, i pomodori e molti altri ortaggi. Se il momento della raccolta può sembrare un atto semplicissimo, per alcuni frutti sono necessarie alcune accortezze, come ad esempio nel caso di anguria e pomodori.

L’anguria deve essere raccolta nel momento in cui matura, perché eventuali ritardi nel raccolto provocano un aumento degli zuccheri che gli fa perdere la sua originaria croccantezza. Per capire quando è arrivato il momento di raccogliere il cocomero ci sono due sistemi infallibili: osservare quando la pruina, ovvero quella specie di cera che riveste i frutti e che li rende impermeabili, scompare, e quando il penducolo che porta il frutto si secca e la buccia che dà sulla terra ingiallisce.

Dopo il raccolto l’anguria si conserva per circa tre settimane a patto che si trovi in un luogo umido e con la temperatura stabile.

Fioriture estive: la Dimorfoteca

Il genere Dimorphoteca comprende una serie di piante erbacee annuali o perenni appartenenti alla famiglia delle Compositae, originarie del Sud Africa, note per la bellezza e l’abbondanza dei loro fiori a forma di margherita; queste piante sono adatte ad essere coltivate nei giardini rocciosi, nelle aiuole e nelle bordure, anche se possono cresce tranquillamente in vaso.

Le piante di Dimorfoteca si caratterizzano per cespi di foglie molto densi dai quali spuntano dei fusti che portano i fiori simili alle margherite di colore bianco, rosa, giallo e rosso, che fioriscono in primavera fino alla fine dell’estate. Durante l’inverno la Dimorfoteca tende ad ingiallire e ad andare in riposo vegetativo per poi rispuntare in primavera.

Tra le specie più coltivate e diffuso ci sono la Dimorphotheca sinuata e la Dimorphotheca pluvialis a coltivazione annuale, e la Dimorphotheca aurantica e la Dimorphotheca barbariae a coltivazione perenne. La particolarità di questa pianta consiste nel fatto che i fiori si aprono con il sole e si richiudono al tramonto, e nelle giornate nuvolose non si aprono nemmeno.

Bulbose estive: le Tricyrtis

Le Tricyrtis sono piante bulbose poco conosciute, che però regalano una fioritura estiva molto abbondante e prolungata; il genere Tricyrtis appartiene alla famiglia delle Liliaceae ed è composto da quindici specie e circa cento varietà.

Iniziamo con un po’ di storia; le Tricyrtis giunsero in Europa nella metà dell’800 grazie al direttore del Giardino Botanico di Calcutta, che le aveva trovate sull’Himalaya; nonostante alla particolare forma a stella dei fiori, queste piante sono rimaste sempre poco note, nonostante siano resistenti e adatte ad essere coltivate anche in terreni umidi o difficili da porre a coltura.

Botanicamente, le Tricyrtis sono piante erbacee perenni e bulbose, che durante l’inverno perdono la parte aerea e che nel periodo estivo garantiscono un’abbondante e duratura fioritura; in genere formano cespugli dal portamento arrotondato di circa 40 o 50 centimetri di diametro, di altezza non superiore ai 90 centimetri, con fusti arcuati, foglie di colore verde lucido e fiori la cui forma stellata ricorda quella delle orchidee; i colori tipici dei fiori di Tricyrtis sono il bianco e il giallo, con la punteggiatura in colorazione a contrasto.

Piante appassite: cosa fare per recuperarle

Nonostante tutte le cure estive, può succedere che con questo caldo le piante appassiscano; ciò è da mettere in conto soprattutto se siete partiti, o intendete partire per le vacanze: infatti, la pianta, oltre al caldo può aver sofferto anche per la mancanza d’acqua. Cosa fare, quindi, per cercare di recuperare una pianta appassita?

Per alcune specie può essere sufficiente asportare i fiori secchi e le corolle appassite per indurre un nuovo sviluppo vegetativo, oppure sistemarle in un luogo umido o buio. Per altre specie, invece, sono necessari interventi più profondi per recuperare la pianta, come lasciar scorrere nel vaso dell’acqua a temperatura ambiente per circa un’ora, in modo da farla arrivare alle radici.

