Idrocoltura, le prime norme da seguire per praticarla con successo

idrocoltura

Tutte le specie da appartamento, in genere, si prestano alla coltura idroponica, comprese le «piante grasse» (anche se questo può sembrare un controsenso, poiché queste spe­cie desiderano poca acqua); coltivate in ac­qua, si «abituano» ad assorbire soltanto il liquido di cui hanno bisogno per vivere.

Tut­tavia, vi sono specie che offrono maggiori garanzie di successo: coleo, papiro, dieffenbachia, dracena, edera, felci, ficus, filoden­dro, peperomia, pilea, potos, sansevieria, singonio, spatifillo, tetrastigma, tradescanzia.

In genere, è consigliabile scegliere esemplari giovani per iniziare la coltura idroponica, perché è più facile che queste piante supe­rino, senza risentire danno, il necessario pe­riodo di adattamento.

Questa fase critica dura circa un mese, du­rante il quale si verifica la caduta delle nor­mali radici terrestri e la formazione di spe­ciali radici «acquatiche», bianche e carnose, che servono appunto al rapido assorbimento delle sostanze nutritive contenute nell’acqua del vaso.

Per praticare l’idrocoltura devono essere seguite con cura, se si vuole avere successo, delle norme che inizieremo a vedere in questo articolo e che continuerò ad illustrarvi negli articoli della prossima settimana.

 

Il parassita delle serre, ovvero l’aleurodide

Aleurodide

L’aleurodide è un parassita originario dei paesi a clima tropicale e, grazie alla sua capacità di adattarsi, si è sviluppato in tutto il mondo; gli ambienti che sono più congeniali all’insetto sono quelli umidi, caldi e poco ventilati, e proprio per questo agisce soprattutto nelle serre, dove provoca moltissimi danni.

L’aleurodide si nutre di moltissime piante tra le quali le dalie, le begonie, le fucsie, i ciclamini, le stelle di Natale e tutte le varietà di geranio. Questo parassita si trova generalmente nella parte inferiore delle foglie, nelle quali provoca ingiallimento e indebolimento generale della pianta; addirittura, in caso di attacchi massicci, la pianta può perdere completamente le foglie e morire. Sulle foglie producono molta melata e per cui si possono sviluppare delle fumaggini; questi insetti sono pericolosi anche perché sono in grado di propagare virus e batteri.

Piante grasse, la copiapoa

Copiapoa atacamensis

Le copiapoa sono un gruppo di cactaceae originarie delle zone desertiche dell’America del sud; devono il proprio nome alla città di Copiapò (nel Cile), dove vennero rinvenuti i primi esemplari. Si tratta di una succulenta molto longeva che si presenta singola e di forma arrotondata “da giovane” e tende a formare gruppi e diventare colonnare con il passare del tempo (comunque non prima dei 10-15 anni di vita).  Il colore delle copiapoa varia a seconda della specie, dal marrone-grigiastro al verde-blu, molte specie producono fiori molto grandi e vistosi, di solito gialli e alcune sono ricoperte da una patina pruinosa.

Fra le specie più belle troviamo:

  • Copiapoa cinerea (spine nere e fiori gialli);
  • Copiapoa solaris (in via di estinzione);
  • Copiapoa krainziana (ricoperta da spine bianche morbide e arruffate);
  • Copiapoa laui (ua specie nana molto piccola che non presenta spine);
  • Copiapoa humilis (produce dei bei fiori gialli, seppure rara in natura è la specie più coltivata).

Coleus, la bellezza delle foglie

coleus

Tra le tante piante che regalano un magnifico spettacolo dal punto di vista estetico, merita particolare attenzione il Coleus (Coleus blumei), appartenente alla famiglia delle Labiatee ed originario delle zone temperate di Asia ed Africa.

Alla fioritura piuttosto insignificante fa da contraltare un fogliame dalle magnifiche colorazioni che vanno dal rosso all’arancio, dal giallo al verde, dal bianco al blu, a seconda della specie.

Anche le forme delle foglie si differenziano da una varietà all’altra, mostrandosi ora ovali, ora appuntite, ora cuoriformi, e dando vita a scenari di rara bellezza all’interno delle nostre aiuole (o nei vasi, se coltivate all’interno di un appartamento).

Idrocoltura, come attuarla

 idrocoltura

Oltre alle piante «grasse» o succulente, sap­piamo che le specie da appartamento com­prendono esemplari di vario tipo e dalle ca­ratteristiche ben diverse. Delle specie da appartamento in generale abbiamo già parlato diffusa­mente in molti articoli, con particolare riferimento all’importante quanto delicata operazione delle annaffiatu­re.

Ben sapendo quanto sia difficile e determi­nante saper dosare la quantità ottimale di acqua per ogni tipo di pianta da apparta­mento, e per suggerirvi una tecnica di coltura in grado di semplificare, per non dire eliminare, qualsiasi problema o difficol­tà legati alla somministrazione d’acqua, oggi voglio parlarvi dell’idrocoltura, ossia della col­tivazione in vasi ricolmi di acqua invece che di terra.

