Come vivono le piante grasse

La vita delle piante dipende in gran parte dal modo in cui sono costituite: poichè esse sono composte in gran parte di acqua (fino al sessanta per cento del loro peso e volume), farà differenza se le piante riceveranno i raggi solari durante tutto l’arco della giornata, o se l’insolazione sarà ristretta solo al mattino o solo al pomeriggio dato che l’evaporazione del loro contenuto d’acqua dipende dalla loro esposizione al sole.

La vita delle piante è però determinata anche dal clima in cui vivono: le piante che hanno una resa migliore nei climi secchi sono le stesse che amano i climi caldi e l’esposizione al sole.  Tra queste, le piante grasse, come i cactus, sono particolarmente adatte a sopportare il caldo eccessivo e a mantenersi costantemente idratate anche in condizioni di scarsità d’acqua. Infatti queste piante accumulano acqua e la conservano al proprio interno fino al momento in cui questa stessa acqua risulta essere vitale per le funzioni della pianta stessa.

Le cure invernali per le piante acquatiche

I giardini acquatici non sono costituiti solo dai laghetti: si possono coltivare le piante acquatiche all’interno di tinozze o di grandi contenitori e, anche le acquatiche, come le piante da appartamento e da giardino, hanno bisogno di cure particolari durante l’inverno.

Cure invernali per ninfee e fiori di loto

Nelle regioni a clima più rigido, infatti, è bene spostare all’interno le tinozze che contengono piante acquatiche da fiore; ovviamente non tutte le piante acquatiche hanno la necessità di essere ricoverate all’interno, ciò infatti è indicato soprattutto per quelle delicate, come le ninfee e i fiori di loto che sono assolutamente inadatte a vivere a temperature troppo basse e che, quindi, devono essere spostate all’interno fino all’arrivo della primavera.

Non tutte le ninfee, però, temono i rigori invernali; ad esempio le ninfee rustiche resistono anche all’esterno, ma solo se vengono coltivate in specchi d’acqua abbastanza profondi, dove il gelo non possa creare un blocco di ghiaccio con il terreno.

Piante di Natale: l’Echeveria rossa

All’interno delle pagine di Pollice Green vi abbiamo già parlato delle piante del genere Echeveria, succulente originarie del Messico appartenenti alla famiglia delle Crassulaceae, che devono il loro nome in onore del pittore e naturalista messicano Atanasio Echeverria.

Durante il periodo di Natale vengono proposte nei vivai e nei negozi di fiori le Echeverie rosse, ovvero delle Echeverie che vengono tinte con una sostanza aggrappante di colore rosso, in modo da renderle più adatte al periodo natalizio. Il colore rosso dato dalla sostanza svanisce mano a mano che la pianta cresce, per riacquistare il tipico colore verde delle foglie.

Esistono anche delle Echeverie che possiedono naturalmente le foglie con un bordo rosso, ma ovviamente è meno intenso di quello reso artificialmente. Il colorante usato per colorare di rosso le Echeverie non è tossico e resiste anche per molto tempo. Proprio questo brillante colore rosso rende l’Echeveria un perfetta pianta di Natale, ottima da regalare soprattutto se abbinata a un portavasi importante; il prezzo non è affatto proibitivo: un vaso da 12 centimetri di diametro costa all’incirca 8 euro.

Crisantemi: come curarli durante l’inverno

I crisantemi che avevano allietato i giardini con i loro fiori a novembre sono ormai sfioriti; ecco, quindi, qualche consiglio per mantenerli in salute fino all’arrivo del prossimo autunno e della prossima fioritura.

Per prima cosa tagliate un terzo della lunghezza dei rami sfioriti con una forbice molto affilata, in modo da ottenere un bel taglio netto, poi procedete con il rinvaso; attendete una giornata senza pioggia, meglio se con il sole, e rinvasate la vostra pianta di crisantemi in un grande vaso pieno di terriccio universale mescolato ad un po’ di stallatico sfarinato e ad uno strato di argilla espansa sul fondo.

Come prendersi cura delle proprie piante

Anche se dedichiamo molte cure alle nostre piante, spesso queste si ammalano: bisogna sapere individuare con precisione il motivo per cui soffrono per porre rimedio nel migliore dei modi; ma come fare per capire da che cosa sono affette le nostre piante?

Le cause delle malattie delle piante possono dipendere da diversi fattori, come elementi climatici quali la luce, la temperatura atmosferica, la quantità d’acqua somministrata e il tenore d’umidità. Oppure possono dipendere da altri fattori, come ad esempio una carenza o un eccesso di un elemento chimico fertilizzante. Possono dipendere anche da un terriccio non adatto o infine alla presenza di parassiti come insetti oppure acari.