Se nonostante questi sforzi la pianta continua ad appassire, bisogna occuparsi del terreno nel quale è posta a dimora; osservate il terriccio: se vedere che è staccato dai bordi, vuol dire che è diventato troppo compatto e che non lascia passare l’acqua fino alle radici, per cui è necessario un trattamento d’urto.

Le cure di agosto per i bonsai

D’agosto i bonsai richiedono attente cure soprattutto se le temperature sono molto alte e l’aria secca; in particolare, quest’ultima potrebbe essere dannosa per i bonsai di origine tropicale che per vivere bene hanno bisogno di molta umidità. Per cercare di ovviare all’inevitabile secchezza dell’aria di questo periodo, cercate di tenerli lontani da fonti di calore, ma esposti in luoghi luminosi, favorendo l’umidità con dei sottovasi pieni di argilla espansa in grado di trattenere l’acqua che fuoriesce dal vaso e di trasformarla in vapore che creerà un microclima ideale intorno alla pianta.

Per le specie di bonsai non tropicali basta un’attenta annaffiatura quotidiana, in quanto anche un brevissimo periodo di siccità potrebbe provocare ingenti danni; anche i bonsai vanno annaffiati nelle prime ore della giornata, e assolutamente non la sera a causa della differenza di temperatura tra l’acqua e il terriccio.

Anche se sarebbe bene bagnare pure le foglie, evitate di farlo, in quanto l’acqua sulla chioma e le alte temperature potrebbero far sviluppare lo oidio, facendo seccare le foglie; quindi, in alcune specie come la Querce e l’Acero, la soluzione migliore rimane il sottovaso con l’argilla umida.

Lavori estivi: come ringiovanire le peonie

Se nel vostro giardino ci sono delle peonie, uno dei lavori estivi più importanti da fare è il ringiovanimento degli esemplari più adulti; queste piante, infatti, se coltivate in piena terra, dopo cinque o sei anni devono essere diradate tramite la divisione dei cespi in modo da ottenere nuovi esemplari e ringiovanire la pianta.

Al genere Peonia appartengono circa 33 specie di piante originarie dell’Europa e dell’Asia; alcune di esse sono erbacee e altre legnose. Le peonie erbacee, che possono raggiungere un’altezza di 80 centimetri, sono caratterizzate da un apparato radicale molto profondo e dal fatto che in inverno perdono la parte aerea, per poi germogliare in primavera. Le peonie legnose sono piante rustiche e di facile coltivazione, fioriscono all’inizio della primavera e resistono sia alla siccità estiva che al freddo invernale, anche se le giovani piante vanno protette dalle gelate.

I mesi estivi sono quelli migliori nei quali effettuare il diradamento dei vecchi cespi che sono a dimora in piena terra e che hanno raggiunto dimensioni importanti e un’età di circa cinque o sei anni.

La fertilizzazione delle piante in vaso

Le piante in vaso hanno bisogno di essere fertilizzate di frequente, in quanto le sostanze nutritive contenute nell’acqua di annaffiatura vanno verso il fondo, facendo impoverire la terra troppo velocemente; per ovviare a questo inconveniente, oltre a scegliere un terriccio adatto al tipo di pianta, bisogna fornirle un fertilizzante dotato di tutte le sostanze necessarie al suo corretto sviluppo.

I fertilizzanti sono di due tipi: a lenta cessione e a pronta assimilazione; quelli a lenta cessione sono in granuli o pellettati e vanno mischiati al terreno quando si procede al rinvaso della pianta; i fertilizzanti a pronta assimilazione, invece, vanno mescolati all’acqua di annaffiatura e forniti alla pianta ogni quindici o venti giorni.

Se avete usato in modo appropriato il concime a lenta cessione quando avete rinvasato la pianta, non è necessario fornirle altri tipi di fertilizzante almeno per i primi due o tre mesi, altrimenti dovrete concimare regolarmente durante il periodo vegetativo, ovvero dalla primavera fino all’autunno, usando i fertilizzanti specifici per ogni pianta; ne esistono, infatti, di adatti a ciascun tipo: per piante verdi, per piante acquatiche, per le acidofile, per le orchidee, per le piante da fiore, e via dicendo.

