Primula, varietà e cure

primula

La Primula è il fiore di stagione per eccellenza, il primo a rallegrare giardini ed aiuole dopo (a volte anche durante) i freddi rigori dell’inverno.

Le oltre 500 specie del genere Primula appartengono alla famiglia delle Primulacee e sono originarie delle zone montuose di Asia ed Europa, sebbene siano diffuse ormai in gran parte del globo, sia come piante da appartamento che come piante da esterno, a seconda della specie di appartenenza.

Sono caratterizzate da foglie radicali disposte per lo più a rosetta e da fioriture a ombrella o a spiga, che presentano le colorazioni più disparate, dal bianco al giallo, dal rosa al rosso, dal viola all’arancio.

Il luppolo, la pianta dai mille usi

luppolo

Il luppolo (Humulus lupulus) è una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Cannabaceae, che può raggiungere anche i sette metri di altezza; le foglie di questa pianta sono cuoriformi e picciolate, con la parte superiore ruvida e quella inferiore resinosa. È una specie dioica e quindi i fiori sono presenti su individui separati; i fiori maschili sono riuniti in pannocchie, mentre quelli femminili presentano un cono membranoso; entrambi sono di colore verde e la fioritura avviene in estate.

Il luppolo ama gli ambienti freschi e terreni fertili, non a caso cresce spontaneamente vicino ai corsi d’acqua, lungo le siepe e ai margini dei boschi; viene usato soprattutto per la produzione della birra o, meglio, per conferire alla bevanda quel caratteristico sapore amaro; prima del luppolo venivano usate altre spezie, ma questa pianta è migliore perché funge anche da conservante naturale in quando possiede proprietà antibatteriche; inoltre, il luppolo aiuta anche nella tenuta della schiuma e a coagulare le proteine in sospensione nella birra rendendola più limpida.

Il luppolo, e in particolare le sue infiorescenze femminili, vengono usate anche in fitoterapia, in quanto possiede proprietà sedative ed è un ottimo equilibratore nervoso, infatti  è utile per combattere l’insonnia e gli stati di eccitabilità legati al nervosismo.

Philadelphus, il fiore degli angeli

philadelphus_fiore degli angeli

II nome scientifico di queste piante deriva dal greco philadelphon che significa letteral­mente « che sente l’amore fraterno ». La scelta di tale nome non è ben chiara e la unica possibile spiegazione potrebbe risie­dere nell’intenso profumo di queste piante, profumo che potrebbe simboleggiare, ap­punto, la profondità dell’affetto fraterno. I Philadelphus vengono chiamati anche « fio­re del Paradiso », « filadelfo » e « pianta de­gli zufoli » o « siringa ».

Dai rami di questi arbusti si ricavavano un tempo fi­schietti e zufoli dalla particolare sonorità.

II « fiore degli angeli » si presta alla forma­zione di dense e fitte siepi, alla creazione di macchie arbustive oppure serve come esemplare isolato. La molteplicità dell’impie­go viene sottolineata anche dalla possibilità di potare questi arbusti anche in modo dra­stico, mantenendoli in « forma » compatta; in tal modo, si ottengono siepi di eccezio­nale robustezza, praticamente impenetrabili.

Fioriture di marzo, i giacinti

giacinto cure

Il giacinto è una pianta bulbosa appartenente alla famiglia delle Liliaceae originaria di Europa e Asia. Già dai primi giorni di marzo produce fiori vistosi e profumati raccolti in racemi lunghi anche 15 cm; i singoli fiori hanno forma tubolare con apertura a stella e si presentano, nella specie più diffusa, che è il Hyacinthus orientalis, di colore rosso, bianco, rosa, salmone, arancione, lilla e di diverse tonalità di azzurro. Le foglie basali, nastriformi e di un bel verde brillante, si dispongono sotto il fusto fiorifero.

I giacinti si prestano sia alla coltivazione in piena terra in giardino, per la formazione di aiuole e bordure, che in vaso, in balconi e terrazze o in appartamento. Quanto alle cure colturali, queste variano leggermente proprio in funzione del tipo di coltivazione: se coltivati in vaso infatti i giacinti andranno posizionati in luogo più luminoso possibile ma non al sole diretto, mentre in esterno si possono coltivare anche in pieno sole. Se coltivati in esterno inoltre non hanno particolari esigenze di terreno, mentre, in vaso andrà utilizzato un composto con prevalenza di torba.

Piante grasse: la Faucaria

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Al genere Faucaria appartengono una trentina di piante succulente, alcune delle quali difficilmente reperibili nei vivai. La famiglia di appartenenza è quella delle Aizoacee, mentre l’area di origine si può individuare nell’Africa meridionale, sebbene al giorno d’oggi siano piante abbastanza diffuse in tutto il Globo.

La Faucaria è caratterizzata da foglie carnose con margini appuntiti e dentellati. Generalmente le foglie sono di colore grigio-verde, ma possono anche presentare una puntinatura bianca o comunque molto chiara. Se lasciata crescere in ambiente poco illuminato, tende ad allungarsi, mentre se coltivata in presenza di molta luce, la Faucaria crescerà a forma di rosetta, regalando un ottimo spettacolo per la vista.

