Funghi delle piante: il mal bianco

mal bianco

Lo oidio è un fungo delle piante conosciuto come mal bianco o nebbia che si sviluppa soprattutto in condizioni di umidità e di scarsa aerazione. Il mal bianco è molto diffuso nelle zone settentrionali e si manifesta con una decolorazione delle foglie, che altro non è che la manifestazione visiva dello sviluppo del fungo; nelle parti decolorate, la foglia ingiallisce e poi si secca, oppure vi si formano dei piccoli fori.

Lo oidio prolifera nelle zone umide e calde, vale a dire in quelle con temperature superiori agli 8°C ma inferiori ai 30°C,  cioè in autunno e in primavera; la diffusione del mal bianco è dovuta ai venti che disperdono le spore, mentre le piogge contribuiscono ad allontanarlo.

Fresia, il segreto del migliore profumo francese

fresia

La fresia è sicuramente una delle piante più apprezzate per la bellezza dei fiori e il loro soave profumo, ancor più preziose per la possibilità di far schiudere queste delicate corolle in pieno inverno, grazie a un sem­plice sistema di forzatura attuabile solo in serra.

Ma passiamo al nome scientìfico della fre­sia, nome che ricorda il naturalista tedesco F.H. Theodor Freese vissuto nell’ ‘800 e che si dedicò in modo specifico allo studio del­la flora spontanea del continente africano. Nei paesi di origine le corolle della fresia vengono impiegate per intrecciare collane e ghirlande che vengono indossate durante le cerimonie rituali.

Alla fresia vengono anche attribuiti poteri magici e particolari influssi sull’animo fem­minile, per cui non è raro che gli stregoni ordinino pozioni o unguenti in cui il pro­fumo delle fresie assume un ruolo predomi­nante.

A proposito di profumo, è opportuno ricor­dare che dai fiori di cui stiamo parlando, si estrae una preziosa essenza che entra come base nella formula delle più note e costose essenze francesi.

Piante da appartamento: la Maranta

maranta

Ancora una volta rivolgiamo la nostra attenzione alle piante da tenere in casa in questo periodo del’anno, quando i lavori all’aria aperta vengono quasi abbandonati per via del freddo pungente. Oggi ci occupiamo della coltivazione della Maranta, una splendida pianta da appartamento, che comprende all’incirca 25 specie, una più bella dell’altra per la colorazione caratteristica delle foglie.

Appartiene alla famiglia delle Marantacee e deve il nome a Bartolomeo Maranta, medico e botanico del 1500. E’ originaria del Brasile e della Guyana equatoriale, sebbene poi abbia trovato ampia diffusione in tutte le zone temperate del pianeta. Alle nostre latitudini, dove non mancano gelate notturne nel periodo invernale, è consigliabile coltivarla all’interno delle pareti domestiche per poterne apprezzare meglio la bellezza durante tutto l’anno.

Riconoscere una Maranta nel marasma di un vivaio è abbastanza semplice, per via delle foglie molto grandi, che presentano il più delle volte striature e venature piuttosto appariscenti. I fiori invece sono abbastanza piccoli, solitamente di color bianco e talvolta riuniti in spighe.

Croton, bellezza e maestosità

croton

Il croton (Codiaeum variegatum pictum) appartiene al genere di origini asiatiche Codiaeum che conta diverse specie di arbusti sempreverdi di piccole e medie dimensioni ed è, insieme al Pothos, una delle piante d’appartamento più diffusa nel nostro paese. A farne una delle piante ornamentali più amate sono senza dubbio le grandi foglie di colore verde scuro variegate di rosa, arancio, giallo o rosso che si presentano allungate, ovali o lobate e in estate si arricchiscono di piccoli fiori riuniti in pannocchie arcuate.

Nonostante l’aspetto solido e maestoso, il croton è in realtà  una pianta delicata che richiede particolari accorgimenti per prosperare in casa, primi fra tutti quelli relativi alla sua esposizione: questa infatti dovrà essere non solo luminosa ma anche tale da proteggerla da correnti d’aria e sbalzi di temperatura che potrebbero causare la caduta delle foglie; scegliete quindi un luogo riparato che abbia una temperatura costante sui 15°. Il terreno dovrà essere soffice, ben drenato, ricco di materiale organico.

Pothos, un tocco di eleganza in soggiorno

potos

Lo Scindapsus aureum, indicato con il nome comune di potos, appartiene al genere Scindapsus della famiglia delle Araceae. Il genere comprende una quarantina di specie rampicanti sempreverdi originarie dell’Asia sud-orientale caratterizzate da grandi foglie verdi molto decorative. Il pothos, in particolare, è molto diffuso come pianta d’appartamento per via del proprio aspetto elegante e maestoso cui si aggiunge una grande facilità di coltivazione: bastano pochi accorgimenti colturali infatti per farne un vero e proprio elemento di arredo.

