Malattie delle piante: la clorosi ferrica

clorosi

La clorosi ferrica è una malattia delle piante causata non da un agente esterno ma da alcune insufficienze nutrizionali della pianta; questa malattia si presenta soprattutto quando non il ferro non viene assimilato, o lo è in maniera insufficiente per garantire la fotosintesi clorofilliana. Questo difetto può dipendere da un eccesso di calcare nel terreno o dalla mancanza di alcuni minerali come il ferro, lo zinco e il potassio.

Il sintomo più visibile della clorosi è l’ingiallimento delle foglie, che è l’anticipazione del deperimento della pianta, che non riuscirà più a produrre frutti e a fiorire. La cosa migliore da fare in questo caso è intervenire subito, fornendo del ferro chelato alla pianta in modo da farle assorbire l’elemento.

Piante d’inverno, la Pernettya

pernettya

La Pernettya (nome comune Pernezia) è una pianta perenne arbustiva della Famiglia delle Ericaceae; si presenta con un delizioso piccolo cespuglio compatto che, seppure a fioritura estiva (Giugno), è ideale per rallegrare il giardino in pieno inverno grazie alle sue bacche bianche o rosse che fanno la propria comparsa verso la fine dell’autunno. Le piante acquistate in vaso possono essere poste anche in piena terra purchè questa operazione venga fatta prima del sopraggiungere dell’inverno o al termine di questo nel mese di Marzo.

La specie maggiormente diffusa e coltivata è la Pernettya macrocarpa che può raggiungere altezze comprese fra uno e due metri; molto diffuse anche le varietà nane che non vanno oltre i trenta cm. La pernezia cresce come un cespuglio molto fitto dotato di rami eretti e foglie ovali o lanceolate appuntite all’estremità, lucide e di colore verde intenso. I fiori sono piccoli e campanulati, di colore bianco; per quanto siano molto belli questi non rappresentano però l’elemento decorativo di maggior rilievo di questa pianta, che è dato  piuttosto dalle bacche che si mantengono per tutto l’inverno.

Piante grasse: lo Stenocactus

stenocactus

Pronti per un nuovo capitolo dedicato alla piante grasse? Stavolta ad attirare la nostra attenzione è lo Stenocactus, pianta dalla straordinaria bellezza che, grazie alle sue particolarità, si guadagna un posto di primo piano tra le amiche da tenere in casa in questo periodo dell’anno.

Si tratta di una succulenta appartenente alla famiglia delle Cactacee ed originaria dell’America Centrale (in particolare del Messico), dove vive generalmente allo stato spontaneo su deserti aridi e rocciosi.

In natura ne esistono una decina di specie, ma c’è una vasta letteratura sul tema, poiché lo Stenocactus è molto simile ad altre piante grasse, il che dà origine a parecchie discussioni riguardo alla classificazione. Ma andiamo a conoscere più da vicino questa caratteristica pianta, in modo che possiate apprezzarne la bellezza e magari sceglierla nella vostra prossima visita al vivaio di fiducia.

Calceolaria, dove utilizzarla, malattie e parassiti e le specie più belle

calceolaria

È tale la grazia di questa pianta da renderla adatta ad essere impiegata ovunque, in giar­dino come sul balcone, ma purtroppo a que­sta possibilità si contrappongono le limita­zioni imposte dalle avversità climatiche che, in molte regioni, consentono di utilizzare le calceolarie soltanto come specie da apparta­mento. Altrove, invece, è possibile piantare le calceolarie anche in piena terra o in cas­sette all’aperto, per formare bordure o per arricchire il rock-garden.

Le calceolarie possono essere attaccate con una certa facilità da cocciniglie e pidocchi, e il loro fogliame può essere deturpato dal «mal bianco». Al primo accenno della pre­senza di parassiti, è necessario intervenire subito con olio anticoccidico contro le coc­ciniglie e insetticida al piretro  contro i pidocchi o afidi. Per la lotta contro il «mal bianco» (una patina bianca o fari­nosa) si consigliano irrorazioni di acqua e zolfo ramato (4 g ogni litro d’acqua) da ri­petere ogni settimana sino alla completa scomparsa dell’infezione.

Fra le calceolarie arbustive,  le più note per il loro valore decorativo sono queste:

Nocciolo invernale, caratteristiche e coltivazione

nocciolo invernale

Il nocciolo invernale, il cui nome botanico è Corylopsis pauciflora è un arbusto originario dei paesi orientali, e in particolare di Cina e Corea; è un piccolo albero alto circa due metri, che alla fine dell’inverno produce dei fiori gialli, riuniti in rami pendenti. La corteccia del nocciolo invernale è marrone, ma diventa rossa nei rami appena cresciuti; le foglie sono simili a quelle del nocciolo tradizionale, e cioè tonde e con venature profonde, di colore verde.