La maggior parte delle specie in primavera o in estate si arricchisce di splendide fioriture gialle, simili a quelle dei crisantemi, che poi restano in bella mostra per diversi giorni prima di appassire.

Alloro, leggende e curiosità

alloro curiosità

Secondo il mito, la pianta di alloro fece la propria comparsa sulla terra a causa di un amore non corrisposto: si narra infatti che Apollo, il dio greco del sole, amasse alla follia la bellissima Dafne; un giorno quindi, scorta la fanciulla lungo le pendici del monte Parnaso, cercò di attirarla a sè. Questa però vedendolo arrivare si diede alla fuga e fu inseguita; fu proprio nel momento in cui il dio stava per raggiungerla che Dafne invocò l’aiuto di Gea (la dea della terra) che la trasformò in un albero di alloro, pianta che da allora divenne sacra proprio ad Apollo e le cui fronde vennero usate per incoronare le teste dei poeti, degli eroi, dei vincitori. Usanza che si è mantenuta in gran parte anche ai giorni nostri.

L’alloro è un albero sempreverde che cresce anche spontaneo; appartiene alla famiglia botanica delle Lauracee e può raggiungere altezze comprese fra 2 e 8 metri. E’ dotato di foglie lanceolate, coriacee, che si possono raccogliere durante tutto l’anno, e di piccoli fiori di colore bianco o giallastro che fanno la propria comparsa tra marzo e aprile. Tra ottobre e novembre, fanno la propria comparsa sugli alberi femmina i frutti, piccole drupe di colore scuro simili a olive.

Alberi monumentali: il Faggio, le specie più belle e le malattie che lo colpiscono

faggio

Ecco le malattie che più di frequente colpi­scono i faggi:

  • mal del colletto: colpisce le piantine giovani e si manifesta nei mesi estivi con una diffusa clorosi (mancanza di ferro) delle foglie, alla quale fa seguito il completo disseccamento della pianta. Si combatte estir­pando e distruggendo gli esemplari colpiti;
  • marciume radicale: si manifesta general­mente in esemplari coltivati in terreni umidi e compatti. La malattia attacca le radici, che si ricoprono di uno strato più o meno spesso di muffa, con conseguente ingiallimento del­la chioma, caduta prematura delle foglie, disseccamento dei rami. Occorre intervenire ai primi sintomi distruggendo le piante colpite se sono ancora in giovane età, e spargendo sul terreno solfato di ferro, nella dose di mezzo kg per metro quadro. Se invece l’albero è ormai molto sviluppato si  può cercare di guarirlo somministrando ogni settimana un secchio d’acqua in cui siano stati sciolti 10 g di sol­fato di ferro ogni litro;

Alberi monumentali: il Faggio

faggio

II nome scientifico Fagus ha un’origine molto incerta; alcuni botanici ritengono che il no­me derivi dal greco phagò, ossia , con il significato di «albero di cui si può mangiare il frutto». Altri studiosi, invece, affermano che il vocabolo fagus provenga dal greco phag ossia dispensare, il che da­rebbe alle piante di cui ci stiamo occupando il significato di «albero dispensatore di ci­bo».

È opportuno ricordare che i frutti dei faggi, detti «faggiole», costituiscono un prezioso alimento per il bestiame e, in qualche re­gione, essi vengono utilizzati anche a scopo commestibile previo opportuno trattamento che ha per base la tostatura.

Data la mole, questi stupendi esemplari arborei non possono essere impiegati che nei giardini piuttosto vasti, in spazi aperti, battuti dal sole o, comunque, ricchi di aria e di luce. Particolarmente interessante l’im­piego e l’accorta disposizione dei faggi a fogliame colorato che soprattutto in autunno assumono sfumature di eccezionale bellezza.

Piante da appartamento, la Violetta tedesca

violetta tedesca

L’Exacum affine, meglio conosciuta come Violetta tedesca, è una pianta erbacea perenne originaria dell’isola di Suqutra, in Yemen, appartenente alla famiglia delle Genzianacee. Questa specie viene coltivata sia come annuale che come biennale; le foglie sono arrotondate e lucide, lunghe circa 3 centimetri, mentre i fusti dono lievemente carnosi. I fiori sono piccoli, circa 1 o 2 centimetri di diametro, di colore lilla, bianco o azzurro, e sbocciano tutto l’anno.

La Violetta tedesca forma un piccolo cespuglio tondeggiante che può raggiungerei 60 centimetri di altezza. I fiori appassiti vanno sempre eliminati direttamente con le mani, senza usare forbici; vanno evitati i raggi diretti del sole, anche se è comunque necessaria una luce intensa affinché la pianta continui a fiorire. Durante il periodo vegetativo la pianta richiede annaffiature regolari, anche se non devono mai verificarsi ristagni d’acqua, soprattutto d’inverno.

L’Orchidea bletilla

orchidea bletilla

Tra le varietà di Orchidee più spettacolari da punto di vista estetico è necessario ricordare la Bletilla, appartenente alla famiglia delle Orchidacee ed originaria dell’Asia (in particolare di Cina, Giappone e Taiwan).