Per cominciare scegliamo per il nostro pothos una posizione luminosa ma non soleggiata, quindi innaffiamo con molta moderazione e facendo asciugare il terreno tra una bagnatura e l’altra per evitare la formazione di marciumi radicali e l’attacco di parassiti. Se desideriamo che la pianta raggiunga dimensioni considerevoli (in natura può raggiungere i sei mtri di altezza) dovremo rinvasarla ogni due anni nei mesi di Marzo-Aprile e concimarla due volte al mese con concime liquido per piante verdi da Marzo a Settembre.

Fiori di cera, come si coltivano e le specie più belle

fiore di cera

Le Hoya (fiore di cera),  sono abbastanza facili da col­tivare ma desiderano intenso calore, luce chiara e diffusa e un giusto grado di umi­dità. In estate è opportuno annaffiare ab­bondantemente per evitare che il terreno si prosciughi troppo; se questo avvenisse le carnose foglie di queste piante reagirebbe­ro immediatamente perdendo freschezza e accartocciandosi.

Sia in serra che all’aperto, è indispensabile corredare il «fiore di cera» di opportuni supporti, meglio se in legno, su cui la pian­ta può arrampicarsi.

Ogni autunno è bene concimare con ferti­lizzante organico in polvere e da aprile a settembre somministrare una volta ogni 15 giorni un prodotto a base di alghe, oppure un concime minerale completo, diluendoli nell’acqua delle annaffiature. È importante tener presente che i peduncoli che reggono i singoli fiorellini delle om­brelle fiorali, non debbono essere tagliati quando le corolle appassiscono; infatti è pro­prio da questi peduncoli che, l’anno succes­sivo, nasceranno i nuovi fiori.

Piante invernali: il Limone Lunario

limone lunario

Un agrume molto diffuso nelle regioni dell’Italia centrale e vicino ai grandi laghi è il limone, che viene coltivato sia come albero da frutto che come pianta ornamentale; se si desidera una fioritura invernale, la varietà più indicata è il Limone Lunario.

Il limone è originario dell’India e dell’Indocina, ed è arrivato nelle regione mediterranee grazie agli arabi; fra le tante varietà di limone, in inverno quella più bella è il limone lunario, il cui nome botanico è Citrus limonlunario”, che si caratterizza per la sua decoratività. Il lunario ha la capacità di fiorire e fruttificare in tutti i mesi dell’anno, cioè tutte le lune, e proprio da questa sua caratteristica viene il suo nome. Il lunario riesce a fiorire splendidamente anche d’inverno, creando una bella macchia di colore all’interno del giardino, grazie al bianco dei fiori e al giallo dei frutti.

Pachysandra, la tappezzante per un inverno dorato

pachysandra

Se avete l’esigenza di ricoprire al meglio un angolo “morto” del vostro giardino o se magari volete proteggere un albero particolarmente delicato da un incontro ravvicinato e accidentale con il tosaerba, potete puntare sulla coltivazione della Pachysandra, splendida tappezzante che vi regalerà non poche soddisfazioni.

Si tratta di una pianta appartenente alla famiglia delle Buxacee, che trova la sua origine in Asia e nell’America del Nord. Cresce e prolifica in breve tempo, moltiplicandosi con grande facilità ed offrendo uno spettacolo fatto di foglie ovali ed appuntite, riunite in rosette, che nella stagione invernale assumono una colorazione dorata.

Ed è proprio il fogliame a costituire la particolarità della Pachysandra, visto che la fioritura bianca e poco vistosa, è piuttosto insignificante. Come coltivarla dunque per avere un effetto straordinario nel nostro giardino?

Fiore di cera

Hoya_carnosa

Fu nel 1809 che il botanico inglese Robert Brown, volendo ricordare il famoso giardi­niere del duca di Northumberland al ca­stello di Sion, un certo Thomas Hoy, pensò di chiamare Hoya un genere di piante pro­venienti dalla Cina e dalle isole del Pacifico, assai apprezzate per i fiori profumatissimi e di delicato colore.

Un’altra particolarità delle corolle delle Hoya è quella di sembrare modellate nella cera, tanto da aver meritato il nome volgare di «fiori di cera». Questa denominazione è riservata soprattutto alla Hoya carnosa, una specie portata in Europa nel 1802 ed attual­mente assai diffusa in tutte le serre della Costa Azzurra e della nostra Riviera.

Nel Borneo e alle Molucche, presso le tribù indigene, è tuttora in atto una gentile suetudine: nel giorno in cui le fanciulle diventano donne ed ottengono il diritto a partecipare a determinate cerimonie e di indossare particolari costumi, vengono in­coronate con ghirlande di rami di Hoya in­trecciati a mazzolini di fiori. Questa «con­sacrazione» celebra l’ingresso delle giovani donne nel gruppo delle «anziane» della tribù.