I Lithops

I lithops sono piante grasse che hanno un preciso equilibrio nell’utilizzo delle proprie riserve di acqua, e possiedono la capacità di gestire al meglio le sostanze minerali che posseggono. Queste piante, è stato dimostrato, sono capaci di far migrare le sostanze utili assieme all’acqua, dalle foglie vecchie a quelle di nuova formazione, sono quindi completamente autosufficienti e capaci di soddisfare i propri bisogni di elementi chimici e le propire necessità idriche.

L’Orchidea di Natale, ovvero la Masdevallia tovarensis

Fiori di natale, l’Orchidea Masdevallia

Orchidee e Natale sono un connubio perfetto soprattutto se si tratta dell’Orchidea di Natale ossia della Masdevallia tovarensis. Questa specie di orchidea appartiene al genere Masdevallia di cui fanno parte circa 500 specie di orchidee originarie dell’America Latina, caratterizzate da fiori triangolari, che appaiono generalmente in inverno, con tre grandi sepali che terminano con lunghe code. Le orchidee del genere Masdevallia possono essere sia terrestri che epifite o litofite, e devono il loro nome al medico e botanico spagnolo José Masdeval.

La prima Masdevallia tovarensis fu scoperta in Venezuela, nella regione di Tovar, vicino a Caracas, ed fu descritta nel 1849 dal botanico tedesco Heinrich Gustav Reichenbach che le attribuì l’epiteto “tovar”, dal nome della regione nella quale fu trovata, seguito dal suffisso latino “ensis”. I primi esemplari di Masdevallia tovarensis giunsero in Europa tramite un collezionista inglese ed ottennero subito molto successo.

Malattie del castagno, il cinepide galligeno

Le malattie del castagno: il cinepide galligeno

Il Cinepide Galligeno è un piccolo insetto, una vespa per la precisione, che provoca danni a quel secolare albero da legno e da frutto che è il castagno: una delle piante  apparentemente più sane di tutto il bosco, una delle più floride e grandi per dimensioni, corre dunque un notevole rischio. Un immediato deperimento è il risultato dell’opera di questo insetto, noto anche con il nome di cinepide del castagno, che può compromettere lo stato di salute di boschi castanili, compromettendo la produzione a livello nazionale di legno e di castagne.

Ci si accorge che un albero è contagiato da questo insetto quando si vedono comparire le cosidette galle, cioè ingrossamenti, di colore rosso cupo sulle foglie, sulle gemme e sugli amenti e sui germogli. Si tratta di ciò che potremmo descrivere come tumori: escrescenze cellulari, quindi causate dalla eccessiva prolificazione delle cellule vegetali della stessa pianta. Queste galle si conservano a lungo sul tronco e laddove compaiono, tanto che si può distinguere tra inflorescenze recenti e meno recenti.

Alberi: l’Abete coreano

L’Abete coreano, botanicamente Abies Koreana, è una conifera appartenente alla famiglia delle Pinaceae originaria della Corea e caratterizzata da una crescita estremamente lenta, dall’altezza di circa dieci metri.

Questo abete possiede un portamento eretto e la chioma dalla forma a piramide, i rami perpendicolari al fusto e la corteccia di colore rossastro che negli esemplari adulti diventa grigia. Le foglie dell’abete coreano sono aghiformi e di colore verde scuro nella parte superiore e bianco-azzurro in quella inferiore.

La vera particolarità di questo albero sono le pigne molto decorative: esse sono lunghe circa otto centimetri e possiedono un colore molto particolare: da bianco-azzurro diventano viola con il passare del tempo.

Piante aromatiche: lo zafferano

Sicuramente tutti conoscerete lo zafferano, una deliziosa spezia usata in cucina per arricchire primi e secondi piatti, ma forse non tutti sapete da quale piante viene estratta; ebbene, la pianta dello zafferano è il Crocus sativus, una pianta erbacea bulbosa appartenente alla famiglia delle Iridaceae, originaria dell’Asia occidentale, ma diffusa spontaneamente nei Paesi del bacino orientale del Mediterraneo.

Il Crocus sativus è caratterizzato da lunghe foglie, raccolte in ciuffi, di colore verde scuro e dai fiori violacei che appaiono in autunno e dai quali vengono raccolti gli stimmi arancioni dai quali si ottiene, appunto, lo zafferano.

La raccolta degli stimmi avviene la mattina presto, rigorosamente a mano e, una volta colti, i fiori vengono liberati dalla spata bianca e gli stimmi vengono fatti essiccare su alcuni stracci di tela con braci di carbone. Per ottenere un chilo di zafferano sono necessari circa 120.000 fiori dai quali vanno prelevati gli stimmi e fatti essiccare, e questo spiega il prezzo molto elevato della spezia.