Per capire le vaste e reali possibilità di ap­plicazione di questo particolare tipo di col­tivazione è necessario tener presente questi due punti:

Erbe aromatiche: il prezzemolo

prezzemolo

Il prezzemolo, che in botanica è chiamato Petroselinum hortense, è un ingrediente indispensabile per molte ricette e foglie e frutti, sia freschi che essiccati, servono per preparare diverse salse e condimenti; in più, oltre alle sue qualità aromatiche, possiede buone proprietà diuretiche e stimolanti.

Il prezzemolo è una pianta che cresce spontanea nelle zone mediterranee, e che ama le temperature miti mentre non sopporta i freddi intensi; predilige i terreni fertili e freschi, al sole oppure a mezz’ombra. Il terreno deve essere ricco di sostanza organica, in modo da garantire il giusto ciclo vegetativo, e pulito da erbe infestanti per favorire l’arieggiamento della pianta.

Quando potare le rose

quando potare le rose

La potatura è un’operazione molto delicata della quale alcune piante necessitano per poter crescere sane e rigogliose; da un lato infatti questo intervento colturale serve a ridurre la grandezza della pianta e a conferirle un aspetto più ordinato, dall’altro a stimolare la crescita dei nuovi rami e, nel caso delle piante fiorite, la fioritura stessa. Tuttavia, quando si potano le piante è fondamentale procedere con metodo, poichè una potatura sbagliata può rovinare irreparabilmente una qualsiasi pianta nel giro di pochi anni; per ciascuna di esse occorre infatti conoscere come minimo il periodo in cui bisogna intervenire e le modalità più adeguate secondo le quali praticare il taglio.

Nel caso delle rose, il periodo più indicato per la potatura è proprio il mese di Febbraio. Possiamo quindi già dotarci, se non le abbiamo già, di un bel paio di forbici da potatura ben affilate; sappiate infatti che l’utilizzo di buona una cesoia da giardino riduce al minimo il rischio di danneggiare la pianta, permettendoci allo stesso tempo di risparmiare tempo e fatica. E’ fondamentale inoltre che le forbici vengano ben pulite dopo ogni utilizzo per evitare il diffodersi di eventuali malattie da una pianta all’altra.

Sambuco, pianta magica e curativa

sambuco

Sambucus nigra è il nome botanico del Sambuco, pianta appartenente alla famiglia delle Caprifoliacee ed originaria di Europa, Asia ed America, molto diffusa alle nostre latitudini.

Generalmente cresce allo stato spontaneo presso boschi e corsi d’acqua, ma ciò non toglie che possa anche essere coltivato in giardino per donare, a seconda delle stagioni, un tocco di bianco o di colore all’ambiente circostante.

Il Sambuco può raggiungere i 10 metri di altezza con la sua chioma allargata ed i fusti eretti e nodosi, piuttosto ramificati. Le foglie sono decidue e al momento della caduta lasciano una sorta di cicatrice sulla corteccia. I fiori sono di colore bianco e fanno la loro comparsa nel periodo che va da aprile a giugno, lasciando poi il posto a grappoli di bacche nere che rappresentano il frutto.

Le bocche di leone, è ora di piantarle

bocche di leone

La bocca di leone (Anthirrinum) è una pianta erbacea perenne, coltivata però come annuale, appartenente alla Famiglia delle Scrophulariaceae ed originaria dei paesi del bacino Mediterraneo. Si tratta di una pianta piuttosto rustica e facile da coltivare che si distingue senza dubbio per la forma dei fiori, cui deve il nome, che si presentano parzialmente tubolari, semiaperti all’estemità da due labelli che, una volta aperti premendo il fiore ai lati, ricordano la bocca di un animale. I fiori sono in genere di colore giallo, rosso e rosa, ma esistono anche varietà bicolori e screziate. Terminata la fioritura, la pianta si ricopre di capsule legnosi che contengono numerosi semi fertili; questi ultimi possono essere utilizzati per la semina in cassone o in vaso già a Gennaio.

Se decidiamo di seminare le bocche di leone in vaso, occorre che questo sia posto al riparo in un ambiente poco luminoso e caldo per alcune settimane. La comparsa dei primi germogli sarà più veloce se copriremo la terra con un sacchetto di plastica trasparente (ricordate però di scuoterlo spesso per evitare la condensa); una volta che questa è avvenuta, il vaso può essere trasportato in un luogo più luminoso.

Capparis spinosa, ovvero il cappero

cappero

Il cappero, il cui nome botanico è Capparis spinosa, è un arbusto tipico della flora mediterranea, appartenente alla famiglia delle Capparaceae, molto diffuso allo stato spontaneo, ma che può essere anche coltivato.

La Capparis spinosa è una pianta suffruticosa caratterizzata dal portamento strisciante e molto ramificato, con un fusto alto circa 40 o 50 centimetri; le foglie sono alterne, a lamina arrotondata e di colore verde scuro. Durante il periodo invernale la pianta entra in riposo vegetativo e riprende la sua attività in primavera, e in estate inizia un’abbondante fioritura che si protrae fino all’autunno.