Il nocciolo invernale ama essere esposto in pieno sole, anche se sopporta l’ombra parziale; l’importante è che sia al riparo dal vento e al gelo. Non ha particolari esigenze per quanto riguarda il terreno, a patto che sia ben drenato, ricco di humus e con Ph leggermente acido.

Fiori da piantare a Dicembre, Hydrangea Quercifolia

Hydrangea Quercifolia

Dicembre è il mese ideale per piantare l’Hydrangea quercifolia ovvero l’ortensia a foglie di quercia. Si tratta di un grande arbusto rustico caducifoglio appartenente al genere Hydrangea (sotto il quale vanno tutte le piante indicate con il nome di ortensia) che può raggiungere i tre metri di altezza; deve il proprio nome alle ampie foglie lobate di colore verde scuro che in autunno si tingono di rosso. Fiorisce da Maggio a Giugno a seconda della varietà e dell’esposizione e, rispetto alla Hydrangea macrophylla, ha minori esigenze colturali: si adatta anche alle posizioni soleggiate e in qualunque tipo di terreno, ha necessità idriche meno importanti e non bisogna potarla quanto piuttosto limitarsi ad eliminare i fiori appassiti.

Sotto il nome di Hydrangea quercifolia sono comprese diverse varietà distinguibili in base a dimensioni ed epoca di fioritura. Tutte producono fiori raccolti in pannocchie. Vediamole:

Hydrangea Alice

Può raggiungere i tre metri di altezza; da fine Giugno ad Agosto produce fiori rosa o cremisi.

Hydrangea Quercifolia

Può raggiungere uno-due metri di altezza; da Luglio a Settembre produce fiori bianchi.

Alberi monumentali: il Castagno dei Cento Cavalli

castagno dei cento cavalli

Comincia oggi il nostro viaggio alla scoperta degli alberi monumentali più belli d’Italia, nella speranza che l’argomento stuzzichi la curiosità del lettore e lo porti ad ammirare da vicino gli esemplari descritti.

Prima di tutto occorre sfatare il luogo comune che vuole l’albero monumentale di eccezionali dimensioni, visto che ci sono anche altre caratteristiche che possono conferire alla pianta tale “titolo”, come ad esempio la longevità, la rarità o la rilevanza storica.

In Italia sono presenti circa 22mila alberi che rispondono ad almeno una di queste caratteristiche, 2mila dei quali di grande interesse, fino a scendere ai 150 esemplari con valore storico e monumentale. Il più famoso è senza dubbio il Castagno dei Cento Cavalli, attrazione principale del Parco del’Etna, nel Comune di Sant’Alfio.

Calceolaria

calceolaria

II caso di queste piante è abbastanza singo­lare, in quanto il loro nome scientifico vanta due probabili derivazioni: dal latino cal-ceolus, ossia pantofola, a indicare la curiosa forma delle corolle che sono fatte a foggia di una borsettina più che di una pantofola vera e propria, e anche dal nome del bota­nico italiano Calzolaris, un frate vissuto nel XVI secolo.

In Europa le calceolarie si coltivano dal 1774, almeno per quanto riguarda alcune specie, mentre altre vennero introdotte nel nostro continente assai più tardi.

Data la varietà delle specie che costituisco­no il genere Calceolaria (erbacee, annuali o perenni, o arbusti) le cure subiscono note­voli varianti secondo il «gruppo» cui la coltura stessa si riferisce.

Le calceolarie arbustive, che possono vivere all’aperto anche in inverno soltanto nel Sud e nel Centro della Penisola, hanno bisogno di frequenti annaffiature nella stagione esti­va (ogni due giorni nella misura di almeno tre litri d’acqua per arbusto) e di generose concimazioni autunnali con fertilizzante or­ganico in polvere.

Echinacea contro i malanni di stagione

echinacea

L’echinacea è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Asteraceae, originaria del Nord America. L’echinacea si adatta molto bene a diverse condizioni ambientali, anche se privilegiano le grandi zone soleggiate e i terreni drenati e sabbiosi.

Il nome di questa pianta deriva dal greco echinos, ovvero riccio, sia per la struttura dei semi, che per brattee pungenti. È una pianta con riposo autunnale, che appare in primavera fino all’autunno, fiorendo tra giugno e agosto. L’echinacea è conosciuta soprattutto per l’uso che ne viene fatto in fitoterapia; l’utilizzo di questa pianta a scopo curativo ha radici molto lontane, che risalgono addirittura agli Indiani d’America.

L’echinacea ha dimostrato, in varie ricerche, di avere un effetto stimolante sul sistema immunitario e la capacità di ridurre i sintomi e la durata del raffreddore e dell’influenza; sembra che non abbia effetti collaterali importanti, anche se in persone predisposte può sviluppare reazioni allergiche, e se assunta in dosi massicce, può avere effetti tossici sul sistema riproduttivi, e quindi è meglio non assumerla in gravidanza e durante l’allattamento.