Piante velenose: la Belladonna

Sicuramente avrete sentito parlare del veleno di Belladonna, immancabile negli intrighi di corte dei romanzi o dei film; in realtà la pianta dalla quale viene estratto questo veleno, ovvero l’Atropa belladonna, è una pianta erbacea molto decorativa, ma poco conosciuta e ancor meno coltivata nei giardini. Come dicevamo, l’Atropa belladonna è una pianta erbacea perenne di grande taglia, appartenente alla famiglia delle Solanaceae, nota fin dal Medioevo come pianta usata da maghi e guaritori.

Nonostante sia una pianta molto decorativa, la diffusione della Belladonna come pianta ornamentale è frenata a causa del veleno che contiene in tutte le sue parti: per la maggior parte nei frutti ma anche nelle radici e nelle foglie essiccate. Le bacche della Belladonna sono la sua caratteristica principale: sono molto belle da vedere ma altrettanto pericolose se ingerite, in quanto sono altamente tossiche, per questo vengono chiamate con il nome di “ciliegie di Satana”.

Nel caso si desiderasse coltivare questa pianta, il problema del veleno potrebbe essere risolto eliminando, alla fine della fioritura, le bacche in formazione, recidendo i peduncoli dei calici dei fiori Dal punto di vista fisico, la Belladonna si caratterizza per le foglie di forma ovata, per i fiori dalla forma campanulata di colore violaceo e verde, e per i frutti, ovvero delle bacche nere e lucide protette da una specie di calice, che contengono alcune sostanze velenose alle quali, però, ne sono immuni gli uccelli.

Piante di Natale: il Limone Meyer

Piante di natale, il limone Meyer

Oggi continuiamo a parlare di regali natalizi botanici; dopo aver visto la settimana scorsa il Ciclamino Umbrella, vi proponiamo come pianta da regalare a Natale un agrume decorativo molto bello, ossia il Limone Meyer.

La caratteristica principale del Citrus meyeri, questo è il suo nome botanico, è quella di essere un agrume simile sia al limone che all’arancio, infatti i frutti assomigliano a quelli del limone ma diventano di colore arancione; in realtà, il limone Meyer è un ibrido naturale fra limone e arancio dolce, scoperto da Meyer nel 1908 in Cina, e appartenente alla famiglia delle Rutaceae.

La particolarità del limone Meyer è quella di fiorire e di fruttificare tutto l’anno; i frutti di questo agrume possiedono la buccia sottile ed un succo meno aspro rispetto a quello del limone. Le foglie sono di colore verde scuro dalla forma lanceolata, mentre i fiori possiedono una colorazione violacea e sono riuniti in mazzetti. Il limone Meyer, in vaso di 30 centimetri di diametro, costa circa 25 euro.

Le forbici per la potatura della vite

Forbici per potatura

Esistono di fatto diversi tipi di forbice per potatura; quelle manuali e quelle automatiche; ci riferiamo alla differenza nel funzionamento, che può essere basato sul movimento meccanico impresso da sforzo muscolare, o può avere un movimento completamente automatico, basato su un micro-interruttore che trasmette il movimento alle forbici, appena queste vengono azionate a mano.


Solitamente, sia le forbici per potatura automatiche che quelle manuali, sono dotate di lame speciali e affilate, forgiate appositamente per la potatura dei frutteti e create con una speciale lega metallica che consente di lavorare al meglio, anche con temperature sfavorevoli perché molto basse. Sono entrambe dotate di prolunghe, in modo da poter operare da terra senza l’ausilio di scale, permettendo di raggiungere agevolmente i rami più in alto e rendendo il lavoro più facile e più proficuo.

L’abete del Colorado

Al genere Picea pungens appartengono una decina di alberi sempreverdi, meglio conosciuti come abeti del Colorado, originari dell’America settentrionale, appartenenti alla famiglia delle Pinaceae.

Questi abeti sono caratterizzati da una crescita molto lenta anche se consistente, in quanto gli esemplari adulti possono raggiungere anche i 20 metri di altezza, mentre gli abeti coltivati nei giardini raggiungono un’altezza di tre o quattro metri; le varietà a sviluppo nano si fermano ad un’altezza di circa un metro e mezzo o due, infine le varietà a portamento prostrato sono alte circa 80 centimetri ma larghe anche alcuni metri. La varietà di abete del Colorado più conosciuta è la Picea Pungens Glauca, noto anche con il nome di abete azzurro per la caratteristica colorazione delle sue foglie aghiformi.

Gli esemplari comuni sono caratterizzati dal fusto eretto, la chioma dalla forma piramidale o conica, le foglie aghiformi di colore grigio-verde tendente all’azzurro. Gli abeti del Colorado sono alberi dioici, cioè che sono gli esemplari femminili possono produrre le piccole pigne marroni dallo sviluppo pendulo.