I fiori sono molto profumati e si presentano peduncolati di colore bianco-rosato con sfumature violacee; i boccioli della pianta raccolti ancora chiusi sono i cosiddetti capperi, che vengono ampiamente utilizzati in cucina; i più pregiati sono quelli piccoli e tondi. Il cappero è una pianta rustica, che resiste bene alla siccità e alle alte temperature, grazie alla conformazione delle foglie e alla capacità dell’apparato radicale di entrare in profondità nel terreno; oltre al caldo sopporta bene il vento, mentre detesta l’inverno rigido e le gelate.

Piante medicinali: l’Acetosa

acetosa

L’acetosa, ha un fusto eretto di colore rossastro, ramificato. Le fo­glie sono grandi, astate. Quelle ba­sali sono dotate di un lungo picciolo, mentre le superiori sono flessili. I fiori compongono delle pannocchie di colore verde-rossastro. La fioritura inizia a fine primavera e dura tutta l’estate. La pianta può raggiungere il metro d’altezza.

Questa pianta va colta in maggio-giugno prima della piena fioritura. Si utilizzano la parte aerea, le foglie e i fusti teneri, le radici.

Avvertenze: proibita a quanti soffrono di calcoli, artrite, gotta, reu­matismi e iperacidità. In caso di ele­vata ingestione di foglie crude sono stati riscontrati avvelenamenti con lesioni renali in bambini. Incompa­tibilità con le acque minerali e con i contenitori in rame.

Benché il suo gusto asprigno esalti il sapore dei contorni, in partico­lare degli spinaci e delle verdure cotte, l’acetosa deve essere usata con molta cautela.

Le foglie della pianta possono essere con­sumate fresche nelle insalate in piccole quantità in primavera come blando de­purativo.

La pianta contiene vitamina C, ossalato dì potassio e acido ossalico, ferro.

 

Fiorangelo, ovvero il Gelsomino della Madonna

fiorangelo

Il Philadelphus, comunemente conosciuto come Fiorangelo o Gelsomino della Madonna, è un una pianta appartenente alla famiglia delle Sassifragacee, originaria dell’Europa, dell’Asia e dell’America del nord. Comprende circa 75 specie, caratterizzate da foglie decidue, dal colore verde scuro e dalla forma ovato-allungata, che donano alla pianta un aspetto sferico.

I fiori sono bianchi, a forma di coppa e fanno la loro comparsa all’inizio dell’estate, rallegrando l’aria con il loro intenso profumo. Cresce allo stato spontaneo, ma può essere anche “allevato” all’interno dei nostri giardini, essendo una pianta che richiede poche e semplici cure.

Predilige la collocazione in pieno sole, pur resistendo perfettamente anche in posizione semi-ombreggiata, mentre non ha particolari esigenze di temperatura, visto che sopporta egregiamente sia il freddo intenso che il caldo soffocante.

Erbe aromatiche: l’aneto

aneto

L’aneto (Anethum graveolens) è una pianta aromatica annuale originaria dell’India e della Persia, il cui sapore ricorda quello del finocchio e dell’anice; l’aneto può arrivare fino a 90 centimetri d’altezza, ed è dotato di un fusto eretto con rametti dalle foglie sottili e dai fiori molto piccoli, di colore giallo, riuniti in ombrelle di circa 10 centimetri di diametro.

Dell’aneto vengono utilizzate sia le foglie che i frutti; le foglie servono per insaporire diverse pietanze, tra le quali le insalate, le minestre e il pesce, mentre i frutti, che hanno un sapore piuttosto intenso, vengono poco impiegati da noi, mentre nel Nord Europa sono usatissimi per aromatizzare le pietanze, le marinate e, in particolare, i cetrioli sottaceto.

Rampicanti sempreverdi, la clematide

clematis_armandii

Al genere Clematide (Clematis), della famiglia delle Ranunculaceae, appartengono circa 250 specie di piante erbacee o legnose, rampicanti a foglie decidue o sempreverdi, rustiche e non; sono caratterizzate da fusti sottili e fogliame di colore verde scuro, ricoperto da una sottile peluria, e da fiori molto grandi, semplici o doppi, nei toni del rosa, del blu e del viola. Mentre durante i mesi freddi gran parte delle specie perde il fogliame, la specie della quale vi parliamo oggi è una sempreverde, ideale per la creazione di siepi e la copertura di muri e inferriate, e resta fiorita per molta parte dell’anno; si tratta della Clematis armandii, nota anche con il nome di Clematide cinese.

Rampicanti sempreverdi, la clematide

Si tratta di una specie rustica che vive bene all’aperto in quasi tutte le regioni d’Europa, fatta eccezione per quelle in cui la temperatura scende sotto i dieci gradi; se l’inverno non è troppo rigido inoltre la clematide cinese inizia a fiorire già dal mese di febbraio, donando un primo tocco di colore ai giardini dormienti. Nonostante si tratti di una pianta piuttosto robusta, può essere coltivata anche in vaso a patto però che questo sia abbastanza capiente e di procedere al rinvaso ogni due anni.