Alternative alla Stella di Natale, l’Ardisia

ardisia crispa

L’Ardisia è un genere appartenente alla Famiglia delle Myrsinaceae, comprende circa 400 specie di alberi e arbusti ed è originaria di India e Giappone; la specie di Ardisia della quale vi parliamo oggi, l’Ardisia crispa, è ottima come pianta da interni e nel periodo natalizio rappresenta una validissima alternativa alla tradizionale Stella di Natale.

Si tratta di un piccolo arbusto compatto a crescita lenta che raggiunge i 60-90 centimetri di altezza e i 30-40 di diametro; presenta foglie molto decorative lucide e di colore verde intenso e nel mese di Giugno produce deliziosi fiori profumati bianchi, cremisi o violacei che crescono raccolti in pannocchie lunghe fino a 10 cm. Alla comparsa dei fiori segue quella dei frutti, delle piccole bacche ovali di colore rosso e lucide, caratteristica che la rende ideale come addobbo natalizio. I frutti possono mantenersi sulla pianta fino alla fioritura successiva purchè questa sia posta in un luogo luminoso (l’ideale è dietro una finestra) e con il giusto grado di umidità.

Malva, il rimedio per tutti i mali

malva

A vederla dominare prati e sterrati incolti, non si direbbe che sia così ricercata. E invece la Malva è una pianta non solo gradevole per la vista, ma anche particolarmente utile a livello officinale, tanto da essere una delle più usate sia nella medicina tradizionale che in quella alternativa.

Ma andiamo per ordine e cominciamo col dire che appartiene alla famiglia delle Malvacee, molto diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo.

In natura si trova per lo più allo stato spontaneo, ma vista la grande utilità e la bellezza estetica, non è poi così raro che venga utilizzata anche per la decorazione di aiuole e bordure, sia per le verdi foglie caratteristiche nella forma, che per il rosa venato con striature violacee dei suoi fiori.

Beloperone, pianta delle lacrime d’amore

Beloperone

II nome scientifico del beioperone, simpati­ca e purtroppo abbastanza rara specie da appartamento, deriva da due parole greche: belos, freccia e peronne, unire, a indicare una caratteristica della struttura interna del­la infiorescenza, nelle cui corolle le antere (dove è contenuto il polline) sono unite da uno speciale tessuto a forma appunto di freccia.

Volgarmente il beioperone viene chiamato «pianta gambero», e in realtà le sue pendule infiorescenze, sia per il colore che per la forma fanno pensare proprio a un crostaceo.

In qualche nazione, al beioperone, si da anche un altro nome: «pianta delle lacrime d’amore».

Le specie di cui ci stiamo occupando posso­no essere utilizzate soprattutto come piante da appartamento e, soltanto nelle zone a cli­ma molto mite, è possibile pensare a qualche altro impiego, sul balcone o in giardino, col­tivando il beioperone in piena terra o in va­so.

Parassiti delle piante: le lumache

lumache delle piante

Le lumache che attaccano le piante, a differenza di quelle che popolano mari e fiumi, possiedono i polmoni per poter respirare nella terra, e appartengono a varie famiglie. Le lumache si trovano soprattutto nelle zone molto umide, agiscono di notte e sono in grado di provocare gravi danni alla coltura che attaccano, in quanto mangiano le foglie di qualsiasi tipo di pianta e arbusto.

Nonostante le loro piccole dimensioni sono molto voraci e l’attacco di una notte può indebolire l’intera pianta, soprattutto se non è abbastanza forte da sostituire in breve tempo la parte mangiata dalle lumache.

Novembre, è tempo di mettere a dimora il Caprifoglio

caprifoglio

Tra le tante operazioni da compiere in giardino, prima di abbandonarci al calduccio della nostra casa, c’è quella di mettere a dimora alcune piante che avremo preventivamente fatto crescere in vaso. Una di queste è il Caprifoglio, pianta dalla rara bellezza, il cui nome botanico è Lonicera.

Il nome volgare deriva dal latino caprifolium (foglia di capra) ed è dovuto alla particolarità della pianta in questione, che sembra arrampicarsi su muri e recinzioni un po’ come fanno le capre sulla montagna.

Si tratta di una pianta che cresce per lo più allo stato spontaneo, ma che sopporta molto bene anche la coltivazione domestica, peraltro piuttosto semplice. Il Caprifoglio, infatti, si adatta perfettamente sia all’esposizione in pieno sole che a quella semi-ombreggiata, mostrando grande resistenza al freddo dell’inverno ed alla calura estiva. Solo alcune specie (la Lonicera etrusca e la Lonicera sempervirens) risultano essere delicate, preferendo trattamenti particolari.