E’ una pianta rizomatosa che tende ad allargarsi in maniera considerevole, grazie soprattutto ai forti e robusti rizomi che corrono lungo il substrato. Le foglie sono di forma stretta ed allungata e possono raggiungere il mezzo metro di altezza, colorando di verde l’ambiente circostante da metà primavera fino al termine dell’estate.

I fiori fanno la propria comparsa in primavera con colori che vanno dal giallo al bianco, dal rosa al lilla e regalano uno spettacolo con pochi eguali nel nostro giardino. Con l’arrivo dei primi freddi autunnali, la Bletilla tende a seccarsi, perdendo così tutto il suo fascino, ma il rizoma resta vivo e sopporta egregiamente anche le gelate, per poi ricominciare a produrre foglie e fiori nel periodo primaverile.

Evonimi: la pianta con una cattiva reputazione

evonimi

II nome di queste piante deriva dal greco eu, bene, e ònoma, nome, ossia «pianta dal buon nome, dalla buona reputazione». Que­sta definizione contrasta sensibilmente con le proprietà benefiche degli evonimi, ma è opportuno ricordare che nei tempi antichi, come del resto ancora oggi in Oriente, si usava chiamare con gli appellativi più dolci gli dei apportatori di malefizio proprio per ingraziarseli e sperare nella loro clemenza. Evidentemente lo stesso stratagemma veniva messo in atto anche per le piante più peri­colose.

Le specie di cui stiamo parlando servono per la realizzazione di siepi, grandi macchie verdi o variegate al centro del prato, ciuffi isolati, oppure per la coltura in grandi vasi adatti ad essere collocati sul balcone o in terrazza. Le varietà nane si prestano anche per la decorazione delle roccaglie oppure per formare basse bordure con funzione di­visoria fra l’una e l’altra parte del giardino.

Fiori primaverili, l’ornitogallo

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L’Ornitogallo (Ornithogalum) è una pianta bulbosa, originaria dell’Asia, dell’Europa e del nord America, appartenente alla famiglia delle Hyacinthaceae; questa bella pianta fiorita deve il proprio nome al fatto che la sua infiorescenza, quando chiusa, ricorda la cresta di un gallo: le specie più diffuse hanno infatti un’infiorescenza a pannocchie, in cui i fiori sbocciano a partire dal basso; esistono tuttavia anche specie di ornitogallo con infiorescenze rotonde o fiori singoli a forma di stella. I fiori sono in genere di colore chiaro, bianco o crema, ma esistono anche varietà con vistosi fiori rossi, arancioni o gialli.

Ornitogallo in balconi e terrazze

L’ornitogallo, oltre a fare bella mostra di sè in aiuole e bordure in primavera, si presta anche alla coltivazione in vaso in balconi e terrazze; in quest’ultimo caso però e bene proteggere la pianta dai ristagni idrici. Quanto alle cure colturali, questa bulbosa può essere coltivata sia in pieno sole che in penombra; se coltivata in vaso il terreno ideale è rappresentato da un miscuglio di torba, terra e sabbia, mentre per la coltivazione in piena terra va bene qualunque tipo di terreno purchè ben drenato. In autunno è opportuno aggiungere del concime organico.

Fioriture di marzo: l’Albicocco

Prunus armeniaca

Tra le fioriture più spettacolari del mese di marzo, non si può non ricordare quella del Prunus armeniaca, meglio conosciuto alle nostre latitudini come Albicocco.

Si tratta di una pianta da frutto appartenente alla famiglia delle Rosacee ed originaria dell’Asia minore, da dove poi ha trovato larga diffusione in tutte le zone temperate del Pianeta. Il nome botanico, scelto da Linneo, fa riferimento all’Armenia, sebbene quella zona del Globo non rappresentasse propriamente la culla della coltivazione di albicocchi, molto diffusi all’epoca nelle regioni più a sud.

Può raggiungere i 5-6 metri di altezza e presenta un fusto nodoso e contorno, dal quale partono dei rami che contribuiscono a creare una chioma tondeggiante, con foglie liscie a forma di cuore dal colore verde chiaro. Le infiorescenze sono invece di colore bianco-rosato ed arrivano abbastanza precocemente rispetto a quelle di altri alberi da frutto, andando incontro anche al rischio di gelate tardive.

Piante grasse: la Graptopetalum bellum

graptopetalum bellum

Al genere Graptopetalum appartengono delle piante grasse originaria dell’America Centrale, appartenenti alla famiglia delle Crassulaceae, particolarmente adatti ai giardini rocciosi. Questo genere si caratterizza per le foglie spesse, acquose e succulente, e per i fiori raggruppati in piccole ombrelle sorrette dallo stelo.

Esistono diverse varietà di Graptopetalum: c’è quella Ametistinum che sembra un piccolo arbusto, con foglie di colore grigio-blu, la Pachyphyllum simile alla varietà precedente ma con le foglie bianche, la Paraguayense dalle foglie bianco-grigie e con i fiori bianchi e la Graptopetalum bellum, una pianta grassa ideale per gli interni che si caratterizza da fiori rossi che sbocciano in primavera.