Alberi da frutto: il pero

Pero

Il pyrus communis, ovvero l’albero del pero è una pianta molto antica che proviene dall’Asia, appartenente alla famiglia delle Rosaceae, presente in varie specie. Nonostante le sue origini orientali, il pero vive bene nei climi temperati, e in Italia è presente in tutte le regioni anche se quelle più adatte sono quelle più calde.

Il pero è un albero da frutto che non ha particolari esigenze dal punto di vista del terreno, tuttavia teme la siccità e i terreni poco drenati che possono causare la formazione di ristagni d’acqua. Il pero è una pianta estremamente grande: se lasciato crescere naturalmente può raggiungere i 15 metri d’altezza con un’imponente chioma tondeggiante oppure conica.

Le foglie dell’albero del pero sono ovali e di colore verde brillante, i fiori bianchi e a cinque petali; il frutto di questa pianta è ovviamente la pera, che può avere una forma allungata o tondeggiante a seconda della varietà; anche il colore dei frutti varia in base alla specie dell’albero: possono essere rossi, gialli, verdi, oppure color ruggine.

Zamia, bella con poca luce

Zamioculcas_zamiifolia_2

Appena qualche giorno fa una cara amica mi chiedeva se conoscessi qualche pianta da appartamento adatta ad essere coltivata anche in condizioni di luminosità non ottimali; in quella occasione le ho promesso che dopo una breve ricerca le avrei dato una risposta qui su Pollicegreen. Ed ecco che mi accingo a mantenere l’impegno preso.

Se è vero che tutte le piante crescono bene in posizioni luminose, esiste più di una specie che si adatta bene anche in ambienti che di luce non ne offrono tantissima; fra queste la Zamia (Zamioculcas zamiifolia) una pianta succulenta sempreverde, originaria delle regioni sub-tropicali, molto diffusa come pianta ornamentale per via della sua grande versatilità e resistenza alle condizioni ambientali più diverse.

Pioppo nero, l’abero dei viali

pioppo nero

“… è il più sfortunato, senza né pregi, né salute. Non serve per il fuoco, né per la scultura. Viene consolato dalle liane che sono le suore del bosco…”. Con queste parole lo scrittore Mauro Corona descrive il Pioppo nero, albero dalla scarsa importanza a livello industriale, ma largamente utilizzato per ornare giardini e viali.

Il nome botanico, Populus nigra, deriva all’abitudine dei romani di piantarlo nei luoghi pubblici, trasformandolo così in un albero abbastanza popolare. Secondo alcune fonti la stessa Piazza del Popolo a Roma prenderebbe il nome da un boschetto di Pioppi neri piantati nelle vicinanze.

Ma veniamo alle caratteristiche del Populus nigra, pianta dalla vita relativamente breve (100-150 anni), appartenente alla famiglia delle Salicacee ed originaria dell’Europa e dell’Asia occidentale.

Edgevorzia, per i documenti importanti e per le colonie costose

Edgevorzia

Il nome scientifico di questo interessante ge­nere botanico, ricorda lo studioso inglese M. P. Edgeworth, e la scelta di tale denomina­zione si deve allo svizzero Meissner, un na­turalista che compì molti viaggi alla ricerca di nuove piante. Fu appunto durante una spedizione in Cina che Meissner scoprì l’ edgevorzia e la portò in Europa.

Dalle fibre del legno di questi esotici arbu­sti in Oriente si ricava una speciale carta, che si lavora a mano e che anticamente ve­niva usata per la fabbricazione di cartamo­neta e attualmente impiegata solo per im­portanti documenti ufficiali.

Oggi l’edgevorzia si sfrutta soprattutto per la raccolta dei fiori, dal delicatissimo profu­mo, da cui si estrae un’essenza molto ap­prezzata e che entra come «base» nella composizione delle colonie più costose.

L’albero di Natale bonsai

albero di natale bonsai

Il classico abete che viene utilizzato per l’albero di Natale è il Picea abies, una conifera sempreverde diffusa in Europa e in nord America che in piena terra può raggiungere i 40 metri d’altezza; chi abita in appartamento e non può coltivare un albero con queste dimensioni non deve per forza rinunciare all’autentico albero di Natale: basterà che lo scelga nella versione bonsai.

Il Picea abies, infatti, se coltivato con le tecniche bonsai raggiunge massimo i 40 o 50 centimetri d’altezza; le conifere bonsai, infatti, non presentano particolari problemi di coltivazione in casa, e se sono ben curate possono vivere per diversi anni.

Il bonsai è una particolare tecnica, nata in Cina e perfezionata in Giappone, usata per creare miniature di alberi coltivandoli in piccoli vasi; gli alberi coltivati hanno le stesse caratteristiche di quelli normali, ma ne viene impedita la crescita attraverso la potatura delle radici e dei rami e il rinvaso periodico, che rendono la pianta adatta a sopravvivere in piccoli spazi.