Erbe aromatiche: il Cumino

Il Cumino (Carum carvi) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Umbrelliferae, originaria dei paesi del bacino Mediterraneo, ma coltivata in tuta l’Europa e in Asia come pianta aromatica e medicinale. Fisicamente si presenta come un cespuglio dalle piccole foglie verdi di forma allungata, dotato di fiori a forma di ombrello di colore rosa o bianco che compaiono in tarda primavera e in estate. Quasi a fine estate, la pianta produce dei semi molto profumati che vengono usati in erboristeria, per produrre liquori, e anche in cucina per aromatizzare pane e dolci. Tutta la pianta del cumino è commestibile.

Il cumino viene considerato una pianta medicinale in quanto possiede importanti proprietà digestive e antispasmodiche ed è utile in caso di flatulenza, indigestione, diarrea e crampi intestinali; inoltre, è ottimo per rinfrescare l’alito e come acqua di colonia.

A parte i semi che vengono usati per aromatizzare diversi piatti, del cumino si utilizzano anche le foglie e le radici; le foglie fresche possono essere consumate in insalata, mente le radici possono essere essiccate e polverizzate, oppure cotte come verdure; infine, l’olio essenziale viene impiegato nella fabbricazione di liquori e digestivi.

Piante da appartamento: la Ctenanthe

La Ctenanthe è una pianta sempreverde e perenne appartenente alla famiglia delle Marantaceae, originaria delle regioni tropicali dell’America. Il suo nome deriva dal greco “kteis”, che significa “pettine”, e “antro”, ovvero “fiore”. Questa pianta produce ciuffi di grandi foglie oblunghe che possono raggiungere la lunghezza di quaranta centimetri.

Le foglie della Ctenanthe sono molto ornamentali: di colore verde scuro raggiate o macchiate nella pagina superiore, a seconda della varietà; ad esempio, nella varietà Variegata le foglie sono caratterizzate da striature verde chiaro o bianco, nelle foglie della varietà Tricolor sono presenti delle piccole macchie gialle nella pagina superiore, mentre quella inferiore è color porpora.

È molto raro che gli esemplari coltivati in appartamento possano fiorire, ma quelli che crescono in serra possono produrre dei fiori tubolari di colore giallo o bianco.

Piante grasse: Jatropha podagrica

La Jatropha podagrica è una pianta grassa appartenente alla famiglia delle Euphorbiaceae originaria dell’America centrale, ma coltivata anche in Africa e in Asia come pianta officinale. Questa succulenta si caratterizza per le foglie grandi, lucide, di colore verde brillante e dai fiori a forma di ombrello di colore rosso corallo intenso che spuntano in primavera e in estate.

Dopo i fiori appaiono i frutti che consistono in capsule legnose di forma rotonda che, una volta mature, rilasciano alcuni piccoli semi scuri. Se da noi la Jatropha fiorisce in primavera e in estate, nei luoghi d’origine lo fa continuamente, producendo sempre nuove infiorescenze.

Il genere Jatropha comprende molte specie, a parte la podragica, è molto conosciuta la Jatropha curcas, che produce dei fiori gialli e viene usata per produrre il combustibile usando l’olio contenuto nei semi.

Dieffenbachia: le cure colturali

Molto spesso capita che le piante da appartamento perdano le foglie alla base; questo fenomeno è normale soprattutto se si tratta di esemplari già adulti, che possono attraversare un periodo di caduta delle foglie. Negli esemplari giovani, la perdita basale delle foglie può dipendere da diversi fattori, primi fra tutti quelli di carattere climatico come le correnti d’aria, oppure da eccessive bagnature, dal ristagno idrico o dalla carenza di elementi nutritivi.

Quando le piante si spogliano alla base, perdono gran parte della loro bellezza e della loro salute, quindi è necessario intervenire rapidamente. Una delle piante da appartamento che perde più spesso le foglie basali è la Dieffenbachia, un esemplare coltivato proprio per le sue foglie molto decorative.

Non appena si manifesta il fenomeno della caduta delle foglie basali, è necessario intervenire subito sottoponendo la pianta ad un intervento drastico ma indispensabile, ovvero tagliare la pianta a 10 o 15 centimetri dalla base ed ottenere diverse talee che poi potranno essere usate per assicurarsi nuove piante.